New Star Wars Gdr

Ora di visite

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    Ora che Keldor si era consegnato spontaneamente, non era più un tabù andare a trovarlo. Inoltre dalla loro ultima chiacchierata aveva capito quanto terrore avesse di essere dimenticato, lasciato da parte.

    Non sapeva come lo avrebbe trovato, ma sapeva quanto soffrisse stando chiuso li dentro, il minimo che potesse fare era portargli un po' di sollievo con la sua presenza.
    Quelli erano i pensieri che gli passavano per la testa mentre finalmente atterrava su una delle piattaforme del carcere. Aveva indossato il suo classico completo beige chiaro, con il mantello che svolazzava leggermente alle sue spalle.

    All'ingresso si sarebbe fatto registrare dal droide.

    Dalen Antal... In visita privata per il prigioniero Keldor...

    Avrebbe lasciato all'ingresso il comlink e qualunque altro effetto personale che non subentrasse nel regolamento, poi dopo una rapida perquisizione venne ammesso all'interno.

    Si sarebbe così diretto verso la sala visite privata a che gli era stata assegnata, e li lo avrebbe atteso.
    Non che la sala fosse chissà che lusso. C'era un tavolino, un piccolo divanetto e poco più. C'era una piccola finestra, ma questa era in acciaio trasparente, a prova di fuga. Certo se lo Zeltron avesse voluto farlo evadere non sarebbe certo stato quello a fermarlo.
     
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    In piedi.
    I tre giorni di isolamento non erano stati una passeggiata, diciamo pure che avevo rischiato di impazzire già dopo qualche ora. Non sapevo perchè me la fossi presa così tanto, perchè mi fossi lasciato provocare dalla guardia, durante la visita medica, cioè, in realtà lo sapevo: gli insulti non mi tangevano, le umiliazioni potevo sopportarle, ma non che mi toccasse, cosa che -a quanto pareva- quella guardia ricordava bene dal mio ultimo pernottamento nel carcere di Coruscant. E così avevo ceduto alla rabbia, alla frustrazione, avevo reagito, anche se sapevo che non avrei dovuto. Ero anche riuscito a masticare la faccia al pezzo di merda che mi aveva provocato, ma più che altro le avevo prese, e per finire ero stato sbattuto in quello sgabuzzino senza finestre, in silenzio, a luce piena di giorno, nella totale oscurità di notte. La cella di isolamento era talmente piccola che mi pareva di soffocare. Dopo un'ora mi pareva fossero già passate due settimane, dopo due ore non la smettevo di camminare, un passo avanti, girarsi, un passo indietro, non c'era abbastanza spazio. Alla terza ora avevo iniziato a parlare da solo. Mi era stato intimato il silenzio. Li avevo insultati talmente forte che una delle guardie era scappata piangendo. Erano entrati, mi avevano legnato di nuovo e cercato di legare con una specie di camicia di forza, anche se non la chiamavano così, con cappuccio e un bavaglio. Non ci erano riusciti. Le successive 12 ore, le avevo passate da sedato.
    Al mio risveglio avevo ancora la testa appannata, i riflessi rallentati e le mani legate da manette nuove, marchio RD, stessa cosa per le caviglie. Inizialmente ero rimasto lì, in posizione fetale, aspettando che l'effetto del sedativo svanisse del tutto, poi avevo provato a liberarmi, come facevo di solito. Mi ero fatto malissimo. Il resto della notte l'avevo passato a piangere come un bambino.
    Le cose erano migliorate man mano, vuoi per gli psicofarmaci che mi mettevano nel cibo -di cui non ero consapevole- vuoi perchè stavo cadendo rapidamente in depressione.
    Poi, dopo quelli che mi erano parsi mesi, la porta si era aperta fuori orario, e il secondino mi aveva ordinato di uscire. Mi avevano portato in un'altra cella, una che dividevo con un ragazzino umano. Le cose erano migliorate, ma non del tutto.

    Detenuto 8461, seguimi. Detenuto 562, seduto.
    Ahi.
    Che ho fatto?
    Non avevo fatto niente di male, non che sapessi. Ero stato bravo, da quando mi avevano spostato con Jared, allora perchè mi facevano spostare fuori orario?
    Hai una visita.
    Una visita..?

    E' stata chiesta una visita privata, ma noi siamo qui fuori. Comportati bene.
    La porta della stanza era ermetica, come tutte quelle del carcere, l'interno della stanza, però, per quanto minuscola, era molto più lussuoso di qualsiasi cosa ci fosse là dentro. C'era persino una finestra. Non che io avessi fatto molto caso a tutto quello, ero rimasto imbambolato a guardare chi già era al suo interno.
    Per un attimo il cervello mi si spense completamente, poi la porta si chiuse con un tonfo sordo e mi riportò alla realtà.
    Sei venuto... Non pensavo che saresti venuto...
    La cosa era così sorprendente, che non feci neppure un passo avanti, me ne rimasi lì, con le manette ai polsi -lasciate per la sicurezza del visitatore- intontito.


    L'edit è il lancio del dado, che mi ero scordata.
    Cambio potere: 8
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    • Inviato il
      4/4/2022, 13:24
      Eleni Bok


    Edited by Eleni Bok - 4/4/2022, 13:24
     
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    Oh guarda un po' chi è che in prigione ha acquisito la strabiliante capacità di asserire l'ovvio?

    Disse alzando un sopracciglio mentre rimaneva con le chiappe appoggiate al tavolino.

    Cos'è pensavi che ti avrei lasciato qui a marcire senza nemmeno venire a trovarti? Magari scappando con Aola?

    Scrollò le spella per poi alzarsi dritto in piedi ed avvicinarsi leggermente.

    Bhe devo dire che la divisa ti dona... fa risaltare il tuo blu.

    Aggiunse per buttare un po' la conversazione su tinte più leggere.
    Come stai allora? Ti trattano bene?

    Disse osservandolo e notando che non aveva lividi o segni di percosse.

    In ogni caso, ero passato per vedere come stavi, e se avessi bisogno di qualcosa. Aola sta bene... Sta facendo amicizia con Kara. Penso sia contenta di avere qualcuna di giovane con cui fare amicizia...
    Allargò le braccia in segno di rassegnazione.

    E così ora mi trovo a fare da babysitter a ben due ragazzine... Avrei dovuto farlo per lavoro!
     
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    Cos'è pensavi che ti avrei lasciato qui a marcire senza nemmeno venire a trovarti? Magari scappando con Aola?

    Ahn... aprii la bocca e mi fermai dopo appena un verso, perchè quello era esattamente ciò che avevo pensato. Non esisteva, nella mia testa, una versione dei fatti in cui il Jedi che mi aveva convinto a consegnarmi sarebbe venuto in prigione, per me. La realtà che avevo visto io era diversa, era quella di un ipocrita che mi manipolava per liberarsi di me, e magari allo stesso tempo guadagnarci qualcosa. In effetti mi ero aspettato una dichiarazione, qualcosa, in cui il Jedi raccontava a tutti di come era stato lui a farmi costituire, invece non era successo. Va bene, avevo pensato, significava solo che avrebbe tenuto la fama e la gloria per sè, limitandosi a lasciarmi marcire là dentro.... ma ora lo zeltron era lì, davanti a me, e questo metteva in discussione tutto il resto.
    Vuole qualcosa? E' venuto per riscattare il favore? Ma non c'è niente che possa dargli... Di sicuro non si tratta solo di... la mia linea di pensiero era chiara: se era tornato, era perchè aveva bisogno di qualcosa da me. Eppure che cosa poteva mai volere? Forse si trattava di Aola'vrei? Non riuscivo ad immaginare un motivo per cui dovesse parlare con me, non avevo informazioni particolari e lui sarebbe stato perfettamente in grado di farsele dare dalla diretta interessata.
    Ma se non vuole niente...
    Tutto ciò che il Rosso diceva, appariva lontano, quasi come una pagina scritta, di cui continuavo a rileggere sempre la stessa riga, senza capirla bene, così guardandoci dall'esterno, uno non avrebbe potuto vedere niente di più distante: da una parte lo zeltron, a suo agio, figo come al solito, tranquillo, mentre parlava di cose totalmente normali; dall'altra io, confuso e impacciato, totalmente fuori dalla mia zona di comfort, totalmente diverso da ciò che chiunque avrebbe potuto dire essere me. Il fatto era che, da quando mi trovavo là dentro, da prima anche, da quando avevo deciso di consegnarmi, non sapevo neppure io come fosse il vero me, e io ogni volta che mi davo la pena di scoprirne un pezzo nuovo, ne rimanevo sorpreso, come un poppante davanti ad un qualsiasi oggetto colorato.
    Lo zeltron aveva finito di parlare, si era avvicinato. Sapevo di dover dire qualcosa, era la prassi, anche se in quel momento avevo il cervello totalmente vuoto.
    Ehm. Sì. Mh, cioè... scossi il capo, cercando di darmi un tono.
    Presi poi un respiro profondo, per schiarirmi le idee, ma non c'era nulla in effetti che mi venisse voglia di dire. Non c'era spazio per la logica, in quel momento, nè per un pensiero coerente. Tutta la frustrazione si mescolava in corpo, cercando una valvola di sfogo, anche se la vita di quei giorni mi aveva insegnato a stare attento a cosa facevo, a non parlare mai oltre il necessario, a non farmi notare. Alla fine lasciai perdere tutto quanto e con un passo incerto, ma carico di tensione repressa, chiusi la distanza col Rosso. Lentamente gli afferrai la camicia, all'altezza dell'ombelico, impacciato dalle manette, ma infilando le dita tra la stoffa, con un leggero tremolio dettato dalla passione trattenuta e poi stringendo con forza. Lentamente piegai il capo di sbieco, abbassandomi quanto bastava sulle ginocchia e con molta calma e incertezza, un interrogativo, le poggiai su quelle dello zeltron.
     
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    Keldor sembrava genuinamente sorpreso di vederlo e ciò che si presentava ai suoi occhi era quanto di più diverso avesse osservato negli ultimi tempi dalla stessa persona.
    Sembrava un pesce fuor d'acqua.
    Sorrise.
    Non gli dispiaceva in fondo ciò che stava vedendo.
    Bhe suvvia dammi un po' di credito, non potevi onestamente pensare che ti lasciassi qui da solo...

    Si interruppe vedendolo che colmava la distanza rapidamente e gli afferrava la camicia infilando le dita tra la stoffa.
    Poi le loro labbra si incrociarono, lui si piegò leggermente verso il basso e Dalen spinse leggermente in punta i piedi per aiutarlo.
    Il bacio era passionale si, ma c'era anche un certa dolcezza che non si era intravista tra i due se non nel loro ultimo incontro, quando lo Zeltron lo aveva convinto a costituirsi.

    Le labbra si toccarono poi Dalen avrebbe aperto leggermente la bocca e infilato la lingua nella sua, esplorandolo. Le sue mani sarebbero arrivate alla schiena del blu accarezzandola dolcemente, e se non lo avesse fatto lui, allora avrebbe interrotto il bacio, per poi alzare lo sguardo per puntarlo ai rossi occhi infuocati di Keldor.

    mmh meglio ora?

    Chiese con un sorriso, senza però staccare il corpo da quello di lui.
    Il suo respiro leggermente acellerato mentre poteva sentire il cuore del blu pulsare rapidamente.
     
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    Tutto era partito con un enorme punto di domanda, con una timida richiesta di permesso, ma dall'altro lato, lo zeltron non aveva tentennato neppure per un istante, incoraggiandomi in ogni gesto. La pressione sulle labbra non incontrò nessuna resistenza e mentre il Rosso faceva del suo, chiusi gli occhi, rilasciando un lungo espiro, passivo, inizialmente, ancora poco avvezzo a quel genere di cose, ma poi, lentamente e con minuzia, ricambiando il gesto, un basso mugolio di piacere che vibrava in fondo alla gola, ma mentre il bacio rimaneva languido, dolce, le mani rimanevano in tensione, abbarbicate allo zeltron, possessive.
    Fu Dalen a scostarsi per primo, trovandomi ora con gli occhi socchiusi e il capo abbassato, gli occhi rossi accesi di calore e focalizzati sulle sua labbra.
    CITAZIONE
    mmh meglio ora?

    Non ancora...
    Questa volta non aspettai una risposta e col sangue bollente che lentamente scendeva ad irrorare il basso ventre, mi piegai di nuovo, non più incerto, ma vorace, cercando di nuovo le sue labbra e spingendolo col resto del corpo, indietro, verso il tavolino alle sue spalle. L’idea era di afferrarlo per i fianchi e aiutarlo a montarci seduto, ma con le manette non riuscivo a prenderlo, potendo afferrare solo un fianco alla volta e trovando l’altra mano centrale. Nonostante questo, non mi staccai da lui, cercando invece di sbottonargli la camicia, partendo dal basso, un compito più semplice, usando solo il tatto.
    Probabilmente quella stanza era sorvegliata da telecamere, e già sapevo che qualcuno doveva trovarsi fuori, pronto ad intervenire in caso di problemi, ma la cosa mi importava poco.
    Sei uno stronzo. Ti odio. Un sacco. sussurrai staccandomi appena, per poi iniziare a baciarlo sul collo, assaporandone il profumo speziato, per poi leccarlo con un unico lungo movimento, dalla clavicola alla mandibola, lungo l’arteria pulsante. Nel frattempo, sarei riuscito idealmente a liberare almeno la porzione più in basso dalla camicia, e avrei potuto infilare le mani sotto la stoffa, accarezzandogli l’addome e salendo verso gli addominali, fermandomi per seguire il profilo della cicatrice sul costato.

    Qualsiasi cosa avessi pensato che sarebbe successo, non era quello. Il Rosso sarebbe dovuto sparire, io avrei dovuto ignorarlo, stargli distante, lontano dalle sue magie Jedi e il suo modo di infilarsi sotto alle bugie, per toccare la pelle viva, ma il piano era fallito nell’esatto istante in cui quello si era presentato là dentro, in cui aveva mantenuto la parola. In cui aveva dimostrato che di me gliene importasse qualcosa. Potevo anche dimenticare il peso delle manette ai polsi, e il fatto di essere ricoperto di lividi, sotto ai vestiti, e che avrei dovuto continuare a tenere la testa bassa e obbedire a tutto ciò che mi veniva ordinato, potevo farlo, se significava che poi ne avrei guadagnato un amico.
    Un amico, certo, solo un amico…
     
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    Il momento di intimità era finito, e forse le telecamere avevano ripreso qualcosa, forse no.

    Dalen stava finendo di rimettersi a posto la camicia.

    Allora... Vale la pena avere qualche legame? Fidarti di qualcuno?

    Lo zeltron si sarebbe voltato verso di lui, un sorrisetto divertito e un po' orgoglioso.

    Sai sono davvero stato fiero di te quando ti sei costituito. Ci è voluto coraggio nel fare quel passo, un coraggio che non tutti hanno. Hai pagato per delle colpe che non ricordi di aver commesso e ora, quando uscirai sarai un uomo libero. Hai finito di scappare, e nessuno ti darà la caccia.

    Dalen si sarebbe quindi rimesso il mantello, per poi ravvicinarsi a lui allargando le braccia, e se questo non fosse scappato lo avrebbe chiuso in un abbraccio affettuoso, poggiando la testa poco sotto il suo mento.

    Tornerò a trovarti altre volte, per vedere come stai... OK?

    Avrebbe chiesto nuovamente, ora con voce più dolce.
     
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    Mi stai chiedendo se sei stato all'altezza delle aspettative? Ti darò un 6 meno-meno. risposi con un ghigno sarcastico, tirando su la zip del tutone arancione fino ai fianchi, più su di così non riuscivo, senza sfilarmi le manette e se non l'avevo fatto fino a quel punto, con tutti gli impedimenti che aveva comportato, non l'avrei fatto certo ora: sarebbe stato controproducente spiegare che nemmeno le RD potevano servire a qualcosa, se ero abbastanza riposato.
    Come la prima volta che io e il Rosso ci eravamo intrattenuti, il mio umore era sparato al massimo verso le vette del "dont't worry, be happy" e anche se sapevo che sarebbe durato poco, che di lì a poche ore la mia vita sarebbe stata di nuovo una merda, piena di paranoia, ripensamenti e rabbia rapressa, nel qui e nell'adesso mi stavo godendo la stanchezza e i dolori sordi di una sana attività fisica... e palle più leggere.
    Con un'occhiata eloquente verso il basso alla pelle azzurra scoperta e sudata, chiesi allo zeltron, ora voltatosi a guardarmi, di finire di chiudermi la cerniera e se lui non avesse afferrato l'antifona, avrei aggiunto...
    So che normalmente lo fai al contrario, ma ti assicuro che è facile, basta tirare verso l'alto.
    Era ridicolo pensare a quanto impacciato e insicuro fossi stato nel vedere il Jedi e con quanta rapidità fossi invece tornato al mio arrogante me. Forse gli zeltron non avevano tutti i torti a vivere alla loro maniera, forse se anche Figlio di Puttana avesse passato più tempo a trombare e meno a tormentare me e (volevo sperare) altri galeotti, se ne sarebbe tornato a casa più contento e io non avrei dovuto farmi rodere il fegato dal desiderio di mangiarmi il suo crudo.
    CITAZIONE
    Sai sono davvero stato fiero di te quando ti sei costituito.

    Tsk. roteai gli occhi al cielo.
    Grazie, mammina. aggiunsi con la vocetta da moccioso, ma un'espressione assai poco riconoscente, in faccia. In realtà non potevo negare che i complimenti del Rosso mi facessero piacere, anche se io non ero affatto convinto di aver fatto la scelta giusta, e certamente non intenzionato a fargli sapere quanto contasse per me essere apprezzato: c'erano già stati momenti oltre il patetico tra di noi e se potevo evitarlo, preferivo non allungare quella lista.
    Malgrado ciò, sentii il petto scaldarsi nuovamente, non più di orgoglio, ma di qualcosa di più diffuso e piacevole, quando il Jedi, ormai del tutto rivestito, si avvicinò per un abbraccio.
    Mmm... Ci crederò quando lo vedrò. risposi, con le fusa che mi vibravano in petto, la testa piegata di lato, per poggiare una guancia sopra la sua testa.
    Avrei voluto domandargli di rimanere ancora un po', ma sarebbe rientrato nella dicitura del "patetico", invece optai per una domanda che non aveva avuto il tempo di formarsi, all'inizio di quella visita, ma che ora che era al suo terrmine, sorgeva a sè.
    E la ragazzina? Non che voglia vederla, ma...
    In verità mi domandavo se avesse senso pensare di nuovo a lei, se avesse trovato un posto dove stare e basta, anche se sapevo di averle promesso di tornare. Se pure fossi uscito da lì, non sarebbe stato meglio che la twi'lek rimanesse con Dalen? Bah. Non sapevo nemmeno che ne sarebbe stato di me.
    Un bussare secco alla porta metallica, nterruppe qualsiasi altra rimuginazione.
    Il tempo è scaduto. Otto-quattro-sei-uno, faccia al muro. Signor Antal, la farò uscire per primo, mi dia un "ok".
     
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    Oh hai bisogno della mammina quindi?
    Rispose sarcastico e dopo essersi avvicinato gli avrebbe tirato su la zip della divisa.

    In ogni caso fai il bravo. So che è difficile, ma sei quasi alla fine...
    Il sorriso era benevolo, pieno di fiducia nei suoi confronti.
    La domanda su Aola venne poi interrotta dal rumore di colpi sulla porta.

    Non c'è problema, sono pronto.

    Disse con tranquillità al secondino.
    Riguardo ad Aola...

    Disse mentre si apriva la porta e lo zeltron si incamminava verso di essa.
    Sta bene, sta legando molto con Kara, ma anche se non lo vuole dare a vedere so che le manchi. Che la Forza sia con te...
    Disse guardandolo un'ultima volta e facendo l'occhiolino.
    Poi con passo lento e sicuro sarebbe uscito dalla stanza, seguendo le indicazioni per l'uscita.
    Per Keldor mancava poco e sarebbe finalmente uscito di galera come un uomo libero. C'era solo da sperare che non facesse qualche sciocchezza nel frattempo. Mentre usciva captò i feromoni del secondino e di una cosa fu certo.
    Le telecamere avevano visto tutto.
     
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    Caratterizzazione e aderenza: 8
    Qualità: 8
    Crescita: 10
    Ortografia://
    Coerenza://
    Fattore: x1
    Tot: 26

    Dalen
    Caratterizzazione e aderenza: 6
    Qualità: 6
    Crescita: 10
    Ortografia://
    Coerenza://
    Fattore: x1
    Tot: 22

    CITAZIONE
    Dopo un consulto, viene assegnato a Dalen un disallineamento di 1 verso il lato oscuro. Questo è dato dai sentimenti passionali che il pg ha fatto crescere verso Keldor e che sono stati poi utilizzati per manipolare il suddetto personaggio nel compiere azioni che altrimenti non avrebbe compiuto.
     
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    "Dopo aver ascoltato tutte le parti chiamate in causa e averci riflettuto accuratamente, confermo la valutazione di Diamond."
     
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