New Star Wars Gdr

Cronaca Rosa

per l'Evento "Il Profeta"

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    Le circostanze che l'avevano portato di nuovo a Coruscant, non erano poi tra le più misteriose: capitava di essere richiamato all'Accademia per fare rapporto, dopo molti mesi tra le Regioni dell'Orlo Esterno, sia per ricevere nuovi ordini, quando non potevano essere inviati tramite holonet, sia per garantire ai suoi uomini il loro periodo di leave che era dovuto loro. Da suo canto, Thanen avrebbe fatto pure a meno di prendersi delle pause dal lavoro, ma quei momenti, più unici che rari, erano anche tra i pochi che poteva utilizzare per portare avanti la sua missione segreta per la Chiss Ascendancy. L'ultima volta che aveva toccato terra, era stato su Tatooine, dove gli eventi avevano preso una piega inaspettata, ma interessante, ora però il giovane ufficiale era lì per qualcos'altro. Era arrivato il momento di entrare nel Tempio Jedi.
    Non essendo un asso nel mondo della diplomazia, il chiss aveva deciso di utilizzare l'approccio più diretto e -confidava- incospicuo: avrebbe presentato domanda formale all'Alto Comando. Da quella che aveva capito, facendo delle ricerche, il Tempio era ancora sotto la tutela delle Forze Speciali e coinvolto in quello che, Thanen si aspettava, fosse un progetto simile a quello che lui stesso aveva in serbo per la CEDF. Sarebbe bastato provare a contattare Orion Starchild, sua vecchia conoscenza, e soldato force-user, tuttavia l'utima volta che Thanen aveva avuto sue notizie, il kel'dor era appena stato ospedalizzato e sfoggiava una nuova mano bionica, regalo della battaglia di Corellia, durante il grande attacco terroristico del Leviathan. All'epoca Thanen era stato ancora un ragazzo, incerto nel basic e promosso di fresco al rango di Tenente, dopo il suo successo al Cantiere Navale di Dac, e subito dopo si era trovato imbarcato col Maggiore Williams, lo strano umano mercenario che aveva dovuto mettere poi agli arresti per insubordinazione, nella missione top-secret che aveva portato alla scoperta del progetto Petalo Nero. Da lì in avanti, la vita di Thanen era stata un rincorrersi di incarichi da spia, missioni di salvataggio in territori selvaggi e complicate questioni di cuore, così che, allo stato attuale, non aveva idea di che fine avesse fatto Orion Starchild, come quasi tutti coloro che un tempo erano stati parte del Green Team, la sua prima squadriglia di caccia. Ora quasi tutte le tracce del passato erano scomparse dalla sua vita, anche Astrea Velia.
    Il processo di richiesta di visita al Tempio Jedi, si era rivelato più lungo e complesso del previsto, così che il giovane si trovava nell'imbarazzo dell'attesa e lo sarebbe stato ancora per diversi giorni. Non potendo sostare a bordo della Overland, il chiss si era quindi visto costretto a tornare nei suoi alloggi dell'Accademia Militare Repubblicana. Era strano trovarsi di nuovo tra quelle quattro mura, dopo tutto quel tempo, ma Thanen doveva ammettere che il posto sapeva di casa tanto quanto lo era stato il suo appartamentino su Ac'siel, anche di più, in effetti, poichè del periodo passato a casa con la madre e il gemello Thalos, non restava che qualche frammento. Era dall'epoca in cui era ancora un cadetto, che Thanen si era fatto notare in Accademia e non sempre per fatti positivi, ma ora che aveva ottenuto il grado di Capitano, il Sergente Istruttore Ulabari non poteva più urlargli addosso senza motivo, anzi, doveva essere lui per primo a fargli il saluto. Non che la cosa importasse a Thanen: non era mai stato permaloso e certamnte non avrebbe mai abusato del suo potere. Lui era un servitore della Galassia, non un tiranno.
    Malgrado però l'Accademia fornisse un'ambiente familiare, non si poteva dire che fosse anche stimolante.
    Da subito, il pensiero era andato a Thalos, suo fratello gemello, che sarebbe dovuto essere all'Ambasciata Chiss, tuttavia era restio a contattarlo solo per vederlo: sicuramente era oberato di lavoro. C'erano solo un altro paio di persone con cui avrebbe potuto desiderare di passare del tempo libero, entrambe erano donne ed entrambe erano esponenti della politica, tuttavia... beh, Thanen aveva letto le notizie Holonet riguardanti Lyra Galney e il processo al criminale, Keldor, e malgrado fosse molto interessato nel ricevere la versione dei fatti della diretta interessata, riteneva poco saggio farlo proprio in quel momento, almeno non alla luce del giorno. Non poteva certo fare finta che l'improvvisa comparsa dei chiss nella Repubblica, non avesse destato sospetti, e dato ciò di cui Lyra Galney era stata accusata, e il fatto che anche quel terrorista, Keldor, era un membro della sua specie, anche se impuro, avrebbe messo Thanen di nuovo sotto i riflettori, cosa che non desiderava affatto.
    Restava l'altra donna, Astrea Velia.
    Le devo ancora 600 crediti... pensava, anche se non era certo il primo, nè l'unico dei motivi per cui stava ponderando se contattarla o meno.
    Il loro rapporto era stato burrascoso a dire poco, e il loro ultimo incontro non era finito nel migliore dei modi, anche se Thanen non aveva colto interamente il perchè, tuttavia il chiss era entrato con lei in intimità come con nessun altro e aveva iniziato a considerarla parte della sua famiglia, poco prima che tutto esplodesse nell'odio. Se la passione ormonale dell'adolescenza era passata e non gli aveva più fatto pensare alla zeltron in quel modo, per molto tempo, una certa dose di affetto era rimasta, forse mal riposta, forse mascherata, ma presente.
    Vederla? Forse sarebbe stato un errore, magari lei non avrebbe voluto, tuttavia Thanen si sarebbe accontentato di sapere se fosse ancora su Coruscant, se la sua carriera fosse proseguita fiorente, come si auspicava. Era per questo che, invece di usare il suo numero di comlink, aveva telefonato agli uffici senatoriali.
    Astrea Velia?
    Esatto. Era la segretaria del Senatore Heiken, di Corellia, poi è stata promossa a diplomatica.
    Mi dispiace, Capitano, ma la persona che sta cercando non esiste.
    ...
    Capisco.

    Buona giornata.
    A lei.
    Mh. Interessante.

    Edited by Eleni Bok - 28/5/2022, 14:58
     
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    Uscito dall ufficio Thanen si senti la testa girare, subito dopo visse un esperienza paragonabile a quello che immaginava essere un trip indotto dalle spezie, in primis tutto sembrava distorcersi, assumendo colori sgargianti, il circondario per lui ormai ragmffigurava vagamente una nebulosa, con qualche vaga costellazione di contorno, in seguito un essere dalla faccia verde e il corpo corteccioso gli si avvicinò e gli disse:

    in tempi nebbiosi, la strada spesso è smarrita, ma come ogni buon marinaio i punti di riferimento abbondano in ogni momento.

    Dopo questo fantomatico episodio tutto tornò normale E thanen scoprì di essersi abbracciato ad Una pianta da ufficio, che vagamente somigliava all essere di cui sopra.


    Solo in seguito, un vecchio volantino catturò l'occhio del Chiss: una compagnia teatrale di bassa lega stava rappresentando una commedia, basata su una crociera tra le stelle, due signori, uno alto e con i capelli marroni e uno basso e pelato si guardavano con sguardo d'intesa, mentre una donna un po' più giovane era in primo piano, messa in una posa e abeva l'aria un po' preoccupata sotto la scritta gialla splendente che recitava: lo spazio non è l'unico luogo in cui potete incontrare le stelle!!!

    Quale sarebbe stata la sua prossima mossa?

    buona autoquest ^.^
     
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    La prima cosa che Thanen tentò di fare, fu appoggiarsi al muro, per sostegno e portare la mano libera alla cintura, per prendere la pistola, ma quello che stava sperimentando non era un semplice mancamento: prima che riuscisse a rendersene conto, il corridoio aveva lasciato il posto ad una nebulosa che non conosceva, delle costellazioni dall'aria familiare, ma allo stesso tempo fuori contesto e poi un volto.
    CITAZIONE
    Iin tempi nebbiosi, la strada spesso è smarrita, ma come ogni buon marinaio i punti di riferimento abbondano in ogni momento.

    Fece appena in tempo a sentire quelle parole, che tutto vorticò nuovamente e quando Thanen ebbe sbattuto le palpabre un'altra volta, si trovò abbarbicato ad una di quelle piante ornamentali che decorano tristemente quasi ogni luogo di lavoro, un Ficus maeonia, qualcosa, gli pareva di ricordare.
    Capitano? Capitano?
    Fu solo all'udire la voce di quello che riconobbe essere un cadetto dell'Accademia, che Thanen mollò bruscamente il tronco dell'alberello invasato e si mise altrettanto seccamente in una posizione più dignitosa, schiena dritta, mento alto, portamento impeccabile, dovette giusto stirare un attimo il bordo dell'uniforme con le mani, ma per il resto, era come se fosse stato il cadetto e non lui ad aver appena avuto un'allucinazione.
    Ha bisogno di qualcosa, cadetto? domandò al giovane umano, nel massimo della professionalità.
    Errrh. questi tentennò, fissando il suo superiore con aria stranita, nel chiaro dubbio tra rischiare di farlo arrabbiare, chiedendogli se volesse essere accompagnato in infermeria, e il non farlo, ma poi scoprire che il Capitano era caduto svenuto giù da un palazzo, rompendosi la testa. Fu Thanen a trarlo d'impaccio, con un briciolo di compassione.
    Sto bene, cadetto. Torni pure alle sue mansioni.
    Ahm. Signore, sìssignore! con un saluto militare, alla fine il giovane strinse il plico di volantini che teneva sotto braccio e marciò oltre, senza rendersi conto di aver perso uno dei fogli. Thanen, che stava per richiamarlo all'ordine e farglielo raccogliere, si bloccò nel notarne il contenuto. Un paio di secondi più tardi, quando il cadetto aveva svoltato l'angolo, il chiss si piegò sulle ginocchia, con il suo distintivo doppio-crack delle articolazioni e raccolse il pezzetto di carta.
    CITAZIONE
    Lo spazio non è l'unico luogo in cui potete incontrare le stelle!!!

    diceva il volantino, in calce. Thanen non sapeva per quale ragione, ma invece di buttarlo via, fece il foglio in quattro e se lo infilò in tasca.
    Ora che il cadetto se n'era andato, il chiss aveva modo di pensare davvero a che cosa era appena capitato. Aveva appena finito di telefonare agli uffici senatoriali, e stava uscendo dalla propria stanza, all'Accademia militare repubblicana, quando una visione gli era apparsa davanti agli occhi. Che cosa aveva detto l'uomo-pianta? "In tempi nebbiosi la strada è spesso smarrita, ma come per ogni buon marinaio, i punti di riferimento abbondano in ogni momento", o qualcosa del genere. E poi c'era quella nebulosa, e quelle costellazioni... Colto da improvviso fervore, Thanen accese il pc portatile che aveva sempre al polso sinistro e acceso un programma di disegno, calcò a mano le figure che aveva ancora vivide in mente, prima che scomparissero come in un sogno. Non sapeva esattamente perchè stesse dando importanza a quell'episodio, che non faceva che apparirgli più e più come un brutto scherzo da caserma, ma il suo istinto gli diceva che valesse la pena di non ignorarlo e il suo istinto l'aveva salvato da tante brutte situazioni.
    Riguardando sullo schermo quelle figure, il ragazzo continuava ad avere un prurito in fondo al cervello, quella sensazione di quando sai di aver già visto qualcosa, ma non ti ricordi esattamente dove, o perchè. Era una sensazione che Thanen non provava più tanto spesso, e che a maggior ragione lo stava frustrando.
    Forse invece sono stato esposto a qualche droga, o veleno, o quella Nube Cosmica dell'Outer-Rim, e sto per avere un ictus. considerò, senza ironia.
    Tutto sommato, avrebbe fatto bene a farsi visitare, sì, quanto meno si sarebbe tolto un pensiero.
    Con il volantino ancora al sicuro in tasca e le costellazioni salvate sul proprio pc, Thanen si diresse quindi in infermeria.

    Edited by Eleni Bok - 9/6/2022, 14:11
     
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    Tutto nella norma, Capitano. Probabilmente ha avuto un brusco calo di pressione, ma i suoi valori sembrano essere coerenti con quelli registrati sul suo profilo, a parte una leggera disidratazione. Le darò dei sali da sciogliere in acqua. Se dovesse sperimentare altri episodi di perdita di equilibrio e spossatezza, torni da me e procederemo ad un'indagine più approfondita.
    Ovviamente Thanen non aveva detto al medico militare che era rimasto abbracciato ad una pianta ornamentale, mentre l'Uomo Albero gli diceva di cercare i punti di riferimento nella nebbia: sarebbe stato un biglietto di sola andata per lo psichiatra dell'Accademia, o, nel migliore dei casi, una sospensione della paga e una nota di demerito, per uso di spezie. No, tutto quello che aveva riferito era di aver sentito un principio di svenimento, mentre camminava, in corridoio, e di volere un check ordinario delle prestazioni. Almeno gli esami del sangue avrebbero dovuto segnalare la presenza di sostanze stupefacienti o veleni, cosa che non era successa. Qualsiasi cosa fosse capitata, non derivava da mezzi convenzionali. Che fosse stato un sogno ad occhi aperti? Bizzarro, troppo bizzarro: non era più stanco del solito ed in ogni caso, non così tanto da chiudere gli occhi e vedere cose che non esistevano.
    La situazione lo stava snervando, perchè non ricevere risposte alle sue domande e non sapere dove cercare, era una delle cose che lo frustrava di più. Se però il medico non era in grado di trovargli niente di strano, non c'era molto che il Capitano potesse fare, per conto proprio... tranne ovviamente, verificare la presenza di sostanze volatili, nella stanza che aveva usato per fare la sua chiamata... oppure nei pressi della pianta ornamentale. Era forse il primo caso di una serie di attacchi ad armi chimiche? Di nuovo, sembrava improbabile, ma non più di ciò che era già capitato.
    Devo controllare... sospirò: non sarebbe stato tranquillo, finchè non avesse smontato quel comlink e analizzato in laboratorio la pianta.
    Presa la sua decisione, il chiss ripercorse a ritroso la strada che l'avrebbe portato agli ascensori e poi al piano degli alloggi degli ufficiali: non avrebbe svolto quel compito da solo.
    Unità R2-C5, in servizio.
    Bip-bip-bop.
    Il suo astromeccanico era rimasto a fare la polvere -figurativamente- sotto ad un telone, da quando entrambi erano tornati da Csilla, ma oggi finalmente il robottino avrebbe trovato modo di rendersi utile al suo proprietario. R2-C5 si era cimentato, fino a quel momento, solo come co-pilota e artigliere, per Thanen, ma in realtà gli astromeccanici erano programmati con capacità informatiche e meccaniche superiori a quelle dello stesso chiss, ed inoltre possedevano un ampio database di conoscenze scientifiche, da utilizzare all'occorrenza. In poche parole, era il compagno di merende perfetto, per uno come il giovane ufficiale, che tuttavia non aveva più tempo come una volta, per giocherellare con la tecnologia. La sua stanza era ancora come l'aveva lasciata un tempo: totalmente ricoperta da parti di droidi ed equipaggiamento smontati, nonchè strumenti da lavoro e alcuni pezzi di artigianato locale, tuttavia era da quando era stato promosso, che il chiss non poteva "giocare" con le sue cose. Intimimamente, gliene dispiaceva, sopratutto di non poter usare spesso il suo droide, ma era lo stesso che provava per la mancanza di tempo per gustare l'arte locale, oppure correre con la sua speederbike: si trattava di hobby a cui aveva dovuto gradualmente rinunciare, man mano che saliva di grado. A mala pena aveva modo di andare al dojo per tirare di boxe sul sacco, quando non era in servizio, e la cosa lo stressava, anchse se non lo dava mai a vedere con nessuno. In teoria anche quello che stava facendo ora, sarebbe potuto essere considerato uno spreco del suo tempo, tempo da impiegare per il suo popolo e la sua missione, ma negli anni, Thanen aveva imparato che talvolta bisognava cambiare prospettiva, per vedere meglio ed anche non concentrarsi troppo sulla stessa cosa, avrebbe giovato alla sua causa. E poi non c'era nulla da dire: doveva togliersi il pensiero di un attacco all'accademia. La sua non era nemmeno paranoia, erano dubbi del tutto giustificati, in un clima di guerra e considerato che aveva già dovuto tenere un'indagine là, per via di contrabbando di armi repubblicane.

    Dopo aver recuperato il suo droide e alcuni strumenti, Thanen si diresse quindi per prima cosa alla stanza del comlink e con totale no-chalance, ordinò a C5 di scansionare l'apparecchio e i dintorni, poi, non avendo registrato niente di strano, gli disse di smontare il comunicatore.
    Il chiss e il droide non erano i soli là dentro, ma i tecnici all'interno, se pure avessero voluto fare domande, rimasero zitti: c'era quel modo di fare di Thanen, come se fosse tutto suo e perfettamente sotto controllo, che teneva la maggior parte dei piantagrane alla larga. Probabilmente avrebbe potuto rapinare un appartamento, con quello stesso atteggiamento, e la gente avrebbe pensato che stava solo facendo un trasloco. Così, anche quando robottino e chiss uscirono dalla stanza, con i pezzi del comlink, tutto quello che il chiss ricevette fu il "buona giornata" di chi stava all'interno. Qualche attimo dopo, Capitano e astromeccanico, stavano portando una pianta da ufficio e i pezzi di un comlink, all'interno di uno dei reparti di ricerca della struttura, dove avrebbero potuto trovare gli strumenti necessari ad un'analisi chimica.
    Capitano Thanen!
    Ingegnere Jakobs. Risposo, ingegnere.
    Beh, è un bel po' che non la vedo da queste parti, Capitano. Da quando era un cadetto, in effetti. Che cosa desidera smontare, questa volta?
    Nient'altro, ingegnere. Vorrei che uno del team chimico mi assistesse nell'analisi di questa pianta.
    La p-... Ah, ha cambiato gusti, eh? Non la facevo un tipo da botanica, ma comunque... Mike! Vieni qui e aiuta il Capitano, vuole fare un esperimento!
    Grazie, ingegnere. Buon lavoro.
    Thanen poteva sentire i giovani tecnici bisbigliare tra di loro, di fronte a quella che vedevano come una stranezza, ma i più anziani avevano tutte le risposte:
    Quello è il Capitano Thanen. E' uno un po' strambo. Frequenta i laboratori da quando è arrivato, ma di solito non fa niente di male. Accontentatelo e basta, lui sarà soddisfatto e poi se ne andrà.
    Se lo dice lei...
     
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    Niente, le analisi chimiche non avevano rivelato nulla di anormale e così, dopo aver congedato Mike, chiss e robot erano tornati agli alloggi del Capitano, con ancora molte domande e nessuna risposta.
    Almeno non sembra un attacco terroristico... sospirò il giovane, mentre giocherellava con un cubo dalle facce colorate, diviso a fette, un classico giochino di ingegno, che aveva trovato su una bancarella, un giorno in cui lui e Gwen erano fuori in pattuggliamento per le strade e che la togruta gli aveva fatto trovare sul comodino, il giorno dopo. Ancora Thanen non sapeva quando l'avesse acquistato, ma comunque oramai lo conosceva così bene che poteva risolverlo senza nemmeno guardarlo, e infatti gli occhi rossi erano piantati sul soffitto, mentre le dita agivano per conto loro, con Thanen sdraiato sul letto.
    Tutto sembrava voler dire che non c'era proprio un bel niente di strano, che il giovane aveva avuto un'allucinazione, dovuta forse allo stress, ma il chiss non era in grado di accettarlo e in assenza di indizi da seguire, stava lasciando vagare la mente liberamente nel mare tempestoso dei suoi pensieri.
    Indizi... mare... marinaio... punti di riferimento...
    Di colpo, il ragazzo si alzò a sedere, mollò il cubo sul materasso e mise mano al pc da polso. I simboli, quelle costellazioni che aveva visto attorno a lui... Aveva fatto bene a disegnarle subito, perchè ora non era più nemmeno tanto sicuro di averle davvero avute davanti, ma no, il suo pc aveva tutto, ogni forma.
    La caccia continuava.
    Per prima cosa, il ragazzo impostò una ricerca holonet per immagini, sperando di risolvere il problema in quattro e quattr'otto, ma purtroppo la tecnologia non sembrava volergli venire in aiuto. Magari era stato lui a disegnare male, forse quelle costellazioni non esistevano affatto... però lui continuava ad avere quel prurito, quella frustrante sensazione di aver già visto quelle figure, prima, senza ricordare dove. Se solo fosse stato capace di ridurre il campo di ricerca, ad almeno un settore... Con un inspiro secco, il giovane prese di nuovo il pennino dal lato del pc e disegnò a memoria una costellazione molto nota che si poteva vedere dall'osservatorio di Coruscant, salvò tutto e impostò una ricerca. Il risultato fu immediato. Il programma aveva tradotto correttamente i suoi tratti in immagini conosciute e i primi 200 risultati erano tutti a correlazione positiva: non era quindi un problema di imprecisione.
    Questo lasciava spazio ad una sola spiegazione [INTUIZIONE]: non erano costellazioni della Galassia Minore.
    Devono essere dei territori dell'Ascendancy, ma perchè non mi ricordo quali sono? E come faccio ad averle...?
    Non terminò neppure il pensiero: l'idea di quella allucinazione, ancora lo destabilizzava, e per diretta conseguenza, lo innervosiva. La spiegazione tuttavia sembrava essere quella: le costellazioni facevano parte di quelle dei territori dell'Ascendancy e probabilmente le aveva viste quando era molto piccolo, motivo per cui erano rimaste nel suo inconscio. Il punto quindi era: come fare a ricordare?
    Per diversi minuti, Thanen rimase lì, seduto sul bordo del letto, a fissare il collage di costellazioni disegnate, provando a ripensare anche a tutte le nebolose che poteva aver visto durante i suoi addestramenti come scuot per la CEDF, poichè nella visione, le stelle erano immerse proprio in quella che pareva una nebulosa. Rosa. Una nebulosa rosa.
    Il pensiero gli strisciò lungo il collo, lento e fastidioso, come un animale viscido, fino ad infilarglisi in un'orecchio e poi dentro il cervello. Una nebulosa. Rosa. Delle costellazioni che non ricordava, ma erano nel suo inconscio.
    Quelle non sono stelle reali...
    L'istinto di spogliarsi e andare davanti allo specchio, era lì che lo prendeva a calci negli stinchi, tuttavia il chiss si costrinse a rimanere seduto e continuare a pensare. Doveva esserci un'altra spiegazione. Doveva.
    Forse Thalos saprà qualcosa. disse ad alta voce, quasi a volersi convincere.
    Il droide, che nel frattempo si era messo a vagare per la stanza, rimontando tutto ciò che gli pareva fosse nel posto sbagliato, come un maniaco delle pulizie, girò la calotta e fischiò un interrogativo.
    Thanen si alzò in piedi, lisciò le lenzuola, come un movimento automatico, quindi diede un'occhiata al robottino e tutti i pezzi di tecnologia che lui aveva accuratamente smontato, ed ora erano di nuovo interi, espirò a fondo, dalle narici, quindi fece cenno a C5 di seguirlo: tanto valeva avercelo appresso, di sicuro avrebbe fatto qualcosa di più utile che non rimettergli a posto (secondo il parere del droide, almeno) la stanza.
    Andiamo all'ambasciata.
    Era strano sapere di poter trovare suo fratello lì, con un po' di fortuna, ma non certamente fastidioso, anzi. Forse Thalos avrebbe avuto qualcosa da dirgli di più del nome di quelle costellazioni, almeno che le conoscesse, e per una buona volta, Thanen era felice di poter semplicemente ascoltare ciò che qualcuno voleva dirgli. Ma in effetti con Thalos era diverso, lui giocava in casa.
     
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    Ha un appuntamento?
    Beh... no. Mi scusi, ambasciatore, vorrà dire che tornerò un'altra volta.
    Ma non fare il cretino. Vieni dentro, Ane.
    Thalos ci aveva messo poco per padroneggiare il basic, era stato talmente rapido che già l'accento straniero non si riconosceva quasi per nulla, ma di certo, quando si vuole dare del cretino a proprio fratello, la propria lingua madre suona molto meglio.
    Dopo essere stato scansionato all'ingresso dell'ambasciata da silenziosi e professionali soldati della famiglia Sabosen, Thanen era stato portato fino alla porta dell'ufficio dell'Ambasciatore dell'Ascendancy, suo fratello gemello Thalos. Lì aveva bussato alla porta e aveva chiesto di poter essere ricevuto formalmente, nel pieno della posizione che l'altro ricopriva, ma a quanto pareva, Thalos era rimasto lo stesso.
    Non appena Thanen ebbe chiuso la porta, coprendo la vista ad occhi indiscreti, Thalos si fece avanti allungando il braccio destro, per afferrare quello del fratello, ma siccome Thalos era pur sempre Thalos, gli passò pure l'altro sulle spalle, tirandogli un paio di pacche affettuose, a cui Thanen rispose, dopo un attimo di esitazione.
    Era ancora strano poter avere tanta confidenza con qualcuno, ma il gemello era la persona che il Capitano amava di più al mondo e non volle molto perchè un sorriso sincero gli sfuggisse dalle labbra.
    Biip. Bop. Bip. i due fratelli erano ancora l'uno con la mano sulla spalla dell'altro e gli avambracci a contatto, quando C5 iniziò a trillare, andando a sbattere con la calotta su uno stinco del suo proprietario.
    Ho come l'impressione che il tuo droide voglia essere introdotto.
    Thanen aggrottò la fronte, stupito da una simile affermazione, da parte del gemello, perchè dopo tutto, i robot non esistevano nell'Ascendancy, o in gnerale nelle Regioni Sconosciute e che Thalos fosse anche in grado di decifrarne il comportamento, veniva come una sorpresa.
    Pff, andiamo, mi dai così poco credito? Certo che ho studiato tutto il materiale che hai passato alla CEDF, e in quanto ambasciatore, me ne arriva di nuovo in continuazione. Un sacco di gente che viene a porgere i suoi rispetti e a studiarmi da vicino, è venuta anche con un droide. Naturalmente mi ricordo che quello era con te, quando sei tornato a casa. Devo dire la verità, non pensavo che ti saresti affezionato ad una macchina.
    Wiii! Bip-bip-bip-bip.
    Anche se da un certo punto di vista, immagino che sia carino. abbassò lo sguardo sull'astromeccanico, che ancora andava avanti e indietro sulle rotelle, come ad attirare l'attenzione.
    Molto bene. inspirò a fondo Thanen, dopo aver inarcato un sopracciglio.
    Thalos, questo è R2-C5, il mio droide astromeccanico. C5, questo è l'ambasciatore Thalos, mio fratello. pronunciò, questa volta in basic, a favore del droide.
    Bop. Bop. borbottò il robottino, poi ruotò la calotta e iniziò a vagare per la stanza, curiosando.
    Beh, allora dimmi, a cosa devo il piacere di una tua visita? riprese Thalos, in cheunh, staccandosi dal fratello, per fargli cenno verso il divanetto che stava nella zona relax del suo ufficio. Thanen però era più interessato al suo arredamento, in partiolare un paio di sculture che decoravano la parete immeditamente dietro al divanetto, di fatti, mentre Thalos si metteva comodo, il Capitano, che sembrava pronto a seguirlo, deviò all'ultimo, per passare dietro all'area relax e andare a guardare da vicino le opere d'arte.
    Ahn. sospirò suo fratello, dopo essersi accorto di essere rimasto da solo, quindi si allontanò verso l'angolo ristoro e mise dell'acqua nel bollitore, preparando un paio di tazze, il tutto col sorriso divertito sulle labbra.
    Ti piacciono? Vengono da casa.
    [PSICOLOGIA DEL DESIGN]Per Thanen un'opera non era solo un piacere per i sensi, era qualcosa di più, era un'interfaccia sull'altrimenti poco comprensibile mondo dell'emotività altrui. Da un'opera lui poteva comprendere molte cose, su chi l'aveva ideata, o commissionata. In quel caso, per esempio, vedeva delle mani forti, un animo intenso...
    Sono molto... personali. commentò cautamente, mentre passava delicatamente le dita sui profili della prima scultura, inspirando a fondo l'odore del materiale. Aveva dimenticato quanto gli piacesse perdersi in un'opera, saggiarla in ogni suo aspetto... Di colpo si bloccò, aprì gli occhi, che aveva chiuso quasi senza pensarci e si staccò cingendo le mani dietro la schiena, in un'imbarazzata posa militare.
    Scusa. Non pensavo.
    Non ti preoccupare. ridacchiò Thalos, contenendosi a malapena, nel vedere la punta delle orecchie del fratello essersi fatta violacea.
    Credo che tu sia abbastanza bravo a mantenere un segreto, non è vero, Ane?
    Mh. Certo. Puoi contare sulla mia discrezione. annuì il Capitano. Non aveva la minima intenzione di impicciarsi della vita sentimentale di suo fratello, anche se... un po' non poteva fare a meno di pensare a quanto fossero simili i loro gusti, anche in quel senso. In fondo anche Thanen la sua prima cotta l'aveva avuta per un'artista...
    Quindi... a cosa devo il piacere? ripetè Thalos, dopo un breve, imbarazzante silenzio.
    Mh. Sì. annuì lui, allontanandosi dalle sculture, per mettersi a sedere dove gli era stato indicato prima.
    Mi stavo domandando se questi simboli volessero dire qualcosa per te. tirò fuori i disegni delle costellazioni. Aveva scelto spontaneamente di non chiamarle tali, per non influenzare suo fratello: voleva un'opinione prettamente personale.
    Vediamo... Ah... Mmm... Forseeee.... Mmmm.... No. Mi spiace, non mi dicono niente. Che cosa dovrebbero essere? chiese Thalos, abbandonando i toni scherzosi, per guardare il gemello con più serietà: non si poteva mai sapere in che cosa si fosse cacciato Thanen, e quegli affari avrebbero potuto essere qualsiasi cosa, da un disegno preso al parco giochi e ricalcato, ai simboli lasciati da un serial-killer.
    Costellazioni... apparentemente. rispose lui, già immerso in tutta una serie di pensieri, e segretamente deluso.
    Ci fu un'altra lunga pausa, una in cui Thalos si occupò di versare l'acqua, nel frattempo bollita, dentro la teiera, con le spezie e le erbe tipiche della loro bevanda preferita, su Csilla, e Thanen continuava a rimuginare su quelle figure e la sua intuizione di quella mattina, quella che avrebbe dovuto portarlo non da Thalos, ma in un posto ben diverso. Per quanto avesse cercato delle spiegazioni alternative, ormai era chiaro dove avesse visto i disegni.
    Il chai-latte era già stato versato e Thalos era già a metà tazza e aveva ripreso a leggere alcuni documenti, quando finalmente Thanen decise di raccontare tutto dall'inizio.
     
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    Ok, di una cosa sono sicuro. Ne voglio uno anche io.
    Thanen, che stava ancora finendo di rivestirsi, inarcò un sopracciglio e poi roteò gli occhi al cielo, provocando le risate del fratello.
    E' una cosa seria. puntualizzò allora, tirando su la zip e chiudendo la giacca.
    Sì, sì, scusa. Però è davvero un bel tatt'ggiio.
    Tatuaggio. E... sì, artisticamente parlando, è ottimo... Ma non è questo il punto! sibilò il Capitano, in un inusuale perdita di calma: quando stava con suo fratello, tendeva sempre a lasciarsi andare, perchè dopotutto non aveva niente da nascondere e nessun motivo per essere giudicato, ed anche se inizialmente aveva stentato a rilassarsi, dopo aver narrato di tutta quella vicenda e la maniera in cui quel disegno era capitato sulla sua pelle, non c'era decisamente null'altro di cui potersi vergognare.
    Eheh. Ok, va bene. Sono serio. Mmmm... beh. Potrei chiedere ad uno dei nostri medici di darti un'occhiata, almeno loro conoscono la nostra fisiologia.... ma da come hai parlato della faccenda, mi sembra che possa esserci in ballo qualcosa di molto più affascinante.
    Thanen tirò una smorfia. Temeva che sarebbero arrivati a parlare di complottismo e strane teorie, ma era esattamente il motivo per cui alla fin fine era lì: sapeva che le risposte rimanenti, per quanto improbabili, dovevano essere reali.
    Che ne dici della teoria degli universi paralleli?
    A quella frase, Thanen inarcò un sopracciglio, sinceramente stupito che suo fratello la conoscesse, poichè Thalos non aveva mai mostrato grande interesse per la scienza.
    Sai che ci sono delle specie, nella Galassia Minore, che credono che quando dormiamo, la nostra "forma astrale" lasci il corpo materiale, per viaggiare attraverso le dimensioni? In tal modo si potrebbe vedere nel passato e nel futuro. Non mi ricordo a chi appartiene questa visione... forse i kiffar? Sinceramente faccio un po' di confusione, tra tutte queste specie...
    D'accordo, ora tutto aveva molto più senso: ciò che Thalos aveva udito erano solo delle sciocche superstizioni su corpi astrali e viaggi nel futuro... anche se...
    Thanen naturalmente conosceva la teoria degli Universi Paralleli, teoria che trovava i suoi più grandi sostenitori tra gli studiosi dell'iperspazio e della materia oscura e che aveva un certo seguito anche nel resto del comunità scientifica, tuttavia, da lì a parlare di "forme astrali" che "lasciano il corpo", ne passava di tibanna nelle cisterne.
    Insomma, quello che stai dicendo, è che io avrei avuto una "visione" di un universo parallelo. commentò piuttosto piatto, il Capitano. Era un'idea assurda. Quasi risultava più credibile l'idea che la Forza avesse "parlato" con lui, come dicevano i Jedi. Eppure una spiegazione razionale doveva esserci, e puntava proprio in una di quelle due direzioni.
    Beh, o quello, oppure stai diventando pazzo. fece spallucce l'ambasciatore.
    Cos'è quello, comunque?
    Thalos aveva appena puntato il dito sul volantino ripiegato che Thanen aveva raccolto in Accademia, e che portava nella tasca di dietro dei pantaloni: doveva essere uscito e scivolato sul divano, mentre lui si rivestiva.
    Solo pubblicità. glielo passò il fratello, senza troppo interesse, ancora perso nei suoi penseri.
    Fu dopo un altro quarto d'ora perso nella profondità della sua mente, che venne ridestato da un tocco leggero sulla spalla. Lui sbattè un paio di volte le palpabre e si stropicciò gli occhi, alzò lo sguardo e trovò ad aspettarlo un Thalos cambiato dagli abiti da diplomatico, in un semplice paio di pataloni e maglietta.
    Cosa?
    E' il caso che tu ti dia una mossa, fratellino: lo spettacolo non aspetta noi.
    Lo...?
    Gli ci volle un attimo per ricordarsi a che cosa si stava riferendo Thalos, ma molto meno fu il tempo utilizzato per rispondere con un secco...
    No.
    Come no? Ma vorrai scherzare, è chiaro che questo è il tuo indizio! Dobbiamo andare a quello spettacolo.
    Non è un indizio. Non è una caccia al tesoro. E non andremo a quello spettacolo.
    Va bene, allora devo chiamare lo staff medico. Ti terremo in osservazione un paio di settimane, parlo io coi tuoi superiori. Non possiamo rischiare che ti si sia fritto il cervello, no?
    ...
    Sapevo che ti avrei convinto! Cambiati. Ho degli altri vestiti, là dietro, non credo tu voglia venire così.
    Vestito da ufficiale della marina? No, grazie. In silenzio, Thanen scelse degli abiti e iniziò a spogliarsi.
     
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    Dopo appena 10 minuti di spettacolo, l'espressione di Thalos era passata da entuasiamo, a confusione ad aperto orrore. Quasi valeva la pena di essere venuti, solo per quello e se il Capitano fosse stato un tipo vendicativo, avrebbe sofferto per le due ore annunciate, solo per osservare il fratello contorcersi sulla poltrona, come torturato da tizzoni ardenti. Invece no, Thanen non era quel tipo di persona, era per quello che aveva insistito per sedersi almeno in ultima fila ed esterni. Dopo circa 30 minuti di agonia, Thalos gliene dovette essere molto grato.
    Penso sia sufficiente. Andiamo. sussurrò.
    Thalos non disse niente, annuì, rigido in volto, le mani abbarbicate ai braccioli di legno in quel teatrino di bassa lena, si alzò e si diresse all'uscita, proprio mentre l'umano castano, irrompeva da dietro le quinte, vestito da donna e presentandosi come la futura moglie del conspecifico basso e pelato. Solitamente Thanen era uno che amava approfondire, ma in quel caso avrebbe fatto un'eccezione.
    Erano appena arrivati alla zona biglietteria, Thalos rigido per lo shock, e Thanen per l'effetto che quelle sedute in legno troppo piccole avevano avuto sulla sua schiena, quando le porte della sala si spalancarono in maniera inaspettata, dietro di loro.
    Basta! Jo me nu vaddu! Questa è l'ultima gòccccia! Adddddio! Ammmaippiù! Shcreanzattti! Maledducatti! Porccci! Jo ve dennnunccccio! Bifolchi! Cournuuuti! Vu ve ne dovete annnnà'a'mmorì'ammmazzatiiii! Tiè! A vu e a tuttti'ii'voshtriì'ppparèentttti! Li mortacccci vostra!
    CARMEEEEEELAAAA!
    Su quell'ultimo ululato dalla cima del palco, la porta venne sbattuta di nuovo chiusa e finalmente la giovane donna si voltò, trovandosi di fronte i due gemelli che la fissavano, entrambi impassibili, ma per motivazioni diverse: Thalos non aveva capita una mazza e stava cercando di rendersi invisibile in attesa di poter essere istruito in merito a ciò che aveva appena visto, Thanen invece stava solo cercando di capire quanto di quelle veemenza fosse veritiera, e quanta recitazione. La risposta arrivò non appena la donna tirò fuori un luccetto e lo chiuse sui due maniglioni verticali delle porte.
    Thanen alzò un sopracciglio.
    Che c'è? Aggiù qualche probbbblema?
    Credo che quello sia... sequestro di persona, signorina, ehm, Carmela.
    Ah sì? E voggiù proprio veddere che succedde mò!
    Penso sia meglio che apra quella porta.
    Ah, sì? Essennnnò che fffai? Chiami la polizzzia? Voggiù proprio vedere che succeddde! Freeeeemo dallaaaa vogghia di veeedeeeeereeee!
    Signorina Carmela, lei è alterata da un'eccessiva dose di alcol. Mi dia le chiavi del lucchetto e chiudiamo qui la cosa.
    Non era difficile da indovinare che la donna fosse ubriaca marcia, sia per il suo atteggiamento esagerato, persino per un'umana, sia per i movimenti scoordinati, a più ancora, per l'alito da etanolo che aveva appena rischiato di far lacrimare gli occhi a Thalos, dopo che questa gli si era avventata contro, pensando di parlare con Thanen.
    Ahahahaha! Voggiu le chiavvi? Esssono qua, vienile a prendddere! esclamò la donna, mettendo una mano sotto un seno ciascuna e strizzandoli un po', per portarli verso l'alto, facendo sbucare, tra essi, il profilo di una piccola chiave di metallo.

    Vorrei solo ricordarti che questa idea è stata tua. sospirò Thanen, rivolgendosi in cheunh a suo fratello.
    A mia discolpa... gli indizi portavano qui.
    Non c'era nessun indi-...
    Dopo un'animata discussione con l'attrice protagonista, la signorina Carmela, e aver recuperato un seghetto da metallo dalle valigette dei tecnici, per liberare gli spettatore all'interno, senza scomodare la CSF, i due fratelli avevano afferrato un braccio della donna ciascuno e l'avevano trasportata, con assai poca collaborazione da parte di lei, fino al suo camerino, con l'intenzione di depositarla da qualche parte dove non potesse arrecare danno a nessuno e poi tornare ai loro affari. Era stato mentre Thalos arrangiava un paio di cuscini in terra, e Thanera era impegnato a reggere l'assai sbilenca Carmela, che l'occhio gli era caduto sul decoltè della donna, o per meglio dire, sul fianco sinistro del rispettivo seno, ora scoperto.
    Thalos, dai un'occhiata...
    Ahn, Thanen, numero 1, credevo che avessi capito e numero 2, no! non si fa!
    Questo disegno...
    *SCIAF!*
    Ma come ti permettiiiii! Shcreanzato! Porco!
    EH.
    Chiedo scusa, signorina. chinò il capo Thanen, ignorando il familiare bruciore in faccia, dove restava il segno del ceffone di Carmela.
    E' evidente che ho superato i limiti della cortesia. Chiedo di nuovo scusa per la mia irruenza.
    Mh. Mhm. Mhhmhmhmhhm... in poco tempo, il broncio della donna, che nascondeva i seni tra le braccia incrociate, dopo che Thanen aveva cercato di spostarle la vestaglia, per vedere meglio, divenne un risolino a labbra strette. Lentamente, e sempre molto poco stabile sulle gambe, l'attrice si avvicinò di nuovo al chiss.
    Mhhh. Ma sì! Mi piacciono gli uomini duri! Ah! Prendimi, bell'alieno, sshono tua!
    Senza farselo ripetere due volte, Thanen passò all'azione e scostata la spallina sinistra, rivelò nell'interezza il seno prospero, e appena sotto e laterale a questo...
    Sì, ne sono sicuro... E' una delle costellazioni...
    Shì! Avanti! Prendim-....
    Grazie molte, signorina. Thalos, se vuoi farla sdraiare, io ho bisogno di cercare una cosa. Le farei qualche domanda, ma non credo mi sarebbe di molto aiuto ora, forse più tardi.
    Nonoonononno, dove vai?!
    AHHHHH! Tradimendoooo! Shchifosoooo! Maiale! Porco! E tu! TU!
    La porta si chiuse dietro a Thalos, proprio mentre un vaso di fiori finiva in frantumi sul muro, dove un tempo si trovava la testa dell'ambasciatore.
    Thanen non era certo preoccuapto per suo fratello, se la sarebbe cavata, lui però aveva dell'altro da sbrigare. L'indagine continuava.
     
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    Prima quell'allucinazione ad occhi aperti, poi la caduta del volantino ed adesso quel simbolo, quella costellazione fittizia, tatuata proprio sul seno sinistro della donna. Forse era solo un elaorato schema, un trucco messo in atto da chissà quante persone e tutte con lo scopo, non si sapeva bene perchè, di portarlo lì, ma la cosa sembrava talmente improbabile che il Capitano stava iniziando a favorire l'ipotesi di Thalos, alla propria. Figure astrali? Non proprio, ma forse sì, qualcosa legato a quella misteriosa energia che permeava l'Universo, alla Forza... Non che la cosa fosse meno frustrante: se la spiegazione di tutto doveva essere ricondotta ad un fenomeno legato alla Forza, allora Thanen non avrebbe potuto seguirne la direzione fino in fondo, non avrebbe trovato l'algoritmo alla base di tutto... o forse sì? Lui non poteva percepire, nè -fino a quel momento aveva desunto- "comunicare" con la misteriosa energia, tuttavia se davvero la spiegazione per quell'allucinazione doveva essere ricondotta a quella, qualcosa nelle teorie di base doveva essere sbagliato. Forse, tutto sommato, c'erano molto più che non semplici storie e teorie, che lui potesse scoprire sulla magia dei Jedi, forse, trovando il giusto codice, sarebbe riuscito a decriptarne i segreti, ed allora finalmente non si sarebbe sentito più escluso da quella forma di conoscenza.
    Prima di escludere l'altra versione dei fatti, però, c'erano altri punti da verificare, ed era proprio per questo, che Thanen si era allontanato dal camerino della signorina Carmela, per raggiungere quello di De Suca, il capo comico della compagnia, secondo quanto diceva la pubblicità.
    Aho! No menneteressa! Qua semo corr fiato surr collo, scè la ggente che mmme ferrma perr istrrrrada e me sta a domannà irr sorddi! I sorrrddi! Con la S de sssorrrdddi! Ma cche sei sordo?!
    La porta era chiusa, ma l'umano stava urlando tanto forte che era come lo stesse facendo direttamente nei timpani al chiss.
    Ma te mevvuoi rrrovinà! C'ho sta strrronza che m'ha fatto saltà tutta la scena! E tu me vieni a nonamannà na rrrobba derr genere?! Maccchessseiscemo?!
    Non pareva che la conversazione si sarebbe interrotta a breve e nemmeno che avrebbe fornito importanti spunti, motivo per cui Thanen decise semplicemente di bussare. Nessuna risposta.
    Ci vollero un secondo ed un terzo tentativo perchè la soglia si spalancasse, con un'imprecazione. L'umano era ancora al comlink, in boxer e veste da camera, con una retina per capelli di quelle che si mettono sotto le parrucche e sembrava pronto a riempire di insulti chiunque avesse osato disturbarlo, ma le parole gli morirono in bocca.
    Lentamente, l'attore da strapazzo sollevò la testa di dieci, venti... quasi 90°, prima di riuscire a vedere in faccia il suo interlocutore. Deglutì, mormò un...
    Aldo? Te richiamo... se so vivo...
    ...quindi fece un passo indietro, tenendo tuttavia saldamente una mano sulla porta e stampandosi in faccia un sorriso da compagnone altolocato, uno sguardo stranissimo, invero, si rivolse a Thanen.
    Bentrovato, giovanotto. Sei qui per un autografo?
    Thanen lo fissò in silenzio, squadrandolo da capo a piedi: non stava cercando le sue capacità, questa volta, bensì un tatuaggio, un'altra di quelle costellazioni. Peccato che non appena l'uomo si vide passare allo scanner a quel modo, si affrettò a chiudere la vestaglia, tirandosela su il più possibile fin sotto il mento.
    Aho, me spiasce maaaa... ho finito le foto. Eh! Niente foto, niente autogrado. Sarà per la prossima vorta, eh? Sciao, sciao.
    Proprio mentre De Suca stava per chiudergli la porta in faccia, Thanen infilò un piede oltre lo stipite, bloccandolo e con una decisa ma graduale pressione contraria alla sua, gliela riaprì quasi sul naso.
    Ma se preferisce restareee... Prego! Fa come a casa tua, figliuolo.... Dove cazzo sta er segnale per la sicurezza?
    Nessuno dei quadrati di pelle che Thanen aveva osservato conteneva il tatuaggio incriminante, ma questo non significava che non fosse presente, magari era in un punto poco visibile, come la schiena.
    Signor De Suca. Sono il massaggiatore.
    Er.... massaggiatore...?
    Esatto. La signorina Carmela mi ha mandato qui in segno di scuse per il suo comportamento.
    Oh! Oh, beh, ma la signorina Carmela poteva venirmele a fare da sola le so scuse... e pure er massaggio. NOn per offendere, eh, ce mancherebbe, ma preferisco che er massaggio me lo faccia la signorina Carmela, o una sua amica, na cugggina, na sorella, na zia...
    Devo insistere.
    *GULP*
    Eh. Eh se deviiiii.... Devi.
    Si tolga la vestaglia e si sdrai.
    Ma ora? Perrchè se magari lo faccciamo dopo...
    Ora.
    Thanen non aveva cambiato espressione, era rimasto il solito impassibile sè, ma nel momento in cui aveva capito che De Suca era intimidito dalla sua presenza, aveva deciso di approfittarne per controllare per bene il corpo dell'uomo. Il piano fino a quel punto, aveva avuto successo... anche perchè un attore di così poco conto non poteva permettersi la sicurezza, come la signorina Carmela aveva già ampiamente dimostrato.
    Allora... me spoglio, eh...
    Come ricorva, il davanti era intonso.
    Ma me devo proprio sdrià? Ok, ok! Me sdraio! Ma non sta a scendè troppo con quelle mani, eh.
    Era come sospettava: un'altra costellazione, svettava proprio sulla scapola sinistra dell'uomo. Era inutile rimanere lì.
    Oh, ma dove stai ad annà?
    Ho l'olio in caldo. Mi aspetti lì.
    Ah, e l'olio... eh certo... e io... aspetto.
     
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    Era entrato in quella stanza sospettando di trovare ciò che effettivamente aveva trovato, ma in realtà la cosa non lo portava nemmeno lontanamente più vicino allo scoprire che cosa ci fosse sotto. Ormai era inutile cercare altrove: già sapeva da quando era partito dall'Accademia, a chi appartenesse la mano che aveva tracciato quei simboli, perchè era la stessa che aveva inciso il fiore di vaniglia sulla sua pelle, e se il fatto che un'intera compagnia teatrale potesse avere dei tatuaggi simili, poteva anche essere spiegato con un viaggio su Zeltros, il fatto che a lui, Thanen, fossero comparsi quei simboli in testa, mentre stava abbracciato ad un Ficus d'appartamento, non poteva essere legato in alcun modo ad un tatuatore zeltron.
    Per come la rigirasse, quella storia continuava ad avere dell'anormale e l'ipotesi della Forza a farsi preponderante. Cercare soluzioni alternative e più probabili, aveva senso, ma ignorarne una scomoda, per cercare di far combaciare i risultati con qualcosa di più familiare, non solo era stupido, era frode. Era arrivato il momento di lasciare da parte ciò che conosceva, ed infilare la testa nella tana del Bianconiglio.
    D'accordo. Ipotizziamo che la Forza mi abbia inviato, non so come, un messaggio in codice. Quale era?...
    "In tempi nebbiosi la strada è spesso smarrita, ma come per ogni buon marinaio, i punti di riferimento abbondano in ogni momento"

    Sì, malgrado la confusione di quando l'aveva ricevuto, Thanen era sicuro che l'indizio fosse quello, ma restava da capire... perchè? Anche volendo ignorare, per ora, il come, che in verità era la parte più interessante di tutte, c'era sempre da rispondere ad una domanda altrettanto complessa. Perchè?
    Se solo avesse conosciuto meglio le teorie e il funzionamento di quell'energia, forse gli sarebbe stato più semplice immaginarlo, e invece si trovava ad un empasse, e stava cominciando a sentirsi seriamente frustrato per quella mancanza di comprensione. Sentiva gli ingranaggi del cervello che giravano a vuoto, surriscaldandogli il cranio sempre di più, senza portare a nessun risultato. Frustrante. Non aveva altre parole. Frustrante.
    I punti di riferimento... i punti di riferimento per che cosa? Ho una traccia, so che cosa devo fare, qual è il modo razionale di gestire la cosa, ma che senso ha seguirla? E' ridiolo. Sto seguendo le indicazioni di un'allucinazione!
    Dato che conosceva il tatuatore, Thanen aveva almeno due piste: una lì, su Coruscant e l'altra direttamente su Zeltros, per non parlare della possibilità di interrogare gli attori, per scoprire se fossero andati sul pianeta rosa, o se il tatuatore si fosse trasferito là. Certo, poteva farlo, poteva facilmente farsi dare delle risposte da De Suca, che probabilmente lo aspettava ancora terrorizzato sul letto, o dalla signorina Carmela, una volta abbastanza coerente; poteva anche recarsi all'appartamento di Margie Tesoro, che sapeva essere cliente dello zeltrosiano e domandarle se avesse ricevuto sue notizie, o conoscesse la compagnia teatrale; poteva infine contattare direttamente l'artista della pelle e inchiostro, ma a cosa l'avrebbe portato? Non poteva fare a meno di pensare di essere nel pieno di una perfetta perdita di tempo e il suo tempo era molto prezioso, ormai.
    Basta. Ho deciso.
    Oramai Thanen era risoluto nel lasciar perdere quella sciocca avventura, anche se un tarlo nella sua testa continuava a rosicchiargli le meningi con la voglia di conoscere le risposte a tutte quelle domande.
    Con un espiro profondo, il chiss, che nel frattempo si era messo a sedere su uno sgabello della biglietteria ancora in sfacelo, dopo il disastro, si rimise di colpo in piedi, pronto per tornare da Thalos e comunicargli che potevano pure tornarsene nel quartiere Senatoriale, lui all'ambasciata e Thanen stesso all'Accademia. Questo era ciò che intendeva fare... ma non appena il peso del corpo fu passato alle piante dei piedi, tutto il calore che percepiva in testa, sembrò scoppiare di botto e il Capitano trovò che le gambe non lo sorreggevano più. Con gli occhi sgranati per la sorpresa, cadde in ginocchio, il fiato corto.
    Veleno?!
    La vista cominciò ad oscurarglisi sempre di più, e mentre cercava di prendere il comlink per chiedere rinforzi, anche il resto del corpo cedette.
    Forse avrebbe dovuto seguire la razionalità, dopo tutto...
     
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    Il caldo, l'odore della salsedine, il lieve bruciore del sole sulla pelle priva di melanina, un bacio al sapore di vaniglia, per svegliarlo da un sonno troppo lungo, tutto così giusto, eppure così sbagliato...
    *GASP*
    *STOCK*
    Aho! Ma sei cretino?!
    Thanen si alzò di soprassalto, gli occhi sbarrati e il respiro alterato, o almeno cercò di alzarsi, ma tra la luce forte e le lenzuola attorcigliate attorno alle caviglie, tutto quello che gli riuscì, fu di capitombolare giù dall'altro lato del letto, dove rimase per un istante, congelato, come un varactil abbagliato dai fari di uno speeder. Che cosa stava succedendo? Dove era? Perchè era nudo? E sopratutto... come...?
    Aho. Ahoooo. Hai la testa durissima... Ma lo sai che potevi anche spaccarmi il naso? Mai. Più.
    Se la prima volta poteva essere stato tutto frutto del dormiveglia, a questo punto il Capitano non aveva più dubbi: quella voce era inconfondibile, così come il suo profumo.
    Ehm. Thanen? Va tutto bene? Stai male?
    L'irritazione per la craniata che si era beccata da parte del chiss, aveva preso il posto di una leggera confusione, mista a quella che era familiare preoccupazione, una di quelle tipicamente zeltriosiane, che si infilano nelle narici di chi gli sta attorno, ma il Capitano non aveva bisogno di altre prove, perciò la sua sorpresa non potè aumentare più di così, quando Astrea Velia fece capolino da sopra il materasso, i floridi seni al vento e il tatuaggio della sezione aurea in forma di onda del mare, che richiamava il blu dei cpalli sciolti, là, sul fianco destro, opposto al tatuaggio di Thanen del fiore rosa di vaniglia.
    Che cosa diamine stava succedendo...?
    C'erano stati molti momenti della sua vita in cui il chiss era stato spaventato, ma pochi in cui fosse rimasto letteralmente paralizzato per alcuni secondi, e questo ero uno di quei momenti.
    Astrea Velia, o quella che era la sua esatta copia, corrucciò la fronte, ora decisamente in apprensione per la figura dell'ufficiale immobile che si guardava attorno in cerca di una via di fuga, poteva pensare lei, ma in realtà di una spiegazione. Una qualsiasi.
    Hei. Hei, che succede? Thanen, Thanen, guardami. Hai avuto un altro incubo? Era solo un sogno. Vieni qui.
    Come colpito da un ceffone, il giovane si districò dalle lenzuola e si alzò in piedi, allontanandosi dal letto ed iniziando a saettare lo sguardo da una parte all'altra. Riconosceva quel posto, era la casa di Eros, su Zeltros, là dove si era trovato ad inseguire una smemorata Astrea Velia, dopo che il cocktail di feromoni del pianeta e la seduzione della donna avevano preso il sopravvento sull'allora tredicenne. Tutto di quella stanza e del giardino là fuori, oltre la porta-finestra, gli confermava di essere precisamente lì, con la figlia del padrone di casa. Eppure lui non poteva essere lì.
    No, no, no... Che cosa è successo? Pensa. Pensa.
    Lui era... su Coruscant, con Thalos, e stava... seguendo un... una traccia! Sì, stava seguendo una specie di visione, che l'aveva portato ad un teatro diroccato, a vedere uno spettacolo terribile, e lì aveva trovato l'indizio che stava cercando: le costellazioni, tatuate una sul corpo della donna, Carmela e l'altra sulla schiena del capocomico, De Suca. Aveva appena deciso di abbandonare l'indagine, quando era stato colto da un improvviso malore, aveva perso i sensi ed ora...
    Dov'è Thalos? la domanda fu secca, fredda. Astrea Velia ne fu immediatamente ferita. Ora anche lei aveva paura, poteva sentirne l'odore.
    Thalos...? Thanen... Thalos è... lo sai... non c'è più da anni ormai. si era alzata dal letto, camminava all'indietro, verso la porta alle sue spalle. Non poteva lasciarla scappare. Se avesse chiamato i rinforzi?
    Rinforzi di dove? Di cosa? Era poi sveglio? Era sotto l'effetto di qualche droga? Forse in quel momento era legato ad una sedia di metallo, sotto interrogatorio di non si sapeva bene chi. Forse l'RSB l'aveva scoperto, avevano catturato lui e Thalos e li stavano interrogando in stanze separate, per far rivelare i piani dell'Ascendancy. Se era così, non poteva cedere, doveva trovare... doveva trovarei il modo di resistere. Doveva..
    Tu.. non stai bene. Vado a chiamare aiuto.
    Astrea aprì la porta, Thanen scattò in direzione del giardino.
     
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    Il caldo, l'odore della salsedine, il lieve bruciore del sole sulla pelle priva di melanina, un bacio al sapore di vaniglia, per svegliarlo da un sonno troppo lungo, tutto così giusto, eppure così sbagliato...
    *GASP*
    *STOCK*
    Aho! Ma sei cretino?!
    No... No, no, no, no....
    Il caldo, l'odore della salsedina, ma, ma no! Che cosa...?
    Aho. Ahoooo. Hai la testa durissima... Ma lo sai che potevi anche spaccarmi il naso? Mai. Più.
    Un attimo prima il sole accecante gli stava ferendo gli occhi, quello dopo era di nuovo semibuio e Astrea Velia si chinava su di lui per poggiare le labbra sulle sue. La sua prima, isintiva reazione, fu la medesima e così la zeltron si trovò a massaggiarsi la fronte, ma questa volta Thanen non cascò dal letto, questa volta la sua reazione fu più rapida, seppure sempre manchevole di qualche secondo di stordimento.
    Non sapeva che cosa stesse capitando, ma la situazione più simile che aveva mai vissuto nella vita, era stata in Accademia, al simulatore di volo in realtà virtuale, perciò era quello che il suo cervello stava elaborando. La sua mente aveva la necessità di trovare una soluzione razionale e pertanto era ciò che stava facendo. Solo da una situazione razionale, si poteva uscire con la logica, e Thanen era del tutto intenzionato ad uscirne.
    Va bene. Sono in una simulazione... indotta probabilmente da droghe... per convincermi a rivelare delle informazioni... Probabilmente è l'RSB. Questo significa solo che non devo cedere. Devo stare calmo. Potrebbero andare avanti per ore, ma non posso fare nulla finchè sono qui. Devo solo concentrarmi...
    Ehm. Thanen? Va tutto bene? Stai male?
    Se continuo ad ignorarla, forse rinunceranno...
    Hei. Hei, che succede? Thanen, Thanen, guardami. Hai avuto un altro incubo? Era solo un sogno. Vieni qui.
    La donna, no, l'allucinazione frutto delle droghe, allungò entrambe le mani per posarle ai lati del volto del chiss, ma questi le afferrò i polsi, bloccandola, poi le forzò le braccia lungo il corpo, lontano da lui e la spinse lateralmente, non in modo brusco, ma lentamente, di modo da portarla con la schiena al materasso, incombendo su lei. Per un istante, un breve istante, i messaggi inviati dal suo corpo furono molto confusi, con una parte di lui che stava cercando una soluzione impossibile ad un problema senza punti fermi, una piena di rabbia per ciò che stava vedendo e una che, malgrado tutto, era sensibile ai feromoni della zeltron e la sua figura nuda sotto di lui. Fermo nelle sue idee, la mollò tuttavia prima che le cose potessero degenerare, con solo una scintilla rossa negli occhi a rivelare il genere di pensieri che gli stavano passando per la testa, poi si alzò dal letto, ed ignorando la visione, si diresse alla porta d'uscita.
    [...]

    Il caldo, l'odore della salsedine, il lieve bruciore del sole sulla pelle priva di melanina, un bacio al sapore di vaniglia, per svegliarlo da un sonno troppo lungo, tutto così giusto, eppure così sbagliato...
    Questa volta Thanen non si svegliò di soprassalto, questa volta rimase fermo, aprì gli occhi lentamente e con decisione si scostò la zeltron e le sue labbra di dosso.
    Ehm. Thanen? Va tutto bene? Stai male?
    Lo schema cominciava ad essere chiaro: ogni volta che cercava di uscire dalla stanza, vuoi che prendesse la porta interna, vuoi che scegliesse il giardino, l'allucinazione, o la sessione di realtà virtuale, quale che fosse, ricominciava dall'inizio.
    Questo era un bene, era uno schema e con gli schemi lui poteva lavorare.
    Dunque, se continuare ad uscire l'avrebbe riportato al punto di partenza, che cosa sarebbe successo se fosse rimasto lì? Probabilmente c'era una ragione specifica per cui non poteva uscire dalla stanza, significava che chiunque l'aveva incastrato in quel loop, voleva delle risposte là dentro. Se ciò era vero, allora continuare a ricominciare da capo avrebbe sfibrato i suoi assalitori... oppure lui. Thanen non era così arrogante da pensare di poter andare avanti all'infinito e senza sapere se qualcuno sarebbe arrivato in suo soccorso... o che cosa stessero facendo a Thalos, non poteva affidarsi alla mera resistenza fisica e mentale. No, urgeva un piano alternativo. Doveva cercare di ingannare le ombre dietro a quella pantomima.
    In silenzio, uscì dalla stanza. Al prossimo giro iniziava la recita.
     
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    Il caldo, l'odore della salsedine, il lieve bruciore del sole sulla pelle priva di melanina, un bacio al sapore di vaniglia, per svegliarlo da un sonno troppo lungo, tutto così giusto, eppure così sbagliato...
    Era tanto tempo che non sentiva quel genere di sensazioni addosso, era proprio stata quella donna, Astrea Velia, a volergli insegnare, anche se i suoi primi veri baci Thanen li aveva scambiati con qualcun altro, qualcuno che aveva desiderato fin dal primo momento in cui le aveva messo gli occhi addosso, e che si era trovato -preso dalla paura per ciò che era capitato con la zeltron- a rifiutare, proprio quando lei avrebbe voluto fare un passo oltre. Ricordava i primi impacciati e disordinati esperimenti abbracciato alla ragazza dalla pelle verde e i capelli tinti di viola, ricordava il piacere di una lenta e curiosa scoperta, la fretta che soffiava sul fuoco del suo desiderio adolescenziale e le ritrosie di lei. "Ho il permesso di corteggiarti?" le aveva chiesto al loro primo incontro e la mirialan quasi gli aveva tirato un altro pugno, quasi...
    Le cose con Astrea Velia erano state molto diverse. Lui non l'aveva mai pensata in quei termini, prima di Zeltros, anzi, per molto tempo prima, ed anche dopo, aveva provato un certo dissapore per il suo modo di essere, pure un certo disgusto, ma più lui la rifiutava, più la donna sembrava determinata ad averlo. E alla fine era successo.
    Oh, lei poi aveva pagato il prezzo dei suoi giochi, perchè si era innamorata, di un amore che Thanen non ricambiava, e alla fine di tutto, era diventata l'oggetto che desiderava il chiss essere per sè. Certo, era stato l'ufficiale quello a soffrire di più, all'inizio, più per la confusione e l'incapacità di comprendere che cosa stesse succedendo, ma poi lui era andato avanti e lei era rimasta intrappolata nelle rete della sua stessa bramosia.
    Gliel'aveva detto diverse volte, che lui non era in grado di amare, ma la verità era un'altra, era che Astrea Velia non poteva accettare che Thanen non amasse lei.
    Buongiorno. sorrise l'allucinazione, dopo che il bacio fu terminato.
    Che ore sono? chiese Thanen, inspirando a fondo i feromoni della donna, per aiutarsi a tenere sciolti i nervi, anche se c'era una parte del suo cervello strettamente tenuta sotto controllo.
    L'una e un quarto. Gli ospiti arriveranno alle quattro, più che a sufficienza per...
    UHM...
    La situazione si faceva complessa. Non che non l'avesse previsto, ma un conto era la teoria e un'altra la pratica. Era un equilibrio delicato quello tra il recitare la parte che era stata scelta per lui e l'assicurarsi che rimanesse una recita. Se si concentrava troppo sul non lasciarsi andare, non avrebbe funzionato e si sarebbe fatto scoprire, se però si lasciava troppo andare, rischiava di perdere il punto della questione e fare il gioco di chi voleva delle risposte da lui.
    Dovrò bere, prima.
    Puoi bere dopo...
    Gnnnn....
    Beh, no, sono abbastanza disidratato... sai... poi non... lubrifica...
    Mai stato un problema...
    *GASP*
    Ghiacciai, mari artici, tormente di neve...
    Oh, ma se non hai voglia, va bene. Vestiti, ti aspetto fuori.
    No aspetta...
    Adesso...?
    Eh, certo. Tu non sei in vena, e allora vestiti. Su, su.
    Questo era... inaspettato. E delutente, ad essere sincero, perchè adesso sarebbe stato molto, molto difficile vestirsi... Ok, diciamo pure impossibile, cosa che lei sapeva benissimo, e infatti era lì di spalle, che se la rideva sotto i baffi.
    Thanen roteo gli occhi al cielo. Era una strategia molto singolare per ottenere informazioni, ma un qualche tipo di effetto lo aveva avuto.
    Sono in vena.
    Mh? Scusa, non ti ho sentito.
    ...
    Voglio fare sesso. Adesso.

    E da quando si fa quello che vuoi tu? Non ho sentito "per favore".
    ...
    No.

    No?
    No.
    In pochi minuti la stanza era passata da un'atmosfera carica di libido, a tuoni e lampi che presagivano burrasca con grandine. Astrea era inviperita, Thanen intestardito. Alla fine la zeltron aprì l'armadio, gli lanciò addosso un paio di pantaloni e con una piroetta di ricci blu, prese la porta d'uscita.
    No, allora. sbattè la soglia dietro di lei e tutto si fece di nuovo buio.
     
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    Il caldo, l'odore della salsedine, il lieve bruciore del sole sulla pelle priva di melanina...
    *SCIAF*
    Aho!
    Ok, questo non era decisamente parte del loop, che diamine stava capitando adesso? L'inizio era lo stesso, ma poi, invece del bacio, gli era arrivato un ceffone in piena faccia.
    Vestiti!
    Aveva appena fatto in tempo ad aprire gli occhi cesposi di sonno, che una montagna di vestiti gli piovve addosso. Astrea Velia era decisamente nervosa, come quello non fosse l'inizio della solita sequenza, come se avesse mantenuto lo stesso mood della volta precedente, quando se n'era andata sbattendo la porta. Beh, quello sì che era interessante.
    Per come la vedeva Thanen, quella era solo una prova che chi stava manovrando tutto, si stesse seccando di ricominciare tutto da capo e forse quegli stessi sentimenti avevano inquinato l'allucinazione, mutandone così la forma. Allora forse... forse continuando a provocare le ire di Astrea Velia, avrebbe infine fatto rinunciare gli assalitori. Forse avrebbero fatto una pausa e mentre lo lasciavano in pace, Thanen avrebbe potuto cercare di scappare. Valeva la pena di indagare.
    Buongiorno.
    Non "buongiornarmi" in quel modo! Sono ancora arrabbiata, se non ti fosse chiaro.
    Thanen si tirò su appoggiandosi coi gomiti al materasso, molto molto incuriosito. Era strano che la realtà virtuale non cercasse di correggersi in alcuna maniera, molto controproducente, in ogni caso. A meno che ovviamente, non ci fosse stato uno scopo diverso, uno che Thanen non aveva ancora intuito.
    Arrabbiata per cosa?
    A quella semplice domanda, la zeltron si voltò e gli piantò gli occhi blu addosso con abbastanza furia da fargli temere che l'avrebbe incenerito, anche perchè la zaffata di rabbia che emanava, lo aveva appena colpito con la forza di un landspeer da carico.
    E devi pure domandarmelo?!
    Con invidiabile sangue freddo, Thanen inarcò un sopracciglio e con la sua solita neutralità pronunciò un semplice:
    Sì.
    ...tu....Tu! TU!!!
    Hei, Astrea, sono a casa!
    La scena sembrò congelarsi tutta in un'unica diapositiva: da una parte, vicino all'armadio, una Astrea Velia con le mani tese, come volesse strangolare Thanen a distanza, dall'altra, il chiss ancora mezzo sdraiato sul letto, che fissava però il terzo punto di interesse, ossia la porta della stanza, che si era appena aperta per dare spazio ad un altro chiss, identico a lui, vestito in pantaloncini e infradito.
    Il sosia di Thanen, che non era decisamente Thalos, perchè Thanen sapeva riconoscere Thalos quando lo vedeva e poi anche questo qui aveva il tatuaggio sul fianco sinistro, passò lo sguardo dal sè stesso nudo sul letto, ad Astrea, e poi di nuovo al sè stesso che era il vero Thanen. Passò giusto un secondo, dopo di che entrambi i chiss si mossero nello stesso istante: Thanen 1, l'originale, prese una manciata di vestiti e li lanciò in faccia a Thanen 2, questi invece si spostò a sinistra, come avesse già previsto tutto e si preparò a menare un pugno in faccia al numero 1, che a sua volta si aspettava che l'altro schivasse e che quindi si era portato precisamente nella posizione in cui ora era...
    Thanen 1 mollò un destro a Thanen 2, che fece lo stesso. Entrambi barcollarono all'indietro, col labbro spaccato e un brutto ematoma sullo zigomo sinistro.
    BASTA! ci pensò Astrea ad interrompere lo scontro, anche se i due Thanen non avevano intenzione di continuare: si stavano studiando [ANALISI DELLE FORZE].
    Che sta succedendo qui?!
    Non ne sono certo Thanen 2 espresse a voce quello che era stato solo un pensiero dell'originale.
    Le capacità dell'altro erano identiche alle sue, pareva anche pensare allo stesso modo. Ormai era rimasta una sola spiegazione razionale [INTUIZIONE].
    Credo che siamo capitati nel mezzo di un'anomalia del multiverso.
     
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    La cosa positiva era che ancora il loop non era ricominciato, quella negativa era che Thanen rimaneva incastrato lì.
    Dopo aver pronunciato quella frase, una che avrebbe provocato una serie di risate incontenibili in chiunque altro, il Capitano aveva ricevuto, questa volta con calma, i vestiti che aveva lanciato in terra, e aveva potuto infilare un paio di pantaloni e una camicia, quest'ultima lasciata aperta, a dispetto delle sue migliori intenzioni, perchè il caldo su quell'isola era asfissiante come lo ricordava. Mentre lui si occupava di rendersi presentabile, per quanto la cosa potesse avere senso, lì, e con quelle persone, il suo sosia e l'Astrea Velia di quella dimensione, si erano ritirati per parlare in privato, in giardino. Il fatto che ciò non avesse provocato stravolgimenti, era quel lato positivo di cui già si parlava, ma ora che i due erano rientrati, toccava ai due Thanen conversare.
    Delle spiegazioni sono d'obbligo. iniziò l'originale, che stava seduto sul bordo del letto, mentre l'altro chiss e la zeltron ascoltavano, lei in piedi accanto a lui, l'altro seduto sull'unica seggiola.
    Tutto è iniziato questa mattina, o quella che per me sarebbe stata mattina. Avevo appena terminato una chiamata, quando sono stato colto da allucinazioni: d'apprima mi sono visto circondato da una nebulosa, in cui svettavano delle costellazioni, poi un uomo dalle sembianze arboree, mi ha riferito una frase "In tempi nebbiosi la strada è spesso smarrita, ma come per ogni buon marinaio, i punti di riferimento abbondano in ogni momento". Inizialmente pensavo fosse l'effetto di qualche disturbo fisico, ma poi è risultato evidente che non poteva essere così. raccontoò, con lo sguardo che passava dal suo sosia ad Astrea Velia, attento. Purtroppo non aveva modo di comprendere se vi fossero segnali tra i due, poichè entrambi erano illeggibili, almeno al momento.
    Per qualche ragione ero convinto di aver già visto quelle costellazioni, ma esse non apparivano in nessuna carta astronomica e pertanto sapevo che doveva essere frutto dell'invenzione di qualcuno. Ho poi avuto modo di appurare che si trattava del lavoro di un famoso tatuatore di Zeltros, incidentalmente, lo stesso uomo che ha fatto quelli. continuò, indicando i disegni sul corpo dei due amanti.
    Malgrado avessi una traccia da seguire, ho a quel punto deciso di ignorarla e abbandonare l'indagine, poichè non vedevo a cosa avrebbe potuto portarmi, di utile. E' stato allora che ho avuto un mancamento e quando mi sono svegliato, ero qui dentro. Con Astrea Velia. lo sguardo scivolò sulla donna, per osservarne le reazioni, ma ancora non c'era nulla, tornò allora al suo sosia, che aspettava pazientemente la fine del racconto, come sapesse che mancava qualcosa di importante. Certo che lo sapeva, in fondo erano sempre Thanen.
    Non so dire con esattezza quanto tempo sia passato, perchè questa non è la prima volta che mi sveglio in questa stanza. Ho avuto altri... breve pausa per contarli...
    ... quattro risvegli. rivelò, notando per la prima volta delle reazioni negli altri due: Astrea corrucciò la fronte e Thanen 2 alzò un sopracciglio.
    Nei primi due, Astrea Velia si è accorta che qualcosa non andava, che il mio comportamento non era come se lo sarebbe aspettato. In entrambi i casi, la sessione è terminata quando sono uscito da una delle due porte. Al terzo tentativo, avevo un piano d'azione ed ho deciso di uscire, per ricominciare da zero, dopo aver verificato che tutto era ancora immutato. Durante il quarto tentativo... ho deciso di assecondare Astrea Velia e la sua percezione di come sarebbe dovuta essere la scena. si fermò, indeciso su come spiegare il pezzo successivo.
    Ma qualcosa è andato storto.
    Sì, noi... abbiamo... litigato.
    A quelle parole, entrambi i chiss nella stanza si voltarono verso la donna.
    E così la zeltron ricordava ciò che era successo! Ecco perchè la sequenza successiva era partita in così malo modo.
    Ma se è così... perchè...?
    Nessuno parlò per diversi minuti: i chiss erano impegnati a pensare, le mani giunte di fronte a loro e i gomiti poggiati sulle ginocchia, la schiena curva in avanti, la zeltron invece saettava lo sguardo da uno all'altro, nervosa, mordendosi le labbra.
    C'è qualcosa che non hai detto. Qualcosa di importante. ruppe il silenzio il sosia.
    Che mancasse un pezzetto al puzzle, era evidente: quella storia continuava a non avere nessun senso e non si trattava solo del concetto di multiverso. Se, in qualche maniera, si fosse creato uno squarcio tra le dimensioni, come quando si entrava nell'iperspazio, e Thanen fosse entrato in quella del sosia, allora perchè ripetere la stessa scena all'infinito? E perchè ad un certo punto aveva smesso di essere la stessa? Quello non era frutto di un incidente casuale, era il lavoro premeditato di qualcuno, qualcuno che stava giocando con loro e che desiderava fargli trovare... qualcosa.
    Gli indizi, tutti quegli indizi portavano in un unico punto, quello dove lo spettacolo era incominciato, ma le costellazioni, il volantino... qualcuno aveva volutamente sparso per la strada dei falsi indizi, tutto solamente per far capitare Thanen lì.
    Stavo cercando Astrea Velia.
    Continua.
    Prima di quella visione, avevo telefonato al Senato, volevo avere notizie di Astrea Velia, ma il personale m'aveva risposto che lei non esisteva.
    Interessante...
     
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