New Star Wars Gdr

La notte più profonda

Role per il contest "fatto a mano, con amore"

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    Vi siete mai chiesti quale potrebbe essere il vostro ultimo pensiero, prima di morire? In realtà, ne abbiamo un assaggio, quando chiudiamo gli occhi prima di dormire la notte, rintanati nei nostri letti comodi. Quell'ultimo pensiero che vi da la buonanotte, raggomitolando le coperte intorno alle vostre percezioni, così caldo e amorevole, in realtà non è che un cugino, un parente, una prova di quello che sarà nel fatidico giorno che ogni uomo deve vivere.
    Magari, alcuni si chiedono come sarebbe potuta essere la propria vita se le cose fossero andate diversamente. Me lo immagino: "Se solo avessi comprato quella casa", oppure "se avessi scelto quel lavoro"... altri, invece, potrebbero pensare a chi resta, chi potrebbe sentire la loro mancanza. Sapete, no, il classico "Oh, se solo potessi dire un ultimo 'ti amo' a mia moglie". Oppure ancora, chi maledice le sue scelte di vita, chi se la prende con se stesso e chi con il mondo, mentre magari una piccola parte delle persone si rallegra, con il proprio ultimo pensiero di vita.
    Forse, guardandomi indietro, avrei dovuto prepararmene uno in anticipo. Quando il momento glaciale arriva, quando il destino ti sputa in faccia e ti prende per mano gentilmente dicendoti "È ora", quando l'orologio che porti al polso scocca repentinamente, facendo tremare ogni singolo osso nel corpo, ogni singolo nervo freddo, quando la morte ti abbraccia, qualcosa da dire devi pur avercelo. Quella naturalità, quella semplicità di pronunciare qualche parola in fila, quell'ultimo canto del cigno prima di andarsene, lo devi pur avere. È una questione di principio, è l'ultimo desiderio che si regala al detenuto, è il solo dono che il triste mietitore ti può donare, giustamente tu non lo puoi sprecare con una frase che, anche se non verrà ricordata da nessuno, non riepiloghi per intero quanto e cosa sia stata la tua vita.
    Eppure, pronunciare quelle parole è più difficile del previsto. Avrei voluto sceglierle, perchè sul momento non riesco a trovarle. Sento che dovrei dire qualcosa, sento la mano del mietitore che mi si avvicina sempre più... eppure non riesco. È un peso, un macigno, fermo sul mio petto, così duro e potente che non mi lascia trovare le parole, ma anzi mi soffoca, soffoca sia me che le parole stesse, uccidendole e togliendomi l'ultimo dono che ho ricevuto. È triste.
    Tutto quello che mi resta è questo suono. Questo maledetto suono che, dopo aver iniziato la storia, la chiude, con una inesorabilità massima. Questo è il giorno della mia morte... e io lo sapevo. Maledetto me, non ho scelto le parole giuste per andarmene. Questo suono inesorabile chiude l'uomo, anzi, il ragazzo che sono stato.
    Ci sono andato vicino, comunque. Sono quasi diventato un uomo. Me la immagino già, la mia vità nel posto dove andrò dopo. Incontrerò antichi esploratori, imperatori, re, e so già che tutti si vanteranno di quello che hanno avuto durante la loro vita. Lo sento già quello che dice "Io sono stato il più ricco di tutte le persone che siano mai esistite", mentre arriverà quello che dirà "Ah, io sono stato l'uomo più rispettato di tutti". Poi, in un angolino, ci sarò io, che tutto ciò che potrò dire è "Io sono quasi stato un uomo". Mi immagino già gli sguardi che riceverò.
    Beh, allora è così che tutto finisce. Con un suono, non con una parola. Questo è quindi il giorno della mia morte. E pensare che se sono qui è perchè dovevo mantenere una promessa. Buffa, l'ironia del destino. Ma se riguardo indietro, rifarei le stesse scelte, tutte. Questo è una promessa vera, fatta con il cuore, una promessa che neanche la morte può battere. E se ripenso a come tutto è iniziato...


    Edited by TheDiamondBest - 16/12/2020, 23:35
     
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    24 ore prima...

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    ...
    Nhh... ancora 5 minuti...
    La notte è scesa, ormai, sulle rumorose vie di Nar Shaddaa. La città, comunque, ignora l'orario per continuare a fare baldoria, o sparatorie, o entrambe le precedenti. I bar sono pieni di gente, le strade non sono diverse. I colori vivaci delle insegne luminose illuminano i vicoli altrimenti bui, portando al chiaro ogni tipo di malefatta che possa avvenire. Chi invece non viene toccato dalle luci è solamente chi la malefatta la pianifica: ladri, signori del crimine e compari passano così le notti, tra un tetto e un piano per sbarazzarsi del proprio concorrente. L'aria che si respira è pesante, sporcata dai gas emessi artificialmente oppure, molto più semplicemente, è il modo in cui il pianeta ricorda a tutti i suoi abitanti di che pasta esso sia fatto. Non a caso la luna è stata soprannominata "Luna del contrabbandiere".
    Eppure, percorrendo i cementosi vicoli, le buie strade e i luminosi pericoli, da qualche parte nella periferia è presente una nave che, al contrario del pianeta, il silenzio lei lo abbraccia. La Nightfall Walker, rinchiusa nel suo piccolo spazio silenzioso e buio, funge ormai da mesi come casa, piuttosto che veicolo. Nelle sue stanze più profonde, al sicuro dal mondo esterno, il caro Jax Prine dorme sogni beati. O almeno dormiva, dato che un suono insistente ha deciso di squarciare il silenzio, rimpiendo la bocca ai muri e al pavimento. Così, rintanato nelle sue coperte nere, il ragazzo è costretto ad aprire gli occhi, molto lentamente. Mentre realizza da dove provenga il rumore che ha interrotto il suo riposo, Jax rimuove la coperta con un gesto repentino, obbligandosi ad alzarsi. Dopo un lungo sospiro, il ragazzo scende dalla branda e appoggia i suoi piedi sul freddo metallo che compone il pavimento.
    Un bello sforzo e... in piedi. Strizzandosi gli occhi per terminare la fase REM e per spostarsi alla fase "Voglio tornare a dormireee....", il giovane si sposta molto lentamente verso il corridoio della nave, seguendo l'intensità del rumore. Il colpo di grazia al suo momento nanna viene dato dalle luci del corridoio, che vengono accese appena lui entra. Avere delle pareti bianche non fa altro che aumentare l'intensità della luce che viene mandata verso le iridi del povero dormiente, che di tutta risposta fa un verso a metà tra lo stanco e il fastidio. Spostandosi verso il centro della nave, il ragazzo viene portato verso il suo zaino marrone, accatastato su una poltroncina. La vita da single ha abbracciato completamente il corelliano, che infatti vive esattamente come fare il classico scapolo. Panni in giro, pile di roba ammucchiata (che hanno anche un nome, talvolta) e disordine sono, ironicamente, tutti al loro posto.
    Aperto così lo zainetto, le mani di Jax si fiondano per smuovere la roba e cercare l'origine di quel rumore fastidioso. Il piumone verde no... i vecchi quaderni no... un pacchetto datato di chissà quale cibo no... nell'astuccio con i ricordi si... aspetta, trovato! Afferrando il suo astuccino colorato e sfilandolo fuori dallo zaino, il ragazzo lo apre, ritrovando al suo interno moltissimi oggetti che non vedeva da una vita, ormai. Il primo apparecchio, il primo ninnolo vinto, un pezzo di holochess, una foto di quando era piccolo, una gomma appiccicosa... e infondo a tutto, un vecchio medaglione. È proprio quest'ultimo che emette quel fastidioso rumore che ha svegliato il dormiente. Questo medaglione era un regalo del padre, che Jax aveva ricevuto moltissimi anni addietro, quando ancora era su Corellia. Il medaglione consiste in una pietra di colore verde puro incastonata in un contorno spesso fatto di un metallo di colore giallo, imitatore forse dell'oro. Questo medaglione Jax s'è l'è sempre portato con se, anche se non in bella vista per paura di perderlo o di farselo rubare. Rivederlo riporta indietro il ragazzo... se non fosse che ora sta bippando. Strano, non dovrebbe fare questo rumore... che stia cercando di dirgli qualcosa?
    Senza volerlo, forse inconsciamente, forse perchè stava pensando al passato, innavvertitamente Jax attiva il suo potere su questo medaglione [PSICOMETRIA]. Così, dei flash colpiscono il ragazzo. Un buio profondo accompagna essi, come presagio di sventura. Ciò che vede il ragazzo è... strano. Un'ombra, una figura veloce e invisibile, porta tra le mani questo oggetto. Questa persona sta scappando, forse impaurita. Il ragazzo percepisce una certa paura, che viene però combattuta da un potente coraggio. La visione taglia, cambia. Ora, ciò che rivede il ragazzo è un momento particolare, che già ha vissuto. Questo medaglione viene appoggiato sulla mano di un bambino, da suo padre. Il bambino è gioioso, mentre il padre prova profondo affetto verso il piccolo. Ma questo già lo conosce, dato che il piccolo è lui stesso, Jax. C'è, però, di più nelle emozioni del padre: da qualche parte, nascosta, silenziosa, eppure gigantesca, si trova una paura incredibile, più oscura della notte stessa. Jax la percepisce, talmente tanto che inizia a sentirla, provarla, abbracciarla. Il sentimento è talmente forte che il corelliano viene buttato fuori dalla visione, tutto grondante di sudore. Prendendo un grosso respiro, cerca di metabolizzare ciò che è successo...
    Ma... che... cavolo...?
    Ha bisogno di spiegazioni. Perchè quella tale paura nel padre, quando glielo ha donato? Perchè ha iniziato a bippare, adesso? Perchè non ha aspettato quantomeno colazione? Risposte servono. E Jax conosce solo una persona che può fornirgli queste risposte...
    Computer, imposta la rotta per Corellia!
    Passano 5 secondi di silenzio, nella quale Jax realizza di non avere un computer di bordo e di essere in mutande nel suo soggiorno, praticamente.
    ... devo assolutamente comprarmi un computer... Prima di tutto pantaloni, poi si imposta la rotta. Si torna a casa, quindi...

    Edited by TheDiamondBest - 16/12/2020, 23:36
     
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    12 ore prima...

    La nave del buon Jax esce finalmente dall'iperspazio, dopo la lunga corsa. Il ritorno su Corellia offre sempre delle buone sensazioni: è da un po', ormai, che non faceva visita alla famiglia, e qualsiasi scusa per rivedere mamma e papà è sempre considerata più che accettabile. Forse è stato più quello a smuovere il ragazzo, più che il beep fastidioso. Ma anche se fosse, non bisogna avere una scusa per visitare i familiari, no?
    Vedere il pianeta dall'abitacolo della sua nave, comunque, gli fa sempre un certo effetto. Quella sensazione di grandezza, ma che allo stesso tempo ti rende così piccolo, quella non ha eguali. I ricordi che ha di casa, poi, sono più dolci dello zucchero. Anzi, sono resi più dolci ancora da quei momenti che di dolce non hanno nemmeno la scorza, quei momenti che a viverli vorresti piangere, sono quei momenti brutti che rendono i momenti belli ancora più belli. Sono passati anni dall'ultimo momento triste che ha vissuto su Corellia, anni che ha riempito solamente con ricordi dolci. In fondo, cosa c'è di meglio, se non dei buoni ricordi?
    Appena finisce di osservare, il ragazzo torna a se, e si mette in moto per arrivare nella vecchia cittadina. Così, ancora fuori dall'atmosfera del pianeta, il ragazzo imposta la rotta per lo spazioporto di casa. Passano i minuti, le mani di Jax si spostano tra i comandi della nave come se si muovessero solamente seguendo la memoria, come se stesse dirigendo un'opera senza copione. Scesa nelle profondità dell'atmosfera, la nave inizia a mandare delle avvertenze al suo capitano. A quanto pare, una forte tempesta si stava abbattendo nelle prossimità della zona, rendendo più faticoso l'atterraggio. Jax non se ne preoccupa poi così tanto, alla fin fine la cosa gli avrebbe richiesto qualche minutino di più, ma nient'altro. In fondo, lui e la sua nave avevano passato di peggio.
    [...]
    Beh, la ballata è stata bella forte. L'atterraggio nello spazioporto aveva richiesto molto di più di quanto Jax si potesse aspettare, dato che la tempesta particolare è stata (ed è tutt'ora) molto più potente del normale. Fortuna che Jax ha uno stomaco d'acciaio! Dopo qualche mossa di break dance fatta appena la nave è atterrata, il ragazzo si reca finalmente all'esterno dello spazioporto, con l'intento di andare verso casa. Appena fuori, il ragazzo rimane a bocca aperta: la tempesta che prima lo ha infastidito mentre atterrava, sta tergiversando anche sulla città, non preoccupandosi del casino che viene generato. Il vento non è troppo forte, piuttosto fastidioso, ma quello è il minimo. Il vento, l'aria, persino il cielo nascosto, tutto ha assunto un colorito rosso scuro, come se fosse sabbia di profondità. Proprio questo colorito rende impossibile vedere qualcosa che sia più lontana di 5-10 metri al massimo. La temperatura non sembra esserne uscita alterata, dato che nonostante le folate di vento, Jax effettivamente senta caldo, come se fosse una normale giornata estiva.
    Ma che... questo è peggio di pasqua del '92!
    Non menzioniamo pasqua del '92. C'è un motivo se la giornata della peperonata non si celebra più, in quel paesino. Ma, credetemi, è qualcosa che non volete sapere.
    Così, con un braccio davanti al volto per proteggersi dal fastidio, il corelliano si fa largo tra le strade disabitate e inospitali del suo paese. Più rimane dentro quel casino, più il suo respiro sembra farsi affannoso. Niente di serio, ma sembra quasi che ciò che respira sia tanto pesante quanto i gas schifosi che si respirano nelle zone industriali di Nar Shaddaa. Non che ci sia puzza, perchè non c'è n'è, fortunatamente. Qualche minuto di camminata, comunque, e sarebbe arrivato a casa.
     
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    Ah, la vecchia casa. Sempre ospitale e piena di ricordi... rimane solamente il piacere, a tornarci. Il ragazzo sarebbe anche rimasto ad osservare quei muri grigi, se non fosse per la tempesta. No, meglio entrare in casa, prima di prendersi qualcosa. Così, il ragazzo si muove lentamente verso la porta d'ingresso... che stranamente è aperta. Strano, è strano: da quanto ricorda, la sua famiglia non lasciava mai la porta d'ingresso aperta. Vabbè, sarà stato il forte vento a spalancarla, potrebbe essere, giudicando la violenza della tempesta. Così, facendosi spazio tra il corridoio d'ingresso, Jax si addentra. È poco prima di arrivare al soggiorno, che la sua attenzione viene catturata: sulle mura, sono presenti dei grandi solchi, come se fossero dei tagli. Essi sono irregolari, rabbiosi, violenti e profondi. Ecco, lì Jax inizia a spaventarsi: quei tagli chiaramente non fanno parte del design della casa, e di sicuro da soli non si sono formati, perciò qui c'è qualcosa che non va. Come primo istinto, il ragazzo afferra il blaster che porta nella fondina attaccata alla cintura. Aspettandosi il peggio, la mano sinistra libera apre la porta del soggiorno, solamente per essere accolta da uno spettacolo orripilante. Nell'angolo sinistra della stanza, sono presenti la madre e il padre di Jax, con la prima che si trova dietro la schiena del secondo. Entrambi sono accosciati, con la paura pietrificante negli occhi di lei e il coraggio senza potere negli occhi di lui. Ma ciò che spaventa i due è molto, molto peggio.
    Una figura spettrale, tetra, si trova nel centro della sala, con gli occhi puntati sull'uomo all'angolo. Il suo corpo superiore è completamente rosso, dello stesso rosso che colora il fuoco più scuro, un rosso tendente al nero, un rosso che toglie la speranza negli occhi di chi si azzarda a osservarlo. La parte inferiore, che va dalla vita in giù, invece, trasforma il rosso del corpo superiore e lo rende nero, del nero più oscuro.
    La mano di Jax, allora, agisce senza ripensamenti. Sebbene il suo primo istinto sarebbe quello di scherzare, di fare una battuta, in questo momento non riesce. La bocca non elabora, il suo compito viene rubato dalla mano destra, quella che tiene il blaster. Due, tre, quattro, cinque, sei... il numero di colpi sparati addosso allo spettro iniziano a perdersi. Eppure, esso non ne risente. Anzi, il suo volto si muove, come se non avesse neanche sentito i colpi. L'attenzione del tipo cade su Jax. È qui che il ragazzo ha una visuale perfetta della faccia della creatura*: gli occhi sono gialli brillanti, e accompagnano quello che sembra un teschio bianco immerso nello stesso rosso che ricopre il corpo. Lo sguardo di quella creatura attacca lo sguardo di Jax, ghiacciandolo sul colpo. Rimane a bocca aperta, il ragazzo, mentre il suo nemico sferra la sua mossa.
    Passa meno di un secondo, e una mano infuocata accoglie il collo di Jax. Sentendo il respiro mancare, il ragazzo viene sollevato di peso, con la mano rossa della creatura che lo regge.
    Cosa...cosa sei? - sussurra il ragazzo, non per scelta, piuttosto perchè è l'unica cosa che riesce a fare. La stretta morsa dell'essere sembra rimuovere la vita dal ragazzo.
    La morte. - il tipo non parla, bensì manda un segnale mentale al ragazzo. Qui Jax capisce che l'essere è un force user, ma questa informazione al momento non gli è molto utilizzabile.
    Mentre sente gli occhi chiudersi e l'abbraccio freddo della morte che si avvicina, succede qualcosa di speciale. Il padre di Jax è uscito dall'angolino, ne ha approfittato per prendere una sedia e l'ha sbattuta sulla testa della creatura. L'essere non ne ha risentito, piuttosto cambia bersaglio. Così lascia cadere Jax come un sacco di patate, mentre questo ricerca l'aria per evitare di asfissiarsi. La creatura si gira così verso Mann e afferra la sua veste. Prima che gli occhi si chiudano del tutto, Jax ha una visuale chiara: la mano dell'essere trapassa l'addome di Mann, la madre nell'angolino inizia ad urlare e si scaglia disperatamente verso la creatura... e poi tutto diventa nero. Le forze abbandonano definitivamente Jax, mentre questo combatte con tutto se stesso per non addormentarsi. E in un istante... il silenzio cala.

     
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    Passa un secondo, passano due secondi... passa un tempo indefinito, e gli occhi del ragazzo ricevono un segnale minuscolo. È solo la forza di volontà che permette a Jax di ritornare cosciente, nient'altro che la sua volontà. La volontà di rifiutare la realtà, di alzarsi e combattere l'inevitabile che già, purtroppo, è accaduto. Tutti affrontano il lutto alla propria maniera: c'è chi scappa, chi combatte, chi va avanti, chi invece rimane fermo a soffrire per evitare di elaborare. Jax, dentro di sé, ha già accettato la realtà, ma in un qualche modo si vuole convincere che ancora può fare qualcosa per evitarlo. Forse se la prende anche con sé stesso, sotto sotto.
    Con gli occhi più chiusi che aperti, il ragazzo esamina come meglio riesce la stanza, cercando ciò che non vuole trovare. Pochi metri più avanti giaciono i freddi corpi, privati della loro stessa vita. Le braccia pesanti del ragazzo strisciano sul pavimento, per muovere il resto del corpo. Non è il freddo sangue che sporca il pavimento sulla quale Jax cammina, non è l'immagine indelebile stampata con l'inchiostro rosso, non è il dolore che ribolle nelle vene, no, a far più male è l'incapacità di urlare: la forza necessaria a gridare, a buttare fuori tutto il dolore, la rabbia, la paura, quella forza sta venendo impiegata per restare sveglio. Quell'urlo rimane lì, logora il ragazzo, gli ricorda che sta soffrendo e che non può evitarlo, ma allo stesso tempo rende il tutto impersonale, come se fosse il peggiore dei sogni macabri. Ma a spezzare il silenzio è tutt'altra voce, la voce di un combattente che sale sul ring per l'ultima volta.
    J-jax... Jax...
    Quel sospiro, per un attimo riaccende le speranze del sofferente ragazzo. Queste parole sembrano ridare forza, tanto che il ragazzo si porta sulle ginocchia e, quasi lanciandosi, striscia dal padre.
    Papà... guardami, andrà tutto bene, resta con me... - queste parole non servono per convincere chi già sa del suo fato, no, servono per convincere chi ancora non vuole accettarlo. Jax sta cercando di convincere sé stesso, con quelle parole.
    Jax... in soffitta... medaglione... nggh... ti voglio bene- la mano sinistra di Mann raccoglie le ultime forze e sfiora la guancia del figlio, come ultimo addio. Mentre gli occhi lucidi del figlio si bagnano, le ultime parole del vecchio partono. E in un attimo, il silenzio torna.
    La testa di Jax si appoggia sulla spalla fredda del suo vecchio. Le lacrime bagnano via il sangue dalla guancia. Passano altri secondi infiniti, in cui solo il silenzio riempe le orecchie di chi è rimasto ad ascoltare. E poi, quel rumore maledetto riprende, come se dovesse svegliare Jax un'altra volta.
    *BEEP BEEP*
    ...
    *BEEP BEEP*
    ...
    *BEEP BEEP*
    Il volto bagnato del ragazzo si solleva, accompagnato dal resto del corpo. Riportarsi in piedi non è mai stato così difficile. Piano piano, i piedi guidano lontano da quel quadro gelido e doloroso. Jax si appoggia al muro alle sue spalle, facendo dei respiri molto profondi per metabolizzare il tutto. Questi respiri squarciano il silenzio, accompagnati solamente da quel maledetto rumore.
    È qui che la logica cerca di prendere un sopravvento sul resto del corpo: Mann ha detto di recarsi in soffitta, seguendo con la parola medaglione. Essendo le sue ultime parole, potrebbe esserci qualcosa di davvero importante. Jax non vuole andarsene da quella stanza. Se se ne andasse, accetterebbe come vero tutto questo. Eppure, è il suo corpo che lo guida fuori, verso la meta tanto stupida quanto importante. E così Jax chiude gli occhi, lascia che sia il suo corpo a guidarlo nei sentieri di casa verso quella meta che senso non ha.
    [...]
    Arrivato nella soffitta polverosa, il ragazzo afferra il medaglione dalla sua tasca. Questo affare sta ancora suonando, come se stesse giocando a nascondino. È una distrazione, e così basta. Addentrandosi quindi all'interno della soffitta, il ragazzo cerca qualcosa che possa, in un modo o nell'altro, rispondere alle sue domande. Alla fine, è il medaglione a guidarlo, verso un angolino buio e dimenticato. Lì, l'unica cosa che illumina è la verde luce della pietra al centro del medaglione. Ciò che gli viene fatto trovare è un semplice baule, fatto di un materiale legnoso molto vecchio. La serratura sembra mancante, o meglio, sembra che un pezzo sia stato rimosso. Osservandola meglio e riportandola alla luce, il ragazzo riesce a vedere come questo pezzo mancante sia esattamente conforme al medaglione che qui lo ha guidato. Che fosse questo che il padre gli voleva far trovare? Senza farsi pregare, il ragazzo appoggia il medaglione sulla parte mancante e, guarda caso, il pezzo combacia perfettamente.
    *click*
     
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    Con molta suspance, il baule si apre. Ciò che trova all'interno Jax è... semplicemente incredibile. In primis, davanti a tutto si trova un datapad, con un post-it attaccato con su la scritta in giallo "riproducimi". Sotto ad esso, invece, si trova un oggetto che risponde a pochissime domande ma, al contrario, ne alza tantissime: una spada laser.
    C-cosa...?
    Subito il cervello di Jax viene attanagliato dai dubbi. L'ultima cosa di cui ha bisogno in questo momento sono altri dubbi, altre domande. Ma, sotto sotto, quasi che è felice di tenersi impegnato con quelle domande strane, perchè così non ha tempo di riflettere su ciò che ha appena passato. È una distrazione, se vogliamo. Così, Jax decide di accendere il datapad e di riprodurre il video contenuto in esso. Quello di sicuro potrà concedergli qualche risposta in più, un qualsiasi cosa che possa placare i suoi dubbi interiori e concedergli un po' di pace. In poche parole, avere dubbi fa bene, risolverli fa ancora meglio, forse. O forse no. Appena clicca sul tasto play, il video parte, illuminando la faccia del ragazzo.

    L'immagine inizia con un primo piano del padre, seduto in salotto, che guarda nella telecamera. Il suo viso sembra sconcertato, ma allo stesso tempo truccato con della felicità.
    Ciao Jax. Se stai guardando questo video, probabilmente qualcosa di brutto è capitato. - Classica frase che rivela tutto e niente. - Vorrei aver avuto più tempo per parlartene, ma non sono mai riuscito a mettere insieme i pezzi adatti per farlo. Io... - la mano destra si porta sul volto, a sfregare gli occhi lucidi. Il padre è chiaramente provato sentimentalmente. - Ci sono molte cose che non vi ho potuto dire. Mi sono sempre detto che sarebbe stato per il vostro bene, ma... riguardandomi indietro non lo so più se ho fatto le scelte giuste. Ma credo che, a questo punto, avrai tante domande da farmi. Vorrei essere lì per risponderti di persona... - sia il volto del padre in video che di Jax di fuori si scuriscono, subiscono una vena di tristezza. - Inizierò dalle più semplici. Io ero un cavaliere. - Lo sguardo sicuro di Mann si scontra con uno sguardo stranito di Jax, trapassando lo schermo, come se stessero parlando dal vivo. - Tanto tempo fa, quando ero giovane, io ero un paladino, proprio come quegli eroi delle favole che ti piacevano tanto da bambino. Avevo un compagno, di nome Norrin. Io e lui eravamo imbattibili insieme, lavoravamo come ombre per svolgere missioni che nessun altro cavaliere poteva risolvere. Non eravamo segnati su nessun registro, essenzialmente non esistevamo. Ricordo quei periodi come se fossero di tutt'altre epoche... Un giorno, tutto cambiò. Eravamo di missione su un antico pianeta rituale situato nell'orlo esterno. Dentro una tomba talmente antica da non avere età trovammo due reliquie, create da esseri superiori. Quelle due reliquie contenevano un potere inimmaginabile... erano state intrise nella fonte stessa della Forza. Quel potere... fu accecante. Norrin... entrò in contatto con una delle due. In quel momento, venne corrotto. Io riuscii solamente a osservare il mio amico mentre veniva assimilato. Ebbi poco tempo per agire... provai ad aiutarlo, ma ormai era troppo tardi. La reliquia... si era fusa con il suo cuore. I suoi occhi si scontrarono con i miei - Qui Mann fa una piccola pausa, per riprendere fiato. - e lì vidi per la prima volta gli occhi di quella creatura. Afferrai l'altra reliquia prima che lui potesse arrivarci, e dopo un combattimento estenuante, lo dovetti seppellire nella tomba, salvandomi per miracolo. Ma sentivo che non era morto. Quella creatura che aveva preso il mio amico era ancora la sotto, che si nutriva della nostra amicizia per creare odio, rabbia e voglia di vendetta e potere. Scappai, tornai a casa. Nascosi la reliquia dentro una protezione, per impedire a chiunque di prendere quel potere. Usai un vecchio incantesimo di Forza, così che solo il mio sangue, il sangue di un Prine, potesse aprire quello scrigno. Poi, portai quel forziere nel posto più sicuro di tutta la galassia, al tempio su Coruscant. Sapevo che prima o poi, quel mostro sarebbe scappato. Mi ritirai. Non potevo sopportare quel peso, mi sentivo responsabile per Norrin. Io... So che molto presto tornerà da me, in cerca della seconda reliquia.

    Dopo aver sentito queste parole, Jax allontana per un po' lo sguardo. Troppe, troppe informazioni da elaborare. Il padre era un cavaliere? Tutta questa storia... sembra il risultato di un brutto sogno. Non è possibile... non può essere. Ma, interrompendo i suoi pensieri, il video continua.

    Jax, mi dispiace. Mi dispiace di non avertelo detto prima. Ora sei ufficialmente l'uomo di casa. - Un sorriso distrutto viene fatto dal padre in video. Gli occhi diventano sempre più lucidi. - Mi dispiace non poterti vedere ancora, mi spiace abbandonarti così... Ora tocca a te. Ti lascio la mia vecchia spada, ora è tua. Onorala, ti chiedo solo questo. Io... ti voglio bene, figliolo.

    Il video si ferma qui. L'immagine di Jax si riflette sullo schermo nero. Tutto questo è... troppo, semplicemente troppo. Poco prima la morte dei genitori, ora questo peso da portare. Uno dei più grandi, se non il più grande, segreto della galassia gli è stato rivelato, per cosa?
    Il cervello di Jax si ferma a riflettere. Cosa fare ora? Piangere il lutto dei genitori, nascondere la verità e andare avanti, aspettando che qualcuno fermi quella bestia? Ma cosa può fare lui ragazzo, davvero? La mano destra afferra la spada laser. Essa è pesante, fatta di un materiale ferroso molto splendente, con colorito argento. Si vede che l'impugnatura ha molti anni, con diverse ammaccature stampate nell'acciaio. Eppure, quella spada sembra schiarire i pensieri del ragazzo. Nel metallo, lui riesce a vedere una cosa importantissima: il suo riflesso. Lui vede se stesso, un perdente. Lui ha perso, e anche tanto, e si trova lì, fermo, con un bastoncino luminoso in mano. Eppure, quel riflesso contiene speranza, differenza, cambiamento. "Onora la spada", solo questo risuona nel cervello di Jax. Il corelliano quindi abbassa il capo, tocca con la fronte il metallo. Lui sa cosa deve fare, ma ha paura di non essere forte abbastanza. Lui vuole onorare quel regalo: quella lama rappresenta l'ultimo regalo del padre, una sorta di ultimo ricordo. Quella lama rappresenta una vita diversa, quella vissuta dal padre quando era cavaliere. Onorarla significa diventare migliori. Per Jax, onorarla significa dare rispetto al padre, un ultimo gesto d'amore. Lui è sempre stato così, infondo. Il ragazzo segue la giustizia, gli ideali normalmente definiti buoni, quegli ideali che il padre gli trasmise, quando era piccolo. Perciò, quell'idea folle viene accettata.
    Lui ormai sa cosa deve fare. C'è solo un modo per onorare suo padre: Jax deve portare a termine ciò che Mann ha iniziato. È l'ultimo gesto d'amore verso una persona a cui vuole veramente bene.
    Ti voglio bene, papà.
     
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    Prima...
    Il viaggio verso Coruscant è stato travagliato. Non per intoppi, non per problemi fisici, piuttosto è stato qualcosa di sentimentale. Jax, di per sé, non ha fatto altro che uscire dalla casa, correre alla nave e mettere le coordinate per la capitale. Semplicemente questo, nient'altro. Non ha sotterrato i corpi, non si è preoccupato di chiamare la polizia, no, è andato diretto verso il suo obiettivo. La sua impulsività dovuta alla testardaggine, questa volta, è più una forma di autodifesa, che di attacco. Il ragazzo se ne è andato subito per non rimanere lì a soffrire e rimuginare, in primo luogo. Certo, il fatto che debba andare a sconfiggere il peggior nemico della galassia è importante, ma più secondario come aspetto. Lui è scappato per non dover riflettere sull'accaduto.
    Nella nave, lo sguardo pensieroso di Jax si disperde nel nulla. Pensieri, ricordi, idee... c'è di tutto. Diciamo che non è nel suo stato migliore. Il suo animo non è diverso da un vetro distrutto, della quale i pezzi vengono mantenuti da della colla fine. È questo che mantiene in piedi Jax: una colla fine, un obiettivo, un motivo. Lui ha un senso, che può non piacergli, che lo fa soffrire, ma è qualcosa che lo obbliga a dare tutto.
    Giustizia, credenze, aspetti secondari, questa volta. Lo fa per il padre, va a combattere perchè la morte di lui non sia insensata. Combatte perchè, forse, sotto sotto, crede di poter evitare in qualche modo strano la morte dei genitori. Vuole salvare la galassia per amore, amore verso chi è gli è stato più caro. E non può fallire.

    [...]

    La città si muove sulla falsariga di Corellia. Il vento forte è tornato, ma questa volta è più irrequieto, più rabbioso. L'ombra rossastra copre ogni cosa, ma questa volta non acceca, anzi, invita, invita le persone ad alzarsi, così da poterle buttare ancora più in basso. Le strade della città sono sempre desertiche, dato che le persone sono quasi tutte scappate o si sono rifugiate in casa. Se non fosse per l'urlo squarciante prodotto dalla tempesta, ci sarebbe solo il silenzio. La città più importante della repubblica si trova in ginocchio, privata dei suoi difensori lontani.
    Jax avanza, incurante del vento. Non importa quanto esso spinga, Jax non demorde. Passo dopo passo, si fa strada. E il tempio si fa sempre più vicino. Ancora un po', e il suo destino lo abbraccerà del tutto.
    Ad un certo punto, il vento smette di tartassarlo. Per un attimo, Jax sente di essere studiato, compreso. E così, viene lasciato in pace, invitato verso la residenza funesta. Lo sente, lo percepisce, la creatura lo sta aspettando. Aspetta il suo sangue, il sangue di un Prine. Tutto si decide, questa notte.
    Passano i minuti, e il ragazzo giunge. Il tempio, quello che una volta era il posto più difeso di tutti, ora è alla mercè di un mostro, furioso e potente. Nel cielo che copre questa costruzione, il vento si è riunito per assistere allo scontro, per essere il testimone di ciò che accadrà. E così, salendo gli scalini e innoltrandosi nell'oscurità interna, Jax entra. Il posto ha un aspetto che definire spettrale sarebbe riduttivo. All'interno, non c'è altro che caos e distruzione: squarci, dimostrazioni di forza e di rabbia si perdono sui muri, sulle pareti, sui pavimenti. Ma Jax non perde tempo ad osservarli, lui va diretto verso la meta. Sente il suo avversario, lo percepisce, sa dove deve andare. Se non avesse la Forza, gli basterebbe seguire la scia di distruzione. Poco a poco, il suo destino inesorabile si sta compiendo.
     
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    Passo dopo passo, Jax arriva davanti ad una grande stanza. La forma è ovale, circoscritta dentro ad una serie di colonne bianche, fatte forse da un materiale marmoreo, puro. Esse sembrano essere le uniche cose non toccate dall'ira e dalla distruzione: il resto della stanza è piena di impurità, informità, come se fosse un dipinto gigantesco nella quale l'autore ha dato il meglio di sé. Al centro di essa, con un raggio di luce che scende dal'alto, si trova uno scrigno, chiuso, fatto di un materiale rudimentale, del legno semplice. Tra Jax e lo scrigno si trova lui, il demone. Esso è appoggiato sulle proprie ginocchia, con la schiena che punta Jax e il volto che tocca lo scrigno, come se stesse pregando. Le sue mani sembrano insanguinate, bagnate da un liquido rossastro. Che la creatura abbia inflitto quei tagli nella roccia con le sue stesse mani?
    L'unica cosa che sente in questo momento Jax è il suo respiro. Esattamente come a casa, nelle ore precedenti... quel momento, quell'istante terribile si presenta nei pensieri di Jax, non appena i suoi occhi cadono sulle mani della bestia. Quel flash, del padre che viene ucciso, quell'istante... n-no, non può permettersi di soffermarsi, deve rimanere concentrato. Un respiro profondissimo, più profondo dell'oceano, e poi il ragazzo agisce, nell'unico modo che conosce.

    Vuoi una pomata per quelle ferite? Devono far un male cane...

    Ha appena fatto una battuta? Assolutamente sì. È il suo modo per rimanere normale, è il suo modus operandi standard: comportarsi normalmente e rimanere calmo al momento è la sua unica possibilità. Perciò, questo suo atteggiamento non è altro che un'altra forma difensiva, attuata per non crollare. Finchè funziona...
    La bestia non risponde nemmeno. Rimane ferma al suo posto, come se nulla fosse.

    Non si apre, eh? Sarà colpa della ruggine, te lo dico io.

    Forse stanco, forse voglioso di sangue, la creatura si alza, voltandosi piano piano verso Jax. Lo sguardo freddo e spietato di essa pugnala il corelliano, con un colpo diretto che supera gli occhi e ferisce la mente. La sbruffonaggine del ragazzo cala, e di molto. Quando incrocia quello sguardo, viene scosso. Vorrebbe reagire con una battuta, vorrebbe urlare qualche stupidaggine, perchè facendolo, tutto andrebbe bene, potrebbe credere di stare apposto, eppure non è così. Allora, se mentalmente non può farcela, deve prepararsi fisicamente. La gamba sinistra viene portata indietro, la spada viene sguainata e alzata sopra il mento. Il ronzio successivo di essa apre quindi le danze.
    Dandosi la spinta col piede sinistro indietrato, Jax si scaglia verso l'avversario, che lo aspetta in posa. Il corelliano parte aggressivo, con una serie di colpi veloci per non dare tregua. L'altro, invece, usa le sue stesse braccia per parare. I colpi inflitti da Jax sembrano graffiare la "pelle" della creatura, nonostante sia colpita da una spada laser. Più Jax colpisce, però, più la bestia si arrabbia. E arrabbiandosi...
    Dopo diversi attacchi in serie, la creatura passa al contrattacco. Così, è Jax a ritrovarsi sulla difensiva, costretto a indietreggiare verso le colonne dalla quale è partito. Come vantaggio, il corelliano sembra essere più veloce, ma solamente perchè la creatura non sta dando il 100%. La vittoria della bestia è scontata, eppure essa ancora non sta approfittando. Forse sta studiando il ragazzo, sta cercando di capire se ello era alla pari del padre, oppure vuole farlo provare, così da poterlo distruggere in ogni modo quando inevitabilmente fallirà. Più l'offensiva va avanti, più Jax deve aumentare la velocità di difesa e più è costretto ad indietreggiare. Visti da fuori, i movimenti dei due sembrano quasi studiati a tavolino, come se fosse uno scontro studiato. Entrambi diventano sempre più veloci, quasi fossero scheggie.
    Nei suoi occhi, Jax subisce dei flash, provenienti da tempi differenti. Ricorda quando si addestrava per gioco col padre, quando ha imparato le prime mosse, di quando ha scoperto l'uso della Forza... tempi diversi, migliori. Ma non può permettersi di perdersi: al momento, la concentrazione è l'unica cosa che non può perdere.
    Indietreggiato troppo, il corelliano si ritrova con le spalle attaccate alla colonna. Così, il suo cervello si illumina, riceve una mezza idea. Parato uno degli attacchi mancini che il mostro tira, con il piede destro il corelliano rifila un colpo all'addome della creatura, giusto per farla allontanare di qualche passo indietro. Con questa mossa, il ragazzo può dire addio a buona parte della sua mobilità, ma c'è una ragione dietro a tutto questo. La creatura, allora, che risente poco del colpo, raccoglie l'opportunità e sferra un destro verso il volto del suo nemico. Di tutta risposta, Jax tira fuori un asso nella manica, una tecnica che aveva imparato anni prima. Usa la Forza per accellerare i suoi movimenti e, con un colpo di reni pazzesco, si sposta verso la propria destra, così da schivare il pugno del nemico e trovarsi su una difesa squilibrata.
    Avviene tutto in un istante, ma avviene. Il pugno del tipo si fracassa nel marmo, scivolando in profondità, mentre il ragazzo riesce a schivare, ritrovandosi sul fianco vuoto del nemico, che a sua volta prova a dare un rovescio con la propria sinistra, fallendo completamente. Con un colpo sicuro a portata, Jax non ci pensa due volte e utilizza la propria spada laser per colpire al cuore, mettendoci tutta la forza che può.
     
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    Per un attimo, Jax sente di aver vinto. La spada non sembra essere scesa del tutto in profondità, però il suo colpo lo ha dato. Soltanto quando richiama a sé la spada, il corelliano diventa testimone del danno che ha appena fatto: la carne del nemico è stata sì colpita, ma ciò che proteggeva essa non è stato nemmeno scalfito. La cosa più sconcertante è che un cuore battente, lì dove dovrebbe essere, non c'è. Al suo posto, una pietra rossa, grossa quanto il pugno di una mano, che brucia incandescente nel petto della creatura. Eccola, la reliquia di cui aveva parlato il padre. Essa si è davvero fusa con il suo possessore, tanto da aver preso il posto del suo cuore. Non scherzava il padre quando parlava di una vera e propria corruzione...
    Il tempo che passa mentre Jax osserva quello spettacolo raccapricciante, però, non fa un favore al ragazzo. No, perchè intanto la bestia ne approfitta, eccome se ne approfitta: liberandosi il braccio destro, ancora incastrato nella colonna, la creatura scaglia tutta la sua rabbia contro il giovane, colpendolo nello stomaco e facendolo volare via. Atterrato di spalle, il ragazzo si ritrova per terra, con un dolore molto forte allo stomaco.
    Nnggh...
    Appena alza lo sguardo da terra, vede la creatura immobile dove l'ha lasciata, che è rimasta lì a fissarlo per bene. Il colpo lo ha ridotto male, al ragazzo, tant'è che ora sente gran parte delle sue forze lasciarlo. Deve agire, e in fretta. Se rimane per terra, muore.
    Un pensiero repentino, un'idea. Puntando la mano contro la colonna già rovinata, Jax richiama la Forza a sé, per far crollare il marmo e per farsi guadagnare del tempo. Sentendo la morsa che stringe la colonna come se fosse un frutto tra le sue mani, Jax combatte con tutto se stesso per far cadere quel supporto, prima che l'avversario possa fare qualcosa. Un battito di ciglia, e un gran rumore assordisce tutti. Grandi pietre cadono, schiantandosi contro il terreno, contro la il marmo, ma soprattuto contro la creatura. Il corelliano allora rimette tutta la sua forza fisica nelle gambe, prova slanciarsi via dai calcinacci che cadono e che potrebbero cadere anche verso di lui.
    Qualche secondo dopo, la polvere si assesta. Jax, raggomitolato per terra con le mani attorno alla testa, si muove lentamente per osservare come sia andato il suo piano *perfetto*. C'è silenzio, tutto tace. Ma non può essere finita qui. Intorno a sé, nessun mostro rosso-nero incavolato, perciò o è morto, oppure ha concesso qualche secondo importante. Meglio sbrigarsi.

    Sono troppo vecchio per queste cose...

    Tirandosi su, Jax tira qualche sguardo ancora nei suoi dintorni. L'unica cosa che sembra essere rimasta intatta, lontano dalla zona franata, è lo scrigno, fermo al centro della stanza. Prine allora sente un richiamo, come un sospiro nella Forza stessa, qualcosa che chiama il suo nome, una voce che proviene dallo scrigno. Così, incuriosito, il ragazzo si reca a esso.
    Più si avvicina, più quel baule sembra diventare luccicante. Inginocchiatosi per portarsi allo stesso livello di esso, Jax porta la mano destra sulla serratura, per aprirlo. È strano... stranissimo, sembra quasi che lo scrigno stia intonando un richiamo al Prine, come se già lo conoscesse. Esso non è molto grande fisicamente, eppure sembra essere eterno, in un qualche modo contorto.
    Il lucchetto risponde alla mano di Jax, lasciandosi aprire. Appena esso si rilascia, la parte superiore si apre da sola, permettendo ad una luce blu di accecare completamente le iridi verdi del ragazzo. All'interno, una pietra, dalle forme geometriche perfette, come se fosse scolpita a mano, bellissima, che osserva e si lascia osservare. Quante cose potrebbe dargli, quell'artefatto... così tante possibilità. Un potere sconfinato, nelle buone mani, è ciò che tutti vorrebbero. Quel richiamo sontuoso che risuona nelle sue orecchie è sempre più vicino, sempre più facile da ottenere. Potrebbe essere imbattibile, con quella pietra... eppure, è questo che vuole? Il potere?
    Poco importa, comunque, perchè il destino ha già deciso per lui. Pochi centimetri dietro di lui, la creatura rimane ferma, aspettando che la paura cada in Jax e che esso capisca cosa sta per succedere. Una mano caldissima, più calda dell'inferno stesso afferra la spalla destra del ragazzo, fondendogli le nere vesti con la carne. Diamine, se fa male. Prima che possa urlare, il ragazzo viene sollevato di peso, girato, e costretto a fissare diritto negli occhi della creatura. Eppure, più lo sguardo cade nella psiche della creatura, più Jax si perde nel proprio pensiero. Capisce di aver fallito, di aver perso. Non ha più difese, non ha più strategie. È... È finita?
    Una fitta profonda lo risveglia. Poi il sapore di sangue in bocca gli da il bentornato. Lui è ancora lì, ma per poco. Il suo cervello non riesce, anzi, si rifiuta di elaborare il dolore di una mano che ha trapassato lo stomaco. Ha perso. Ma almeno può dire di aver combattuto. Lo faceva per il padre... eppure non è riuscito ad andare in fondo.

    E così, finisce la mia storia. Tsk, avrei voluto prepararmi qualcosa di meglio da dire. Ripensandoci, rifarei tutto, pur sapendo la mia fine. Ho combattuto contro le probabilità, contro le statistiche, contro ogni cosa, sapendo che avrei perso. Perchè, sotto sotto me lo sentivo, che non avrei avuto possibilità. Io, un ragazzo, certamente affascinante e geniale, contro una creatura venuta da chissà quale inferno per difendere le sorti della galassia. Ma andiamo, è una storia per far ridere, non suona per niente reale. E così me ne vado... beh, dovrei dire qualcosa. Sforzati, Prine... uhmm... potrei ringraziare qualcuno? Nah, troppo stupida come cosa... forse potrei ripensare al momento più bello. Nah, troppo classico. Niente, proprio non ci riesco, a trovare le mie ultime parole. Sai allora che ti dico? Non me ne vado più! Rimango qui, finchè non riesco a trovare qualcosa da dire. Dato che ancora mi sarebbe servito tempo, preventivamente ho afferrato la pietra quando il mostro mi ha bruciato la spalla. Cos'è, pensavate davvero che me ne sarei andato così facilmente? Nossignore! Cacchio! Ora ho trovato le parole giuste da dire! Peccato che non possa più morire, con questo coso in mano. Abbastanza divertente, no?

    Un sorriso viene fatto da Jax, che dovrebbe essere bello che morto. La creatura, allora, sembra sorpresa, e rimane ad osservarlo, sempre con il braccio ficcato nell'addome. Gli occhi del ragazzo si spalancano, si fiondano verso lo sguardo gelido del mostro, in cerca di uno scontro. Questa volta, a provare paura è la creatura, che piano piano inizia a capire l'errore che ha fatto.

    Sarà per la prossima, Action Man. - Pronuncia Jax, sorridendo e mantenendo lo sguardo di chi ha già vinto.

    La mano destra, quella che non tiene l'artefatto, si fionda a velocità massima verso il petto del tipo, direzione cuore. Jax non sa perchè, non sa come, sa solo che deve togliere l'altra pietra rossa dal cuore del mostro. Inutile il tentativo della creatura di difendersi, Jax è troppo vicino e troppo veloce. La mano destra più veloce del west attraversa il buco scavato dalla spada laser in precedenza, arrivando fino al bersaglio e avvolgendolo con il pugno. In quel momento, la creatura urla con tutta se stessa, spalancando la bocca. Prima che Jax possa anche solo pensare ad una battuta su come la creatura dovrebbe lavarsi i denti più spesso, una grossa ondata di calore pulsa per tutto il suo corpo, partendo dalla stessa mano destra.
     
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    È in questo momento che tutto intorno a lui cambia. Basta un battito di ciglia, e una magia accade. Dal nulla, Jax si ritrova a casa sua, su Corellia. Che sia una visione? Che sia sua volontà? Che il suo spawnpoint si sia resettato?
    La prima cosa che fa il ragazzo appena capisce dove si trova, è toccacciarsi lo stomaco, in cerca di ferite. Fortunatemente per lui, tutto sembra essere apposto. A richiamare quindi l'attenzione è una figura, seduta su un sofà color porpora al centro del salotto. Jax lo riconosce subito, e non riesce a credere ai suoi occhi... Questa deve essere una visione, non ci sono altre spiegazioni.

    P-papà... - scatta in avanti, verso il sofà. - Tu... questo non è reale, non è vero? - Jax stenta a credere che quello che vede sia effettivamente vero. Pensa che si tratti solamente di una visione, come quelle che ha avuto in passato.
    C'è l'hai fatta, Jaxxy. - Il padre parla, con un tono amorevole e paterno.
    Sono... sono morto? - la voce di Jax si fa sottile, debole. Ovviamente non ci tiene moltissimo a morire, se può evitarlo.
    Non ancora, non del tutto, no. Quando hai toccato entrambe le reliquie, sei entrato in possesso di un potere sconfinato, talmente elevato che neanche la morte è riuscita a toccarti.
    E allora questo? Perchè sono qui?
    Questa è la tua ultima prova. Ora devi scegliere cosa farne di quel potere.
    Mi stai dicendo che posso riportare in vita te e la mamma?! Sai quanto bene potrebbe portare un potere del genere?! - La voce si fa potente, felice. Il ragazzo ha ritrovato la speranza.
    Non puoi farlo, Jaxxy. - il volto di Jax cambia radicalmente - Quel genere di potere... ti corromperebbe. Continuerai a usarlo, ogni volta che qualcosa andrà male, ancora, e ancora e ancora, fino a quando esso ti avrà corrotto del tutto. Hai visto cosa è successo...
    No, papà, questa volta è... è diverso! Io... non posso perderti... Ti prego... - La sua voce si fa pensate, gli occhi lucidi.
    Lo so che non è facile accettarlo. Lo so che fa male... ma neanche io posso perderti. E se tu usassi quel potere... avrei perso anche un figlio, oltre che ad un amico. Devi accettarlo, figliolo.
    Jax scoppia in lacrime, mentre con le braccia avvolge il corpo del padre.
    Lo so, lo so... Questo vuol dire essere forti, Jax. Sono fiero di te...
    Ti voglio bene, papà...

    Con queste ultime parole, Jax stringe più forte il corpo del padre. Un silenzio interminabile... e poi bianco. Tutto si illumina di una luce bianca, pura, e poi... semplicemente scompare. Si torna alla realtà...

    Epilogo
    Jax Prine si trova seduto su una scogliera, con il caldo abbraccio del sole che gli bacia la faccia. Il vento gli smuove i capelli marroni, mentre le iridi verdi vengono colorate di un giallo profondo. Sul suo volto, Jax mostra solamente pace e calma. Davanti a sé, il sole nasce, colorando ogni cosa, dalle onde che si infrangono sulla spiaggia alle nuvoli bianche. L'erba fresca, invece, bagna con la propria rugiada le sue mani e le sue gambe.
    Sono passati un paio di giorni da quando tutto è successo. Alla fine, il suo desiderio lo ha espresso, quando aveva i poteri magici: ha scelto di distruggere quelle reliquie una volta per tutte, ponendo fine alla loro esistenza. Dover dire addio ai genitori è stato davvero difficile. Eppure, al momento, la sua mente non si concentra sui momenti brutti, bensì sui momenti belli. Questo, dopotutto, lo ha imparato: essere forti significa saper passare oltre ai momenti spiacevoli, perchè solo allora i momenti belli sono piacevoli.
    Dalla sua tasca, il ragazzo tira fuori il medaglione, quello che lo ha accompagnato nella sua avventura. Quel medaglione, in un certo senso, rappresenta ciò che lui ha superato. Dopo aver baciato la pietra verde, il ragazzo carica il destro e, con un movimento rilassato, lancia il medaglione oltre a sé, diretto verso l'oceano. Con quel gesto, Jax dice addio ai suoi genitori. Con quel gesto... Jax accetta la realtà, e si prepara ad andare avanti.
    Ha salvato la galassia, il giovanotto. Lo ha fatto a mano, letteralmente, reggendo nei suoi palmi le forze più potenti che si siano mai viste. Lo ha fatto per amore, amore verso il padre, l'amore di un figlio. Alla fine, ne è valsa la pena... no?
     
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