New Star Wars Gdr

Calore glaciale

Addestramento in Protezione

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    Muovendosi a passi svelti ma controllati, il Padawan Maggoth si mosse tra i corridoi e le sale del Tempio. Era pomeriggio inoltrato, ed era da poco che aveva ricevuto una comunicazione da parte del Gran Maestro Heleghion. Gli chiedeva di raggiungerlo quanto prima nelle sale antistanti i giardini, per discutere di una faccenda importante.
    La convocazione sorprese un poco il giovane, perchè non se l'aspettava. Si trovava negli Archivi a studiare i Quattro stadi del Lato Oscuro che Maestro Sar Agorn gli aveva consigliato di approfondire, ma ci mise poco ad interrompere il tutto e a dirigersi verso il punto d'incontro. Perchè mai l'aveva chiamato? Che fosse per avere un resoconto più dettagliato del suo addestramento? Dopotutto non aveva più fatto rapporto, aveva solamente comunicato di aver terminato con il suo utilizzo del'Holocron, in modo tale che il suo permesso potesse essere revocato. Probabilmente era per quello.
    Però diceva che era importante. Forse riguardava quella missione a cui aveva accennato tempo prima? Poteva essere, effettivamente. Forse aveva atteso per chiamarlo in modo tale da assicurarsi che avesse imparato come imbrigliare la Luce.
    Ma quel tipo di comunicazione di norma avviene nella Sala del Consiglio, insieme agli altri membri disponibili. Non avrebbe avuto motivo di chiamarlo laggiù. Doveva essere un altro motivo.


    Inutile fasciarsi la testa in anticipo, andiamo lì e basta, così scroprirò l'arcano.


    In poco tempo e dopo un paio di turboascensori, il Mon Cal giunse nel luogo dell'incontro, e cominciò ad attendere pazientemente l'arrivo del Maestro.
     
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    Molte sono le caratteristiche dei jedi, ma la pazienza forse è quella più rappresentativa.
    Panzientare difronte a un compito, pazientare difronte a un nemico oppure pazientare difronte a un incontro.
    Il gran maestro fu infatti dispiaciuto da quel ritardo, ma non rammaricato. <<buonasera Maggoth, mi spiace averti fatto attendere, ma c'erano delle questioni in consiglio che mi hanno trattenuto più del previsto>> il miriluka appariva con una delle sue classiche vesti larghe e lunghe che gli cadevano dalle spalle oscurando le fattezze atletiche del suo corpo. <<mi hanno comunicato che hai concluso con successo la consultazione di un holocron... Bene così, ci sono molte cose che al nostro ordine sfuggono con il tempo; ma che gli archivi e gli holocron mantengono; alcune storie andrebbero ricordate con attenzione, a fini solo accademici, altre sono vere e proprie perle di saggezza che spesso fanno impallidire tutti noi>> c'era dell'umiltà in quelle parole, ma i suoi lineamenti rimasero freddi, quasi impassibili. <<ma dimmi: è stata un'esperienza costruttiva?>>
     
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    Il Padawan si inchinò per salutare Heleghion. Il suo rango, ma soprattutto la sua saggezza, esigevano rispetto.

    Non si preoccupi, Maestro. Sono tempi duri ed il nostro intervento è richiesto sotto molte forme. E' normale che il Consiglio sia molto impegnato. Piuttosto la ringrazio per la sua disponibilità nel dedicarmi del tempo.

    Il miraluka poi accennò al suo studio dell'Holocron. Allora forse la convocazione era dovuta proprio a quello. Parzialmente sollevato, il giovane fece un rapido resoconto mentale su quello da dire.

    Si, Maestro. L'Holocron del Maestro Sar Agorn conteneva numerose nozioni utili, e ho solamente grattato la superficie nel mio studio. Il Guardiano, che rappresentava le fattezze di Maestro Agorn stesso, è stato molto disponibile nell'istruirmi. E la ringrazio per avermi suggerito di chiedere della Luce. E' stata un'esperienza unica e, mi scusi il gioco di parole, illuminante. Ho compreso molto della Forza e dei suoi aspetti, e soprattutto ho avuto accesso ad un modo per portare maggiore equilibrio, indebolendo il Lato Oscuro. Se mi permette...

    Il Padawan si concentrò brevemente, attingendo alla sua serenità e calma interiore, ed espandendola verso l'esterno. Il suo corpo divenne brevemente luminoso per alcuni secondi, poi torno nuovamente normale.

    Per rispondere alla sua domanda, si, è stato molto costruttivo.

    Sorrise, non per l'orgoglio di aver ottenuto la maestria necessaria ad usare un così complicato potere, ma piuttosto per la consapevolezza di quanto bene poteva essere fatto, se utilizzato nel modo corretto. Ma senza cadere nella presunzione di poter risolvere tutti i problemi della galassia. Avrebbe fatto certamente del suo meglio, ma non era onnipotente. Quella era uan concezione che avvicinava al Lato Oscuro.
     
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    <<bene giovane Jedi, molto bene>>
    Si avvicinò a lui, giusto per mettergli una mano sulla spalla <<ma attento, proprio per sua stessa natura il lato oscuro si nasconde per attaccarci proprio quando ci sentiamo più sicuri e abbassiamo la guardia>> sorrise, ma il suo era più un sorriso d'apprensione che di compagnia <<questo, come già saprai, non significa certo che bisogna stare continuamente in ansia, così faremo solo il suo gioco>> si riallontanò avanzando verso una vetrata che portava a un balcone <<non c'è emozione, solo pace>> una pausa solenne, appositamente escogitata per far si che quelle parole risuonassero nella testa dell'allievo <<seguimi, sei pronto per affrontare un'ulteriore passo nella tua preparazione>> detto questo, si sarebbe avviato sul balcone aprendo la porta trasparente davanti a lui.

    Piu a vanti, raggiunto grazie a delle scale, si affacciava l'intero giardino del tempio. Un luogo pacifico e pieno di vita; dove la Forza stessa inspirava tranquillità in tutti coloro che vi passavano. Un grosso cerchio stava nel mezzo limitato da siepi perfettamente semi-circolari.
    Se il moncalanari non avesse detto nulla di rilevante, il maestro lo avrebbe guidato attraverso il giardino seguendo i sentieri principali , per poi finire proprio nel mezzo di quel cerchio sabbioso
     
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    L'apprensione del Maestro era comprensibile, e anche se il Padawan riteneva non fosse necessaria, diede comunque profonda attenzione alle sue parole. Ignorare il Rischio equivaleva a caderci dentro. E infatti lui non lo avrebbe ignorato, ma sarebbe sempre stato pronto. Non temendolo, perchè la paura è un'arma del nemico. Ma capendolo ed evitandolo.
    Poi il Maestro chiese se si sentisse pronto per andare avanti nel suo addestramento, ed era così. Certo, era un pò sorpreso perchè non si aspettava che Heleghion trovasse il tempo di istruirlo ancora. Una piacevole sorpresa, certo, anche se inattesa. Ma dopotutto non si smetteva mai d'imparare.
    Lo seguì all'interno dei giardini, un luogo molto bello e, per certi versi, il migliore di tutto il Tempio. Era ricco di vita e trasmetteva serenità.


    Mi è sempre piaciuto molto stare quì, anche se effettivamente non ci vengo tanto spesso quanto vorrei. Sono sempre molto assorbito dagli studi. Probabilmente potrei ortare quì alcuni dei miei libri, ma non m igodrei allo stesso modo l'ambiente.

    Il Maestro lo condusse fino al centro di un piazzale composto di sabbia e ghiaia. Lo seguì, pazientemente, in attesa che parlasse. Non aveva bisogno di chiedere, perchè sapeva che con il tempo gli avrebbe rivelato la motivazione di quella scelta.
     
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    I due arrivarono nel luogo prescelto e quando furono al centro, faccia a faccia, il maestro finalmente si mosse.
    Con un unico, elegante movimento, si tolse di dosso la tonaca guidandola con la Forza verso un Ithoriano che sembrava attendere già da tempo, in disparte.
    Sotto quell'ingombrante vestito, si rivelò l'uniforme Jedi. Attillata ed elegante, ma allo stesso tempo comoda. L'ideale, anzi, l'essenziale per le missioni che tutti i Jedi affrontavano per la galassia <<amico mio>> si riferì telepaticamente all'ithoriano, il "custode" del giardino <<siamo pronti, fai uscire tutti e sigilla le porte, ti chiameremo quando avremo finito>> parole inquietanti se interpretate da un certo punto di vista; comunque dette come se nulla fosse.
    <<hai ragione Maggoth, è un ottimo luogo per studiare e, si, la sua bellezza andrebbe contemplata per esser apprezzata appieno; ma delle volte è bene raggiungere un compromesso>>
    Detto questo si mise seduto con le gambe incrociate poi proseguì <<questo luogo, in condizioni speciali, è particolarmente adatto anche per certe esercitazioni>>
    Delle nuvole cominciarono ad addensarsi sopra di loro, proprio come se li stessero cercando.
    Nel frattempo l'ithoriano era tornato, segno evidente che aveva appena svolto il suo compito.
    In mano aveva qualcosa di nero... Un cilindro? Beh, quella almeno era la forma.
    <<spesso quando ci prepariamo per compiti particolari, o progetti da compiere, idealizziamo talmente tanto la cosa che ci dimentichiamo dove tutto questo avrà luogo>> parole enigmatiche accompagnate da un vento più forte del solito <<ci immaginiamo posti al caldo, belle giornate da mattina a sera... Ma tutta la galassia, come la Forza ci insegna, è viva... E non sempre ci è favorevole>> [alterazione ambientale]
    Iniziarono a cadere delle piccole goccioline, poi da scroscio d'acqua, arrivò la pioggia.
    L'Ithoriano, con aria annoiata, prese il cilidro e lo utilizzò; era un ombrello. <<perciò è buona cosa saper reagire a queste situazioni... E la Forza, come sempre, si rivela una preziosa alleata. Quest'oggi, se lo vorrai, ti insegnerò come farlo>>
    Avrebbe atteso una risposta che, se fosse stata affermativa e prima di domande sarebbe stata seguita da questa domanda <<dimmi, a intuito, come credi che la Forza ci possa proteggere?>> non a caso accentò quel termine
     
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    Il Maestro si tolse il mantello che passò telecineticamente a Tomla, il custode dei giardini. Non lo aveva visto arrivare.
    Un messaggio telepatico partì da Heleghion e arrivò fino a Tomla, ma anche Maggoth lo capì. E non solo come messaggio dal significato confuso, ma piuttosto ben chiaro. Questo voleva dire che il miraluka aveva voluto che anche lui sentisse. Tomla procedette ad eseguire quelle bizzarre disposizioni. Bizzarre e preoccupanti, ma il Padawan sapeva che il Gran Maestro non correva rischi inutili con i suoi Padawan. Sapeva essere duro, si, ma non crudele.
    Cominciò a parlare dell'utilità di quel giardino nell'ambito dell'addestramento, ma parte delal concentrazione del ragazzo era stata rapita dalle nuvole che sistavano addensando sopra di loro. Nuvole piccole ma concentrate. Inoltre Tomla, ora ritornato, impugnava uno strano cilindro. Cosa stava accadendo?
    Il suo istruttore prese poi a parlare della galassia e di come essa sia viva e a volte sfavorevole verso di noi, e tale frase venne marcata dall'inizio di una pioggia, prima leggera, poi più intenso. Anche il vento si era alzato d'intensità. Il custode, poco sorpreso, prese il cilindro e lo aprì, svelando l'arcano. Era un ombrello. Il Mon Cal non potè fare a meno di sorridere. L'acqua non gli dava fastidio, dopotutto lui era di una specie acquatica. Anzi, era quasi rinfrescante.
    Il Maestro incalzò, questa volta domandando come, secondo lui, la Forza poteva proteggerci dalle avversità esterne. Il Padawan ci ragionò sopra brevemente. Aveva già una risposta più o meno pronta, perchè aveva già affrontato la questione dei pericoli dall'esterno, anche se di natura differente.


    Bè, credo che la Forza possa erigere una specie di "tuta" attorno a noi. Come quelle ambientali da pilota. Creare un sistema chiuso che ci permetta di sopravvivere in condizioni come caldo e freddo estremi, forse anche da agenti batterici e radioattivi. Però bisognerebbe stare attenti a non bloccare completamente la respirazione, altrimenti si morirebbe soffocati. Ad esempio, se finissi in una situazione di vuoto, dovrei creare una tuta che mi protegga sia dal vuoto a cui il mio corpo non sopravviverebbe, sia alla mancanza di ossigeno.


    La questione era spinosa e complessa, e coinvolgeva la mente del giovane a più livelli. Era una sfida.
     
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    <<dici bene, una tuta protettiva potrebbe essere utile...>>
    Il bendato ascoltò attentamente le parole del giovane e avvertì anche il suo impegno nel dare una risposta; un impegno che si, non diede una risposta esatta, ma comunque gli fece evidenziare uno degli errori.
    <<ed è esattamente su questo che si soffermarono molti studiosi prima di te, di me... Prima dell'ordine stesso ora che mi ci fai pensare>> era facile intuire la vasta conoscienza del gran maestro; non solo nel lato chiaro della Forza, ma anche nella storia di coloro che l'hanno studiata. <<come hai già notato tu, però, quel metodo può essere... Pericoloso>>
    Il vento si fece forte, la pioggia più battente, ma ancora nulla di ingestibile o particolarmente anomalo per quel pianeta. <<puoi rischiare di isolarti e soffocare, esattamente come hai previsto tu; ma c'é dell'altro>> e quell'altro probabilmente avrebbe sfatato l'ipotesi dell'umanoide <<la tecnica da te descritta, sarebbe applicabile; ma sconvieniente. Questo almeno rispetto alle altre che tutt'oggi sono conosciute>> l'ithoriano se ne stava immobile, anche lui sotto l'ombrello, all'asciutto <<una tuta, una barriera, un muro, qualsiasi protezione che potresti erigere con la forza; secondo te quale grosso difetto potrebbe avere?>>
    Le risposte potevano essere veramente innumerevoli; ma forse il campo poteva restringersi drasticamente se visto dal punto di vista di chi aveva avuto esperienza con queste cose... Maggoth per esempio, sapeva usare muro della Forza. Una protezione che si ergeva a difendere il suo utilizzatore per pochi secondi.
    La risposta stava tutta li: perché si disperdeva dopo pochi secondi?
     
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    Le intemperie peggioravano mano a mano, ma nulla di insopportabile. Cominciava a fare fresco però.
    Heleghion fece notare al Mon Cal i vari direi della sua idea, e gli chiese di identificare il principale, che non avrebbe ancora veramente rivelato.
    Pensandoci, Maggoth si rese conto che la natura in effetti durava poco. Lui stesso non riusciva, con la massima concentrazione, a farla durare più di un minuto. Dire voce ai suoi pensieri
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    Bè, la durata è uno dei grossi difetti. Non potrei farla durare abbastanza da essere utile, ed inoltre rimarrei bloccato, quasi immobile. Questo perché devo rimanere concentrato su di esso. Quello che servirebbe sarebbe un mantenimento passivo, come per il Danger Sense. In quel modo potrebbe durare molto di più
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    <<eccellente>>
    A quanto pare quelle era la risposta esatta, nulla di più, nulla di meno; il gran maestro non era un tipo che utilizzava le parole a caso.
    <<dunque capisci da solo anche l'importanza del sapersi muovere in quelle situazioni>>
    Bam!
    Un fulmine cadde a circa sei metri dal giovane.
    <<una "tuta" ti protegge dalle interprete, ma non da fasci d'energia o deflagrazioni varie>> Evidentemente non l'aveva fatto cadere per spaventarlo, ma per renderlo partecipe dei rischi che avrebbe corso.
    <<dunque il movimento rimane essenziale tanto quanto il tempo>> l'ithoriano comunque non apprezzò molto, lo si poteva vedere dallo sguardo, improvvisamente acceso.
    <<ecco perché una tecnica migliore è quella che segue un approccio completamente diverso, non crea muri, ma entra in armonia con la Forza vivente...>>
    Una pausa abbastanza eloquente, era scontato che si aspettasse un intervento dell'allievo. Una domanda... O un'interpretazione
     
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    Il fulmine colse completamente impreparato il Padawan che fece un passo indietro per la sorpresa. Un fulmine. Il Maestro stava completamente piegando gli elementi al suo volere, e quel fulmine ne era la dimostrazione. Le seguenti spiegazioni chiarivano diversi punti ma non completamente. Per esempio lasciavano l'intero concerto base ancora oscuro. Anche se non nella situazione più favorevole per pensare, il Padawan fece del suo meglio per giungere ad una conclusione.

    Mi vengono in mente solo due metodi per fare ciò che ha suggerito. Adattare il proprio corpo rendendolo adatto alle condizioni avverse, oppure un approccio più... Scientifico. Calore, radiazioni... sono tutte diverse manifestazioni dell'energia. Innestando un meccanico automatico tra i vari equilibri energetici, si potrebbe teoricamente assorbire l'energia esterna e convertirla in un ambiente immediatamente vicino al corpo adatto alla sopravvivenza. Una volta innestato, dovrebbe continuate fa solo. Credo.

    Quell'ultima parola quasi smontava tutto il suo discorso, ma non era completamente sicuro. E le condizioni in cui si trovava a pensare non erano delle migliori.
     
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    Il maestro scosse la testa.
    <<vedi, Maggoth, la Forza come già sai, ci circonda in ogni sua forma, anche la più avversa>>
    Avvertendo l'agitazione del giovane non si scompose, ma ansi il vento cominciò a tirare più forte e la pioggia a farsi più fredda, quasi gelata... Piano piano si trasformò in grandine.
    <<dobbiamo quindi appellarci a essa affinché cambi forma... Se qualcosa ti picchietta contro, rendila molle, se qualcosa ti da freddo, fai in modo che quel freddo non arrivi>> parole sempre più enigmatiche per un concetto che non era affatto semplice da spiegare; per questo continuò.
    <<prova a chiudere gli occhi e concentrati su ciò che ti colpisce>>
    avrebbe aspettato che questo ubbidisse per continuare
    <<intercettali, prova a farli scivolare sul tuo corpo... Comunica con la Forza, fai in modo che essa cambi forma per te>>
    In qualche modo, era come se la tecnica prevedesse di comunicare alla Forza un messaggio di "cessate il fuoco"; una cosa che solo un Jedi avrebbe potuto capire
     
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    La pioggia, sempre più incessante, era ora diventata una fastidiosa e dolorosa grandine. Tomla era visibilmente a disagio e anche il Padawan si sentiva poco bene. Si coprì la testa con le mani mentre cercava di sentire il Maestro attraverso il rumore intenso della pioggia. Heleghion gli disse che doveva "semplicemente" impedire agli elementi di danneggiarlo. Non proprio facile a farsi, ma cercò di dare retta, per quanto possibile, alle indicazioni del miraluka. Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi su chicchi di grandine che lo colpivano. Anche se con una certa difficoltà, credeva di riuscire a percepire la Forza anche in quella scarica di ghiaccio. Ma era impossibile trasmettere ad essa la propria volontà, entrare in comunione con tutti quei frammento così dispersi.
    Poi capì il suo errore il quel modo di pensare. La Forza era unica e ovunque, tutto era collegato e quindi non era necessario "collegarsi" a tutti. Bastava uno solo, e sarebbe stato abbastanza. Espanse i suoi sensi tormentato verso l'esterno, in tutte le direzioni, trasmettendo alla Forza la sua presenza ed il suo essere parte di essa. Non era necessario ferirlo
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    E la grandine fu pioggia sulla pelle di maggoth...
    <<bene così Maggoth!>> si congratulò il gran maestro. <<continua>> quasi come una sfida.

    Avrebbe osservato attentamente l'allievo mentre cercava di mantenersi in quello stato.
    Poi avrebbe aggiunto.
    <<percepisci il freddo sul tuo corpo? È il tuo calore che viene richiamato dalla Forza vivente! È uno scambio!>>
    La grandine cominciò a placarsi un poco, d'altronde il suo scopo era stato appena compiuto.
    <<sta a te capire come interromperlo; Come... staccarlo>> il maestro sembrava divertirsi con i giochi di parole; chissà, forse era un suo passatempo...
     
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    La sua interpretazione funzionò e la grandine ritorno pioggia a contatto con la sua pelle. Ricevette anche le congratulazioni del Maestro, ma il freddo ora stava aumentando e la sensazione di disagio si faceva sentire come non mai. Non faceva freddo come su Ilum, ma non era neanche Tatooine. Tuttavia si concentrò per non perdersi d'animo. La tecnica non strana richiedendo particolare concentrazione ora, dato che lo scopo era quello, però ora il freddo lo stava seriamente infastidendo. Fece del suo meglio per ascoltare le parole di Heleghion su come doveva interrompere quello scambio. Aveva già allargato le proprie percezioni, quindi le mantenne per avvertire questa volta il calore del suo corpi che veniva assorbiti dall'ambiente esterno. Lo vedeva come un flusso che si irradiava esternamente, e per certi versi la Forza lo seguiva. Poteva interromperlo, mantenerlo confinato all'interno di lui. Bloccare quello scambio di calore, ma solo quello. Di certo non quello d'ossigeno.
     
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