New Star Wars Gdr

La Forza è tutto

Autoaddestramento in "Infusione di Forza"

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    Erano passati quasi due mesi da quando Maggoth era stato elevato al rango di Cavaliere, e ancora si sentiva strano a quel pensiero. Sapeva perfettamente di essere preparato quanto poteva a quel ruolo e di essere anche abbastanza abile, ma non poteva fare a meno di sentirsi un pò inadeguato. Forse per la sua giovane età, chissà.
    Aveva passato la maggior parte del tempo che aveva con Karatar, ad istruirlo e a farlo ambientare in quel nuovo mondo, dividendo gli insegnamenti fra la Forza e l'ordine Jedi, e varie uscite a Coruscant. Lo aveva portato fuori quasi ogni giorno per fargli conoscere l'attuale galassia e farlo familiarizzare con tutte quelle nuove conoscenze. Anche le cose più semplici gli erano aliene. E anche in quei momenti in cui non era possibile uscire, portava Karatar nell'Archivio, in modo tale che potesse studiare ciò che avveniva all'esterno, al storia della Galassia e tutto quanto. Mise particolare impegno nell'insegnargli i valori morali del Codice Jedi, perchè non voleva rischiare che l'Ysanna, così vicino per anni a fonti di lato oscuro, rischiasse di cadere sotto l'influenza di quel male.
    Quel giorno aveva lasciato la giornata libera a suo Padawan per farlo riposare e, soprattutto, perchè voleva portare avanti un progetto personale.
    Aveva tenuto d'occhio i lavori di riparazione dell'holocron nel Maestro Gar Anstak, quello che lui stesso aveva riportato indietro. Era interessato a visionarlo una volta riparato, e sapeva che il Consiglio non aveva nulla da obiettare perchè era stato lui stesso a riportarlo al Tempio, ed il primo ad interfacciarsi ad esso in millenni. Sarebbe stato un onore poter studiare quel reperto così antico.
    Tuttavvia, proprio l'età di quel reperto aveva creato un grave problema. Era danneggiato, e a quanto sembrava non si riusciva a ripararlo a dovere. La parte fisica era stata sistemata, ma c'era una qualche "interferenza", un disturbo nella Forza contenuta nel cristallo di emergere. Probabilmente il cristallo era stato danneggiato più del previsto, ma anche dopo essere stato riparato non sembrava comunque funzionare. I tecnici lo avevano reputato completamente irreparabile, eppure Maggoth era convinto che non era così. Chiese ed ottenne di poterlo visionare, così lo prese e lo portò nella sua stanza, dove Lady Bant, il suo astrodroide, stava in attesa.


    Oh, salve Cavaliere Maggoth, ben trovato. Non vedo il Padawan Karatar con lei. Immagino sia giorno di riposo.

    La piccola droide parlò con il vocalizzatore, quindi la voce risuonò digitalizzata, ma ormai il Cavaliere si era abituato. Come consuetudine, mentre parlava il droide tirò fuori le appendici a mano, per accompagnare le frasi.

    Salve a lei, Milady. Si, credo che ora stia facendo un giro per i giardini. Comunque ho una cosa da fare, e gradirei il vostro aiuto, se possibile.

    Senz'altro. Mi dica.

    Vorrei mi desse una mano a controllare se questo Holocron è integro o meno. Parti danneggiate, componenti mancanti, cose così.

    Capisco. Non sono esperta di questi oggetti, ma farò il possibile. Controlliamo pure.
     
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    Il controllo durò diverso tempo, e sia lui che Bant faticarono molto a verificare le condizioni fisiche dell'holocron, ma i risultati furono gli stessi del laboratorio.
    Holocron perfettamente integro, compreso il cristallo per la visione del "Guardiano" dell'holocron, che tuttavia rimaneva inerte, completamente insensibile ai richiami esterni, fossero essi audiovisivi, elettrici o della Forza.
    Lady Bant si passò una "mano" sulla "fronte", come per togliere il sudore.


    Beh, Cavaliere, mi dispiace ma non riesco a trovare nessun tipo di problema. A mio avviso i tecnici del laboratorio hanno fatto un ottimo lavoro.

    Ed è ciò che penso anche io, eppure nulla. Non funziona. Dovrò trovare un altro sistema.

    Mi avvisi se la posso aiutare in altri modi, Cavaliere.


    Detto ciò Lady Bant si appoggiò al muro e tornò in uno stato di stand-by, in attesa di ulteriori istruzioni. Maggoth invece rimase per diversi minuti ad osservare l'holocron, nella speranza di riuscire a trovare una soluzione al problema, ma più ci pensava e meno capiva. Quelli, comprese, erano i limiti della scienza. Ma un holocron non era scienza, era "magia", la Forza. Se il problema non era nelle componenti fisiche, allora doveva essere nell'energia che la muoveva.
    Si sedette sul pavimento e poggiò sul pavimento anche l'holocron, poi chiuse gli occhi. Lentamente entrò in meditazione, e sempre con al stessa cautela si avvicinò "spiritualmente" al piccolo oggetto di fronte a lui.
    Fisicamente era abbastanza grande da poter essere contenuto in una mano, ma nella Forza appariva con un'aura evidente. Non paragonabile ad un essere vivente, certo, ma comunque ricco di energia. Sembrava un fulcro di onde marine in costante movimento all'interno di uno spazio minuscolo, ricco di vita.
    Questa semplice cosa lo preoccupò un pò. Perchè tutto quel movimento all'interno di un Holocron? Era un diario personale, non avrebbe dovuto essere così...potente. Qualcosa non quadrava.
    Secondo la sua esperienza, un holocron emanava un'energia tranquilla, semplice, e solo addentrandosi all'interno di essa allora poteva cominciare a risultare più mobile e frenetica. Ma questo era quasi esclusivamente competenza del Grande Holocron. I più piccoli non presentavano mai queste caratteristiche. Non aveva una risposta, e la cosa lo preoccupò non poco.
    Decise per ora di interrompere, per ragionare e documentarsi meglio.
    Si alzò, deciso, e decise di spostarsi verso uno dei suoi luoghi preferiti del Tempio. Gli Archivi.
    Li c'erano anche trattati riguardanti gli Holocron, e forse avrebbe potuto trovare una risposta alla sua domanda, e magari anche una soluzione per riparare quell'oggetto così antico ma importante.
     
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    Gli Archivi, come sempre, si rivelarono illuminanti.
    Inizialmente il Cavaliere fece un pò di fatica a trovare tutto il necessario, perchè la creazione degli Holocron era un argomento molto delicato, ed ormai era diventato raro che venissero creati nuovi holocron. Era un processo difficile e complicato, e la maggior parte dei Maestri preferiva aggiornare quelli già esistenti.


    "Forse è questa poca conoscenza in materia di Holocron che ci mpedisce di ripararli a dovere."


    Il mon calamari maledisse l'Impero. In seguito al dominio dei Sith, la maggior parte del sapere dei Jedi era andato perduto, e non tutto era stato ritrovato. Ecco perchè per lui era stato così importante ritrovare Ossus e la sua biblioteca. Molte cose potevano cambiare con quelle nuove, o per meglio dire antiche, conoscenze.
    L'Archivista aiutò come poteva il giovane Cavaliere, ma solo dopo una lunga serie di finti successi, trovarono un breve trattato sull'argomento, scritto da un Maestro ormai defunto, Restelly Quist.
    In quel trattato si citava come gli holocron fossero composti da cristalli organici organizzati in reticoli. Quella particolare conformazione permetteva una maggiore trasmissione e configurazione dei dati, immagazzinandoli. Descriveva anche tutto il necessario per creare le componenti materiali, ma soprattutto parlava di come fosse necessaria ed obbligatoria la presenza della Forza durante i lavori. Se l'holocron non veniva trattato con la Forza, non era nulla di più di un bel soprammobile. La Forza era necessaria per armonizzare i cristalli, che rispondevano ad essa, ricevere le informazioni ed organizzarle, memorizzandole al suo interno. Inoltre, era sempre grazie ad essa che il Guardiano, la "voce" dell'Holocron, prendeva forma. Se qualcosa non andava con la Forza, allora l'holocron non poteva funzionare.
    Quella fu una notizia eccellente per il Cavaliere, perchè ora poteva ridurre le possibili cause ad un solo ambito, ovvero quelle della Forza. Ma esse potevano essere innumerevoli. Una "fuoriuscita" di Forza, una corruzione dei dati o addirittura della Forza stessa, oppure qualcuno l'aveva manomessa. C'erano innumerevoli motivi, e lui ora doveva solo scoprire quale.
    Ripose tutti quanti i documenti che aveva raccolto e salutò l'Archivista, ritornando rapidamente nella sua stanza per esaminare nuovamente l'holocron. Questa volta però, sapeva cosa doveva cercare.
     
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    Ci mise alcuni giorni a riprendere gli studi sull'Holocron, perchè Karatar richiedeva molto impegno e tempo e quindi non poteva disporne liberamente come sperava. Tuttavia non considerava certo quell'impegno come tempo sprecato, anzi. Era vitale dedicare tutto il tempo che poteva al proprio allievo, per permettergli di crescere a dovere. A lui era andata bene, non aveva avuto un Maestro che lo seguisse passo passo lungo il suo cammino, ma era stata una eccezione. Voleva che Karatar godesse di tutto il supporto possibile.
    Ma ogni tanto anche i Maestri necessitavano di tempo libero, e il Cavaliere aveva deciso d'impegnarlo nel riparare l'holocron.
    Si trovava ora nelal sua stanza, da solo. Non c'erano né Karatar, in Archivio a studiare, né Lady Bant. Ella in realtà era presente, ma era in modalità di risparmio energetico, quindi stava essenzialmente dormendo.
    Maggoth si posizionò davanti alla sua scrivania, con l'holocron poggiato sul mobile. Si sedette, chiuse gli occhi e si concentrò.
    S'immerse nel flusso della Forza, che lo avvolgeva e lo confortava. Avvertiva l'ambiente intorno a sé, le pareti, il letto, l'armadio, Lady Bant, la scrivania e, sopra di essa, l'Holocron.
    Si concentrò su di esso, osservandolo da più lati.
    Per molti minuti rimase lì, a percepirlo, osservarlo attraverso la Forza. Non notava particolari danni, o difetti, od anomalie che potessero causare tali problemi, ma questa era solo la superficie. Sapeva già che non avrebbe trovato nulla lì, ma voleva comunque verificare.
    Si spostò, approfondendo la sua "visione" e concentrandola verso l'interno, dove si trovava il cuore dell'apparecchio.
    Ad una prima osservazione, il cristallo sembrava integro e senza problemi, ma questo già lo sapeva. La parte fisica no naveva particolari difetti. Era sulla Forza che risiedeva il problema, e nella Forza avrebbe trovato la soluzione.
    La sua visione gli permetteva di capire molte cose. Normalmente poteva solo capire l'ambiente intorno a lui, la presenza o meno di esseri viventi e se avessero una particolare attitudine alla Forza, specie se addestrati. Ma questo era possibile anche in breve tempo, pochi secondi. Certo, il raggio d'azione era limitato, ma comunque abbastanza ampio ed aumentava con l'esperienza. Da quando era tornato da Ossus aveva compiuto passi da gigante su quel fronte, aumentando la sua percezione di più di venti metri in poco tempo, come se la consapevolezza acquisita su Ossus, il nuovo grado e responsabilità avessero aperto un cancello. Si sentiva molto più sicuro di sé e tranquillo, ed ora riusciva addirittura a gestire contemporaneamente due differenti flussi di Forza, utilizzandoli per scopi diversi. Certo, era comunque un effetto stancante e non aveva particolarmente migliorato la sua resistenza agli sforzi. Certo, ora non rischiava più di crollare a terra dopo un paio di poteri, ma non era diventato uno wookiee.
    In quel momento la sua percezione gli permetteva anche di capire altro. Il cristallo era quasi vuoto, quasi senza Forza all'interno. La causa non era chiara, oltre che bizzarra. Tuttavia questo restringeva di molto il campo. Di norma erano pochi i motivi per cui siccedeva qualcosa del genere. Il primo era dovuto a forze esterne che estraevano la Forza dall'oggetto, più o meno bruscamente. Di norma però in quel caso l'oggetto non avrebbe funzionato fin da subito, perchè sarebeb stato vuoto già da prima, e non quasi vuoto.
    Il secondo motivo era una fuoriuscita naturale dovuta ai più disparati motivi, probabilmente per il degrado a cui l'holocron era stato sottoposto. Questo spiegava il motivo per cui prima il Guardiano era visibile e ora no. Durante l'utilizzo si era ulteriormente consumato, mentre ora che era stato riparato non c'era più quel problema e quindi quel poco residuo era rimasto.
    Ora però un altro problema sorgeva. Era possibile "ricaricare" il cristallo? E se si, avrebbe mantenuto le informazioni originali?
     
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    Il Cavaliere decise di andare per tentativi, ma soprattutto, con pazienza. Doveva documentarsi quanto poteva su quel cristallo e sugli Holocron, e cercare di entrare in comunione con l'oggetto stesso.
    Come prima cosa cercò negli Archivi altre informazioni al riguardo, ma trovò poco o nulla. Si era già reso conto prima che non c'erano quasi più dati al riguardo, ma allo stesso modo si era reso conto che i pochi frammenti sparsi in giro portavano avanti informazioni in comune molto utili.
    Ad esempio raccontavano di come Holocron diversi riportassero gli stessi dati, o parti di esse, come fossero dati di un computer.
    Nel Grande Holocron erano presenti diverse testimonianze diverse provenienti da altri holocron, e riportati nello stesso identico modo. Ciò che lui aveva appreso dal Maestro Sar Agorn attraverso il suo holocron era qualcosa che era presente anche nel suo fratello più imponente, e infatti questo testimoniava come fosse possibile trasferire dati da un cristallo all'altro. In un certo senso, significava copiare la conoscenza all'interno dell'oggetto prima di trasferirla in un altro. Questo significava anche che era quindi possibile copiare più volte quei dati, e quindi anche se troppo "deboli" per essere capiti, amplificandone la potenza attraverso altre copie contenute all'interno dello stesso cristallo forse sarebbe stato possibile risolvere quel problema.
    Ne parlò quindi con l'Archivista Leance, che fu molto felice di aiutarlo. Il giovane aveva passato moltissimo tempo in quelle sale, tanto che erano quasi come casa sua, quindi era un viso estremamente familiare.


    Altri dati sugli holocron? Bè, tutto quello che avevo te l'ho passato.

    Lo so, ma mi chiedevo un'altra cosa... da quando l'ordine è stato ricreato, il Gran Maestro Skywalker si era dato un grandaffare per ritrovare quanta più conoscenza possibile. Questo equivale ad Holocron e simili. Nei tempi prima della Grande Oscurità, i Jedi trasmettevano i loro dati attraverso questi mezzi, e ne copiavano spesso il contenuto nel Grande Holocron. Viene ancora effettuata questa pratica?

    Ah, ho capito, la traslazione degli insegnamenti. Si, viene ancora usata, anche se è un processo lungo. Richiede entrambi gli ogetti ed un praticante della Forza che faccia da tramite. Si passano i dati del primo oggetto al Jedi, che poi la passa nel Grande Holocron. C'è anche un macchinario che permette di farlo, ma a volte si perde qualche dato nella copia quindi si tende ad evitare.

    Come quando ho trasferito le notizie moderne nell'holocron di Sar Agorn.


    Si, il concetto è lo stesso.

    E se, per esempio, volessi trasferire dei dati nello stesso identico holocron?

    Lei parve confusa e non capiva la domanda.

    Ora ti spiego meglio...
     
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    L'idea del Cavaliere era qualcosa di mai tentato prima e dal risultato incerto, tuttavia aveva tutte le carte in regola per funzionare.
    Il tutto era partito dal concetto di trasferire i dati da un holocron all'altro. Funzionava in maniera simile a due datapad che non avevano modo di comunicare tra di loro ma che dovevano trasmettersi dei dati. Si prende una datacard, si trasferiscono i dati i nessa e si portano quindi all'altro datapad, ed il gioco è fatto.
    Il concetto era lo stesso. I datapad erano due holocron, e la datacard era un praticante della Forza, un Jedi.



    E allora perchè trasferirlo nello stesso holocron?


    L'Archivista era una fanciulla estremamente sveglia, ma faticava a raggiungere il punto che Maggoth gli stava indicando, forse perchè era un metodo non ortodosso.

    Quando trasferiamo i dati da un computer alla datacard, essi vengono in realtà copiati, e tu mi hai confermato che la stessa cosa accade con la traslazione degli insegnamenti. I flussi di Forza all'interno del Jedi vengono modificati, diventando uguali a quelli dell'holocron e trasportando le stesse informazioni, che poi vengono inserite nel nuovo holocron. In questo modo l'holocron originale mantiene la sua Forza originale, mentre quello nuovo se ne trova di nuova in aggiunta, con i nuovi dati. Quindi, perchè non farlo in modo tale che l'holocron originale ed il destinatario siano lo stesso oggetto?


    Ma i dati del primo sono corrotti. Non puoi trasferirli, sono troppo danneggiati.

    Maggoth sorrise, aspettandosi quell'obiezione.

    No, non sono danneggiati. Sono semplicemente contenuti in una quantità di Forza talmente piccola che non riusciamo a leggerla. Un pò come se avessimo cercato di ridurre la grandezza di un file all'interno di un archivio compresso. Occupano meno spazio, contengono tutto ma non sono accessibili esternamente finchè non li estrai. Per estrarli, dobbiamo fare così. Pensaci. Il mittente ha Forza 10, ma gli serve almeno Forza 100 per poter cominciare a funzionare ed "estrarre" i dati da sé stesso. Io copio i dati e li trasferisco nel flusso di Forza che viene nuovamente diretto nell'holocron, che ora si ritrova con una copia identica dell'archivio originale, ma ora che vale Forza 20. Riprendo questa Forza 20 e la copio prima di inserirla di nuovo, e diventa Forza 40, e così via. In pochi passaggi avrò nuovamente riempito l'holocron con tutta la Forza necessaria, mi serve solo del tempo.

    Leance ci pensò un poco sopra, poi annuì.

    D'accordo, potrebbe funzionare. Ma ricordati che il trasferimento è un processo che richiede molto tempo. Non finirai prima di domani, e sarà sfiancante. Lo sforzo non sarà maggiore di quello della meditazione, ma durerà per molto tempo e potresti avere difficoltà. Tuttavia ricorda, non potrai interrompere il processo, altrimenti rischierai davvero di perdere i dati.

    Va bene. Allora penso che prenderò congedo, avrò parecchio da fare.
     
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    Il giovane Cavaliere cominciò ad organizzarsi come meglio poteva per quel lavoro che avrebbe impegnato diverso del suo tempo.
    Avvertì Karatar che per un pò sarebbe stato indisposto, e gli aveva consigliato di seguire le lezioni di gruppo del Maestro Heleghion e di passare un pò di tempo nell'archivio per imparare cose nuove.
    Avvisò Lady Bant di quanto stava per fare e che qualunque chiamata a lui che non fosse urgente avrebbe dovuto aspettare.
    Richiese poi tutti i permessi necessari a fare quanto voleva fare, ma dato che il ritrovamento dell'Holocron era stato merito suo ed era sua intenzione ripararlo, non ci furono particolari problemi. Inoltre, Leance aveva dato il suo benestare, e questo era bastato.
    Ora si trovava in una stanza per la meditazione attrezzata per quanto stava per succedere.
    Cuscini per terra per la comodità del Cavaliere.
    Una flebo con elementi nutritivi per Maggoth che, non sapendo quanto tempo ci sarebbe voluto, si era premunito.
    Era rimasto a digiuno per le quattro ore precedenti, assicurandosi di non dover effettuare bisogni di alcun tipo.
    Lady Bant che, oltre ad essere collegata con il comlink ed il datapad personale del Mon Cal avrebbe anche visionato il medisensore, assicurandosi delle condizioni del suo padrone.
    E, ovviamente, l'holocron.
    Entrò nella stanza e se la chiuse alle spalle, attivando l'insonorizzazione totale. Si inserì l'ago della flebo nel braccio, e fece una piccola smorfia di dolore, fissandola bene al braccio.


    Sicuro di quanto sta facendo, Cavaliere? Sarà sfibrante.

    Le sorrise, con espressione premurosa.

    Non tema, Milady. La ricerca richiede sempre qualche sforzo e del tempo. Ma il risultato ripagherà gli sforzi. Tutto pronto?

    Si, può cominciare quando vuole.

    Benissimo. Allora, comincio.


    Chiuse gli occhi, si rilassò profondamente ed entrò in meditazione, eliminando ogni pensiero esterno a ciò che andava fatto.
    In quel momento c'erano solo lui, l'holocron, e la Forza.
    Si rimboccò mentalmente le maniche, e cominciò.
     
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    L'immersione nella meditazione fu rapida e totale. Aveva passato lungo tempo ormai in quello stato, e si era allenato anche per numerose ore consecutive a rimanere in quello stato, ma sempre assicurandosi di non nuocere alla sua salute. Dopo era sempre stremato, ma ogni volta migliorava.
    Ora per lui era come allungare una mano e scostare una tenda, oltre la quale si trovava il "vero" reame della Forza, l'oceano di flussi ed energie, così pieno di vita. In questo suo oceano lui rimaneva quasi sempre vicino alla superficie, dove sapeva esserci luce e vita. Se si fosse avvicinato al fondale la luce avrebbe lasciato il posto all'oscurità e alla morte, e sapeva bene che quello non era il suo posto. Ci si era avvicinato per studiarlo, ma sempre rimanendo immerso nella luce. Non valeva la pena di perdersi in quelle ombre solo per capirle. Molti lo avevano fatto, e non erano più tornati indietro. Erano diventati creature degli abissi.
    Ma lui ora non aveva bisogno di fare nulla del genere, quindi il pericolo non sussisteva.
    Si concentrò sul compito da svolgere, ed in breve localizzò l'holocron. Nella sua mente e nella sua percezione era come un relitto di una nave ormai vuoto. Non era danneggiato, non più, ma comunque viaggiava senza vita attraverso i flussi. Nuotò fino al boccaporto di quella nave dalla forma vaga ed imprecisa, ma in un certo senso molto chiara nella sua mente. Gli ricordava una delle navi sottomarine dei Mon Calamari.
    Giunto all'interno smise di nuotare, perchè l'interno sembrava a tenuta stagna e senza alcun tipo di acqua. Questo era male perchè nella sua mente la Forza era come acqua, e questo significava che non ve ne era neanche un pò. Meditabondo proseguì, esplorandone l'interno. Tutte le cabine erano chiuse, come anche molti dei corridoi. Doveva seguire una sorta di percorso obbligato, e così fece.
    In breve si ritrovò all'interno della stiva di carico.
    Quella che avrebbe dovuto essere una sala piena di casse e merci varie ora era un enorme stanzone vuoto, con all'interno solo ed esclusivamente una cassa.
    Si avvicinò ad essa, e con attenzione l'aprì.
    Con sua piacevole sorpresa, la cassa all'interno non era vuota, anzi. All'interno c'era dell'acqua tutto all'interno di essa, e sul fondo della scatola c'era un libro. Non un ololibro come quelli che maneggiava tutti i giorni, ma uno degli antichi modelli fatti di carta. Sembrava completamente intatto nonostante l'acqua.
    Il Cavaliere immerse le mani nella scatola e, curandosi di non tirarlo fuori dal liquido, aprì il libro.
    All'interno era illeggibile. L'inchiostro c'era ma era talmente sbiadito che non sarebbe riuscito mai a capire qualcosa se non alcune lettere qua e là.
    Era proprio come pensava. I dati c'erano, ma erano così rovinati da non riuscire a tirarli fuori.
    Poggiò nuovamente il libro sul fondo e richiuse la scatola. Si allontanò di pochi passi, poi chiuse gli occhi.
    Li riaprì, ed ora aveva una scatola in mano, del tutto identica a quella che tuttora si trovava al centro della stiva. L'aprì e controllò il contenuto. Come immaginava, c'era lo stesso identico libro della scatola originale. Sorrise, richiuse la scatola e lentamente uscì dalla stiva e poi dalla nave.
    Poi, come se nulla fosse, vi rientrò di nuovo, facendo tutto il percorso a ritroso fino alla stiva.
    Una volta giunto lì, poso la scatola che portava con sé accanto all'altra, e l'aprì.
    Il libro, ancora presente, fu nuovamente aperto, ed un sorriso molto largo apparve sul volto del Mon Calamari.
    L'inchiostro, anche se ancora completamente illeggibile, si era fatto vagamente più scuro. Come se non fosse più deteriorato come prima.
    Tutto questo, semplicemente "duplicando" la scatola e la Forza. Perchè ora c'erano non una, ma due scatole piene di Forza ed informazioni. Ancora troppo poche, ma era un inizio.
    Ora veniva la parte dura. Riempire tutta la stiva di scatola con lo stesso procedimento. Sospirò, e chiuse gli occhi.
     
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    Nel corso dei giorni seguenti, il Mon Cal proseguì nella sua opera di riempire quella stiva con il sapere che stava di volta in volta accumulando.
    Dopo molte ore doveva interrompere, ristorarsi e cercare di recuperare un pò le energie. Era un opera molto stancante e sfibrante, che richiedeva molte energie fisiche e mentali.
    Nel mentre delle sue operazioni, si era però reso conto di una cosa. In quel momento lui stava iniettando del sapere in quell'oggetto, replicando ciò che già c'era all'interno. Ma perchè non aggiungere anche qualcosa di suo? E non a livello di informazioni, no. Ma qualcosa per poter proteggere quell'holocron che con così tanta fatica era stato ripristinato.
    Così, un giorno, invece di proseguire nel riempire la stava, decise di dividere la giornata in due modi.
    La prima metà era la solita routine di prendere e spostare casse, la seconda invece fu completamente diversa.
    Voleva proteggere quel dispositivo, e dato che si trovava all'interno della raffigurazione mentale di una nave, si diresse verso la zona dove normalmente si sarebbe trovato il generatore di scudi principale.
    Ovviamente, era vuoto. Non c'era niente di niente. Normale, perchè non era una vera nave. Ma avrebbe posto rimedio a quel difetto. Così come aveva fatto per le casse, cominciò a "creare" all'interno della sala tutti i componenti necessari per creare un generatore di scudo abbastanza grande e potente per coprire l'intera nave e anche più. Doveva immaginare ogni pezzo, ogni strumento e componente e poi unirli insieme, un pò per volta. Aveva letto di alcuni oggetti del passato che racchiudevano dentro di sé il potere della Forza, come guanti che rendevano invulnerabili, scettri che sparavano fulmini di Forza e tuniche Jedi che curavano chi li indossava. Inconsciamente stava cercando di ricreare qualcosa di simile. Stava cercando di inserire un muro di Forza dentro quell'holocron, in modo tale che chiunque lo impugnasse potesse attivare tale potere, semplicemente connettendosi ad esso con la Forza.
    Ma quell'operazione richiedeva altrettanto tempo, moltissimo. Non aveva mai fatto nulla del genere, e alla fine dei lavori avrebbe dovuto inserire i cristalli di energia necessari allo scudo. Sapeva bene che quello sarebbe stato il punto di svolta. Il momento preciso in cui inserire il flusso di Forza "programmato" a reagire nel modo voluto, ovvero creando quella barriera. Mentalmente stava creando uno scudo energetico contro gli attacchi alla nave, ma in realtà stava inserendo le basi della Forza per difendere chi ne avesse avuto bisogno.
    Non se ne stava rendendo conto, ma in quel momento stava scrivendo la storia.
    Se ci fosse riuscito, ovviamente.
     
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    Ormai aveva perso il conto dei giorni che ci aveva messo, ma alla fine, ci era riuscito.
    Aveva posto l'ultima scatola all'interno della stiva, ora colma di una quantità esorbitante di casse.
    Aveva completato il nucleo dello scudo energetico, e mancava solamente l'ultimo pezzo.
    Era il momento decisivo.
    Aveva tra le mani il cristallo focalizzatore, quello necessario per modellare l'energia e dargli la consistenza e composizione voluta. Su tutta la nave c'erano i vari proiettori che avrebbero dato la forma finale, ma senza quell'unico pezzo essi erano solamente dei simpatici pezzi di ferraglia.
    Aprì uno scompartimento e si preparò. Il cristallo ancora non era completamente pronto. Aveva passato gli ultimi giorni a modellarlo, ma ora doveva catalizzarlo con la Forza.
    Si concentrò più a fondo di quanto avesse mai fatto, e con la sua conoscenza, percezione e maestria cercò di infondere dentro al cristallo la Forza e la volontà di proteggere i passeggeri della nave ed il suo carico. Nel mondo esterno, questo sarebbe dovuto significare proteggere l'holocron, la conoscenza al suo interno e chiunque lo impugnasse.
    Fece in modo di svolgere gli stessi movimenti "mentali" di quando creava una barriera, ma senza la scintilla finale che l'avrebbe attivata. Quella doveva scaturire da chi poi impugnava tale holocron.
    Ora il cristallo sembrava risplendere di una luce azzurra tra le sue mani, e con molta cautela e dolcezza lo inseri nello scompartimento, dove si incastrò perfettamente. Chiuse lo sportello, e si allontanò lentamente, ammirando il suo lavoro.
    Era stremato, ma mancava l'ultima azione.
    Accendere la nave.
    Si diresse al ponte di comando, e giunto sul posto sedette al posto del capitano. Attivò il primo comando, ovvero quello di riempire l'intera nave con l'acqua esterna, con la Forza. Lentamente, lui fungeva da catalizzatore e stava immergendo l'holocron nuovamente nella Forza, ridonandogli la vita di un tempo. Nella sua proiezione mentale invece, i boccaporti si erano aperti e la nave stava venendo inondata di acqua, un liquido che per lui era molto familiare e piacevole. Al termine di quell'operazione la nave era accesa e pronta a "partire". Se Maggoth avesse dato il via, l'holocron si sarebbe attivato e avrebbe finalmente funzionato normalmente, raccontando la sua storia. Ma il Cavaliere non voleva solo quello, no. Doveva svolgere la prova finale. Si allungò fino al comando degli scudi.
    Si fermò con le dita per brevi istanti, come per rendere solenne il momento.
    Premette il pulsante.
    Tutta la nave venne immediatamente avvolta da una barriera energetica, uno scudo identico a quello delle astronavi.
    Aprì gli occhi.
    Era seduto sul pavimento della sala di meditazione, e si trovava precisamente al centro di una cupola di Forza, che lui stava mantenendo attiva. Tuttavia, sapeva perfettamente di non star utilizzando lui quella capacità. Stava solamente trasmettendo la Forza necessaria all'holocron, dopo avergli dato l'input iniziale di avviamento.
    Era l'holocron a creare quello scudo, a proteggerlo.
    Si alzò in piedi, meravigliato ed estasiato. C'era riuscito.
    C'era riuscito. Ce l'aveva fatta.
    L'holocron era riparato, ed ora era stato potenziato, infuso con la Forza al punto tale da generare un potere. Era diventato un Artefatto, il primo di quest'era.
    E, con l'aiuto della Forza, non sarebbe stato l'ultimo.
     
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    La tecnica è stata appresa. L'holocron è stato riparato e fornito della nuova infusione. Questa conta come infusione del mese di settembre.

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