New Star Wars Gdr

Votes taken by Eleni Bok

  1. .
    Gnnn...! pollo!
    Le cose erano degenerate piuttosto in fretta, ma in fondo è sempre così, in casi come questi, ed anzi, la fretta era essenziale.
    L'intera conversazione su cosa fosse meglio fare, se farmi ricucire da una che non aveva mai preso in mano un ago, o lasciare che Prine giocasse al piccolo saldatore con la mia pelle, era passata in sordina, mentre io annaspavo, per cercare di rimanere sveglio. Nessuno là dentro, salvo forse quella che in teoria era un dottore, ma in pratica distribuiva lecca lecca dopo le vaccinazioni, sapeva che l'accelerazione del respiro, sempre più rapido e superficiale, era il segnale che il sangue presente nel corpo era insufficiente per ossigenare il cervello e il passo successivo, oltre all'incoscienza, sarebbe stato il collasso degli organi interni. Da mio canto stavo sperimentando un sacco di sensazioni molto interessanti, come la totale perdita di sensibilità alle dita, che non riuscivo più a muovere, l'appannamento della vista, un'enorme sonnolenza e giramenti di testa degni della gara più lunga del mondo a "gira su te stesso, col dito appoggiato a quel pallone in terra". Chiacchere dunque, voci di sottofondo era tutto ciò che sentivo e su cui non riuscivo bene a concentrarmi. Poi c'era la ragazzina, quella macchia violacea con un chilo di ryll tra le mani, che continuava a fissare i miei occhi spegnersi sempre di più -dico, letteralmente spegnersi, perchè lo sapete, no? gli occhi dei chiss che sono luminosi- e stava già preparandosi a vedere la persona che doveva portarla a casa, morire lì, sulla poltrona bucherellata e ora sanguinolenta di una Yt-2400.
    Rassegnazione e speranza si alternavano in un tumulto da montagne russe nel cuore della twi'lek, che non aveva nemmeno pensato di offrire il proprio aiuto con ago e filo, perchè lei cuciva stoffe, non persone!
    E così finisce qui? Era questa la fine di Keldor? Pugnalato da un criminalotto da quattro soldi, per colpa del ragazzino che stavi cercando di aiutare? Morto prima di aver capito chi fossi, tradito da quello che doveva essere il tuo compagno di missione, che di certo non ti avrebbe nemmeno rimpianto. Nessuno ti avrebbe rimpianto, perchè a nessuno importava un bel nulla di te. Anche quella ragazzina, che ora sembrava triste, alla fine si sarebbe dimanticata in fretta di chi eri stato, perchè in fondo non ti conosceva, come tu non conoscevi te stesso. Avrebbero preso la tua nave, rovistato nelle tue tasche e fatto i loro porci comodi e alla fine l'unico rimasto fregato eri tu, perchè ti eri fidato troppo. La tentazione di lasciarsi andare era fortissima, era facile, era quasi piacevole, il lento oblio... Perchè combattere? Che senso aveva?
    Alla fine eri solo un clone, un mucchio di carne acquistato non si sa bene da chi, per fare non si sa bene cosa. Forse un assassino, forse uno che si era sempre trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, in ogni caso, ormai inutile.
    Lo sapevo che avrei dovuto incazzarmi, esigere vendetta e pretendere di vivere un altro giorno per avere la testa di Jax su un piatto d'argento, ma era tutto così stancante. Mi sembrava di aver già vissuto un momento come quello, un lungo, eterno momento. Forse in realtà ero ancora lì, fermo in un loop, ma dove?

    §§
    Keldhr aveva ultimato i suoi preparativi. Un tavolo da pranzo, rotondo, era stato sistemato dietro alle seggiole, a giusto un metro di distanza ed una sedia era stata aggiunta così da trovarsi frontale allo schienale del pilota. Una tovaglia che si supponeva fosse stata bianca copriva qualsiasi scadente materiale componesse il tavolo, ed un piatto di plastica dura, più forchetta e coltello erano stati sistemati a favore della sedia in più. Una bottiglia di rhum mezza vuota ed un bicchiere di latta completavano l'opera. Di cibo da lì non se ne vedeva, così come il chiss. La cabina era completamente buia, con solo le luci delle console e delle stelle a rischiarare in parte l'ambiente. Non appena la porta si richiuse alle spalle di Eclipse, la voce del pirata l'accolse.
    Ahhh. Mia cara, che piacere. Prego, accomodati.
    §§


    Ero seduto su quella stessa poltrona, no, forse era un'altra, una nave diversa, ma stesso posto, ed ero stanco, così tanto stanco...

    §§
    Faceva lo spavaldo, eppure non si poteva dire che compisse quel passo in tutta tranquillità: la paura dell'ignoto era qualcosa di atavico, e il chiss aveva paura, paura di quello che avrebbe trovato, o non trovato, ma era una paura che era pronto ad affrontare, poichè nulla era rimasto per lui in quella Galassia. Il tempo del Chiss era appena finito, ma quello di Eclipse e altri come lei, era appena iniziato.
    §§


    C'era una donna, ma non era una twi'lek, no, era... era...

    §§
    Conto fino a tre... uno... due...
    Non aspettò l'ultimo numero, e invece, da quel baro che era, appena dopo il due premette il grilletto. Il colpo andò a vuoto, fischiando pericolosamente vicino all'orecchio destro di Eclipse. L'avrebbe uccisa sul serio? Nah, ma quella era la sua ultima bricconata. A differenza del chiss, la donna aveva mirato per un colpo mortale e fu quello che lo raggiunse, dritto in mezzo alla fronte.
    Il calore del blaster carbonizzò la pelle, l'osso e la materia cerebrale. La pistola gli cadde di mano, la testa calò verso il petto.
    §§


    *ANF* Acqua... acqua.. Nnnnnn-AH! Figlio di-... Nnnnn...!
    Non ero morto! Ero ancora vivo, e lo sarei rimasto.
    Il dolore del saldatore rovente che ravanava sulla ferita aperta, mi aveva dato nuove energie, abbastanza per stringere i denti e sibilare bestemmie in cheunh. Quello che avevo visto nella mia testa, che fosse reale o meno, non sarebbe diventato il presente, perchè io non lo avrei consentito.
    E così, con una nuova ondata di speranza, la ragazzina era corsa a prendere da bere, contenta di avere un nuovo compito. La droga rimaneva in cabina, pronta all'uso, ma forse avrei tirato avanti ad odio, sembrava che fosse la mia specialità.
  2. .
    CITAZIONE
    Continua da qua


    Sei sicuro non sia meglio chiamare un medico?
    Sto... benissimo.
    Arrivare alla nave era stato più faticoso di quanto pensassi, ma alla fine eravamo lì, io la twi'lek che a quanto pare faceva nome Aola'vrei... e quegli altri due.
    Avevo continuato a camminare come uno zombie, seguendo la voce della ragazzina, più che la ragione, mentre la vista mi si annebbiava e rimanere in piedi diventava uno sport estremo, ed era stato allora che la piccola twi'lek -ora ex schiava- aveva favorito il proprio nome. Che carina, forse avrei dovuto fare lo stesso, prima o poi.
    Non appena la rampa s'era abbassata, avevo iniziato a sfilare la cravatta e aprire tutti quei vestiti che mi facevano soffocare, prima la giacca, poi il gilet e la camicia, il tutto scordandomi totalmente del fatto che avevo ancora la maschera in faccia. Ero solo parzialmente consapevole della presenza di qualcun altro assieme a me, ma un pensiero fisso mi premeva: dovevo sedermi e dovevo andarmene subito. Questo portava ad un'unica soluzione: la cabina di pilotaggio.
    Tutto avanti, perciò. Dovevo solo superare il salottino, quello con quel bel divano comodo comodo e le altre poltroncine... No! Non ci si ferma per un pisolino, chi si ferma muore!
    D'accordo, forse avevo bisogno di un dottore, peccato che non potessi chiamarne uno là dentro, senza rischiare di farmi consegnare alle autorità con tutta la nave. Di andare all'ospedale, non se ne parlava proprio: ospedale voleva dire domande, schedature e una volta riconosciuto come Keldor, ulteriori domande. Oltretutto, non sarei stato in grado di arrivare fino ad un centro medico. No, la migliore chance che avevo, era quella di spingere la Good Choice a tutta velocità fino al primo pianeta non repubblicano della zona. Una volta lì, avrei potuto pagare un medico per ricucirmi anche a bordo della mia nave. Il problema stava nell'arrivare vivo fino a lì. Quale era il pianeta più vicino? In quel momento non riuscivo a ricordarlo, dovevo controllare le astrocarte.
    Vuoi essere utile?
    Co-... Sì! Sì sì.
    Trova la mia cabina. C'è... un kit di prontosoccorso.
    Vado subito. Non ti muov-...
    Prendi anche... il pacchetto rosso.
    Ok!
    Ecco, ora si va avanti.
    Superata la tentazione di accasciarmi da qualche parte e aspettare lì, proseguii oltre la porta, appoggiandomi alle pareti del corridoio, mentre mi sfilavo un capo di vestiario per volta, ognuno lasciato a terra con amore, una bestemmia e tutto il sangue che aveva assorbito fino a quel punto. Quanto meno la twi'lek avrebbe ritrovato subito la strada e io mi sentivo appesantito da tutti quei vestiti, oltretutto, se dovevo tappare quel buco in qualche maniera, era bene che la ferita fosse ben visibile.
    Ho trovato le-... oh.
    Lo capivo, facevo sempre quell'effetto alle donzelle, quando stavo a petto nudo. Il fatto che la ragazza stesse probabilmente per svenire, alla vista di tutto quel sangue, era assolutamente secondario. Il fatto che io avrei potuto svenire da un momento all'altro per la perdita di tutto quel sangue, non era altro se non un leggero contrattempo.
    Bene.
    Deglutii. Avevo decisamente la gola secca. Sete, tanta sete. Ma bando alle ciance.
    Apri il pacco e attenta a non perdere niente.
    Un chilo di Ryll era decisamente una quantità di soldi enorme, ma in quel momento era più utile ad altro. Un po' di quella roba e sarei tornato come nuovo, o almeno sarei rimasto perfettamente coscente fino al momento clue. Mi serviva, se volevo pilotare. Ora... chissà quanto ne dovevo prendere. Oh, beh.
  3. .
    Anche nel caso di Madison Damali, la presenza s'era rivelata molto modesta, almeno nelle parti dell'astronave che il Capitano aveva avuto modo di visionare. La donna era un'ospite, lì, magari lei era convinta di essere lì per motivi lavorativi, e forse era proprio così, ma si trattava solo di una scusa. Il motivo principale era un altro. Quale, Thanen ancora non lo sapeva, anche se dei sospetti li aveva. Ad esempio quel datapad, quello con il logo dell'ospedale galattico di Coruscant, lasciava intendere come la donna avesse lavorato per la sanità del pianeta capitale, tuttavia v'era un dettaglio che non quadrava: i datapad di ordinanza non erano generalmente forniti agli infermieri perchè li portassero a casa, erano solo medici e personale amministrativo ad avere quella concessione e necessità. Lo strumento, in più, non era nuovo, lo si vedeva dai leggeri graffi sulla superficie, segno che la donna doveva averlo avuto con sè da tempo. C'era anche l'alternativa del furto, ma Dalen Antal non pareva tipo da portare sulla sua astronave dei criminali... anche se su questo avrebbe potuto pure sbagliarsi. Da questi dettagli, uniti alle scarse capacità mediche della donna, sufficienti appena per il primo soccorso, veniva dunque il paradosso, quel pezzo del puzzle fuori posto.
    Ci era voluta solo un'occhiata per cogliere quell'altro particolare, le comunicazioni tra lei e la madre, ma di quelle informazioni Thanen non aveva saputo che farsene: i problemi familiari erano un argomento con cui non aveva dimestichezza e che non lo interessavano. Ciò che attirava realmente la sua attenzione era altro, la disposizione degli oggetti, la loro forma, marca, condizione: da simili dettagli poteva comprendere molto più che da una dichiarazione scritta. Malgrado ciò, era stato difficile non notare il modo in cui la donna aveva reagito, notandolo vagare con lo sguardo proprio lì. Era anche comprensibile, in effetti, ma se Madison Damali avesse voluto evitare che lui sbirciasse, avrebbe dovuto spegnere quel datapad e anche l'altro. La conclusione da trarne era che l'umana avesse desiderato dimenticare di quelle conversazioni e messaggi non letti e che forse fino a quel punto sembrava esserci riuscita. L'altro datapad invece, quello conteneva le informazioni sensibili. Ecco, ora quella era deformazione professionale.
    Entrambe, immagino. fu la risposta, un po' più lieve delle altre, non per il tono in sè, piuttosto per il miraggio di un sorriso che per un istante aveva smosso l'impertubabilità del suo volto. Non era stata una reazione spontanea, non sul serio, era più che altro una rassicurazione a beneficio della donna, un tentativo di distrarla dal fatto che avesse appena ficcato il naso nei suoi affari e riportala allo stato in cui si trovava in precedenza, quando aveva scordato di spegnere lo schermo. Anni prima, Thanen non avrebbe mai fatto nulla di simile, ma con il tempo passato a stretto contatto con gli esseri umani, aveva imparato alcuni trucchetti ed era passato dal sentirsi terribilmente in colpa per qualsiasi piccola bugia, al giocare bene la parte della spia... almeno nella maggior parte dei casi: le sue capacità diplomatiche erano e sarebbero rimaste, decisamente carenti.
    La domanda successiva però, beh, ora tornava molto utile.
    Capisco. annuì una volta, meccanicamente.
    La storia della donna cominciava a portare un po' più di luce sul rapporto tra sè e il Cavaliere, tuttavia restava ancora da spiegarsi la faccenda dell'incongruenza tra capacità mediche e il datapad. Forse l'ipotesi era fallata da principio, forse Madison Damali era un membro dell'amministrazione all'Ospedale Galattico. Urgeva un cambio di prospettiva.
    Il processo di ragionamento aveva rallentato quello di risposta, e ci volle un attimo di più ancora perchè avvenisse, sì, perchè Thanen si era accorto di un altro particolare, uno cui inizialmente non aveva prestato attenzione.
    E' così. concesse, dopo aver inclinato appena la testa di sbieco, in senso interrogativo, benchè privo di espressività. A quanto pareva, Madison Damali era stata attenta: sapeva che Thanen non era mai stato a bordo, perchè lo aveva visto osservare tutto con minuzia, ergo, doveva essere stato fuori bordo per molto tempo, o non esservi mai stato.
    Il Cavaliere Dalen Antal mi ha aiutato ad integrarmi nella Repubblica.
    Per un secondo aveva pensato di non rispondere affatto, tuttavia quell'informazione non era difficile da ottenere, tramite altre fonti e non rappresentava un pericolo, oltretetutto, le doveva un incoraggiamento per il suo buon uso dell'osservazione.
    In tutto quel tempo, l'ufficiale era rimasto in piedi, in posizione di riposo, con le gambe leggermente divaricate e le mani giunte dietro la schiena: aveva già perso interesse nella conversazione triviale, come l'aveva chiamata Dalen la prima volta e desiderava passare al motivo della sua visita, o quanto meno, esplorare il resto della nave. Dato che la donna non stava dandogli ciò che desiderava, optò per risolvere almeno il piccolo mistero del datapad, quel prurito che gli era rimasto nel cervello di un pezzetto fuori posto.
    Intedeva dire che ha avuto rapporti sessuali con il Cavaliere Antal, per mutuo beneficio, o si tratta di una malattia mentale? Deve perdonarmi, ma non sono ferrato con le metafore. di nuovo, perfettamente neutro, nessuna traccia di un insulto, o qualsivoglia giudizio, solo una domanda, pura e semplice. Di nuovo, in ritardo.
    E' per questo che ha deciso di lasciare il suo lavoro in ospedale? ora questa sì era il quesito che davvero aspettava una risposta.
    Per quanto completare il puzzle fosse importante, era tuttavia solo un simpatico modo per passare il tempo ed urgeva ricordarlo.
    Cosa voleva farmi vedere?
  4. .
    Il vantaggio di aspettarselo. Certo, ma se c'era una cosa che Sole Nero le aveva insegnato, era che non c'era mai fine all'inaspettato. Era difficile definire, col senno di poi, cosa l'avesse tenuta lì, prima che la merda iniziasse a piovere, di fatto non ricordava come c'era finita e prima di rendersene conto, quella vita era diventata l'unica che avesse mai conosciuto. Fai quello che ti dicono, torna indietro e fai rapporto, spera in una ricompensa e qualche complimento, poi ricomincia tutto da capo. Boggart poteva scommettere il prezzo di quell'incarico, che quella fosse esattamente la vita che stava facendo anche la tizia con la O, anche se magari non se ne rendeva ancora conto. Era la maledizione della ruotine, il vortice della quotidianità, che ti tenevano legata a fare il tuo lavoro, senza mai pensare al dopo, al prima, all'altrove. Magari alcuni di quelli che avevano iniziato, erano lì per uno scopo preciso, chi per prendere il potere, chi per guadagnare soldi nell'unica maniera accessibile loro, ma alla fine Sole Nero ti catturava, come facevano tutti quei cosìdetti sindacati. Era come essere dipedenti dall'andris, o dalla nicotina: magari iniziavi solo per curiosità, o per superare un momento difficile, ma poi il momento si protraeva nell'ora e nel poi e diveniva quotidianità. Sole Nero era la spezia e lo spacciatore tutto allo stesso tempo: ti vendeva una soluzione rapida ai tuoi problemi, solo per creartene di più grossi e talmente pressanti, da parere l'unica alternativa. Alla fine andarsene non era più un'opzione.
    Boggart questo l'aveva imparato a sue spese, aveva pugnalato la tela e visto cosa si celava oltre lo squarcio, ma l'abisso l'aveva fissata in volto e trascinata con sè. Ora la mutaforma si rendeva conto della situazione in cui si trovava, e peggio, sapeva ciò che sarebbe toccato ad Hadiah, se non fosse riuscita a donarle una vita migliore, ma malgrado ciò, era impotente di fronte agli eventi, ogni suo sforzo sembrava inutile e la cosa non faceva che frustrarla.
    Hantu non si arrogava il diritto di sapere che cosa avesse portato la donna con la O fino a lì, e cosa quel "lì" rappresentasse di preciso, cioè a quale stadio della sua vita di servitù si trovasse, e proprio per questa ragione avrebbe gradito la stessa considerazione da parte sua. Ovviamente le circostanze provavano sempre quanto la speranza fosse mal riposta.
    Non c'è nessun problema. Ah, a parte per il fatto che le informazioni che mi erano state date erano errate, e ho dovuto rimetterci tutto il mio equipaggiamento. Fallo presente a Tosha, la prossima volta che vai a strisciare da lui: mi deve un extra.
    Il modo di agire di quella donna era differente da quello dei soliti intermediari e la cosa non faceva altro se non tenere la clawdite ancora più sulle spine. Inutile dire che avesse osservato con estrama attenzione ogni suo movimento e le mani fossero uscite dalle tasche, pronte ad afferrare un'arma, in caso di brutti scherzi, ora però la cosa che importava di più era essere pagata. Quella busta l'avrebbe a mala pena ripagata della perdita.
    Ora sgancia e sparisci.
    Non aveva teso la mano: avrebbe raccolto tutto da terra, se necessario. Tanto già lo sapeva che quei soldi erano sporchi, un viaggio in più nel pattume di un ristorante, non avrebbe fatto differenza.
  5. .
    C'erano diverse tipi di reazioni che gli esseri umani potevano avere dal sentirsi analizzati: alcuni si sentivano a disagio, altri ne risultavano offesi, altri ancora non si rendevano nemmeno conto di quanto stesse accadendo. Poi c'erano le persone a cui non sembrava ci fosse niente di male nel farlo e di solito si trattava di coloro che passavano molto tempo a contatto con gli alieni. Madison Damali sembrava appartenere a quell'ultima categoria, poichè la sua temperatura corporea non era variata sensibilmente; v'era stato un lievissimo picco al livello del petto, ma poteva significare diverse cose, dall'imbarazzo, all'oroglio. Considerato il fatto che la donna aveva sorriso, Thanen l'avrebbe preso con un segno generico di fiducia: era inutile soffermarvisi troppo.
    Terminate le formalità, il capitano seguì dunque l'ingegnere, guardandosi attorno, senza farne mistero [psciologia del design]. La nave non era come se la sarebbe aspettata, conoscendo il proprietario: gli spazi erano molto spartani, puliti, quasi a modello di fabbrica, benchè la nave fosse chiaramente vecchia; quasi certamente si trattava di un mezzo di seconda mano, qualcosa che il cavaliere aveva ereditato da una persona meticolosa e pragmatica, qualcuno che aveva fatto parte di un corpo militare, forse l'esercito stesso. Qua è là si potevano notare degli elementi fuori fase, modifiche recenti, apportate da una mano giovane ed esuberante, una persona molto diversa sia dallo zeltron, sia dal proprietario originario della nave. Kara De'Wen. Malagrado ciò, la presenza della padawan non pareva frequente, il che stava a significare che quel velivolo veniva usato solo occasionalmente... almeno da un po' di tempo a quella parte. Con un ultimo sguardo, l'ufficiale cercò qualche elemento diverso ancora, qualcosa che potesse ricollegare a Madison Damali e il suo reale rapporto col proprietario...
    Ho tutto il tempo necessario. confermò.
    Di fatto, il capitano doveva trovarsi ad Anaxes tra due giorni ed anche se aveva considerato di presentarsi in anticipo, per prendere possesso dei propri alloggi e visionare gli ultimi dati, poteva riprogrammare e aspettare il ritorno del cavaliere: le potenzialità dell'incontro valevano il cambiamento.
    Dunque il Cavaliere Antal non le ha comunicato il motivo della sua assenza. ancora una volta, non si trattava di una domanda. Se lo zeltron s'era assentato di tutta fretta con la propria padawan, le probabilità che si trattasse di faccende da jedi, erano sostanziali: se si fosse trattato di qualcosa di minore, certamente avrebbe lasciato Kara De'Wen alla Phoenix Wing, poichè sapeva che i due si trovavano sufficientemente a proprio agio assieme e se il problema era di natura informatica, non v'era ragione per non fidarsi del giudizio della ragazza umana. Invece era Madison Damali a parlare con lui.
    Da quanto tempo conosce Dalen Antal?
    La domanda arrivò dal nulla, inaspettata, forse, dopo un certo silenzio, ma non era certo stata la timidezza ad averlo trattenuto fino a quel punto, erano le riflessioni. Thanen era fatto così: poteva riprendere un argomento in qualsiasi momento e cambiare flusso di pensiero con altrettanta rapidità, spesso confondendo i suoi interlocutori.


    Lascio a te la descrizione eventuale di qualche cosa che rimandi a Madison, se c'è.
  6. .
    CITAZIONE
    Non pensavo ti piacesse avere un pubblico.

    Tsk.
    Le seccava dirlo e perciò non l'avrebbe fatto, ma sotto quel punto di vista, la donna aveva ragione: era stata precipitosa. Coi nervi a fior di pelle e pressata da un incarico che sembrava non dovesse trovare mai fine, Hantu era nervosa. Veloce come l'aveva estratto, il coltello ritornò al suo posto e la mano sinistra in tasca, seguita un secondo dopo dalla destra. Non poteva dire di sentirsi tranquilla, accanto ad una delle leccapiedi di Tosha, ma in fondo lei non era mai tranquilla e quella strada era tanto affolata da darle delle garanzie, molte più di quanto non lo facessero i palmi vuoti della femmina, di cui ricordava il volto, ma non il nome. Qualcosa con la "O", tipo Orah, ma avrebbe potuto sbagliarsi: era sempre stata più brava con le facce che con le parole, e per quanto la gente potesse pensare il contrario, no, essere un mutaforma non ti rendeva necessariamente bravo in questo. Per lei era sempre stato un lavoro, un addestramento iniziato in tenera età, qualcosa che non faceva con altro se non la praticità dell'atto in sè: non c'erano molti sentimenti dietro a quelle facce, c'erano etichette, per lo più, ma nient'altro. Le persone come Tosha, quelle erano un'altra storia: quando le persone avevano un nome, smettevano di essere solo facce, e diventano quello: individui. E quando un qualcosa diventava un qualcuno, c'era sempre dietro un sentimento, che lo si volesse o meno. Non aveva senso ricordare il nome di qualcuno che non aveva a che fare con te, per più di qualche incontro saltuario e se invece inziavi a ricordare, e trovavi un posticino nella tua memoria per infilare quell'informazione, allora voleva dire che dietro c'era qualcos'altro. Nella maggior parte dei casi, Boggart trovava solo disprezzo, in alcuni c'era odio e solo in uno amore.
    La donna dai capelli biondo-rame non aveva ancora un nome, cioè, sì, ce l'aveva, quel qualcosa con la "O", e dunque quel qualcosa tipo disprezzo, ma che derivava per lo più dal fatto che era una pezzetta bagnata al servizio di Tosha, non dal fatto che avesse o non avesse fatto qualcosa. Ora, dopo che aveva così poco sapientemente deciso di invadere il suo spazio vitale nel bel mezzo di una strada affollata, dove non avrebbe potuto pugnalarla, Boggart stava cominciando a spostare le sue interpretazioni verso un definito disprezzo, non più derivato.
    Un tetto sulla testa, ma certo, è quello che vorrei vedere addosso a Tosha, un tetto di qualche migliaio di tonnellate, possibilmente. il pensiero rimase per sè, ma non il sarcasmo.
    Accetto il pagamento, ma ti consiglio di portare l'ombrello, quando farai rapporto al tuo paparino: da quelle parti la merda piove dall'alto.
    I soldi facevano sempre comodo, specie dopo quello che aveva dovuto fare per completare quell'ultimo lavoro, tuttavia da soli non servivano a niente. Mai abbastanza, i crediti non erano mai abbastanza, aveva bisogno di molto di più per riprendersi sua figlia. Ma cosa... quello era il dilemma.
    In silenzio, e con le mani ancora nelle tasche, Boggart seguì dunque la donna, ma con i sensi all'erta: non si sarebbe mai fidata di lei.
  7. .
    La voce dall'altra parte del comunicatore non apparteneva certo a Dalen Antal, ma neppure, gli pareva, a Kara De'Wen. La cosa era curiosa: per qualche ragione, Thanen aveva sempre pensato che il jedi non si spostasse con altri; malgrado ciò, non era tanto strana da risultare anche sospetta. Se per esempio qualche criminale avesse preso possesso della nave e del comlink del cavaliere e avesse deciso di tendergli un'imboscata, non avrebbe certo pensato di mettere in atto il suo piano appena fuori dall'orbita di Coruscant. Era vero che il traffico intenso da e per il pianeta avrebbe reso semplice sparire inosservato, ma pure il fatto che Thanen avrebbe potuto raggiungere molti vascelli con un comunicatore a corto raggio, dando subito l'allarme. No, chiunque fosse ad aver preso il posto di pilota, nella cabina della Phoenix Wing, doveva essere un amico dello zeltron, o meglio, un'amica.
    Dopo aver eseguito la procedura di aggancio alla paratia di tribordo della Z-10 Seeker ed aver ordinato ad R2-C5 di rimanere al posto di comando, in attesa di comunicazioni (perchè è sempre bene essere pronti all'imprevisto), Thanen aspettò dunque in silenzio la pressurizzazione dell'anticamera e l'apertura del portello. Indosso portava la sua divisa da ufficiale, poichè aveva già ricevuto i suoi ordini, e come tale, risultava in servizio. Con sè aveva portato il pc da polso, un paio di datacard e la pistola, quest'ultima più per abitudine, che perchè si aspettasse di doverla usare.
    Malgrado a rispondergli fosse stata una voce sconosciuta, Thanen si aspettava che fosse lo zeltron ad accoglierlo, all'altro lato del tunnel, poichè Dalen Antal rispettava in tutto e per tutto le abitudini di ospitalità dei propri simili; fu perciò con un briciolo di sopresa che si trovò a squadrare una donna umana dall'alto al basso -letteralmente- e a scoprire che ad essa corrispondeva la voce già udita.
    Ingegnere informatico... curioso.
    Già, perchè la donna non si era presentata, come ci si poteva aspettare, in quanto amica di Dalen Antal, bensì utilizzando la propria professione. La cosa lasciava intendere come il rapporto tra i due fosse lavorativo. Poteva anche voler dire che l'umana metteva la propria vita professionale, al di sopra di quella sentimentale, ma Thanen non era tipico spingersi in simili elucubrazioni sociologiche, lui osservava e deduceva, ed in quel caso proprio di osservazione si trattava. Sì, perchè, impassibile in volto, il capitano non aveva reagito immediatamente al saluto della donna, la stava studiando e lo stava facendo in maniera palese [analisi delle forze].
    La prima cosa che aveva notato, era il suo tono di voce, fermo, ma cortese (diplomzia 2, comando 1), il che ben si sposava col portamento e la cura che sembrava avere di sè (carisma 3), pur senza essere una sportiva (agilità, forza, costituzione 2). Il suo viso sembrava possedere il brio di una mente leggermente più acuta delle altre (intelligenza 3), ma v'era una lieve ombra dietro ai suoi occhi, che parlava della tendenza a voler nascondere qualcosa (ingannare 1), pur senza riuscirvi poi così bene. Scendendo, il chiss potè notare i segni, quasi invisibili della piega del collo di chi è abituato a tenere la testa china sui datapad ed altri supporti di lettura (conoscenze galattiche 2), e andando ancora più in basso, era facile notare le dita sottili, abituate a movimenti di precisione e una certa fermezza (meccanica, medicina, cucina 1), il che combaciava con la descrizione che aveva dato di sè, un'ingegnere informatico (informatica 1). Tutto sommato, non era niente di speciale, ma aveva del potenziale, se ben coltivata. Forse era per quello che si trovava lì, poichè Thanen non poteva credere che il suo compito fosse stato da principio quello di risolvere qualsiasi fosse il dilemma per cui lui stesso era stato chiamato.
    E' un piacere fare la sua conoscenza, ingegnere informatico Madison Damali. il capitano rispose giusto con un secondo di troppo, ignorando la mano tesa, e invece chinando lievemente il capo.
    Dalen Antal non è qui. non era una domanda.
    Era evidente che se lo zeltron si fosse trovato a bordo con la sua padawan, non avrebbe mandato una sconosciuta ad accogliere il suo ospite, l'avrebbe presentata lui stesso, una volta tutti nella stessa stanza, sorridendo, ed elogiandone le qualità. Il risultato veniva dunque da sè: il jedi non era lì. Restava da capire cosa l'avesse trattenuto e cosa dovesse fare ora Thanen di quell'informazione. Se la donna l'aveva fatto salire, significava che era stata istruita del suo arrivo e che aveva istruzioni a riguardo, le quali potevano prevedere l'intrattenerlo fino al ritorno dei due jedi, oppure presentargli il problema, in loro assenza.
    Faccia strada, ingegnere informatico Damali. aggiunse dunque.
    Il fatto che lo zeltron non fosse lì, poteva dargli l'opportunità di fare qualche domanda sui suoi spostamenti e le sue attività attuali, nonchè dare un'occhiata in giro, con discrezione. Non era mai stato a bordo della navicella.
  8. .
    Le cose non stavano andando come dovevano: prima la missione in cui aveva portato indietro la pelle per un soffio, poi l'incarico con quei decerebrati, ancora, la visita di uno degli scagnozzi di Tosha e infine aveva quasi fatto saltare la propria copetura, per uno stupido modulatore vocale. No, le cose non stavano andando per nulla come dovevano, ed Hantu non era contenta.
    Quell'ultima faccenda con Bob, il droide, era stata particolarmente stressante, e ancora la mutaforma non sapeva dire se all'interno della banda corelliana qualcuno l'avesse scoperta, o se il pericolo fossero solo l'acrobata e l'inventore, o se magari la sua fosse solo paranoia costruita sulle spalle di una vita fatta di intrighi e tradimenti. Non sapere, quello era il vero dramma, era quello che la logorava come un parassita. Poteva quasi sentire le piccole mandibole chitinose che si attaccavano alle sue budella e tranciavano e suggevano, scavando un buco piccolo piccolo, ma che alla fine sarebbe diventato mortale.
    Odiava quel posto, Corellia, il porto, la banda. Stava cominciando a detestarli tanto quanto Tosha ed era un tutto dire, perchè il primato dell'uomo di Sole Nero era stato ampiamente guadagnato.
    Era con questi pensieri che le vorticavano in testa, che Hantu stava camminando a passo spedito tra le stradine del quartiere del porto. Teneva le mani in tasca, la testa bassa e non guardava dove stava andando. Non aveva voglia, in quel momento, di pensare pure ad una destinazione: tutto ciò che desiderava era lontano anni luce da lì, e l'unica cosa che poteva fare era cercare un posto lontano dalla calca e dagli odori soffocanti della città, per portare la mente lontano, tanto lontano da riuscire a toccarla: Hadiah.
    Camminava e non si era resa conto di essere pedinata, il che era decisamente pericoloso, per una nella sua posizione, ma in fondo, talvolta le energie per tenersi in vita finivano per tutti e lei in quel momento aveva bisogno di ricaricarsi.
    Fu così che quando il passo leggero, ma rapido di un passante troppo vicino, le passò accanto, la clawdite fece per spostarsi appena di lato, seccatamente, ma quando un braccio l'agguantò, la mano sinistra corse rapida come un fulmine ad uno dei coltelli nascosti dietro la schiena, nella fondina nascosta sotto la cintura, mentre la mano destra ruotava con il polso in senso orario e l'avambraccio tirava indietro, così da rompere la presa estranea e sfilare l'arto allo stesso modo. Una volta libero, il braccio destro sarebbe corso a chiudersi sulla cintura del malintenzionato, posteriormente, così da poterlo controllare, ed eventualmente, pugnalare.
    Era tutto capitato molto in fretta, tanto che ci volle un secondo in più per Boggart, per rendersi conto di chi avesse accanto e cosa avesse detto. Il discorso sul ristorante non aveva alcun senso, non credeva che potesse essere scambiata per qualcun altro, e difatti, quello era un trucchetto buono per avvicinare vittime ignare e derubarle, ma l'ideatrice in questione non era una ladra, non che lei sapesse, almeno, era solo un cagnolino, uno di quelli di Tosha.
    Se Tosha ha così tanta gente da mandarmi appresso, forse potrebbe chiedere a te di svolgere il mio incarico e lasciarmi in pace. fu il commento, freddo, pronunciato col modulatore vocale appoggiato sul collo, tale da rendere la sua voce robotica ed irriconoscibile.
    Aveva ricordato il volto della donna, ma non per queesto aveva mollato la presa dal coltello: sapere chi fosse, era solo un motivo in più per tenerla sotto tiro.
    A cosa devo questa visita non gradita?
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    Sarebbe stato interessante se avessi approfondito un po' i pensieri del pg, circa ciò che ha fatto al ragazzino, anche solo dicendo che in quel momento non voleva pensarci, per esempio. Questo genere di cose ti valgono nella caratterizzazione ed aderenza del pg, che è uno dei valori che si calcola per valutare i px nelle role. Puoi trovare gli altri qua: #entry514851494

    Giunto in prossimità del locale, Sinee vide che si trattava di un luogo nettamente in contrasto con gli altri edifici che lo circondavano: era completamente ricoperto di luci al neon, in maniera pacchiana, oltre che non necessaria; si sviluppava su due piani, con un ingresso principale, sorvegliato da un bodyguard umano, dal fisico ben piazzato e armato di un blaster. Da lì dove si trovava, non capiva se vi fosse un ingresso secondario, ma poteva vedere una finestra aperta, proprio dal suo lato, solo che era al piano di sopra, a circa 4m da terra. La luce là sopra era spenta.
    Dall'interno del locale proveniva una musica balorda, assordante, segno sia del volume, sia della scarsa insonorizzazione degli interni. Sulla strada frontale al locale, il cui logo principale era una femmina di gungan che estendeva la lunga lingua in maniera che lasciava poco all'immaginazione, stavano un gruppetto di sei giovinastri brufolosi che continuava a guardare di sottecchi il locale e contavano le piastre di credito che avevano ciascuno.
    Forse i ragazzi stavano escogitando un sistema per entrare loro stessi.
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    Nessuno tra i presenti sembrò eccessivamente sorpreso di veder sbucare un ubese da dentro un cassone, anzi, per lo più non sembrarono nemmeno rendersi conto della sua presenza, tanto era annebbiata la loro mente. Guardandoli, il cacciatore di taglie potè comprendere subito che tra loro, probabilmente in pochi erano stati in grado di vedere il twi'lek e riconoscerlo come tale. Gli individui più presenti a loro stessi erano il ragazzino cencioso che cercava qualcosa da mangiare tra i rifiuti, una vecchia duros senza una gamba, che continuava a tossire, seduta sopra un cartone umido, in terra, e un devaroniano con entrambe le corna mozzate, che beveva da una bottiglia sporca.
    Nessuno dei presenti parve molto impensierito dalla prima domanda dell'ubese, come se fosse qualcosa di normalissimo, da quelle parti, ma non appena la mano afferrò il ragazzino per il bavero, questi cominciò a divincolarsi, percependo il pericolo.
    Lasciami!
    A nulla servirono le urla e con un colpo secco, la latta si conficcò nella gola del piccoletto, che finì a terra, annaspando. Non era morto, ci sarebbe voluto fiverso tempo per morire, finchè la latta rimaneva conficcata, ma non appena l'avesse tolta, avrebbe iniziato a dissanguarsi lentamente.
    La vecchia iniziò a urlare e a tirare oggetti verso l'ubese, con scarsissimi risultati, visto che qualsiasi cosa scagliasse, finiva in terra entro un metro.
    Pagare? Tu? La vedo dura.. fu invece il commento, calmissimo, del devaroniano, che trattenne una risatina e continuò a bere.
    Però troverò molto divertente vederti finire di nuovo là dentro, in tanti pezzetti. aggiunse poi.
    Quindi, se vuoi saperlo, Hor'boben sta al Gungan'licks, 1km da qui, verso la plaza. Divertiti, imbecille. concluse, sputando in terra.
    Forse minacciare dei morti di fame nel loro territorio, e disarmato, non era un'idea molto saggia per ottenere informazioni, ma questa volta i desideri delle due parti avevano coinciso: Sinee voleva trovare il twi'lek, e i presenti volevano che andasse a farsi ammazzare dal suddetto. Restava da pensare come agire, perchè probabilmente entrare nel locale e dire "eccomi, rendimi la mia roba" sarebbe finito in disastro.
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    Ok, tutto bene. Proseguiamo, ti darò altre istruzioni e/o consigli, quando lo riterrò opportuno. Per il momento interagisci pure con quello che hai a disposizione. Una cosa importante è essere in grado di prendere l'iniziativa e pianificare le proprie azioni, senza seguire il master passo-passo. Il nostro stile di gioco favorisce la fantasia e le proposte del giocatore, più che dei percorsi su binari. Per il momento, sperimenta pure, se qualcosa non va, te lo farò sapere poi.

    Con un calcio sonoro, l'ubese aprì finalmente le porte della sua prigione improvvisata e un po' di aria gli venne in soccorso, filtrando nel respiratore, anche se non rinvigorente come avrebbe potuto sperare: l'atmosfera di Nar-Shaddaa era un po' come un enorme cassonetto, solo più fantasioso, e in certi punti più diluito. Diciamo pure che dove a dominare non era l'odore di piscio e pattume, la faceva da padrone il puzzo di scarti industriali ed inquinanti. Ancora sdraiato, Sinee poteva vedere il cielo scuro e nebbioso, puntellato da poche luci al neon e dall'esterno sentiva ora provenire alcuni suoni: gente che scatarrava, qualcuno che ripeteva ossessivamente una frase in una lingua che non conosceva e il rumore di qualcuno che rovistava tra i rifiuti. Il luogo dell'incontro con il twi'lek era uno dei quartieri più fatiscenti della capitale, dove si rifugiavano i reietti, per lo più alieni rovinati dallo spaccacervello o dal gioco, o persone che avevano calpestato i piedi delle persone sbagliate e ora non potevano far altro che sperare che ci si dimenticasse della loro esistenza. Mentre ragionava su come procedere, l'ubese si rese conto di una cosa molto importante: era stato derubato. Tutti i suoi soldi e tutte le sue armi erano state prese. Per fortuna non gli avevano preso vestiti e respiratore, altrimenti non si sarebbe mai più svegliato.
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    Le cose non erano andate come previsto. L'ultima cosa che Sinee Ktarr aveva visto, era la faccia del suo contatto, il twi'lek, che lo guardava ghignante dall'alto al basso, poi i suoi sgherri gli avevano tirato una manganellata in testa e l'ubese aveva perso i sensi. Quando si era risvegliato, la prima cosa che aveva potuto notare, era il forte puzzo e la sensazione di bagnato sui pantaloni. La seconda era il buio, e la terza il dolore pulsante alla nuca e gli altri meno isistenti, ma presenti, sul resto del corpo.
    Non aveva idea di dove si trovasse, ma la sensazione attorno era quella di una superficie irregolare, in agglomerati di consistente differenti, tra il solido e il semisolido, alcuni più soffici, altri più spigolosi. L'odore, l'odore era davvero rivoltante, come di.. spazzatura. Era all'interno di un cassone dei rifiuti.


    Ok, benvenuto in game. Come primo post, vorrei che tu provassi ad esprimere le tue sensazioni, i tuoi pensieri e le tue emozioni, relativamente alla situazione in cui ti trovi. Oltre a ciò, devi decidere come agire. Ti ricordo che il risultato delle azioni che compi lo decreta il master, che in questo caso sono io, quindi tu mi scrivi cosa cerchi di fare, io poi nel prossimo post ti dirò come e se ci riesci. Se te la senti, puoi anche fare un excursus su quello che ti ha portato lì. Io ti ho dato solo un piccolo spunto, perchè vorrei che fossi tu a narrare come sei finito in questa situazione. Ovviamente non puoi cambiare quello che ho già scritto: se ho detto che il tuo contatto era un twi'lek, rimane un twi'lek, se ho detto che sei in un cassonetto, sei in un cassonetto. Puoi però ampliare, per esempio descrivendo che tipo di rifiuti hai attorno. Se hai domande, fammele pure in mp.
    Player#01
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    Ci sono ancora molti errori. Passa almeno il testo al correttore automatico di word, perchè spesso le doppie sono nel posto sbagliato o non ci sono, accenti che non vanno dove devono andare, oltre ai probemi di punteggiatura e sintassi. Se il testo non si capisce a dovere, non posso correggere il contenuto.
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    Dovresti sistemare la punteggiatura e gli errori ortagrafici, perchè così è molto faticoso leggere.
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    Thanen poteva leggere la mancanza di interesse sul volto della giovanissima chiss, che se per un essere umano avrebbe potuto essere quasi inespressiva, per il Capitano era come un libro aperto. Non si era aspettato nulla di diverso, d'altronde la pagina dei servizi della ragazza parlava chiaro: voleva qualcuno contro cui misurare la propria forza. Le sue motivazioni non erano spinte solo dal denaro, anche se era per crediti che combatteva, no, quella chiss era alla ricerca di prove da superare. Certo, avrebbe potuto trattarsi solo di una spia eccezionalmente abile nel mentire, mandata lì per chissà quale ragione, forse proprio per tenere d'occhio lui, ma se così fosse stato, non avrebbe scelto una posizione come l'arena di Geonosis come base operativa. No, Thanen era ragionevolmente convinto che quale che fosse la storia della ragazza, non fosse collegata alla sua. L'aver notato la sincera sopresa della ragazza, senza nemmeno un brevissimo istante di sospetto, senza quei segnali che denotavano la preparazione mentale di chi è stato colpo in contropiede, ma è pronto a recuperare, confermava quanto il Capitano già pensava. Myldr non era una spia.
    Questo però portava altre domande con sè. Che ci faceva in quella parte della galassia? Conosceva bene il cheunh o solo qualche parola? Era sola?
    Thanen ricordava molto bene il senso di insicurezza e nostalgia che aveva provato quando era stato l'unico chiss tra miliardi di alieni e non poteva fare a meno di domandarsi se la situazione della ragazzina fosse più favorevole della sua, o se anche lei si fosse fatta strada per conto proprio. Certo, Myldr sembrava parlare bene il basic, anche se non aveva un accento ben definito, come se avesse avuto a che fare con tante razze diverse già da principio. Thanen aveva imparato la lingua standard galattica all'interno dell'accademia militare di Coruscant, seguendo un corso apposito per gli stranieri, gli era perciò stato insegnato l'accento della Coruscant dabbene, quello dell'alta borghesia degli ormai ex-imperiali, e se pure alcune parole risultavano aliene, quando uscivano dalle sue labbra, poteva facilmente confondersi tra i cittadini del core. La ragazza doveva aver viaggiato molto fin da piccola e di solito c'erano solo due professioni che propendevano per la vita dei nomadi: mercanti, o pirati [INTUIZIONE, n1]. Dato che la chiss stava esibendosi all'arena come gladiatrice e non aveva aperto un servizio di trasporto merci, che lui sapesse, c'era da pensare che venisse da una famiglia di criminali. D'altronde c'erano poche ragioni per cui un chiss potesse trovarsi fuori dall'Ascendancy e dato che i rapporti commerciali non erano stati aperti che da pochi giorni, ben dopo il primo combattimento di Myldr in arena, rimaneva solo quell'opzione. Certo, non poteva esserne certo, ma se l'avesse fatta parlare in cheunh avrebbe potuto comprendere se era una esiliata di prima o seconda generazione e quindi dedurre se era una semplice naufraga come lo era stato lui, oppure la sua famiglia era stata ostracizzata per qualche ragione.
    Tutte queste considerazioni erano passate in un lampo nella mente del giovane ufficiale, che non perse tempo a rispondere alla domanda.
    Non è l'unica parola che conosco. E voglio tranquillizzarti: il nostro incontro è stato puramente casuale. Tuttavia credo che tu abbia altre domande per me e io sono disposto a rispondere, se in cambio mi accompagnerai. Non voglio obbligarti ad accettare l'incarico che ti sto offrendo, ti darò altro tempo per decidere, ma credo sarebbe di mutuale beneficio se ci pensassi mentre mi accompagni. rispose in lingua cheunh, fluido come ci si aspettava da un madrelingua. Ora restava da vedere se la ragazza avesse compreso ciò che aveva detto, o se la sua conoscenza della lingua fosse superficiale. Nel primo caso, stava a significare che non era sola, mentre nel secondo, voleva dire che era un'abitante della Repubblica da più di una generazione e i suoi genitori non le avevano insegnato la lingua. In alternativa poteva voler dire che era naufragata in età prescolare ed era stata trovata da qualcuno ed accolta, ma quell'opzione era meno probabile delle altre, a livello puramente statistico.
    Se Myldr avesse dichiarato di voler seguire il giovane, Thanen avrebbe dunque aggiunto..
    C'è un posto dove possiamo parlare in privato?
    Continuare a parlare in cheunh nel mezzo della cantina non era saggio: stavano attirando l'attenzione.
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