New Star Wars Gdr

Un Potere per Aiutare

Addestramento in guarigione per Maggoth

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    Ultimamente, come richiesto dal gran maestro, Dalen si stava dedicando parecchio all'addestramento delle nuove leve di Jedi. La nuova generazione sembrava promettente e lo Zletron era ben felice di dare una mano. Un apprendista avev richiesto di essere addestrato nella tecnica che permette di guarire grazie alla forza.

    Il ragazzo era un giovane Mon-Calamari chiamato Maggoth. Non lo aveva mai incontrato, ma aveva letto il suo fascicolo sul suo Pad.

    Il padre era un medico e se il ragazzo avesse avuto possibilità di osservare in azione il proprio genitore sarebbe partito avvantaggiato.
    Anche lo stesso Dalen aveva imparato quel potere quando era ancora agli inizi della sua carriera da Jedi. Ormai erano passati un po' di anni, ma lo Zeltron spesso non si sentiva ancora un cavaliere.
    C'era sempre qualcosa di nuovo da imparare.

    Così decise di sedersi su una delle poltroncine dell'alula di addestramento attendendo il suo allievo.
     
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    Non appena il giovane Padawan seppe che avevano approvato la sua richiesta di addestramento venne colto da una grande felicità. Erano passati alcuni giorni dalla sua promozione a Padawan e aveva cominciato a chiedersi quando sarebbe stato assegnato ad un maestro che lo avrebbe addestrato, ma era stato paziente. Sapeva che a causa dei tumulti causati da Leviathan i Jedi erano occupati più che mai, perciò occupò il suo tempo meditando, studiando e cercando di affinare la sua sensibilità alla Forza. Fece anche un poco di addestramento con la spada laser, iniziando il suo studio del Soresu. Tuttavia non era tanto una questione di volontà quanto di necessità. Fosse stato per lui non l'avrebbe neanche mai portata con sé, ma la galassia era un luogo pericoloso. E anche se era al sicuro nel Tempio, aveva preso l'abitudine di portarla sempre con sé anche laggiù, per non rischiare di dimenticarla quando effettivamente gli potesse servire.
    Mentre Maggoth si dirigeva verso la sala d'addestramento ripensò a ciò che gli era stato detto sul suo addestratore. Era un Cavaliere di nome Dalen Antal, ed era uno Zeltron. Personalmente non ne aveva neanche mai visto prima uno, e ancora non era arrivato a studiare la loro razza. Dopotutto la Z è in fondo alla lista.


    Ogni giorno si scopre qualcosa di nuovo. Eh, ormai sta diventando il mio motto.

    Entrò nella saletta che gli avevano assegnato e vide quello che suppose fosse Dalen seduto su una delle poltroncine.
    Si avvicinò finò al centro della sala e fece un inchino.


    Sono il Padawan Maggoth Onduil, la ringrazio per avermi concesso di essere il mio maestro per questa sessione d'addestramento.

    Una delle prime cose che il Mon Cal pensò alla vista del suo addestratore era che non ricordava di aver visto qualcunaltro di così bell'aspetto. Aveva visto diverse twi'lek che erano considerate dalla maggior parte delle razze molto belle, anche se i Mon Calamari avevano diversi standard di bellezza, eppure anche lui trovava bello il Cavaliere seduto di fronte a lui. E anche se non aveva parlato lo trovava simpatico. A pelle.
     
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    Lo Zleltron non era concentrato per cui percepì il padawan solo poco prima che entrasse nella stanza. In ogni caso appena entrò egli si alzò e gli fece un piccolo inchino in cenno di saluto.

    E' un piacere incontrarti Maggoth! Sono il cavaliere Jedi Dalen Antal ed oggi sarò il tuo maestro.

    Gli sorrise e gli si fece vicino per porgergli la mano.

    Spero che tu ti stia trovando bene qui al tempio.

    Dopodiché gli fece cenno di accomodarsi su una poltroncina vicino a lui.

    Bando alle formalità, dammi pure del tu! Non sono mica un vecchietto!

    Si fece una risata e poi concluse.

    Dunque so che vuoi imparare il potere per guarire le persone, e so anche che tuo padre era un medico. Dimmi, cosa ti spinge a voler imparare questa tecnica?

    Il giovane maestro voleva saperne di più sul suo allievo ed inoltre per lui le motivazioni che ti spingevano a fare qualcosa erano molto importanti.
     
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    La prima impressione che il giovane Padawan aveva avuto era corretta. Dalen sembrava una persona gentile e simpatica e Maggoth non si fece problemi a lasciarsi andare un poco.
    Seguì l'invito del Cavaliere e si sedette sulla poltroncina vicina alla sua e lo ascoltò mentre gli poneva una domanda riguardo le sue motivazioni sulla scelta di quel potere. Il Mon Cal si prese un attimo per pensarci sopra, perchè in realtà non era completamente sicuro delle motivazioni.


    Credo che il mestiere di mio padre abbia almeno in parte un ruolo in questo. Mi sono sempre ritenuto una persona pacifica e tranquilla, più a mio agio in una biblioteca che in una palestra. E con queste premesse ho sempre provato un forte rispetto per il mestiere di mio padre, che faceva tutto ciò che poteva per aiutare e curare i feriti ed i malati che cercavano il suo supporto. E se c'è qualcosa che non dimenticherò mai di quelle sue esperienze era il suo viso quando me lo raccontava. Tutto nei suoi occhi trasmetteva felicità ed una profonda serenità al pensiero di aver fatto così tanto bene. E so che proverei la stessa cosa a far guarire una persona, alleviare le sue sofferenze. Ristabile l'equilibrio del suo corpo.


    Mentre parlava era evidente che il giovane teneva molto al padre e lo rispettava profondamente. I suoi occhi, che per un membro non della sua specie potevano sembrare inespressivi, in realtà trasmettevano un fortissimo affetto per quei ricordi.

    Tuttavia non è solo per lui. In quanto Jedi è mio dovere proteggere le persone dal male che questa galassia a volte può emanare, e la guarigione è uno dei primi passi. Inoltre non sono mai stato molto aggressivo, e nonostante molti miei fratelli Jedi puntino ad uan via un pò più diretta per sconfiggere il Lato Oscuro, io preferisco essere di supporto. Non ha senso cercare di stare nell'avanguardia d'assalto se la tua volontà è contraria alla violenza, anche se ovviamente necessaria in determinate occasioni. Rischia solo di essere d'intralcio. Sono convinto che il mio posto sia quello di un guardiano, che protegge i deboli e gli innocenti, guarendo chi è ferito e ristabilendo a suo modo l'equilibrio. Ed assistendo chi, al contrario di me, è più adatto al combattimento.

    S'interruppe lì. Non stava nascondendo nulla, e non aveva davvero molto altro da dire sulle sue motivazioni e pensava che comunque fosse abbastanza per soddisfare Dalen.
     
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    Dalen ascoltò le motivazioni del Mon-calamari.

    Capisco, inoltre sento un profondo affetto per tuo padre e per la sua professione.

    Annuì compiaciuto, poi riniziò a parlare.

    Sii preparato però padawan che questo potere non ti enderà....onnipotente, ci saranno persone che non potrai salvare. Altri dverranno parte della forza qualunque cosa tu faccia.

    Potevano essere parole dure, ma il giovane Maggoth doveva capire che le potenzialità di quel potere non erano infinite.

    Quello che farai sarà.... Guadagnare tempo. Perché tutti prima o poi faremo ritorno alla forza.

    Concluse con queste poche parole, poi attese qualche secondo perché il padawan metabolizzasse le sue parole. Ora era il momento del vero addestramento.
    Bene, ora ti insegnerò come utilizzare questa tecnica. Voglio che entri in uno stato di profonda meditazione. Inizialmente percepirai tutto, ma voglio che ti concentri solo su te stesso, solo sulla forza che scorre attraverso di te, attraverso i tuoi organi.
    Credi di riuscirci Maggoth?


    Gi chiese con un minimo di sfida per invogliarlo a dare il massimo.

    Se avrai bisogno di aiuto io sarò comunque qui. Ora se non hai domande procedi pure.
     
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    Le parole riguardo l'impossibilità di salvare tutti colpirono il Mon Cal, anche se non profondamente quanto Dalen sperava. Non perchè Maggoth credesse di essere onnipotente, ma proprio perchè era una lezione che aveva già imparato anni prima durante la guerra. Aveva visto il padre che, nonostante le sue conoscenze, fu più volte totalmente incapace di salvare delle persone. Non c'erano i mezzi o le ferite erano troppo gravi e lui non aveva potuto far nulla per loro, se non allievarne la dipartita.
    Tuttavia un rinfresco di memoria era sempre utile e quella lezione di impiantò ancora più in profondità nei ricordi del giovane. E inoltre gli piaceva pensare che le persone che non avrebbe potuto salvare si sarebbero unite alla Forza e lo avrebbero aiutato nei tentativi futuri.
    Seguì le istruzioni seguenti del Cavaliere e si alzò, per poi risedersi a terra. Era stato abituato a meditare in quel modo durante gli addestramenti youngling e gli risultava più facile.
    Gli piaceva meditare. Forse era dovuto ad una sua predisposizione razziale o caratteriale, ma gli veniva quasi naturale farlo. Era uno dei suoi punti forti, laddove invece l'addestramento "militare" era uno dei suoi punti deboli.
    Come Dalen aveva detto inizialmente percepì distintamente tutto quello che lo circondava in buona parte della stanza. Aveva quasi raddoppiato la sua aura di percezione rispetto a quando era uno youngling, ed ora arrivava intorno ai cinque metri di raggio. Era quasi come "vedere" attraverso la Forza, ma non proprio. Difficile da spiegare, ma supponeva che i Miraluka possedessero una visione simile.
    La parte seguente, il focalizzarsi solo su di ciò che accadeva al suo interno, era un pò più complicata. Era più abituato ad osservare ciò che accadeva intorno a lui, ma si sforzò comunque. All'inizio fece l'errore di considerare la Forza come qualcosa che si trovava nell'aria, e quindi voleva seguirne il percorso attraverso le vie respiratore, ma si rese conto dopo poco che era uno sbaglio. La Forza non era nell'aria, al massimo ERA l'aria. Ma in realtà è tutto, permea ogni cosa ed attraversa ogni materiale. Una delle Forze primordiali dell'universo.
    Quindi si concentrò direttamente sui suoi organi. Il cuore, i polmoni e tutto il resto, e cercò di percepirli come entità separate rispetto al suo corpo. Dopotutto lui non era un singolo organismo, ma un insieme infinitesimale di cellule che si erano collegate per crearlo, e quindi era come cercare di percepire i singoli individui. Ovviamente il suo controllo sulla Forza non era ancora abbastanza potente da poter individuare ogni singola cellula, quindi si sarebbe concentrato solo sugli organi, principalmente sul cuore. I suoi battiti erano diminuiti sensibilmente da quando era entrato in meditazione, ma comunque facilmente distinguibili. Cercò di percepire la sua energia, e la Forza che lo permeava, pur prendendosi il suo tempo. Voleva essere sicuro di riuscirci, ed andare di fretta avrebbe rovinato la sua meditazione.
    Se fosse riuscito a percepire distintamente il suo cuore e la Forza al suo interno, avrebbe poi allargato la sua visione agli organi limitrofi, nella speranza di avere la concentrazione necessaria per osservarli tutti.
    Immaginava che il Cavaliere fosse, almeno parzialmente, in grado di osservare i suoi progressi, ma nel dubbio avrebbe fatto un leggero cenno con la testa per comunicare di esserci riuscito. Parlare poteva distrarlo.


    Ho scritto con un risultato ipotetico perchè anche se credo di avere il controllo necessario questo è pur sempre un addestramento e sarebbe irreale scrivere come se fosse tutto assicurato.
     
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    Dalen osservò il suo studente concentrarsi. Effettivamente stava facendo i passi giusti e quindi non aveva bisogno di grande aiuto in questo momento. Il giovane apprendista riuscì perfettamente nella sua meditazione e concentrandosi riusciva a percepire tutto il suo corpo, dal cuore ai reni al cervello.
    Era un buon punto di partenza, ma non doveva sedersi sugli allori come ben presto avrebbe scoperto.


    Tuttavia ora doveva iniziare la parte un po' più complicata.
    Maggoth avrebbe dovuto mantenere la concentrazione e parlare con Dalen. Ora poteva essere difficile ma un domani poteva salvargli la vita.

    Bene Maggoth, ora descrivimi quello che percepisci e nel frattempo isolati da tutto il resto, devi percepire solo il tuo corpo. Inoltre dovrai andare più in profondità. Concentrati su un organo, il cuore e percepisci il flusso della forza che proviene da esso.


    Parlava in modo concitato per mettergli pressione. Il giovane mon-calamari doveva imparare a dividere l'attenzione tra il mondo circostante e la tecnica. Focalizzarsi solo su quest'ultima poteva costargli la vita.

    Dimmi riesci a percepire il flusso di ogni cellula del tuo cuore? Senti come la melodia della forza ogni volta che batte?

    Ora era importante che Maggoth restasse concentrato nonostante i tentativi di Dalen di distrarlo.

    hai fatto bene a non descrivere il risultato. Quella è una cosa che non devi mai fare a meno che non ti sia espressamente chiesto da un master. Vai ora descrivi ciò che tenta di fare il pg, i suoi pensieri, in che modo dalen lo infastidisce o se lo infastidisce.
     
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    Percepire in quel modo i suoi organi fu fantastico, perchè era come osservare un oggetto composto completamente di energia, intangibile ma a suo modo solido. Sentiva i flussi che vorticavano nelle arterie del suo corpo mentre attraversavano gli organi. Fu in quel momento che che sentì la voce di Dalen e la sua concentrazioen vacillò per un istante. Gli aveva chiesto di descrivere quella che percepiva e subito dopo di concentrarsi usl cuore. Nonostante il tono concitato del cavaliere il giovane si prese il suo tempo per avere la massima concentrazione mentre provava a parlare. Prima lentamente e solo dopo, se avesse retto lo "sforzo" mentale, più normalmente.

    Vedo.. la Forza... che... attraversa... le arterie e... prendere forma... dentro i miei organi. Si... concentra in essi e... si muove con loro. E....il cuore...

    Concentrarsi in quel modo sul cuore poteva sembrare facile, perchè non doveva pensare agli altri organi, ma il suo istruttore gl iaveva richiesto un dettaglio più elevato, una visione più precisa di un organo specifico, il più attivo muscolarmente del propri ocorpo, e quindi quello maggiormente in movimento.
    Non sarebbe stato facile, si sarebbe dovuto concentrare a tal punto su quell'organo da non rendersi nemmeno conto di essere seduto sul pavimento. Richiamò alla mente tutte le basi della meditazione per assicurarsi di riuscire.


    "Svuotare la mente e lasciare che sia la Forza e l'addestramento a guidare le mie azioni. Il mio corpo e la mia mente sanno già come fare. Devono solo...vedere."

    Smise in quel momento di pensare a qualunque cosa e si sarebbe concentrato su quello che vedeva del suo cuore, sperando di avere una sensibilità abbastanza elevata. Se ci fosse riuscito, solo in quel momento avrebbe cercato di parlare allo Zeltron di quello che vedeva, della "melodia" della Forza nel cuore e di come le cellule non si limitavano a subire il flusso della Forza, ma danzavano con esso.
     
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    Il ragazzo stava riuscendo a concentrarsi e sicuramente anche il suo pregresso lo stava aiutando in quel compito. Il giovane Mon-Calamari avrebbe percepito il flusso della forza ed il suo cambiamento ad ogni battito del suo cuore. Poteva percepire tutte le linee di forza che fluivano all'interno del suo corpo.

    Tutto era un connubio di melodie della forza, o almeno era così che le aveva percepite lo Zeltron quando si era addestrato anch'egli nella guarigione.

    Bene Maggoth, ben fatto....

    gli disse il suo insegnate.

    Ora dimmi cosa percepisci e come. Lo senti il flusso di forza che scorre all'interno delle tue vene?

    Ora il padawan doveva descrivere esattamente ciò che stava percependo all'interno del suo corpo. Capire come la forza interagiva con esso era fondamentale per riuscire a guarire un corpo ferito. Era come fare il meccanico su di un'astronave. Se non sai come funzionano i vari pezzi non sarai mai in grado di capirne il corretto funzionamento ed identificare e riparare un guasto. Il corpo umano, o Mon-Calamari che fosse, non era diverso.
    Dalen avrebbe atteso fino a che Maggoth non avesse finito di descrivere le sue percezione.

    Bene, ora è tempo di fare il passo più importante. Rimani concentrato, chiudi gli occhi e stendi le braccia di fronte a te con i palmi girati verso l'alto.


    Egli non sapeva cosa avesse in mente il suo maestro, ma avrebbe dovuto fidarsi comunque.
     
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    Maggoth era entusiasta di quello che vedeva. Tutta la Forza si manifestava in amniefa perfetta e quasi artistica, e avrebbe descritto quella scena anche se Dalen non glielo avesse chiesto.

    Le mie vene... sono ricolme di Forza. Essa danza... dentro di esse come... una corrente sottomarina. Segue la sua strada... ma non ne è costretto. A volte... esce fuori dal percorso... per poi rientrare. E ad ogni battito... questa corrente diventa più... forte per un breve istante. E il cuore... è come una bomba perpetua. Ogni volta che del sangue.... e della Forza... entrano, lui li raccoglie e... li spara nelle arterie come... in un'esplosione. Ogni organo viene... pervaso da questa esplosione... e raggiunto dalla Forza... attraverso i capillari. E'... bellissimo.

    Mentre osservava estasiato quelle scene il Cavaliere gli diede un'ulteriore disposizione, e in quel momento tutti i suoi neuroni urlavano "E' UNA TRAPPOLA!", ma lui si fidava dello Zeltron. Certo, dato il tipo di addestramento che stava facendo e l'obiettivo finale era ovvio che avrebbe dovuto guarire qualcosa, ma decise comunque di fidarsi dell'istruttore. Stese le braccia in avanti con i palmi all'insù, e cercò di rimanere il più concentrato possibile sulla sua visione, in special modo sul cuore. Voleva cercare di escludere ogni sensazione esterna oltre a quella del cuore, rimanere completamente focalizzato solo su di quello. a qualcosa gli diceva che non ci sarebbe riuscito così bene di li a poco.


    Edited by Maggoth - 18/2/2015, 15:00
     
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    La descrizione soddisfò Dalen, che tra l'altro stava seguendo nella forza. Il ragazzo era ben concentrato ed aveva eseguito bene gli esercizi fino ad ora.

    Era il momento per fare un balzo in avanti. Il giovane Zeltron prese un piccolo coltello e fece una piccola incisione su uno dei palmi del Mon-Calamari. Il giovane apprendista faceva bene a pensare che stesse per succedere qualcosa di strano. Nonostante il dolore però la ferita era semplicemente superficiale. Questa situazione aveva due scopi. Il primo era che come aveva ben pensato Maggoth, per imparare a guarire bisognava avere qualcosa da guarire.
    La seconda motivazione era che il dolore lo avrebbe deconcentrato rendendo più difficile esercitare la tecnica. Inoltre se avesse imparato a curare gli altri ma non se stesso non avrebbe potuto salvarsi da una situazione di pericolo in cui era lui stesso ad essere ferito.

    Il dolore fece uscire dalla meditazione Il mon- calamari che ora poteva vedere il palmo della sua mano insanguinato.

    Ok, ora prova nuovamente a concentrarti, devi concentrare la tua percezione sulla ferita e tuttavia escludere il dolore dalla tua mente. Devi essere in grado di concentrarti in qualunque situazione.

    Gli disse con calma lo Zeltron.

    Ora con calma ricominciamo dall'inizio. Ora però voglio che mi descrivi passo passo cosa senti e cosa percepisci. Devi imparare ad utilizzare la tecnica in situazioni di difficoltà e con distrazioni dal mondo esterno. Tutto ciò potrà salvarti la vita un giorno...

    Concluse con tono grave e deciso.
     
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    Come aveva sospettato Dalen gli fece un piccolo taglio sulla mano. Non era nulla di particolarmente doloroso e in un certo senso se lo aspettava, ma comunque fu abbastanza da rovinare la sua concentrazione. Tutte le sensazioni delle Forza svanirono all'istante. Non emise versi di dolore, ma solo una leggera smorfia.
    Mentre osservava la sua mano insanguinata con un occhio, con l'altro osservava invece il Cavaliere che gli dava altre disposizioni e consigli. Doveva ora ripristinare la sua concentrazione, ignorando tuttavia il dolore. Ricordò ancora una volta le basi per cercare di mantenere la sua determinazione, rammentando che il dolore era solo una serie d'impulsi elettrici che giungevano al suo cervello. Era la sua mente a renderli reali, e quindi la mente poteva negarli. Più facile a dirsi che a farsi, ma comunque il Mon Cal si impegno profondamente e prendendosi tutto il tempo necessario per tornare alla concentrazione di prima, con la sola differenza che ora sarebbe stato principalmente concentrato sulla ferita.
    Fosse riuscito a dominare il dolore e mantenere la sua concentrazione avrebbe cominciato allora a descrivere al suo istruttore ciò che vedeva.


    La Forza attraversa le vene fino... alla ferita, ma una volta arrivata... si disperde in parte nel taglio... fuoriuscendo. Come un tubo tagliato.... che perde il suo... conenuto. Ma... credo di vedere... qualcosa ad un livello più... cellulare.

    Non sarebbe stato completamente sicuro di questo, ma forse percepiva che le cellule danneggiate dal taglio venivano in qualche modo... supportate da quelle adiacenti, che trasmettevano attraverso di esse la Forza alle sorelle ferite. Ciò sembrava stabilizzarle leggermente, eppure tale effetto terminava nel momento in cui la sua concentrazione si spostava da un gruppo all'altro, come se fosse la sua volontà a determinarlo.
     
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    Nonostante le piccole difficoltà iniziali il Mon-Cal riuscì a recuperare la concentrazione. Nel frattempo Dalen lo osservava espandendo i propri sensi in modo da verificare se stesse facendo i passi giusti.

    Esatto, si... Continua così focalizzati sulla ferita....

    Diede tempo al giovane di inquadrare a lsitauzione e dopo che egli gli descrisse le sue percezioni lo Zeltron ricominciò.

    Ok, ora devi trovare il modo di impedire al flusso di forza di uscire. Come quando usi la forza per spostare un oggetto, ora concentrati su di esso fai in modo che esso continui per il percorso che avrebbe dovuto fare se non ci fosse stata la ferita. La forza farà da ponte unendo i due estremi del tagli ed aiutando la ricostruzione.

    Era felice di vedere i progressi fatti dal ragazzo e la sua voce lo dimostrava. Tuttavia il maestro gli aveva dato le istruzioni, toccava a Maggoth seguirle.

    Crea dei legami tra le cellule con la forza...

    Concluse infine. Era un lavoro di precisione e di pazienza, ma con il tempo sicuramente sarebbe diventato facile come allacciarsi le scarpe.
     
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    Seguendo le istuzioni dl Dalen il giovane Padawan cominciò l'opera.
    Immaginò un percorso ipotetico che la forza doveva seguire, e con misurata lentezza e precisione cominciò a manipolarla. Come aveva detto il Cavaliere voleva guidarla il flusso sul tragitto originale, in modo che ogni cellula lo trasmettesse a quelle vicine e cominciasse la ricostruzione.
    Per migliorare l'effetto voleva inoltre partire dalla parte più interna della ferita, perchè una volta che quella parte avesse cominciato a richiudersi, per una semplice questione fisica la distanza tra i due lembi della ferita sarebbe andato da solo ad avvicinarsi, facilitando l'opera. In più, essendo un taglio l'operazione era ancora più semplice perchè non doveva ricreare le cellule, ma solo ricongiungerle, in modo che si ricollegassero. Con un'ustione sarebbe stato più complicato, ma c'era tempo per pensare a quelle cose. Per sua fortuna l'effetto di rigenerazione allievava anche il dolore, quindi concentrarsi era ancora più semplice.
    Mentre procedeva con la sua opera si stava prendendo tutto il tempo necessario per avere un controllo preciso e continuo sul flusso. Questo era il suo prim otentativo e non aveva senso andare di fretta. Maggiore controllo e velocità sarebbero arrivati con il tempo e l'allenamento, ora era solo questione di capire i fondamentali della guarigione.
    Proseguì, cercando di collegare, e mantenere collegati, i due lembi e conseguentemente tutte le cellule coinvolte attraverso la Forza, lasciando che fosse essa a continuare la sua opera ma, allo stesso tempo, indirizzandola in modo da ottenere i migliori risultati.
     
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    Il giovane Mon-Cal si stava comportando in modo esemplare.
    La ferita stava pian piano chiudendosi.

    Bene, continua così...


    Lo incoraggiò lo zeltron. Se ora Maggoth avesse aperto gli occhi avrebbe visto che il taglio era sparito e tutto ciò che rimaneva a testimoniarne l'esistenza era un po' di sangue raggrumato.

    Bene sembra che tu abbia imparato come fare...

    Gli diede una pacca sulla spalla. IL padawan si era dimostrato più che caparbio nell'imparare quella tecnica anche se era seppur vero che partiva da una posizione leggermente avvantaggiata.

    Lo Zeltron avrebbe aspettato che l'apprendista uscisse dalla meditazione e si riposasse per qualche istante. Dopodiché avrebbe continuato.
    Ora hai imparato a guarire una tua ferita concentrandoti sul tuo corpo e sul tuo flusso di forza. Manca ora l'ultimo passo.

    Prese nuovamente il bisturi e lo strinse nel palmo, dodiché lo tirò via causandosi così un bel taglio sulla mano destra.
    Dopo una piccola smorfia di dolore tese la mano al padawan.

    Questo è l'ultimo passo... Impara a guarire qualcuno che non sia te stesso.

    Concluse puntando i suoi occhi neri in quelli di Maggoth.
     
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