New Star Wars Gdr

Cronaca Rosa

per l'Evento "Il Profeta"

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    Da come tutto si è svolto, parrebbe più un'anomalia temporale che non spaziale. Se lui mi stava cercando al Senato, vorrebbe dire che ancora non ero tornata su Zeltros, e...
    No, non vengo dal passato. la interruppe subito Thanen 1.
    Credo che questo Thanen non abbia deciso di bere dai fiori di loto e sia tornato su Coruscant. Probabilmente nemmeno la sua Astrea ha bevuto, è tornata a fare la segretaria di Heiken e da lì si sono separati.
    Corretto.
    Non hai bevuto? Perchè non hai bevuto?
    Il chiss si voltò lentamente verso la zeltron, che pareva esterefatta da quella versione degli eventi.
    Perchè non volevo dimenticare il mio sbaglio.
    Non l'aveva detto con astio, o risentimento, era stato molto neutrale, come al solito, ma la zeltron non la prese così.
    Ah, uno sbaglio. Io sarei stata uno sbaglio? Però quello ce l'hai ancora! tuonò la zeltron, puntando il dito accusatore al fianco dell'ufficiale.
    Thanen trovava strano che un'Astrea che pareva di per sè perfettamente felice col chiss del suo universo, se la prendesse tanto per le scelte che aveva fatto qualcun altro in una dimensione parallela... un po' troppo strano, in effetti.
    E' anch'esso un monito di ciò che la perdita di controllo può causare. Oltre ad essere esteticamente grazioso.
    Ah, sì? Ed ero questo per te? Un errore esteticamente grazioso? Che ci facevi in Senato, se non te ne importava niente di me?
    Giunti a quel punto, persino il Thanen di quella dimensione, stava cominciando a fissare la donna con un'inaspettata rigidità, una che l'originale riconosceva come il segno della preoccupazione, e del sospetto...
    Desideravo sincerarmi delle condizioni di salute e lavorative dell'Astrea Velia della mia dimensione, poichè non ne sapevo nulla da più di un anno, orm-...
    E te ne sei accorto solo ora?! Da quasi due anni che manco, e tu ti accorgi adesso che non c'ero?
    La cosa cominciava a diventare estremamente personale, e anche fuori dal personaggio. Per quanto fosse stata feroce nei litigi, che capitavano spesso, la zeltron che Thanen conosceva, non avrebbe insistito così a lungo, per qualcosa del genere. Sembrava una sorta di vendetta. Una molto in ritardo, a dire il vero, e difficile da ricollegare a tutto quanto era accaduto.
    Il primo istintio dell'ufficiale, sarebbe stato quello di interrompere la conversazione, ma quel modo di parlare e comportarsi della zeltron, pareva il sintomo di un male più grande. Se Thanen non avesse saputo che era molto improbabile, avrebbe cominciato a pensare che fosse stata proprio Astrea Velia a provocare quell'anomalia, che le dimensioni si fossero canalizzate, come dentro un imbuto, dove solamente Astrea esisteva e dove tutto portava continuamente a lei. In fondo la teoria del multiverso parlava di infinite dimensioni parallele e di certo ce ne doveva essere un altrettanto infinito numero, in cui la zeltron non era mai entrata nella vita del chiss. Magari Gwen non aveva sposato Dakota ed aveva accettato le avance di Thanen, magari era stata la mirialan ad accelerare le cose, magari il chiss non era mai giunto nella Repubblica, ed era morto su Illum, nello schianto della sua navicella da scout della CEDF, magari non si era mai unito alla CEDF, in primo luogo, ed era diventato un pescatore nelle colonie, come -gli dicevano- fosse stato suo padre. Ciò che per Thanen era la realtà, ciò che non sarebbe potuto mai andare diversamente, in verità era solo il conseguirsi di una lunga serie di casualità, dove lui sì, aveva compiuto una scelta, ma una che era sempre dipesa dalle circostanze. Thanen dentro di sè riteneva che, in un modo o nell'altro, lui avrebbe fatto il bene dell'Ascendancy, ma quell'altro che stava di fronte a lui, aveva deciso diversamente, aveva messo sè stesso al di sopra del proprio dovere e se ne viveva su quell'isola del pianeta rosa, accondiscendendo a tutti i propri desideri più egoistici. Almeno era così che lui vedeva la cosa... eppure chissà, forse nemmeno lì, nemmeno quel Thanen stava oziando. Forse aveva solo trovato una maniera per fare le cose in maniera diversa. Non che Thanen faticasse a vederla, quella maniera: anche lui avrebbe potuto scegliere di seguire una via diversa, avrebbe potuto far bere i fiori di loro ad Astrea e riportarla via con sè, tenerla come un'opera d'arte, chiusa da qualche parte a propria disposizione. Era stato quello che la sua mente deviata dalle passioni e dall'egoismo, gli aveva suggerito, ma lui aveva scelto di rifuggere dall'oscurità del proprio cuore e liberare la zeltron da un futuro pieno di macabre ossessioni. Anche alla fine, quando lei avevea chiesto di andare con lui e il chiss si era rifiutato, era per lei che l'aveva fatto, non si era trattato di un elaborato piano per ferirla, aveva davvero pensato che sarebbe stato meglio per lei, se l'avesse rifiutata prima di partire per l'Ascendancy, un viaggio da cui non sapeva se sarebbe potuto tornare. Ma lei aveva visto ciò che voleva vedere, o forse era stato allora che aveva finalmente capito che i loro sentimenti erano differenti, che l'odio e amore che Thanen provava, non sarebbe mai stato lo stesso che sentiva lei. Su una cosa però la zeltron si sbagliava: a Thanen importava di lei. La questione però lì era un'altra, si trattava di capire cosa stesse succedendo e come riportare tutto alla normalità e ormai Thanen era convinto di sapere chi fosse il responsabile.
    Hai detto che ricordi il litigio della sessione numero 4, ma non i precedenti. Corretto?
    Smettila di ignorarmi!
    Non ti sto ignorando.
    Astrea... che cosa hai fatto?
     
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    Il caldo, l'odore della salsedine, il lieve bruciore del sole sulla pelle priva di melanina...
    La devi smettere.
    Ormai Thanen cominciava ad abituarsi all'essere continuamente sballottato dalla veglia al sonno, e ritorno. Il sè alternativo era sparito, non appena la scena si era fatta buia, ma non c'erano più dubbi, nessuna necessità di confrontarsi con sè stesso.
    Questa Astrea non era stesa su di lui, in cima al letto, era in fondo alla stanza, la schiena attaccata al muro, come fosse lei stessa prigioniera della visione, come se il cattivo che la stava manipolando, fosse Thanen. Il chiss, che aveva appena aperto gli occhi, si mise seduto. Questa volta non era nudo, era vestito con gli stessi abiti che gli aveva prestato Thalos.
    Non so che cosa sia capitato nella tua dimensione. Non so nemmeno che cosa sia successo all'Astrea del mio universo, ma non puoi tenermi qui per sempre. Io ho fatto le mie scelte. Non tornerò indietro, non lo farei nemmeno se potessi. parlò, non con durezza, ma con determinazione, poi, visto che la donna rimaneva in silenzio, decise di alzarsi in piedi, ed andare avanti.
    Eu não queria te machucar, eu nunca fiz. Mas você tentou me manipular, para lhe dar algo que não era para você pegar.
    Eu não te amo. Não do jeito que você gostaria. Mas você me ajudou a me tornar o homem que sou agora. Poderíamos ter sido amigos. Nós somos amigos. Mesmo se eu te ressentir, você é da família. Liguei para o Senado, porque queria saber se você estava seguro e feliz.
    si fermò un istante. Esprimere i propri sentimenti non era mai stato semplice per lui, ma nella lingua di Zeltros gli veniva meglio, perchè in fondo quando si cambia lingua, si cambia anche una parte della propria personalità, ed era proprio con Astrea Velia che il chiss aveva preso quell'usanza. Ciò che aveva detto era vero, ed anche se dentro di lui quella donna sarebbe sempre rimasta fonte sia di odio, sia di affetto, l'amore come lo voleva lei, non era contemplato. Non c'era, e basta. Astrea Velia desiderava quella parte di lui che il chiss aveva scelto di seppellire, voleva la creatura oscura che l'avrebbe presa e fatta sua, e permesso a nessuno di toccarla... ma allo stesso tempo voleva essere libera. Le due cose erano inconciliabili, così come lo erano le due nature del Capitano. Una delle due doveva perire.
    Questa cosa deve finire. Non importa che cosa è capitato, io ho un compito da portare a termine, il mio scopo è servire la Galassia e la pace. Nessuno sarà mai al di sopra di tutto ciò, nessuno.
    Il silenzio della donna era inusuale, ma Thanen lo prese come un buon segno, il segno che stava ascoltando, che forse, ad un livello inconscio, lo sapeva anche lei che le cose non potevano andare avanti in quel modo.
    Mi dispiace che le cose siano finite così, ma... scosse il capo: il basic rendeva tutto decisamente più complesso.
    Sono venuto a prenderti tante volte. Non ti ho mai lasciata nei guai, anche se sapevo che la cosa migliore da fare era un'altra, che avrei potuto delegare. Sono sempre vento, per te. sospirò.
    E non smetterò di farlo. Perchè tu sei e sarai sempre... una persona importante per me. si costrinse ad andare avanti. Era come prendere la riconcorsa e rotolare giù da una collina irta di rocce affilate.
    Ma non posso... Non posso metterti sopra al resto. Non lo farò mai. Mi dispiace. Davvero. Ma tu tiri fuori il peggio di me, e... non posso negare che tu sia... innebriante e sai essere anche... Mi hai davvero aiutato a trovare la mia strada, ma quella stessa strada, viaggia in una direzione dove tu non puoi andare. espirò di nuovo, come se per tutto quel tempo avesse trattenuto il fiato.
    Lo so che tu volevi venire con me, che non ti importava della tua carriera, ma c'è di meglio, per te. Non puoi essere la mia ombra, e nemmeno quella di qualcun altro. Non puoi annullare te stessa, per aggrapparti a qualcun altro. Devi trovare la tua strada, una solo tua, una che serva al bene di questa Galassia. si umettò le labbra, prese un ultimo respiro.
    Io spero che l'Astrea della mia dimensione se ne sia andata per questo, per trovare la sua strada e perciò non continuerò a cercarla. Devi fare lo stesso. Non so cosa sia successo al Thanen della tua dimensione. Ma devi lasciarlo andare.
    Per alcuni secondi regnò il silenzio, un silenzio denso di "se" e di "ma". Thanen non era mai stato bravo con le parole, ma quella era una storia che conosceva bene e non era la prima volta che i due si confrontavano. Questa però, sarebbe dovuta essere l'ultima.
    L'ho ucciso. Thanen, io... l'ho ucciso.
     
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    Capisco.
    No, non capisci, non hai mai capito nulla. Per uno che ha passato tutto quel tempio a studiare gli altri, ancora vedi così poco. Vuoi salvare la Galassia? Ma la Galassia non si può salvare. Non vedi? Qualsiasi cosa tu faccia, da qualche parte c'è qualcuno che soffre. Sacrifichi la vita di chi pare a te, perchè pensi sia la cosa giusta, ma alla fine che differenza fa? Che cosa ha mai fatto la Galassia per te? Ho fatto tutto ciò che dovevo, per avere il mio lieto fine, ho attinto a forze che tu nemmeno puoi immaginare. Ho ucciso Thalos, ho distrutto quella tua stupida Ascendenza, e alla fine? Non è servito a nulla, malgrado la tua missione non esistesse più, te ne sei andato a fare l'eroe da qualche altra parte. Non ho più retto. Se non potevo averti io, non doveva averti nessuno.
    La vera natura di quella creatura stava cominciando a venire allo scoperto. D'apprima era rimasta in silenzio, mesta, ma ora che la verità cominciava a spillare tra le ferite di quel muro che li sperava, ciò che l'Astrea di quell'universo era diventata, emergeva sempre più. La pelle magenta si macchiava di nero sulle dita e in intrichi di vene sporgenti, gli occhi blu zaffiro diventavano gialli e iniettati di sangue e il peso di tutte le vite innocenti che aveva sacrificato per la propria felicità, sembravano pesarle addosso come un mantello scuro cucito di anime tumultuose.
    Se prima di allora Thanen pensava che la sua forza di volontà e la semplice onestà della propria voce, l'avrebbero convinta, infine, a lasciarlo andare, ora si rendeva conto che la donna era arrivata troppo oltre. Le peggiori convinzioni dell'allora ragazzo, si erano tramutate in realtà e lì, in un elemento che non conosceva e su cui non aveva apparente controllo, il Capitano non era certo che sarebbe riuscito ad uscirne vivo. Ma una cosa la sapeva: non poteva permettere a quell'aberrazione di sopravvivere. Astrea era naufragata, alla fine tutti gli appigli non erano serviti a nulla, aveva perso la via e l'unico modo per permetterle di ritrovarla, era porre fino a tutto quello.
    Thanen sapeva che cosa doveva fare, ma non se avrebbe avuto la forza per farlo.
    E così vuoi uccidere anche me? La teoria del multiverso parla di infinite dimensioni. Vuoi forse passare il resto dei tuoi giorni nel dare la caccia ai Thanen di universi paralleli, solo perchè non hai avuto ciò che desideravi?
    Cosa? Oh, no. No, no, no. No, io volevo solo cambiare il finale della storia.
    Ma non è andata come volevi... O forse, sì, hai trovato un Thanen che ti seguisse... ma poi hai perso il controllo, e ora eccomi qui.
    Non è così che doveva andare...
    Quindi non sei stata tu ad attirarmi al teatro. L'uomo albero...
    Ancora lui! Quanto tempo passerò ad averlo in mezzo ai miei piani!
    Chiunque fosse quell'entità, era stato l'uomo albero a passare la visione al chiss, ad attirarlo nel luogo in cui tutto avrebbe avuto fine. Perchè? Come? Domande futili, ora come ora, adesso che Astrea pareva sul punto di chiudere i conti una volta per tutte, e tornare dall'altro Thanen... ammesso che non l'avesse già ucciso.
    Doveva pensare, doveva trovare un modo per farla finita, perchè le parole rischiavano di non bastare. Lo sguardo saettava per la stanza, cercava un'arma.
    Un'arma, mi serve un'arma...
    E che ne hai fatto dell'Astrea della sua dimensione?
    Ci sono dei sacrifici necessari, tu tra tutti, dovresti capirlo.
    Doveva prendere tempo, doveva...
    Hai paura. Non devi. Passerà tutto molto in fretta.
    Astrea avanzava, gli occhi pieni di follia, e ora un lungo coltello nella mano destra, come sbucato dal nulla.
    Era quello, era l'unica possibilità.
    Di scatto, Thanen partì verso la porta del giardino, ma era troppo lento, lo sapeva, Astrea era sempre stata molto più agile di lui. Un fruscio, un sibilo, un dolore acuto in mezzo alle scapole, la luce del giardino davanti agli occhi, poi il buio.
    [...]

    Il caldo, l'odore della salsedine, il lieve bruciore del sole sulla pelle priva di melanina, un bacio al sapore di vaniglia, per svegliarlo da un sonno troppo lungo... il dolore lancinante in mezzo al petto...
    Addio, amore mio.
    Con solo la stamina e la forza di volontà a sostenerlo, Thanen ricambiò il bacio della donna, allungò le mani verso il suo volto, come in una carezza... Poi l'afferrò per la gola.
    Il sangue scorreva rapido sulle coperte bianche, gli entrava nei polmoni, facendolo soffocare, ma anche Astrea stava soffocando, e ogni frammento della forza del chiss era messa lì, in quell'atto. Astrea poteva anche essere agile e carismatica, ma non era mai stata resistente e Thanen, Thanen era più forte dall'ultima volta in cui l'aveva incontrato, dalla prima volta in cui aveva stretto le dita attorno al suo collo sottile.
    La sorpresa durò un paio di secondi nella zeltron, mentre già la circolazione e il respiro venivano meno, poi Thanen le tirò una testata dritta sul naso, spaccandoglielo e mentre il sangue di lei gli bagnava le labbra, mischiandosi al proprio, la presa non cedeva, non cedeva...
    Astrea gli cadde addosso, priva di sensi, ma Thanen non cedeva, anche se il campo visivo si restringeva sempre di più, anche se qualsiasi altra forza veniva meno, lui non cedeva.
    La zeltron era fredda, le labbra blu, il mondo diveniva di nuovo nero...
     
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    Il caldo, l'odore di sudore, il bruciore in fondo alla gola, il respiro pesante, un dolore pungente in petto...
    Bip-bip-bop!
    Gnnn... *cof*
    Un Thanen fradicio, coperto solo da un lenzuolo leggero, se ne stava sdraiato a bollire dentro, in quella che, dall'odore, doveva essere una stanza della med bay. Non appena fu in grado di liberarsi della nebbia che aveva davanti agli occhi, e a schiarirsi la vista, ebbe la sua conferma: era all'Accademia Repubblicana ed era chiuso in una stanza dell'infermeria, reparto malattie infettive. Era stato il suo robottino, C5, a svegliarlo, non appena aveva rivelato che era prossimo ad aprire gli occhi, ed ora gli stava porgendo un bicchierone di acqua ghiacciata ed ibuprofene.
    C'era pochissima luce nella stanza, ma abbastanza per fargli richiudere gli occhi con un sibilo e la testa che martellava come un maglio. Che cosa era capitato? Che ci faceva in infermeria? E perchè si sentiva come se un loath cat di 8kg si stesse facendo le unghie sui suoi polmoni?
    Lentamente, molto lentamente, i ricordi cominciarono a farsi strada nella sua mente sofferente. C'erano stati un uomo albero, delle costellazioni, Thalos, uno spettacolo teatrale di dubbio gusto... e poi? Poi si era sentito male. Sì, il medico ufficiale avrebbe avuto di che vergognarsi, perchè dopo che aveva detto che stava benissimo, il chiss aveva avuto una crisi, ed ora si trovava febbricitante in compagnia del suo astromeccanico, che faceva un pessimo lavoro come infermiere, considerato che stava continuando a picchiettargli la fronte con il bicchiere, perchè lo prendesse. L'unico motivo per cui Thanen non gli aveva ancora detto di fermarsi, era che preferiva rimanere sdraiato e lasciarsi morire, almeno avrebbe smesso di soffrire. E poi il bicchiere era fresco e lui stava praticamente fumando, da quanto era accaldato.
    La cosa curiosa era che, tra le allucinazioni e tutto il resto, era quasi convinto di essere già morto, che a pugnalarlo, in effetti, fosse stata Astrea Velia, o meglio, una sua visione distorta e malvagia, il che non era possibile. Viaggi nello spaziotempo? Loop in realtà parallele? Che assurdità!
    Eppure...
    Con uno sforzo di volontà senza pari, Thanen sollevò la mano destra, afferrò il bicchiere dalla tenaglia tesa di C5, che gli fece il saluto, tutto soddisfatto, e con la netta sensazione che il suo corpo stesse scricchiolando abbastanza rumorosamente da essere udito anche all'esterno, l'ufficiale si mise mezzo seduto, così da poter bere. Fece un mezzo macello: metà del liquido se lo rovesciò addosso e con quello rimanente rischiò di soffocarsi.
    Quanto odiava stare male. Era il mal di testa, che non sopportava, più di tutto, ed era anche parecchio che non si sentiva così distrutto, come se un rancor l'avesse masticato e sputato fuori, per poi pulircisi i piedi. Voleva solamente ibernarsi e svegliarsi quando fosse stato di nuovo al pieno delle forze, ma era difficile, con C5 che continuava a ronzargli attorno, e la testa che pulsava e quel gatto virtuale sopra il petto, che non lo lasciava respirare a dovere.
    MA!
    Proprio mentre si rassegnava a passare il resto della sua vita nella dannazione, felice almeno del lenzuolo bagnato addosso, l'R2 aveva avuto la bella pensata di cambiargli la biancheria del letto, ma le sue pinze non erano adatte per prese così tanto precise e nel tentativo di prendere la stoffa e trascinarla giù dalla branda, aveva preso assieme anche il capezzolo sinistro dell'ufficiale, che malgrado tutto, fece un salto sul materasso, la stanza cominciò a vorticargli attorno e si ritrovò in terra, dall'altro lato.
    Bop! Bi-bi-bip!
    Gnnnnnn....
    Basta... morirò qui..
    Almeno il pavimento era fresco e non era zuppo del suo stesso sudore. Sì, poteva tranquillamente trasferirsi laggiù e aspettare che il resto degli eventi gli girasse attorno... oppure no. Già, perchè adesso C5 era disperatamente impegnato nel tentativo di farlo alzare.
    Va via, lasciami morire in pace... mugugnò e per una buona volta, l'R2 l'ascoltò: prese la porta e se ne andò.
    Finalmente...
     
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    Ben svegliato, Capitano.
    Thanen non sapeva quanto tempo fosse passato, quando esattamente l'avessero rimesso sul letto, o perchè fosse là dentro, ma quando aveva aperto di nuovo gli occhi, stava già molto meglio, ad esempio non gli stava scoppiando la testa e la febbre sembrava essere passata, si sentiva solo un po' fiacco.
    Un robot infermiere, uno vero, sta volta, era venuto a portargli qualcosa da mangiare e un'ora più tardi era arrivato anche l'ufficiale medico. L'umano reggeva un datapad e dietro di lui si nascondeva un timido C5. Thanen aveva solo un vago ricordo di lui e i suoi maldestri tentativi di assisterlo, ma evidentemente l'R2 doveva aver patito il fallimento, il che, per Thanen, era sempre una cosa molto affascinante a cui assistere.
    Maggiore. il chiss gli fece il saluto, salvo poi essere messo subito a riposo dal medico militare.
    Come si sente, Capitano?
    Operativo, Maggiore.
    Sì, beh, sono felice di sentirlo. Se l'è vista brutta, Capitano, davvero brutta e me ne sento responsabile. Avrei dovuto riconoscere i sintomi. Ma non immaginavo potesse succedere.
    Thanen aspettò pazientemente che l'ufficiale avesse terminato di parlare, prima di prendere a sua volta parola.
    Signore, posso chiederle che cosa è accaduto, signore?
    Ebbene, a quanto ho capito, lei si trovava in Nubian Square, all'interno di un vecchio teatro, di cui non ricordo il nome, quando ha subito un malore. Ovviamente i presenti l'hanno subito soccorsa, in particolare, il capo della compagnia teatrale, tale De Suca, pareva nell'illusione che lei dovesse fargli un massaggio. si fermò brevemente per indagare la faccia del più giovane uomo, ma Thanen era fermo ed impassibili, così il Maggiore andò avanti.
    Non ho voluto indagare oltre, e non lo farò neppure ora. Ad ogni buon conto, De Suca ha subito allertato la sua co-attrice, che si trovava in compagnia dell'ambasciatore chiss Thalos, svestita ed ubriaca. anche lì, piccola pausa inquisitoria, che però non gli diede niente a cui appligliarsi.
    Suo fratello, sentendo la notizia, è intervenuto prontamente, chiamando l'Accademia e l'ha fatta venire a prendere. I suoi sintomi erano molto severi, pensavamo che non ce l'avrebbe fatta. Sembrava nel pieno di una crisi da avvelenamento, tuttavia, non riuscivamo a trovare la sostanza coinvolta. E' stato grazie all'aiuto del suo astromeccanico, se siamo stati in grado di salvarla. aggiunse, e a quel punto Thanen spostò brevemente lo sguardo sul robottino, che rimaneva nascosto dietro alle gambe del Maggiore.
    Vede, nessuno capiva come o quando qualcuno avesse potuta avvelenarla, tuttavia ricordavamo della sua visita nella stessa mattina, per un mancamento. Mentre ne stavamo discutendo, è stato l'R2 a portarci quella che poi si è rivelata essere la colpevole.
    Fu a quel punto che l'umano si fece da parte, lasciando vedere al chiss ciò che C5 teneva tra le pinze. Era una pianta in vaso, uno di quei comunissimi Ficus, anzi il comunissimo Ficus, a cui Thanen era rimasto abbracciato durante la visione.
    La pianta? Che cosa aveva che non andava? Signore. corrucciò la fronte, aggiungendo il titolo all'ultimo, bramoso di una risposta. Erano stati lui e C5, assieme ai membri del team scientifico, ad analizzare le foglie e non avevano trovato un bel niente di strano, quindi che cosa avevano mancato di scovare?
    La pianta? Assolutamente nulla. E' un comunissimo Ficus caudatum. Una pianta a cui, come abbiamo poi scoperto, lei è severamente allergico. concluse con semplicità.
    A quel punto gran parte dei dubbi di Thanen sembrava essersi dissipato, almeno all'apparenza, ma in verità c'era molto a cui il Maggior non poteva rispondere.
    E' stata tardiva, come reazione.
    Sì, ed uno dei motivi che mi ha lasciato perplesso, ma suo fratello Thalos è stato così gentile da assisterci, ad abbiamo avuto la conferma che si trattava delle sostanze chimiche prodotte dalle foglie della pianta, ad averla ridotta così. Forse è qualcosa da attribuire alla sua intera specie, forse solamente a lei e suo fratello, in ogni caso, abbiamo aggiunto l'informazione alla sua cartella medica, perciò la cosa non si ripeterà. Nel frattempo la prego di astenersi dall'abbracciare piante di Ficus.
    Sì, signore, grazie signore.
    Ora se lo desidera, può raccogliere le sue cose, è libero di lasciare l'infermeria, ma è sotto ordine di rimanere a riposo per il resto della giornata, sono stato chiaro?
    Sì, signore.
    Molto bene. Spero di non rivederla presto, Capitano.
    Sì, signore, nemmeno io, signore.
    L'ufficiale aveva già lasciato la stanza e Thanen aveva ascoltato i suoi passi allontanarsi, quando si rivolse all'astromeccanico, che ancora rimaneva impacciato davanti alla porta.
    R2-C5. chiamò Thanen, facendo ruotare la calotta del robottino.
    Sei un bravo droide. Ottimo lavoro. aggiunse. L'R2, chiaramente riempito di orgoglio, alzò il braccino metallico per fare l saluto... e la pianta cadde in terra, riversando tutta la terra, dal vaso spaccato.
    Lungo silenzio...
    Chiama un pulitore.
    Mentre C5 usciva dalla stanza con un fischio che al chiss parve un sospiro di sollievo, questi si mise seduto sul bordo del letto, le mani giunte, perso in contemplazione.
    Alla fine pareva che tutto filasse: la reazione allergica, le allucinazioni... Tutto tranne un importante dettaglio: Thanen era arrivato ad abbracciare la pianta dopo aver ricevuto la visione dell'uomo albero, non prima.
    E man mano che i ricordi di ciò che era avvenuto da dopo il teatro, gli riempivano la mente, il Capitano ne era sempre più convinto: qualcosa non quadrava in quella storia. Che l'uomo albero e i mondi paralleli fossero reali?
    Ignorata da tutti, tranne che da C5, la cicatrice a forma di squarcio, in mezzo alle scapole, rimaneva silente, come una falce di luna bianca, in mezzo ad una notte blu senza stellle.
     
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    Ricompense di Thanen:

    Allergia al Ficus! (sarà possibile studiare più avanti se comprende solo Thanen e Talos o Tutti I chiss)

    nella sua stanza verrà poi consegnato un mazzo di fiori ufficialmente proveniente dalla compagnia teatrale con allegato una datacard, contenente una lettera di scuse, Da parte di Un Certo "Bendu", che spiega nella lettera che thanen si è semplicemente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, la lettera continua spiegando quale sia il ruolo del Bendu nella forza e di come lui debba mantenere l'equilibrio, infine termina con un ringraziamento, parlando di come Quest oggi Thanen abbia fatto molto più di quello che crede.

    Thanen è in grado di risalire alla posizione in cui è stata scritta la lettera, Il pianeta Atollon
     
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