New Star Wars Gdr

La Torcia della Verità.

Autoaddestramento in Luce di Forza

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    Aveva visto molte cose importanti durante la sua vita. L’inizio della Grande Guerra, avvenuto proprio l’anno della sua nascita, e tutte le atrocità che ne seguirono. La ricostruzione di Coruscant alla fine del conflitto. Ha visto i suoi poteri, manifestati fin da bambino, trovare una spiegazione quando conobbe i Jedi e divenne un Padawan.
    Fu addestrato nelle vie della Forza da diversi Maestri e Cavalieri, aveva combattuto contro criminali e mercenari e guarito numerosi feriti e malati all’Ospedale. Aveva viaggiato per mondi e si era costruito al sua spada laser. Aveva spesso conosciuto il successo.
    Ma anche il fallimento.
    Aveva assistito impotente alla morte della madre e di migliaia di altri innocenti su Dac. Aveva visto la sofferenza negli occhi delle persone che non poteva aiutare, ed aveva subito una orrenda ferita di blaster al petto, che lo avrebbe marchiato a vita.
    Aveva vissuto tutto questo, ma avrebbe pensato di poter superare la grandiosità di quei momenti. Eppure era ciò che stava per succedere.
    Il giorno prima era passato dal Gran Maestro Heleghion per richiedere un permesso particolare.
    Il giovane Mon Cal aveva sempre passato molto tempo negli Archivi a studiare, era ormai una presenza fissa. Persino l’Archivista, Leny, si stupiva del tempo che il giovane impegnava sui libri.
    Fu per questo che Maggoth chiese il permesso di accedere agli Holocron dell’Ordine.
    Gli Holocron, artefatti della Forza, contenevano vaste conoscenze trasmesse dagli antichi Maestri, in modo che il loro sapere non andasse perduto. Erano di valore inestimabile e il Tempio ne custodiva in gran numero all’interno della Cripta degli Holocron. L’accesso a tale luogo era vietato a chiunque tranne i membri dell’Alto Consiglio e al custode della cripta. Tuttavia, se richiesto, potevano essere portati in una apposita sala, la Camera degli Holocron, per essere studiati.
    Voleva studiarne uno. Non uno in particolare, ma semplicemente avere l’onore di poterne assorbire le conoscenze. Il Gran Maestro rimase inizialmente in silenzio, a riflettere, ma alal fine concesse il permesso di visionare l’Holocron del Maestro Sar Agorn.
    Ed eccolo lì, nella Camera, con davanti a sé un Holocron dalla forma cubica, tipica della maggior parte di essi. Non era molto grande, abbastanza piccolo da poter essere impugnato con uan sola mano, ma l’interno emanava un’aura di Forza davvero imponente, al punto che il Mon Cal non dovette neanche concentrarsi per avvertirla. Era palpabile.
    Il Custode lo aveva avvertito, raccomandandosi di essere particolarmente attento con quell’oggetto, perché era particolarmente stimato dall’Ordine. Era addirittura risalente circa al 25'000 BBY, definirlo arcaico era un eufemismo.
    Ciò riempì ulteriormente di orgoglio il Padawan. Si sentiva fiero e grato che gli venisse data la possibilità di accedere a tale sapere, e avrebbe fatto del suo meglio per trattarlo con rispetto.
    Seduto nella posizione di meditazione con di fronte a sé l’artefatto e respirava lentamente per rilassare i muscoli e la mente. L’oggetto brillava e pulsava ritmicamente, lento ma costante.


    Si comincia.

    Il Padawan allungò la sua coscienza nella Forza, spingendola verso l’Holocron. Il Custode gli aveva detto che non c’era una parola d’ordine o simile, doveva solo contattarlo. Trasmise una sensazione di pace e serenità all’Holocron, ma anche di curiosità e ricerca.
    L’Holocron rispose.
     
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    L’Holocron reagì quasi immediatamente al flusso di Forza che lo pervase, e s’illuminò. I vari cristalli che lo componevano presero una tinta verdastra, ed il pulsare divenne una luce costante. Dal lato rivolto verso il soffitto partì un raggio verde, prima talmente fino da sembrare un taglio netto nella realtà, ma che si allargava pian piano fino a diventare una specie di cono invertito verde, sulla cui “base” si era manifestata una strana forma, o per meglio dire, una non-forma.
    Il cono di luce avrebbe dovuto rivelare la forma del Guardiano dell’Holocron, ma mostrava solo una figura amorfa ed indistinta.
    Ogni Holocron possiede una sua intelligenza virtuale, rappresentata di norma dal suo creatore o comunque da un membro importante dell’Ordine. Tale guardiano, che possedeva anche la personalità dell’originale, aiutava lo studioso nell’apprendimento delle informazioni, molto spesso fornendole lui stesso. Poteva succedere a volte che, a causa del deperimento dei materiali o per danni, l’hologramma si rovinasse e quindi la sua manifestazione fosse sfocata o imprecisa.
    Tuttavia ciò che confuse il Padawan era il fato che la luce non era traballante, ne si avvertivano interferenze. Non era sfocata o imprecisa. Semplicemente era come se ritraesse una massa di….materia.
    Ancora indeciso sul come reagire, la “massa” parlò.


    Salute, Padawan. Non essere confuso da ciò che vedi. Io sono il Maestro Sar Agorn, creatore e guardiano di questo Holocron. Ciò che vedi corrisponde alla mia forma fisica originale. Appartengo ad una razza alquanto rara, composta principalmente di gas e melma, se così vogliamo dire.


    La voce aveva un suono acquoso, con leggerissimi fischi nel pronunciare le S. Il tono era gentile ed accomodante e no sembrava per nulla infastidito dagli sguardi perplessi del Mon Cal. Evidentemente non doveva essere la prima volta.
    Ripresosi dallo stupore iniziale il Padawan si decise a parlare.


    Salve, Maestro. Il mio nome è Maggoth Onduil. E’ per me un grande onore conoscere un Maestro degli albori dell’Ordine. Devo ammettere di non aver mai sentito parlare della sua specie, ma sono felice di aver ampliato le mie conoscenze. L’attuale Gran Maestro Heleghion mi ha concesso la possibilità di apprendere da lei e dal suo Holocron.

    Aaah sì, Heleghion. Un giovane molto riflessivo e brillante. Gran Maestro, hai detto? Devo supporre che sia passato del tempo allora. L’ultimo studente a cui ho avuto l’onore di insegnare è stato Ron Skywalker. L’anno era il 79 ABY. In che hanno siamo adesso?

    Nel 96, Maestro. Sono successe un po’ di cose nel frattempo.

    Ah, capisco. Vorrà dire che quando avremo terminato ti chiederò il favore di collocarmi sulla pedana laggiù, dove si trova un alloggio per gli Holocron.

    La “massa” sembrò sporgersi più verso una delle pareti della sala, dove effettivamente era collocato un apparecchio.


    Da lì mi potrò collegare agli Archivi ed aggiornarmi. Ma per quello c’è tempo. Ora, giovane Padawan, dimmi per quale motivo hai deciso di consultarmi. Cosa vuoi apprendere?

    In realtà non c’era un argomento specifico che Maggoth volesse approfondire. Era semplicemente felice dell’opportunità, e qualunque cosa sarebbe stata più che adeguata. Tuttavia Heleghion aveva espresso un parere ben chiaro riguardo cosa dovesse imparare.

    “Chiedigli della luce. Lui capirà.”

    Non aveva idea cosa intendesse con la “luce”, ma la saggezza del Gran Maestro non era in discussione. Lo aveva mandato a visionare quello specifico Holocron per un motivo, e lui avrebbe seguito quelle indicazioni.


    Maestro, vorrei che mi parlasse della luce. Il Gran Maestro diceva che lei avrebbe capito.

    Per quanto fosse possibile capirlo da una massa senza tratti distintivi, Sar Agorn sembrò sorpreso.


    La luce. Capisco. Sarebbe un piacere per me farlo, ma prima devo verificare se hai le capacità mentali, e soprattutto il senso di responsabilità necessario per imparare. Se me lo permetti, vorrei conoscerti meglio. Apriti alla Forza, e lascia che lei mi mostri chi sei.

    La proposta allertò leggermente il Padawan. Era una richiesta alquanto pericolosa, perché aprirsi in quel modo alla Forza significava rendersi vulnerabili ad attacchi.
    Tuttavia l’Holocron era permeato nel lato chiaro della Forza, ed il Mon Cal non avvertiva alcun tipo di minaccia provenire da quell’oggetto. Inoltre era stato lo stesso Heleghion a mandarlo laggiù, e la sua saggezza era assolutamente indiscussa.
    Rassicurato da quei pensieri, fece quanto chiesto, e lasciò che la Forza lo pervase.
    Sperando di non commettere un grave errore.
     
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    Mentre la Forza lo pervadeva, Maggoth percepì una “presenza” che lo scandagliava, lo controllava. Tuttavia non penetrava in profondità nella sua mente ma si limitava a leggerla. Percepì una voce nella sua mente.

    Mostrami i momenti che hanno determinato la tua vita, ciò che compone la tua essenza.

    Una serie di flash rapidi pervasero la sua mente. Erano tutti i ricordi della sua vita, che gli passavano davanti, come se stesse morendo. Ma non era assolutamente quello il caso. Anzi, si sentiva stranamente attivo e vitale.
    I ricordi scorrevano freneticamente, tuttavia ogni tanto rallentavano abbastanza da permettere una visione più dettagliata e completa di quel ricordo.
    Il primo a comparire era un ricordo che il giovane avrebbe preferito dimenticare.
    La morte della madre.
    Si trovava all’interno di una cavità nelle profondità marine di Dac. C’erano lui, suo padre, sua madre ed altri rifugiati, sia Mon Calamari che Quarren. In quel periodo di guerra le differenze razziali e gli antichi rancori non contavano più nulla, si voleva solo sopravvivere.
    Tuttavia c’era un gran fermento perché erano state avvistate delle pattuglie sith in arrivo che il giovane Maggoth aveva “percepito”. Tutti quanti stavano sbaraccando, ma c’erano troppe persone e ci voleva troppo tempo per farli evacuare tutti.
    Tempo che si tramutò in una scarica di luce all’interno dell’oscurità. Colpi di blaster nella grotta. Urla disperate e silenzi improvvisi.
    Tutti i rifugiati cominciarono a fuggire in preda al panico in tutte le direzioni, la ragione offuscata dal terrore.
    Un adulto, suo padre, cercò di trascinare moglie e figlio verso un cunicolo interno, ma un soldato li vide, prendendo la mira. Sparò.
    La madre strinse a sé il piccolo, e lo coprì dalla scarica di energia, almeno in parte.
    L’immagine diventò completamente nera. Sar Agorn annuì, o almeno sembrava che lo facesse, mentre Maggoth sospirò.


    Cosa è accaduto poi?

    Mia madre non sopravvisse. Venne uccisa sul colpo, ed io venni colpito di striscio sul petto da un raggio, per questo il ricordo termina lì. Mio padre mi portò in salvo, e guarì la mia ustione, anche se ancora ho la cicatrice. Tuttavia, è sempre stata la ferita mentale a recarmi dolore più che la fisica.

    Si, lo sento. Ho percepito la tua tristezza su quel ricordo. Ma non vi era rabbia. Forse c’e stata in passato, ma ho sentito una consapevolezza maggiore del tuo ruolo, che ti ha fatto abbandonare quelle emozioni così pericolose. Forse dovuta a questo ricordo.

    Un’altra immagine pervase le sensazioni del Padawan. Questa volta si trovavano a Coruscant, poco dopo la fine della guerra. Si trovavano in un piccolo appartamento mal arredato, ma che il padra stava cercando di sistemare. Da bravo medico era avvezzo ad un luogo di lavoro idoneo, e lo stesso valeva per la sua casa. Sembrava tranquillo, ma il piccolo vicino a lui non lo sembrava affatto. Era irrequieto, muoveva costantemente i piedi ed osservava fisso il padre. Più lo guardava e più sembrava agitarsi.

    Padre, io…

    Ti ho già detto di no, Maggoth. Tu non entrerai nell’esercito.

    Il bambino si avvicinò a lui con sguardo a metà tra l’arrabbiato e l’incredulo.

    Ma perché?!

    Perché sei talmente furioso che rischieresti solo di farti ammazzare.

    Non è vero! Se mi potessi addestrare da soldato combatterei contro quelli che hanno ucciso la mamma!

    Ho già perso tua madre, non ho intenzione di perdere anche te!


    Il bambino cominciò a piangere lacrime furiose.

    Ce l’hanno portata via! Devono morire!

    Con quell’urlo tutti gli oggetti della stanza presero a tremare e a vibrare vistosamente per qualche secondo, poi s’interruppero.
    Il padre fissò il figlio con uno sguardo prima sorpreso, poi malinconico. Si inginocchio, in modo da arrivare alla sua altezza, e gli poggiò una mano sulla spalla.


    Figliolo, non dire queste parole cariche di odio. In questo enorme organismo che è l’universo, l’odio è un male violento e terribile. E’ stato l’odio a condurre quegli uomini sul nostro pianeta e a distruggere tutto. L’odio è un virus tremendo che può infettare chiunque, ma non possiamo permettere che accada anche a noi. Noi dobbiamo curare questo virus con le nostre medicine, con la compassione ed il desiderio di pace. Guarda ciò che hai appena fatto.

    Disse, indicando con un gesto il leggero caos intorno a loro.

    Tu hai dei doni, figlio mio. Doni che potresti usare per fare del bene in questa galassia. Qui, su Coruscant, c’è qualcuno che ti può insegnare come usare queste abilità, consigliarti come usarle. Sono persone buone, dedite a guarire questo universo. Gli Jedi.

    Il ragazzino rimase momentaneamente interdetto dalle parole del padre, ma soprattutto da ciò che implicavano. Aveva solo 10 anni, ma già da allora spiccava per intelligenza e comprensione.

    Vuoi…vuoi che vada al Tempio?

    Il Mon Calamari sorrise.

    Non è questione di quello che voglio, ma di quello che potrebbe essere più giusto per te. Loro possono aiutarti a controllare i tuoi poteri e ad usarli per salvare delle vite. Certo, dovrai andare via per lungo tempo, quindi è una scelta che solo tu puoi fare, ma voglio che tu capisca che credo sia la cosa migliore per te. Ci penserai?

    Io… si padre… ci penserò.

    Bene. Ora dammi un abbraccio, così poi usciamo e ti compro un dolce.


    L’immagine sbiadì con i due che si abbracciarono, svanendo nell’oblio.
    L’acquosa voce dell’antico maestro fece capolino.


    Si, qui è facile vedere come la tua strada si è formata verso il Lato Chiaro della Forza. Tuo padre è un uomo saggio. Fosse stato sensibile alla Forza sarebbe stato un grande Jedi.

    Nonostante questo è comunque un grande uomo. E un medico e aiuta le persone come può, quando può. E’ un po’ che non lo vedo, ma so che sta bene ed è fiero di me, così come io lo sono di lui.

    Sar Agorn emanò una sensazione di serenità ed approvazione per quanto visto finora.

    Hai avuto modo di avvertire le lusinghe del Lato Oscuro, ma sei sempre riuscito a tenertene a debita distanza grazie al tuo controllo e a persone che sono state capaci di aiutarti in quel frangente. Anche le tue esperienze da Jedi ti hanno reso ciò che sei.

    I ricordi presero a vorticare furiosamente intorno a lui, sfrecciando come speeder su strada.

    La tua gentilezza…

    Comparvero ricordi in rapida successione del suo passato. La guarigione di pazienti all’Ospedale sotto le sue cure, le sue parole gentili detti nei Bassifondi ad una ragazza confusa…


    …la tua compassione…

    I suoi frequenti utilizzi di poteri difensivi come le barriere o simili, la decisione di aiutare Orion nel suo percorso nella Forza, i suoi tentativi di porre fine ai conflitti chiedendo di cessare il fuoco, purtroppo quasi mai ascoltati…

    … e la tua conoscenza della Forza e dell’universo in sé ti hanno donato la consapevolezza del tuo ruolo. Tu sei un guaritore, Padawan, ed il tuo paziente è l’universo stesso. Credo che tu possa essere pronto per imparare a splendere, ma prima devo raccontarti una storia.

    La sua voce cambiò leggermente intonazione, divenendo ora ancora più seria e solenne.

    La storia del mio fallimento contro il Lato Oscuro, in modo che tu capisca e non commetta i miei errori.
     
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    Il Padawan si mostrò confuso alle parole di Agorn. Fallimento? Cosa poteva mai intendere con il suo fallimento nei confronti del Lato Oscuro? Decise di dare voce ai suoi dubbi.

    Mi scusi Maestro, ma che cosa intende? Lei è forse stato… toccato dal Lato Oscuro?

    Non era facilissimo trovare delle parole adatte a quanto detto finora, ma cercò comunque di essere il più gentile possibile. Non voleva insinuare che il Maestro fosse caduto preda delle ombre.
    La bizzarra creatura non la prese male in ogni caso, ma si limitò a fare un vago gesto con il suo corpo, come per dire “No.”


    Non fui io a subire il male, ma dovetti assistere. Avrei potuto evitarlo se solo avessi avuto una maggiore percezione di ciò che mi circondava, e del nemico che stavo per affrontare. Ora rilassati, giovane Padawan. Ti parlerò della storia di Cope Shykrill.

    Si trovavano ancora nella mente del Padawan quando delle “immagini” vennero immesse nella sua mente. Erano visioni, sensazioni, suoni… come se stesse direttamente visionando i ricordi del Maestro. Era strano, ma nonostante questo anche affascinante. Il Mon Cal si scoprì rapito da quanto vedeva. L’immagine di un pianeta comparve, accompagnato dal lento ma inesorabile ruotare della sua unica luna.

    Questo è Sacorria, un pianeta agricolo situato al limitare del settore Corelliano. Io ed il mio amico, il Maestro Nuck Lyu, eravamo in viaggio per il sistema alla ricerca di giovani force-sensitive. Avevamo da poco lasciato il pianeta e volevamo passare rapidamente sulla sua luna, Sarcophagus. Era una luna-cimitero dove gli abitanti del pianeta andavano a seppellire i loro morti. Possedevano una tale paura ma anche rispetto di quel luogo che era vietato dalla legge osservare la luna con mezzi come binocoli, per non mancare di rispetto ai morti, disturbandoli.

    L’immagine s’ingrandì vistosamente, passando a concentrarsi sulla luna. La sua superficie era costellata di lapidi, sarcofagi e mausolei. Era un enorme complesso funerario.

    Lì incontrammo un vedovo che ci parlò di uno strano avvenimento. Uno dei becchini del luogo, un bambino Seloniano, aveva seppellito le spoglie della moglie sollevandola in aria, come per magia, e posandola dolcemente sul fondo della fossa. Fummo ovviamente incuriositi da quel racconto e lo interpretammo come l’utilizzo della telecinesi attraverso la Forza.
    In breve tempo rintracciammo il ragazzo.


    Comparve l’immagine di una creatura somigliante ad una donnola dal pelo marroncino e bianco sul ventre, quasi nuda se non per un perizoma di pelle. Tuttavia aveva delle evidenti caratteristiche immature. Non poteva che essere un giovane di quella razza.

    Parlammo con la sua famiglia e li convincemmo che la strada migliore per lui era di venire con noi al Tempio. Furono molto grati di quella possibilità e dell’interessamento nei confronti del piccolo. Lo prendemmo con noi e ritornammo su Ossus.


    L’immagine del giovane Cope cambiò, ora indossava le classiche vesti Padawan e si trovava in varie situazioni di addestramento e studio.


    Shykrill crebbe enormemente durante i suoi studi. Era sempre gentile, non smetteva mai di studiare ed allenarsi, non faceva mai domande sbagliate ne mi rispondeva in maniera errata. Era un ragazzo prodigio. Ero orgoglioso di lui, era il migliore dei miei studenti. Non tutti erano d’accordo però.


    La visione cambiò, ed ora si vedevano i Maestri Agorn e Lyu che osservavano Shykrill mentre eseguiva un allenamento alla perfezione.

    Il Maestro Lyu aveva cominciato ad addestrare i Padawan nell’uso di un’arma da lancio che lui stesso aveva inventato, da utilizzare con la telecinesi. Era molto efficace, ma difficile da controllare. Nell’arco di pochi giorni tuttavia, Shykrill aveva completamente dominato l’arma, colpendo ogni volta con precisione millimetrica il bersaglio. Io, ovviamente, ero fuori di me per l’orgoglio, mentre il Nuck non era dello stesso parere. Disse che qualcosa in quel ragazzo non gli tornava, mi consigliò di stare attento, prendendo come esempio proprio quell’esercitazione. Lui, che aveva costruito quell’arma, aveva avuto bisogno di due mesi per utilizzarla a dovere, mentre il ragazzo aveva avuto bisogno di solo due giorni. Disse che quella sua abilità non era incredibile, era innaturale. Io ridussi i suoi sospetti a semplici errori di valutazione e, forse, invidia per la sua bravura.
    In ogni caso Lyu ripartì per Esseles, il pianeta dove fungeva il ruolo di Watchman, ma non prima di darmi un ultimo avvertimento, molto chiaro e diretto, di tenere attentamente d’occhio il ragazzo, che come lui voleva essere un guardiano di pianeti.


    L’immagine svanì e ne comparve un’altra, molto più familiare e calorosa.

    Passò del tempo e portammo vari Padawan a fare un campeggi odi alcuni giorni, per mantenerli a contatto con la natura. Mentre passeggiavo vidi un fuoco da campo vicino una parete di pietra, attorno a cui erano seduti alcuni Padawan. C’erano un Fia, un Nosariano, un Umano, e tutti e tre osservavano divertiti uno spettacolo di ombre che Shykrill stava facendo con le sue mani.

    La scena si mostrò davanti gli occhi del Mon Cal, con le ombre che si muovevano rapide mentre il racconto proseguiva.

    Il ragazzo stava raccontando la storia, alquanto avvincente, di due fratelli. Uno buono, l’altra malvagio. Il fratello buono desiderava piantare dei semi e vedere crescere fiori, alberi, frutta. Il fratello malvagio voleva invece consumare ogni cosa. Notai anche come aveva impostato i caratteri dei due fratelli in modo tale che il buono fosse intelligente e colto, mentre il malvagio fosse alquanto ignorante e poco avvezzo ai pensieri razionali. Il racconto scatenò le ilarità dei Padawan, ma in me causò altro. Mentre osservavo le sue mani muoversi ed agitarsi percepì un senso di invida e di vergogna avvolgermi. Mi sentivo confuso, quindi mi ritirai nella mia tenda per meditare su quelle sensazioni.
    Passarono ventitré minuti, ed non lo potrò mai scordare, prima di sentire delle urla disumane. Preoccupato uscì fuori, dirigendomi verso il focolare. Quello che vidi mi fece inorridire.


    L’immagine cambiò, e l’allegra immagine dei quattro Padawan intorno al fuoco venne sostituita da quella di un fuoco ormai prossimo a spegnersi mentre tre corpi erano a terra, ricoperti di sangue. L’unico in piedi era il Nosariano, lo sguardo vitreo ed i vestiti tinti di rosso. Impugnava una delle lame del Maestro Lyu. Maggoth rabbrividì nel vedere quella scena.


    Capimmo immediatamente che era stato lui ad ucciderli, ma come tentammo di avvicinarci lui cominciò ad urlare, dicendo che le ombre erano nella sua testa e no riusciva a mandarle via. Poi, come ultimo tentativo per ottenere quello che voleva, si uccise. Ti risparmierò la visione nel dettaglio dell’accaduto.

    La scena svanì nuovamente, per essere presto seguita dal Shykrill, completamente bendato, disposto su di un lettuccio.

    Riuscimmo a salvare solo Shykrill, che per sua fortuna non era ferito mortalmente, o perlomeno non abbastanza da morire subito. Il suo ricovero fu lungo, di settimane, ma sembrò lentamente riprendersi.
    Si stava ormai riprendendo quando, un giorno, decisi di fargli visita e chiedergli di accompagnarmi in una passeggiata. Gli avrebbe fatto bene.
    Camminammo a lungo, parlando poco o nulla, fino a che non giungemmo nel luogo della tragedia. Lui non sembrò sorpreso di quella scelta di destinazione.
    Gli dissi che avevo avuto modo di osservare il suo “gioco di ombre” e che era alquanto abile nel raccontare. Gli chiesi se le “ombre” con cui giocava gli avevano mai parlato. Lui mi rispose che già sapevo la risposta, e che aveva addirittura sentito che anche io avevo sentito le ombre quella sera, ombre che mi causarono i desiderio di avere delle mani da usare. Inoltre mi disse anche che non aveva ricordo se quelle ombre avesso cominciato a parlargli prima o dopo l’essere diventato un Jedi, e ritornò nel silenzio.


    Il Padawan avvertì nella voce del Maestro una nota di dolore e rammarico per l’accaduto, ma non disse nulla per non interromperlo e non essere inopportuno.

    Decisi di insistere e gli chiesi se, nella sua storia, lui era il fratello buono o quello cattivo. Allora lui, con una semplicità disarmante, mi rispose di essere il fratello che era sopravvissuto, e presto avrei raggiunto le ombre.
    In quel momento una sensazione di freddo, dolore e disperazione mi colse, sia internamente che esternamente. In quel momento non lo sapevo, ma sta esercitando l’influenza del Lato Oscuro su di me per risucchiare via la mia vita. Ma non fece in tempo.
    Così come il suo attacco era comparso, svanì nel nulla nell’istante della sua morte. Il Maestro Lyu, che avevo chiamato tempo prima, lo aveva decapitato con una delle sue lame. Avevamo intuito da tempo che la colpa della tragedia era sua, e per questo richiesi l’assistenza del mio amico. Lui aveva visto più lontano di me, e decidemmo che l’unico modo per liberarlo di quell’influenza malvagia era di farlo ricongiungere con la Forza. Così terminò la storia di Cope Shykrill.


    L’oscurità avvolse nuovamente la visione del Padawan mentre Agorn usciva dalal sua coscienza.
    Entrambi si ritrovarono nelle familiari stanze degli Holocron.


    Ti ho raccontato questa storia per farti capire un concetto fondamentale. Mai sottovalutare il Lato Oscuro e come, in ognuno di noi, ci sia il potenziale per cedere ad esso. Bada bene, questo non significa che prima o poi noi cederemo alle sue lusinghe, ma solo che nella nostra vita raggiungeremo dei momenti in cui esso ci tenterà. A te è già successo, quando desideravi vendetta per tua madre, ma non significa che non potrebbe riaccadere. Io lo dovetti affrontare come conseguenze di questi avvenimenti, il pensiero del mio fallimento che mi attanagliava. Alla fine lo superai, ma ciò mi permise di scoprire qualcosa d’importante, indagando nei nostri archivi e in me stesso.

    Riguardo questa “luce” di cui parlava Maestro Heleghion?

    Esattamente. Vedi, la “Luce” è una particolare manifestazione della Forza che è probabilmente la più grande arma nelle mani di un seguace del Lato Chiaro. Essa permette di indebolire l’influenza del Lato Oscuro in una creatura, un oggetto o un luogo, a volte anche eliminandola direttamente. E’ una manifestazione così pura del Lato Chiaro che persino i Sith temono il suo potere, perché ne indebolisce il legame con la Forza. E’ stato usato in passato per stroncare l’onnipotenza di alcuni Lord Sith, per negare il dominio su altre menti e per purificare alcuni luoghi permeati dal male. E’ un potere che solo chi comprende e risiede completamente nel Lato Chiaro può usare. Se avessi conosciuto questo potere all’epoca, forse avrei potuto salvare Shykrill, ma così non è stato. Tuttavia non possiamo ragionare in questa maniera, perché le eventualità del senno di poi non aiutano nella nostra strada verso la conoscenza. Possiamo solo valutare i fatti e trarne le nostre conclusioni. E la conclusione è che la Luce è uno strumento senza pari che la Forza ci ha donato.


    La spiegazione del Maestro Agorn aveva colpito nel segno, ed il giovane era completamente rapito da quelle parole. Ne capiva il senso profondo. Senza rendersene conto, esternò i propri pensieri.

    La…Luce… è un mezzo per sconfiggere il Lato Oscuro senza cedere alla violenza. E’ l’espressione suprema del credo dell’Ordine.

    Agorn “annuì”.

    Si, Padawan. Ho percepito in te la profonda affinità con l’essere Jedi, manifestata dai poteri che la Forza ti ha insegnato. Puoi guarire e difendere te stesso e gli altri, ed usare trucchi mentali minori, il meno possibile invasivi, per evitare i combattimenti. Hai anche appreso uno stile interamente basato sulla non-aggressione. La Luce sarebbe solo l’espressione ultima di questa tua dedizione. Ora che hai avuto modo di valutare tutto questo, ti chiedo: vuoi imparare ad usare tale dono, in modo che tu possa poi donarlo alla galassia?


    Nella sua vita il giovane Mon Cal aveva avuto diversi momenti colmi di dubbi. Il suo ingresso nei Jedi, la risoluzione migliore di problemi e conflitti, la conversione di Orion,il viaggio su Ryloth. Questo momento non era fra quelli. Era convinto come non mai. Sapeva istintivamente che la strada era quella giusta e che poteva fare del bene con quella capacità. Rispose di conseguenza.

    Si.

    E allora cominciamo. Il tempo è tiranno e l’oscurità è sempre in agguato, solo la Forza sa quanto abbiamo bisogno di una nuova torcia.
     
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    Era una mattina come molte altre su Coruscant, e nel luogo di pace e meditazione che era il Tempio Jedi la situazione non era molto diversa. Youngling che muovevano i primi passi nella Forza e Maestri veterani che meditavano profondamente sui suoi misteri più reconditi. Insomma, il solito.
    Tuttavia un certo Padawan stava vivendo qualcosa di familiare ma allo stesso tempo completamente nuovo. Stava ricevendo una lezione, si, ma talmente pregna di significato e d’importanza da far impallidire i suoi precedenti studi.
    Si trovava, come il giorno prima, nel Salone degli Holocron a studiare il lascito del Maestro Sar Agorn, uno degli antichi Maestri dell’Ordine.
    Il Guardiano del suo Holocron, rappresentato dal Maestro stesso, aveva passato la notte ad “aggiornarsi” sugli ultimi eventi attraverso un apparecchio collegato agli archivi, ed era ora pronto per proseguire gli studi con il Padawan.
    Maggoth prese l’Holocron e lo poggiò nuovamente di fronte a sé nella sala di studio, in modo da poter nuovamente comunicare con lui.
    Come il giorno prima l’immagine di Maestro Agorn si manifestò attraverso l’holocron e salutò il Padawan con una sorta d’inchino.


    Salute, Padawan. Spero tu abbia dormito bene. Sei pronto per cominciare?

    Si, Maestro Agorn.

    Bene. Per iniziare il nostro addestramento, è prima necessaria una lezione teorica sulla natura della Forza. E’ vitale che tu abbia una comprensione più approfondita su di essa prima di applicarti in maniera pratica.


    Era chiaro che la lezione stava prendendo una piega molto più teorica e filosofica rispetto al giorno prima. Nonostante questo il Padawan diede la massima attenzione alle parole di Agorn. Si vedeva nel suo sguardo che l’argomento lo interessasse. Dopotutto, lui era un accademico oltre che un Jedi.

    Come ben saprai, la Forza pervade ogni cosa nel nostro universo, tranne rarissime eccezioni. Non si sa nulla riguardo la sua formazione o se, come l’energia, non si crea ne si distrugge ma si limita a cambiare. Tuttavia la maggior parte delle correnti è concordi nel credere che sia questo il caso. Alcuni collegano anche l’energia con la Forza, cosa decisamente possibile, ma che al momento non riguarda la nostra lezione. Noi siamo più interessati sulla natura della Forza. Esistono diverse correnti e teorie al riguardo, ma noi Jedi crediamo che la Forza abbia due facce, il Lato Chiaro ed il Lato Oscuro.

    Il Padawan annuì. Conosceva quella filosofia, come ogni Jedi.


    Per noi la Forza è composta in prevalenza dal Lato Chiaro, ed il Lato Oscuro è solamente una sorta di deviazione innaturale ed entropica che corrompe ciò che tocca. Quando il Lato Oscuro prevale la Forza non possiede un suo equilibrio, e crolla. Lo scopo di noi Jedi è di mantenere la Forza in equilibrio, e quindi contrastare il Lato Oscuro con i mezzi che la Forza ci concede.
    La Forza è coincide con la felicità, la gioia, l’amore, la compassione e la calma. Si basa sulle idee di bontà, generosità, guarigione e saggezza. Noi ci avviciniamo e ci immergiamo nella Forza attraverso la meditazione. Cerchiamo sempre di evitare le emozioni quando incanaliamo la nostra concentrazione nella Forza, perché se ci facciamo controllare dalle emozioni non possiamo pensare a mente razionale su ciò che è giusto e sbagliato. Alcuni Jedi usano le emozioni positive per darsi più energia, ma è comunque una pratica che ha certi rischi, perché l’amore può diventare attaccamento e gelosia se non attentamente controllato. Bisogna sempre meditare su queste emozioni e saperle gestire. Non lasciare mai che siano le emozioni a gestire te.


    Per quanto fosse tutto interessante, il Padawan cominciava a chiedersi dove voleva andare a parare in quel momento Maestro Agorn. Sapeva già tutto questo. Era evidente che voleva rimarcare quelle nozioni perché sarebbero state usate, ma in che modo? Si trattenne dal chiedere, sapendo che aspettando pazientemente la risposta sarebbe giunta.

    Ti sto spiegando tutto questo perchè per poter richiamare a te la luce, devi capire al meglio ciò che è la Forza. Devi capire che ciò che ti ho detto finora è il fulcro teorico, ma non è tutto. Devi percepire la luce, ma soprattutto devi ESSERE la luce. Questo è fondamentale. Ora ritirati, e medita su quanto ti ho detto. Ritorna quì quando riterrai di aver meditato abbastanza.

    Maestro, non penso che si possa mai smettere di meditare nel cercare di comprendere la Forza.


    C'è saggezza nelle tue parole. Ma per questo esercizio, penso che tu possa riuscire nell'intento senza dilungarti eccessivamente. Puoi andare.


    Il Padawan si alzò, poggiando l'holocron nuovamente al suo posto. Salutò con un inchino, e si allontanò. Aveva molto a cui pensare.
     
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    In una delle salette per la meditazione il Padawan Maggoth Onduil era immerso in un profondo stato meditativo. Stava cercando di capire al meglio tutto ciò che il Maestro Agorn gli aveva insegnato e che si era raccomandato carpisse completamente.
    Doveva capire a fondo ciò che rappresentava la luce della Forza.
    Nei suoi pensieri cercò di rammentare quanto detto dal Maestro al riguardo, e quanto insegnatogli finora.
    Sapeva che la Forza rappresentava quanto di buono c’era nella galassia, l’equilibrio. Ogni cosa nell’universo era composta da essa o ne era pervasa, ed era questo che permetteva ai Jedi di sfruttare i loro poteri.
    Nel caso dell’Ordine, loro usavano principalmente la Forza nelle sue forme più benigne, dedite alla guarigione e alla protezione. Spesso venivano visti come campioni del bene, della giustizia. Cavalieri della compassione. Cercò quindi di concentrarsi su quelle emozioni.
    Chiamò alla memoria dei ricordi felici, che avevano costituito momenti importanti della sua crescita.
    Uno dei primi ad apparire fu anche uno dei più vecchi.
    Aveva pochi anni, forse tre o quattro, e la madre aveva preparato una specie di “dolce” per lui. Era composto da alghe e pesci sistemati in maniera da farla sembrare un tortino. Tutto questo mentre ormai vivevano da più di due anni negli abissi, senza quasi avere mezzi utili a cucinare in quel modo. Non aveva idea di come aveva fatto, ma era stato miracoloso. Certo, lui era talmente piccolo da non poter capire bene cosa volesse dire un tale sforzo, ma era comunque estremamente felice di quel bel regalo dopo mesi e mesi di privazioni. Cercò di rammentare la felicità di quei momenti, e conservarla in sé, per usarla dopo come catalizzatore.
    Sorrise al ricordo, poi lo lasciò andare e continuò a scandagliare dentro di sé.
    Si trovava in ospedale, quello stesso anno. Era da poco entrato in servizio, qualche giorno, e si ritrova ad assistere un medico qualificato durante un intervento d’urgenza su un paziente che aveva un emorragia interna cranica. Un cereano, quindi un’operazione molto complicata vista la mole del loro sistema nervoso. Il medico l aveva voluto come supporto per guarire le i microtagli sulle innumerevoli vene ed arterie che attraversavano il cranio, mentre lui si occupava di salvare il tessuto cerebrale.
    Fu un intervento lungo ed estenuante, ma alla fine il paziente si salvò, anche se con qualche complicazione e una lunga riabilitazione. Nonostante questo provò una profonda soddisfazione e gioia nel sapere di aver contribuito in maniera così rilevante a salvare una vita. Come prima, assorbì dentro di sé l’emozione profonda di quel momento, per poi lasciando andare.
    In breve giunsero altri ricordi, come il senso di giustizia provato nella cattura di Ra’Do oppure la compassione provata nel raccomandare Orion alle autorità repubblicane, in modo che gli venisse data la possibilità di mostrare la sua lealtà. Vide la sua determinazione e fiducia nell’entrare nella H.E.L.P. per aiutare, o l’amore profondo che provava per il padre, che l’aveva formato così profondamente.
    Vedeva tutto questo e si sentiva permeare di energia “positiva”, così tanti buoni sentimenti ed emozioni che lo attraversavano. Si sentiva così bene e felice, con tutti quei pensieri.
    Qualcosa però non gli quadrava. Come se stesso sbagliando profondamente. Ma come poteva essere? Cosa poteva rappresentare il Lato Chiaro più della gioia, della compassione, della generosità?
    Fu l’addestramento di anni e la sua tipica compostezza e disciplina accademica a rendergli evidenti la risposta. In quel momento lui stava fremendo per l’eccitazione. Era contentissimo, ma non lucido. Non stava analizzando la situazione, ma la viveva nel mezzo. Questo, per lui, era il metodo sbagliato. Non stava più entrando in comunione con la Forza attraverso la serenità e le sue percezioni, ma attraverso le emozioni e la loro spinta. Quello non era il suo sistema. Era quello di Dalen. Era quello che spesso usavano i Sith. Usare le emozioni come leva conduceva più vicini al Lato Oscuro, non poteva permettersi di agire così.
    Si costrinse a calmarsi, cercando di usare la meditazione per allontanare quelle emozioni e lasciare solo che la serenità e la consapevolezza di sé e di ciò che lo circondava fossero le uniche attività presenti in lui. Rallentò il suo respiro e, attraverso tecniche di meditazione e rilassamento, anche il suo battito rallentò leggermente.
    Stava facendo un errore madornale, ma il suo addestramento gli aveva permesso di capirlo, e di cambiare rotta in tempo.
    Sondò nuovamente se stesso ed i suoi ricordi, ma questa volta cercando quei momenti in cui la calma, il ragionamento razionale e la serenità furono il fulcro.
    Ebbene, i ricordi erano tantissimi. Ogni volta che studiava su di un libro, che meditava, persino quando si allenava sul Soresu, la calma era ciò che lo pervadeva. La concentrazione senza emozioni.
    Leggendo i libri e studiando nuovi teoremi la mente poteva essere colma di dubbi ed incertezze, ma era sempre la calma che riportava i suoi pensieri sul giusto tragitto.
    Quando si addestrava a volte sbagliava, il corpo incerto dei movimenti. Ma sempre la serenità restituiva al corpo il suo equilibrio.
    Ogni volta che meditava ed usava la Forza, erano le sue percezioni a guidarlo nella pratica, mai le sue emozioni. Era la calma più profonda a renderlo adatto al suo ruolo di guardiano della galassia.
    Era quello il nucleo e fulcro di tutta la Forza e dello sviluppo della luce. La serenità.
    Stette ore a meditare, cercando di entrare sempre più profondamente in quel senso di serenità che aveva scoperto. Nulla doveva essere più importante della calma. Certo, bontà, compassione, gioia, sono tutte emozioni importanti. Ma per un Jedi non sono nulla se non riescono ad usate in congiunzione con la percezione donata dalla serenità.

    Quando finalmente smise di meditare, si sentiva calmo e tranquillo come non mai. Respirò profondamente un paio di volte, poi si diresse nuovamente nella sala dove l’Holocron di Sar Agorn lo aspettava.
    Come sempre si inginocchiò di fronte ad esso, e lo attivò con un “tocco” di Forza.
    L’hologramma verde del Guardiano si attivò e la figura amorfa ma familiare di Sar Agorn comparve.


    Maestro.

    Salve, Padawan. Sei tornato. Sento che hai meditato a lungo e che la tua percezione è cambiata, più equilibrata.

    Si, Maestro.

    Bene, questo era fondamentale per il prossimo passo. Ora, dovremo discorrere di qualcosa per cui è necessario che tu sia perfettamente lucido.
    Parleremo del Lato Oscuro.
     
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    Sin dalla sua fondazione, l'Ordine Jedi, all'epoca conosciuto come Ordine Je'daii, ha sempre dovuto affrontare la questione dell'equilibrio della Forza. Fu questo conflitto a causare il Grande Scisma che divise i Je'daii in Jedi e Sith. Uno scontro durato per decine di migliaia di anni, senza mai un vero e chiaro vincitore, uno scontro di cui Maggoth aveva studiato in maniera intensiva e che ora aveva modo di ascoltare direttamente da un antico Maestro.

    So che tu sei un Padawan molto istruito, quindi immagino tu conosca la storia del nostro Ordine, così come le sue varie filosofie. Allo stesso modo penso che tu abbia delle conoscenze almeno basilari sul Lato Oscuro. Ebbene, noi oggi parleremo in maniera più approfondita di tale argomento, perché anche se potrai incanalare la tua luce, non potrai utilizzarla efficacemente senza conoscere il tuo nemico.


    Improvvisamente l’aria si riempì di tensione, come se l’ologramma si stesse vagamente accigliando… per quanto fosse possibile tale azione da parte di una massa informe di melma.


    Ma sia chiaro, dovrai mantenere la più salda concentrazione e rammentare la calma che hai raggiunto durante la meditazione. Solo discorrere di questi argomenti può causare disastri se la mente di chi ascolta non è preparata.

    Si, Maestro.

    Bene. Allora, cominciamo.

    La situazione si alleggerì leggermente, ma senza mai perdere d’importanza.

    Il Lato Oscuro è caratterizzato da tutto ciò che il Lato Chiaro aborra. Emozioni come rabbia, odio, avidità, gelosia, paura, aggressività, presunzione e, in generale, le passioni incontrollate. Per questo motivo, nell’uso della Forza, il Lato Oscuro è più incline a ferire e a distruggere. I fulmini di Forza, il soffocamento… sono tutti poteri che si basano profondamente sul Lato Oscuro, e lo si capisce facilmente. Un praticante del Lato Chiaro può usare tali poteri, ma si avvicinerebbe troppo al Lato Oscuro, e alla fine ne sarebbe dominato. Tuttavia non credere che non usando tali poteri un Jedi sia salvo dalla tentazione. Il Lato Oscuro, e non i Sith, è il vero nemico dei Jedi. Essi sono solo uno strumento di tale malvagità, anche se essi sono convinti del contrario. Dimmi, hai mai studiato l’opera prima del Maestro Tolaris Shim, “I quattro stadi del Lato Oscuro”?

    No. Questa temo mi sia sfuggita.

    Ti consiglio vivamente di leggerla. In ogni caso ora ti farò un riassunto, per farti capire i concetti base. Quell’opera tratta in particolare del modo in cui un Jedi può cadere vittima di questo grande male, e categorizza tale caduta in quattro stadi.
    Il primo stadio è la Tentazione. Il Lato Oscuro promette spesso cose di cui il soggetto ha bisogno o di cui ne sente il forte desiderio. Maggiore potere, una via d’uscita da una situazione drastica, la possibilità di dare libero sfogo ad emozioni e sentimenti. A volte sono dei Jedi che non sopportano il nostro stile di vita dedito al sacrificio per gli altri.
    Tuttavia, anche se la promessa del Lato Oscuro è di maggiore potere, non è ciò che avrai. Al massimo può essere considerata una scorciatoia, ma senza la saggezza necessaria per gestire tale potere, esso sarà solamente causa di autodistruzione.
    Questo stadio non comporta obbligatoriamente il passaggio a quelli dopo. Moltissimi Jedi hanno affrontato questo stadio e ne sono poi usciti, rientrando sulla giusta via. Ma sempre in guardia bisogna essere, perché credere di essere immuni a tale potere rende solamente più vulnerabili.
    Questo ci porta al secondo stadio, il Rischio. Una volta tentato, il soggetto si addentra sempre più nell’oscurità che lo circonda. Ma si convince che lui sarà superiore a tali ombre e non si lascerà corrompere. Oppure che usare il Lato Oscuro sia solo un mezzo per un fine superiore, un rischio necessario. Ritenersi superiore ai propri nemici non fa altro che renderti sempre più deboli nei loro confronti. Alcuni Jedi hanno raggiunto questo stadio ma si sono fermati i tempo. Hanno capito i loro errori e sono tornati sulla giusta strada, la loro visione ampliata da quella presa di coscienza. Altri, purtroppo, non hanno capito finchè non fu troppo tardi.
    Il terzo stadio è la Sottomissione. A questo punto, la caduta è completa. Gradualmente il soggetto capisce che si è addentrato troppo nel suo cammino nell’oscurità, e si convince che non ci potrà mai essere redenzione. Non potrà tornare indietro, e quinsi si spinge ancora più avanti, essendo l’unica direzione rimasta. Si sottomette al Lato Oscuro. Se credeva che fosse solo un mezzo per un giusto fine, ora tale idea non ha più rilevanza. Il mezzo è diventato lo scopo. Anche chi si era infiltrato in questa strada solo per annientarla scopre di aver giudicato male la potenza del proprio nemico, e di essersi addentrato troppo nel sentiero per riuscire ad abbandonarlo. La sottomissione decreta la fine della vita del soggetto. Da quel momento diventa solo ed esclusivamente una estensione del male a cui si riteneva superiore. La presunzione, Padawan, è stata la causa della loro rovina. Il terzo stadio è la fine di tutto.


    Maestro, mi scusi. Se la Sottomissione è il gradino più basso, cos’è il quarto stadio? Prima aveva accennato che ve ne erano quattro.

    Si, è così. Il quarto tuttavia è ben diverso dagli altri tre. Rappresenta un barlume di luce in un mare di tenebra. Il quarto stadio è la Redenzione. Vi sono alcuni Jedi caduti che, a seguito di profondi atti di introspezione o drastici avvenimenti, capiscono il loro terribile errore e riescono a ritornare sulla retta via, anche se ad un prezzo.
    Secondo Tolaris per essere redenti un soggetto deve compiere un atto di eroismo senza usare il Lato Oscuro. Questo include salvare la vita di qualcuno attraverso sacrifici personali, o aiutare a rimediare ad un torto causato da loro stessi. Chiunque riesca a compiere questi sacrifici può essere redento. Ma attenzione, perché tali casi, purtroppo, sono rari. La maggior parte di chi discende nelle tenebre rifiuta ogni luce e ne desidera solo l’estinzione. Per quei soggetti, molto spesso, vi è una sola via. Dovranno essere ricongiunti con la Forza.
    Per aiutarti a comprendere questi quattro stadi, ti invito a meditare sulla storia di Anakin Skywalker. Sono convinto che la conosci bene. Egli è uno dei soggetti che ha affrontato tutti e quattro i momenti di cui abbiamo parlato. Ha dovuto subire la Tentazione più volte, quando su Tatooine ha ucciso i Sabbipodi responsabili della morte della madre, oppure quando l’allora Cancelliere Palpatine gli riferiva dei prodigi del lato Oscuro. Quando ha deciso di voler conoscere il potere necessario a salvare la senatrice Amidala, potere oscuro, sapeva a cosa andava incontro ma era convinto di poterlo dominare. Li ha corso il Rischio. Vi è infine stata la Sottomissione a Darth Sidious e ai Sith, con le conseguenti tragedie che conosciamo. Alla fine però, nel vedere suo figlio Luke Skywalker soffrire per mano della causa del suo tormento, ha sacrificato la sua vita per salvarlo. Quella è stata la sua Redenzione.


    Seguirono alcuni momenti di silenzio in cui il Padawan assorbì le informazioni ricevute, assimilandole dentro di sé. Ne capiva l’importanza e non voleva perderne in alcun modo il significato.

    Ti ho parlato di questi stadi perché devi capire a che punto si trova il tuo avversario e per comprendere se sia possibile redimerlo. La Luce è potente, ma non onnipotente. Può permettere ad un soggetto caduto di levare la nebbia dal suo giudizio e capire il suo errore, ma se egli si rifiuta di capirlo, resta solo da compiere il tuo dovere.

    Il Padawan annuì, anche se un po’ rattristato da tale concetto.

    Dovrò ricongiungerlo alla Forza.
     
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    Il giovane Padawan era stato nuovamente mandato da Agorn a meditare su quanto imparato. Doveva valutare ciò che era stato detto sul Lato Oscuro, trarne le sue conclusioni e cercare di capire come, secondo lui, la Luce avrebbe potuto aiutare in varie situazioni, magari anche della sua vita.
    Era seduto in una delle salette, profondamente concentrato, ma calmo.
    Aveva avuto modo di conoscere il Lato Oscuro, e non solo teoricamente. Aveva visto i Sith nell’accademia a Kahlee ed aveva percepito la tenebra in quelle mura. Era permeata di sofferenza e rabbia.
    Istintivamente l’aveva sentito anche su Dac, quando le squadre di rastrellamento li stavano cacciando. Sentiva l’odio e la paura tutto intorno a sé. Avvertiva le passioni sfrenate di Ra’Do mentre puntava le sue vittime, e la presunzione di Kari e dei Twi’lek su Ryloth. Purtroppo nessuno di questi era un Sith, e personalmente non ne aveva dovuti affrontare a Kahlee. Personalmente era in difetto nella conoscenza sui Sith, perlomeno a livello di esperienza diretta. Ma era proprio per questo che doveva riuscire a andare a fondo con quella abilità, così da essere pronto in qualunque momento potesse servire. Non si poteva mai sapere quando avrebbero potuto attaccare.
    Non aveva modo di sperimentare di persona il Lato Oscuro, perlomeno non volontariamente. Pensare di fare delle “prove” con artefatti oscuri era pazzia. Rappresentava chiaramente l’avvicinarsi al secondo stadio, il Rischio. Non aveva la presunzione di credere senza alcun dubbio di poter resistere al Lato Oscuro. Che potesse essere più o meno probabile era una cosa. Anche se gli avessero fatto visionare delle reliquie Sith lo avrebbero sicuramente posto sotto attenta sorveglianza di almeno un Cavaliere, ma sarebbe già stato pure troppo rischioso. No, era assolutamente fuori questione. Se voleva avere una qualche vaga idea del Lato Oscuro in un posto dove non avrebbe corso rischi eccessivi, sapeva dove andare.
    All’Ospedale Galattico.
    Una delle varie ali della clinica era dedicata ai malati terminali, coloro che, nonostante le numerose cure, erano al di là di ogni rimedio. Maggoth si era sempre sentito a disagio a stare laggiù, e ora capiva perfettamente perché.
    La sofferenza quasi permeava le mura di quelle sale. Il dolore fisico di chi stava patendo a causa del loro male. Avvertiva la paura di coloro che stavano per lasciarci e non sapevano cosa li avrebbe attesi dopo, o se addirittura ci fosse stato un dopo. La rabbia di un giovane che aveva tutta la vita davanti, o l’invidia di un anziano tetraplegico nel vedere le giovani infermiere passare oltre, camminando. Sentiva tutto questo in quelle sale, e rischiava di sentirsi male. La tristezza delle famiglie che salutavano un parente ormai lontano.
    Per le normali persone non era facile stare lì, ma per un Force-sensitive come lui era davvero difficile non andarsene via per smettere di sentire tutto quel male. La prima volta che era entrato là dentro aveva sentito un mancamento. Non gli piaceva stare lì. Forse doveva andar via.
    Mentre meditava sul da farsi passò davanti ad una stanza, dove una signora molto anziana stava riposando. Il Padawan fu costretto a fermarsi per quello che avvertì li dentro. Calma. Tranquillità. Serenità.
    Fu attratto da quelle sensazioni come una falena, ed entro nella stanza. Fece tuttavia il possibile per non svegliarla.
    Rimase lì diversi minuti, immobile, ad osservarla. Era echani, ora lo vedeva, e molto anziana. Doveva avere circa novanta anni. La cartella clinica parlava di cardiopatia avanzata. Nulla di inusuale in una donna particolarmente anziana.
    Eppure in lei non c’era nessuna delle emozioni negative che si sentivano nel resto dell’edificio. Al contrario la sua era pura pace.
    E non solo in lei, ma in tutta la stanza era così. Il Jedi avverti che la donna era una Force-Sensitive, ma di un grado estremamente debole. A malapena percettibile nella Forza. Come poteva fare questo?
    Poi lo capii. Tutti quanti i pazienti in quel luogo erano afflitti dalle normali emozioni della natura umana quando affrontava la morte imminente. Dolore, tristezza, paura, rabbia, tutte umane sensazioni.
    Lei sembrava invece aver raggiunto una tranquillità quasi disumana. Aveva fatto pace con se stessa e con quello che le stava per accadere, Non sapeva se lei credeva o no nella Forza, in un’altra religione o in nulla, ma era completamente tranquilla sul suo destino. Non temeva la morte.


    “Non c’è la morte; c’è la Forza.”

    Salutò con il capo la signora, e si allontanò da quel luogo, portando con se quella esperienza così importante.
     
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    Come spesso gli era capitato in questi giorni il Padawan Maggoth si era recato nella sala degli Holocron per parlare con Maestro Sar Agorn, o per meglio dire con il suo holocron.
    Quel giorno era lì per raccontare ad Agorn della sua visita all’ospedale. Voleva avere una sua opinione al riguardo, essendo il suo Maestro in quella vicenda.


    …e la stanza era completamente priva di qualunque traccia di emozioni negative. Lì il Lato Oscuro era assente.


    La verde figura amorfa del Maestro chinò leggermente la parte superiore della sua massa, come per annuire.

    Si, non mi stupisce. Se è come mi hai raccontato, la signora è un Force-sensitive e, anche se non addestrata, ha espanso spontaneamente il suo stato d’animo nell’ambiente circostante. Deve possedere una certa misura di empatia.

    Lei… stava usando la Luce?

    Non per forza, e sicuramente non coscientemente. Ci sono altri modi per indebolire in questo modo l’influenza del Lato Oscuro, anche la mera presenza. Tuttavia, data la bassa affinità con la Forza che le hai rilevato e la presenza semi-permanente del Lato Oscuro in quel luogo, direi che sia più probabile che, effettivamente, abbia inconsciamente usato una primordiale forma di Luce. Se avesse effettivamente usato il potere in tutto il suo potenziale, si sarebbe illuminata brevemente. E’ uno degli effetti della Luce. Mi raccomando, semmai ti troverai ad usare quel potere, almeno per ora non farlo nei confronti dei luoghi permeati d’oscurità. E’ molto più difficile e rischioso che farlo nei confronti di una persona. Ma bada bene, non esiste un modo preciso per sviluppare quell’abilità. Ognuno lo fa a modo proprio ed in base a come recepisce la Forza. Tu mi avevi riferito di percepirla come un flusso di acqua e che, appunto, ti basi sul metodo tradizionale Jedi di avvertirla con i tuoi sensi, e ti limiti semplicemente ad incanalarla. In base a questo dovresti trovare il tuo metodo, un sistema che segua questi requisiti. Tuttavia non dimenticare quanto appreso qui, perché ti sarà estremamente utile.

    Ne farò tesoro, Maestro.


    Agorn annuì.

    Bene, allora per ora io mi ritiro. Non ho altro da poterti raccontare ed insegnare su questo argomento, o perlomeno che ti possa tornare utile. Ritorna da me quando avrai padroneggiato la Luce. Che la Forza sia con te.

    E con lei, Maestro.

    Ritengo sia più giusto dire che io sono con la Forza.

    L’immagine svanì, lasciando il Mon Cal da solo con i suoi pensieri.



    Maggoth ritornò nuovamente nell’Ospedale, all’ala malati terminali. Non sopportava l’aria di quel posto, ma gli serviva. Per poter apprendere a dovere quel potere aveva bisogno di verificarne l’efficacia, e quello era l’unico posto in cui era presente il Lato Oscuro dove una permanenza temporanea non avrebbe presentato rischi evidenti. Non era un Nexus della Forza come lo era il Tempio Jedi, ma comunque presentava una notevole inclinazione verso il Lato Oscuro.
    Chiese alle infermiere dei vari pazienti presenti. Ne cercava uno senza parenti in visita e che principalmente dormisse o, purtroppo per lui, fosse in coma.
    Il paziente era un vecchio ithoriano che era in coma da diverso tempo, ma presentava caratteristiche semicoscienza. Rispondeva ad alcuni stimoli e a volte nel suo “sonno”, si agitava leggermente, come se facesse degli incubi. Era praticamente perfetto. Non avrebbe rischiato di disturbarlo con la sua presenza, e forse sarebbe anche riuscito ad aiutarlo.
    Entro nella stanza 7F. L’ithoriano, sdraiato sul lettino, era incubato attraverso le sue varie gole e respirava faticosamente.Ovviamente dormiva, quindi non sembrò notare minimamente la sua presenza. La macchina per i segni vitali non segnalava variazioni da quando era entrato.
    Il giovane chiuse la porta della stanza e si sedette su una poltroncina non distante dal paziente. Chiuse gli occhi, ed entrò in meditazione.
    In breve percepì la presenza del Lato Oscuro, anche se flebile, in quella stanza. La permeava e non rendeva più facile stare lì. Concentrandosi, il Mon Cal cercò di analizzarla, per capire che tipo di emozioni fluissero in quella pozza nera.
    Avvertì dolore e sofferenza lì, e probabilmente esse arrivavano dal paziente stesso. La sua cartella diceva che si trovava lì da diversi mesi ormai, quindi aveva avuto tutto il tempo per trasmettere quelle sensazioni.
    Nella Forza quelle sensazioni le percepiva come un flusso nero che pervadeva il mare della Forza, lo contaminava. Avvertiva se stesso invece come una sfera trasparente e quasi luminosa in quel grigio abisso. Fece per cercare attivamente di contrastarla, ma si ricordò le parole di ammonimento di Agorn. Non i luoghi, le persone. Spostò la sua percezione verso il paziente.
    Avvertiva che anche lui era contaminato dal Lato Oscuro. Poco, e nulla che si potesse ripercuotere gravemente su di una persona, ma abbastanza da farla star peggio.
    Era un circolo vizioso. Più stava male, e più la stanza veniva contaminata. Però la contaminazione della stanza peggiorava le sue condizioni, ed il cerchio si chiude con una continua autosofferenza del poveretto.
    Forse poteva alleviare il suo di dolore. Dolore che non era causato solo dal dolore fisico, perché era sotto farmaci anestetici. No, era l’influenza oscura del posto che ne aumentava il dolore. Ma dato che lui era l’inizio, forse poteva interrompere il ciclo se purificava lui.
    Cominciò a meditare profondamente, ricercando quella serenità e tranquillità che sapeva essere dentro di sé. Richiamò alla mente e ai sensi del corpo e dello spirito tutti quei momenti in cui l’aveva raggiunta. Le sessioni di meditazione, lo studio, gli allenamenti.
    Percepì, lentamente, il proprio corpo rilassarsi sempre più. Stava entrando nella meditazione profonda. Alcuni oggetti intorno a lui cominciarono a levitare, ma lui non vi diede peso. Non erano un problema. Nulla lo era in quel momento.
    La sua mente si rischiarò di ogni pensiero negativo e la tensione svanì dal suo corpo. Percepiva sé stesso nella Forza, e sembrava diventare sempre più luminoso. Lentamente si alzò e si avvicinò all’ithoriano, che ancora non si rendeva conto di nulla. Avvicinò la sua mano al suo viso, e fece un gesto che simulava una carezza. Non lo toccò, ma attraverso la Forza percepì che la sua luminosità stava traspirando da lui e si stava spostando verso il malato, mischiandosi alla sua ombra.
    Non lo poteva vedere visivamente, perché ancora teneva gli occhi chiusi, ma lui stava risplendendo di una leggera aura di luce, una luce che sembra vorticare dolcemente attorno al suo braccio e trasferirsi dentro l’anziano.
    Il Padawan percepì chiaramente l’oscurità che andava retrocedendo, indebolita. Non era svanita, ma sembrava molto, molto più debole. La sofferenza era andata attenuandosi, ora mischiata con una certa misura di calma.
    Quasi sapendo inconsciamente cosa fare, ritirò il braccio. La Luce smise di muoversi verso l’anziano, e nell’arco di pochi secondi svanì del tutto, ritornando al normale flusso chiaro del Mon Cal.
    Uscì dalla meditazione con lunghi respiri, mentre gli oggetti che levitavano si riposarono dove erano partiti.
    I suoi muscoli ora erano leggermente più indolenziti e gli pulsava flebilmente la testa. Avvertiva una generale fiacchezza del suo corpo, ma nulla di grave. Piuttosto rivolse le sue attenzioni ai segnali vitali del signore.
    Erano apparentemente più stabili. Il polso era leggermente rallentato e anche visivamente si notavano differenze. Non respirava più affannosamente come prima, sembrava più rilassato.
    L’influenza del Lato Oscuro, anche se non svanita, era notevolmente diminuita.
    Soddisfatto di sé, Maggoth osservò l’orologio, e rimase basito. Era rimasto là dentro per quasi un’ora. Aveva completamente perso la cognizione del tempo in meditazione. Tipico, ma non così frequente per lui. Non che ci fosse qualche particolare problema, non aveva fretta.
    Uscì lentamente dalla stanza, salutando con il capo l’anziano signore.
    Aveva fatto un enorme passo avanti nella sua conoscenza della Forza, eppure sapeva che era solo una misera goccia nell’oceano di sapienza che era la galassia. Sorrise, sapendo che anche se non avrebbe mai avuto modo di sapere tutto, avrebbe fatto del suo meglio per sapere abbastanza.
     
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    Maggoth passò molti giorni, poco meno di un mese, a viaggiare tra il Tempio e l’Ospedale. Si stava allenando nella abilità che, almeno per ora, sembrava aver appreso. Quando stava nelle sale di meditazione del Tempio passava il tempo a raggiungere calma e serenità, immerso nella Forza.
    Quando poi andava all’Ospedale metteva in pratica gli insegnamenti ricevuti e cercava di alleviare la sensazione generale di sofferenza che il Lato Oscuro aveva portato. A volte riusciva nel suo intento, altre no. All’inizio aveva anche difficoltà a trovare la serenità necessaria, ma con il tempo ci prese la mano e si abituò a determinati meccanismi. Sapeva che quando necessario la Forza lo avrebbe aiutato, e guidato.
    Tuttavia non aveva risolto i problemi del posto. Alcuni pazienti erano migliorati, nel senso che avrebbero passati i loro ultimi momenti di vita con una maggiore serenità d’animo. Altri, purtroppo, non furono così fortunati. Ciò non poté che causare rammarico a Mon Cal, ma sapeva che non poteva sempre riuscire, e in ogni caso non meglio di quanto stava facendo ora. E nonostante questo, sapeva che stava facendo del bene. Portava equilibrio in quel luogo, e un po’ si pace per i suoi residenti.
    Dopo quel periodo di prova, il Padawan ritornò per un’ultima volta nella Sala degli Holocron.
    Come sempre prese l’holocron di Maestro Sar Agorn e lo attivò. La luce verde illuminò nuovamente le immediate vicinanze, e comparve la ormai familiare immagine.


    Salve, Padawan Onduil. Ci rivediamo. E’ passato un po’ di tempo.

    Poco meno di un mese, Maestro. E’ un piacere rivederla.

    Anche per me, giovane. Dimmi, come procedono i tuoi studi?

    Molto bene. Mi sono allenamento molto e credo di aver raggiunto un livello accettabile. Sono qui per chiedere il suo parere.

    Bene allora. Mostrami ciò che hai imparato.


    Il Padawan si concentrò, questa volta però senza chiudere gli occhi, ma guardando il suo braccio. Mentre percepiva la calma che lo invadeva, il braccio cominciò a rispendere di una soffusa luce bianca, come una piccola torcia.


    Bene, vedo che riesci a richiamare il potere abbastanza in fretta. Questo può servirti nei tuoi scontri con i Sith. Utilizzato a dovere ti donerà un vantaggio significativo, e la possibilità non solo di sconfiggerli, ma addirittura di redimerli. Ma stai attento, sempre in guardia. La capacità di giudicare le persone e le emozioni altrui, così come il suo orientamento nella Forza, ci è donato dalle nostre percezioni. Ed esse sono valide solo quando siamo calmi e sereni. Mantieniti saldo e tranquillo, cosciente dei tuoi limiti e di ciò che ti circonda, e avrai successo.

    La Luce dal braccio andò scemando, fino a svanire.


    Si, Maestro.

    Ricordalo sempre, perché è fondamentale. Ogni essere vivente, per quanto immerso nell’oscurità, ha la possibilità di riemerge da quell’oceano di tenebre. Alcuni ci riescono con le proprie forze, altri trovando appigli inaspettati. Altri ancora, la maggioranza, necessitano di una mano di chi riesce a navigare sicuro sopra queste acque. Ma ricorda. Non lasciare che, nel tentativo di salvare una di queste povere anime, tu finisca per cadere in quel torbido mare e affoghi. Potresti morire perché essi tenteranno di ucciderti, o peggio ancora potresti venire trascinato anche te nelle tenebre e no trovare più la via del ritorno. Se coloro che vorresti salvare non vogliono essere salvati, la quarta fase non è più applicabile. Saranno per sempre bloccati nella Terza, e solo una scelta spetta a noi Jedi per riportare l’equilibrio. Una triste scelta, ma l’unica. Il motivo per cui portiamo delle spade laser con noi.

    Il Mon Cal annuì. Aveva capito fin troppo bene che alcune persone erano irrimediabilmente corrotte, e anche se era suo desiderio salvare tutti, non era così presuntuoso da credere di poterlo fare. Non poteva salvare tutti, ma avrebbe fatto del suo meglio per salvare chi poteva.


    Prima che ci salutiamo, ricorda anche l’importanza del purificare non solo le persone, ma anche i luoghi. Così come le persone possono corrompere i luoghi, può accadere anche il contrario. Se incontrerai posti colmi di oscurità e avrai la capacità di purificarli, fallo fin dove ti è possibile. Non ti addentrare troppo in essi, perché la Tentazione ed il Rischio sono sempre in agguato. Non farlo ora, che non possiedi ancora l’affinità necessaria. Ma, se più avanti l’avrai, fallo. Riporta l’equilibrio naturale nella Galassia.

    Si, Maestro. La ringrazio con tutto il cuore per quanto mi ha insegnato. Sarei stato fiero di conoscerla.

    Oh, ma tu mi hai conosciuto. Io sono nella Forza, e la Forza è in tutti noi. Tu conosci me, così come io ho conosciuto te. Che la Forza sia con te, Padawan.


    Che la Forza sia con lei Maestro.

    L’Holocron si spense, lasciando il ragazzo nuovamente nell’oscurità. Ma questa volta, lui aveva dentro di se una luce. Una torcia per dissipare le menzogne delle tenebre.
     
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    Un autoaddestramento coi controfiocchi, mi è proprio piaciuto.

    Tecnica appresa! Ti avviso che in termini di gioco potrai usarla appieno solo se rimani bene allineato al Lato Chiaro, sul 10.

    Coereza e caratterizzazione: 10
    Qualità: 10
    Crescita: 17
    Fattore: x1.2
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