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La Dea della Nebulosa Itani

role "E berta filava" per il contest "Il Profeta: l'aggiusta tutto"

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    Polis Massa era un sasso lanciato nello spazio. Nel corso dei secoli, su quella roccia, erano state costruite basi di ricerca all'avanguardia, prevalentemente per operazioni archeologiche al fine di individuare, e forse clonare, organismi rari ormai estinti. Prima della caduta della Repubblica e la nascita dell'Impero Galattico, gli scienziati sul pianeta rinvennero i resti di una misteriosa città appartenuta alla specie degli Eellayin, che dimorava in quel buco di culo, prima che diventasse un sassolino circondato da una cintura di asteroidi particolarmente fitta. Le ricerche archeologiche e gli studi sugli Eellayin avavno portato alla costruzione di una base medica così all'avanguardia da far invidia ai kaminoani. Poi l'Impero Galattico aveva trasformato Polis Massa in un inferno a causa di alcune operazioni atte a smantellare la rete di intelligence bothan in combutta con i Ribelli, durante la guerra civile. Insomma, adesso, quella porzione di galassia era tornata ai vecchi fasti ed ospitava strutture di ricerca all'ultimo grido, difesa dalla fascia di asteroidi e dalla Repubblica, con cui gli scienziati collaboravano. Occorreva indagare prestando attenzione a non essere identificati come agenti del Leviathan.
    Il fascicolo elettronico le era stato inviato dal sindacato mentre Eclipse stava viaggiando da Lorta fino all'asteroide. Molte delle cose che vi erano scritte le erano incomprensibili o, per lo meno, non attiravano particolarmente la sua attenzione. Non le interessava il passato di quel sasso, se non per ciò che importava ma, soprattutto, esportava. Polis Massa non era un corpo autosufficiente, doveva importare acqua e tutti ciò che serviva alla sopravvivenza del personale, e ciò lo rendeva particolarmente permeabile a tutta una serie di infiltrazioni.
    La sicurezza era, d'altro canto, stringente. Un sabotatore, in un ambiente del genere, avrebbe potuto vanificare anni di ricerche ed esperimenti, portando alla fine di ambiziosi progetti e studi. Questo alla Repubblica non poteva andare bene ed Eclipse sospettava che avesse ben finanziato il governo di quel corpo celeste per renderlo una fortezza volante ed un posto pacifico. L'asetticità del luogo si respirava nello spazio cosmico da milioni di chilometri di distanza: il sogno per ogni studioso uscito dalle università dello spazio della Repubblica, un incubo per gente come lei, pesci in un mare di umanità eterogenea e corrotta. Del resto un virus non vede di buon occhio una superficie sterilizzata.
    Il secondo fascicolo parlava di ben altro e le era stato consegnato direttamente su Lorta dopo che un ordine da Mustafar aveva chiesto l'assemblaggio di un team di personalità del settore informazioni e di operativi per investigare sulla misteriosa sparizione del mercantile Argo, capitanato da un certo Odyss. Le notizie sul capitano abbondavano ed erano sensazionalistiche: il più veloce a percorrere la Hydian Way, dotato di una nave dalla tecnologia pionieristica, l'unico a poter navigare nella Nebulosa Itani anche nei periodi in cui le tempeste di ioni erano più violente e costringevano il traffico galattico a rallentamenti.
    Ma, secondo l'intramontabile detto "chi si loda, si imbroda" e quello era un lampante caso di imbrodamento. Odyss era sparito dalla circolazione da ormai quasi dieci mesi, portandosi con sé il misterioso ed inestimabile carico del suo mercantile.
    Da Mustafar erano arrivati dei possibili scenari che a lei ed al suo team spettava confutare o confermare. Odyss doveva essere stato scelto per trasportare qualcosa di effettivamente inestimabile, traghettandolo da Polis Massa fino a Coruscant, passando per la Corellian Run da Denon o per la Perlemian Trade Route da Brentaal, a seconda dello stato delle rotte commerciali e dei pericoli collaterali della guerra con il Leviathan.
    Il sindacato giocava, infatti, un ruolo da antagonista. Nonostante il fascicolo non specificasse un ruolo dell'organizzazione criminale nel furto del carico, o la sua intenzione, Eclipse sapeva bene che l'investigazione che doveva compiere era atta ad individuare od avere certezza della posizione del carico, per prelevarlo. Perché scomodarsi tanto altrimenti?
    Ma Odyss aveva sorpreso tutti. Nonostante il punto migliore per prendere d'assalto il suo mercantile fosse all'incrocio con la Corellian Run, nodo presidiato ma enorme e con un traffico serrato, il capitano era sparito prima di imboccare quel tratto. Di tutta risposta, la Repubblica aveva implementato un blocco fra Denon e Chardaan per compiere operazioni di ricerca oppure per bloccare i raziatori del Leviathan con il bottino. Le opzioni erano due: o la Repubblica non sapeva nulla ed Odyss, con l'inestimabile carico, era sparito nel nulla per cause effettivamente legate alla Nebulosa Itani, oppure quella era un'abile operazione di depistaggio ai danni del Leviathan che aveva visto, come per magia, scomparire la propria preda. In un'ipotesi simile, il blocco del tratto Denon-Chardaan poteva significare che, in quel tratto della Hydian Way, doveva trovarsi qualche base operativa repubblicana in grado di recuperare il carico e nasconderlo o farlo sparire definitivamente dalla circolazione.

    - Altro che rotta per Coruscant! -

    Commentò una caustica Eclipse.



    Edited by ~Zalak~ - 2/10/2022, 19:34
     
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    Eclipse sbadigliò seduta alla scrivania della sua cabina e si stiracchiò stendendo le braccia fin dietro la testa calva. Le direttive da Mustafar a Lorta erano arrivate con il perentorio ordine di mettere su una squadra che avesse una minima conoscenza della Hydian Way e che potesse indagare con discrezione. Lei, che spesso trovava il ruolo di gestione della "feccia" frustrante, si era candidata per il compito ed aveva ricevuto il responso positivo dalle misteriose cariche superiori. Ma le condizioni erano molte: non sarebbe andata da sola, non lo avrebbe fatto come operativo da campo (salvo eventi avversi) ma come coordinatrice e supervisore della missione, avrebbe fatto rapporto sugli agenti in missione con lei una volta tornati su Lorta.
    Eclipse conosceva alcuni punti della Hydian Way per via di studi preliminari che aveva portato avanti con l'intento di escogitare l'assassinio ad Eriadu, e trovare collaboratori. Aveva percorso la rotta non come pilota ma come pesseggera e aveva appreso alcune nozioni di geografia galattica. Nulla di eccezionale, ma quei viaggi di ricognizione e la sua esperienza le erano valse il comando della missione. La fretta di assemblare un team l'aveva sicuramente aiutata.
    Questa era la storia di come, per prendere un momento di pausa da un ruolo di responsabilità che in quel momento la stava soffocando, Eclipse si ritrovò ancora una volta a ricoprire quel ruolo. Non solo doveva badare a se stessa ma anche ad una squadra di criminali, ex contrabbandieri, ex carcerieri, ex borseggiatori omicidi e, se le cose fossero andate male, infiltrati della Repubblica.
    Uno degli individui sopra elencati bussò alla sua porta con due colpetti vivaci ed aprì la porta a scorrimento, dopo un suo segnale di assenso, fermandosi sul pianerottolo. Era Rigis N'vak detto "Rigs", un devaroniano con una benda sull'occhio sinistro. Al briefing conoscitivo che Eclipse aveva guidato, una volta giunto il momento di dare le informazioni essenziali sulla missione ai suoi sottoposti, Rigs aveva raccontato di come si era procurato la ferita che gli aveva portato via l'occhio e lo aveva lasciato martoriato nella parte sinistra del volto, corno compreso. Era uno da tenere sott'occhio, il suo fascicolo parlava chiaro: ex pilota della Repubblica, congedato dopo uno scontro con dei pirati, si è unito al Leviathan per portare a casa il pane quotidiano. Il sindacato aveva bisogno di manodopera e badava alla sostanza più che alla forma, non si preoccupava che Rigs avesse un solo occhio come alcune compagnie mercantili o la Repubblica stessa. Eclipse, o agente Spectre, lo considerava un mercenario. Ma restava comunque un mercenario con il senso dell'umorismo di un uomo di marina che da pompiere era diventato incendiario.

    - Signora, abbiamo un problema. Un Incrociatore della Repubblica è appena uscito dall'iperspazio e si sta dirigendo verso la base. I sistemi hanno intercettato le comunicazioni con il controllo di volo di Polis Massa. Dicono di essere qui in missione diplomatica. Cazzate, se chiedi a me! -

    Rigs parlava con una voce leggermente roca, ma profonda. L'esplosione che lo aveva coinvolto doveva aver avuto ricadute anche sulle sue corde vocali. La sua espressione era sprezzante e, se avesse potuto, Eclipse scommetteva che avrebbe sputato per terra a concludere il discorso. Non che fosse un rozzo pirata spaziale, al contrario, ma il risentimento verso la Repubblica che lo aveva congedato era appurato.

    - Cosa ti suggerisce che sia una cazzata? -

    Chiese inquisitoria. Accavallò le gambe e appoggiò il mento al palmo della mano, mentre il gomito sinistro era piegato e saldo sul piano della scrivania. La posizione di chi è interessata a ciò che sta ascoltando, una posa riflessiva.

    - La conversazione fra i piloti e il controllo di volo. La gente qui sembrava sorpresa dall'arrivo della Consular. Magari sono in anticipo rispetto ad una tabella di marcia, oppure stanno nascondendo qualcosa dietro ad una facciata ufficiale. -

    - In entrambi i casi non possiamo trattenerci oltre e rischiare di far saltare la nostra copertura. Preparati a decollare. -

    Finito lo scambio, Rigs chiuse nuovamente la porta scorrevole e si diresse verso la cabina di pilotaggio. Il trasporto scelto per la missione era una fregata leggera per missioni di spionaggio orbitale. Era piccola, veloce, necessitava di un piccolo equipaggio ed era attrezzata con scanner all'avanguardia e dispositivi di intercettazione delle comunicazioni.
    Prima di lasciare Lorta, alcuni tecnici del sindacato avevano preso Rigs in disparte e gli avevano spiegato le modifiche fatte alla nave per poter reggere la copertura. Intorno allo scafo erano stati montati dei grossi container pressurizzati capaci di trasportare tonnellate di ghiaccio. Le modifiche avrebbero reso lo scafo inadatto alle manovre in atmosfera, ma nello spazio il problema era trascurabile. Ciononostante, la nave si era trasformata in un rocchio di metallo bombato e per una mezza giornata i tecnici dello spazioporto si erano adoperati per riempire le grandi cisterne di acqua allo stato solido.
    Adesso la fregata leggera si chiamava "Oasis" e loro erano dipendenti di una compagnia commerciale dell'Outer Rim. Prima di attraccare a Polis Massa, la "Oasis" aveva passato le ultime settimane a trivellare ed estrarre ghiaccio da una cometa nell'Orlo Esterno. Altri agenti del sindacato si erano occupati di far sparire la nave che avrebbe dovuto rifornire l'asteroide, così che loro nel prendessero il posto, permessi e documenti alla mano.
    Al loro arrivo avevano subito iniziato a scaricare il ghiaccio, linfa vitale per mantenere in vita il personale di quel sasso. A scendere erano stati il suo primo ufficiale ed altri due membri dell'equipaggio. La prima si era recata dall'ufficiale a sovrintendenza degli scambi commerciali, per consegnare il resoconto dell'acquisto e certificare la purezza della mercanzia, gli altri si stavano dando da fare per assicurarsi che le operazioni di scarico procedessero lisce. Nel frattempo, i tre agenti, avrebbero dovuto raccogliere informazioni sulla "Argo" e sul capitano Odyss.
    Eclipse si alzò dalla sedia e prese il comlink criptato collegato ai dispositivi del resto della ciurma. Fece loro sapere che avevano meno di mezz'ora per tagliare la corda e tornare alla nave, senza allertare nessuno dei loro contatti della base di ricerca. Una stretta di mano, una scusa su imminenti consegne da mettere in fila e girare i tacchi. Nessuna espressione di sorpresa, niente panico, nulla che potesse dare nell'occhio e restare impresso. Sapevano come fare, oppure si sarebbero trovati tutti nella merda.
    Dopo un paio di minuti, mentre dall'oblò della cabina Eclipse osservava il punto luminoso dell'Incrociatore repubblicano farsi sempre più grande nel vasto orizzonte cosmico, una comunicazione entrò nel terminale attaccato al muro. Un *beep* richiamò la sua attenzione ed una luce intermittente iniziò a lampeggiare. La rattataki staccò lo sguardo dall'Incrociatore e si portò davanti allo schermo, comandando il touchpad affinché aprisse il messaggio in arrivo.

    << Alcuni informatori hanno reperito questo messaggio arrivato alla Repubblica dalla Nebulosa Itani, è molto recente. Tenete gli occhi aperti, non siamo i soli a cercarlo>>
    CITAZIONE
    Un *buzz* statico riempie lo schermo colorandolo di bande bianche e nere mentre una figura umana si muove sullo sfondo. Adesso un volto maschile sulla quarantina, capelli e barba lunga, castano, occhi azzurri, è in primo piano.

    - Qui...no Odyss...a Argo... la Nebulosa Ita....ioni più forte del *bzz* solito. Non so più quanto tempo sia...sato. Ci tiene prigionieri, alc...morti. Aiu..prego, a..to. Dite a B...rta che la am *bzz* -

    Il messaggio video si interrompe bruscamente. Un fermo immagine, prima che lo schermo diventi nero, mostra l'uomo voltarsi a guardare qualcosa o qualcuno alle sue spalle.

    Quel video poteva mettere in allarme la Repubblica al punto da farla tornare sui suoi passi, così da difendere qualsiasi asset avesse su Polis Massa. Odyss era stato catturato ed il primo sospettato sarebbe stato il Leviathan, ma lei sapeva non essere così. La Argo doveva essere ancora nella Nebulosa Itani e sicuramente squadre di ricerca sarebbero partite per battere quella porzione di cosmo come non avevano ancora fatto in quei 10 mesi. Questo significava che Odyss non era in mano alla Repubblica. Significava anche che, con un incrociatore in avvicinamento, erano in pericolo. Dovevano muoversi.
     
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    Nel ponte, Rigs si stava adoperando per riattivare i motori principali della "Oasis" ed i sistemi ausiliari, così che fossero al caldo quando tutti i membri dell'equipaggio fossero tornati alla casa base. Eclipse li aveva avvisati ed aveva ricevuto taciti segnali di ricezione dell'ordine. Questo, comunque, non la faceva stare troppo tranquilla. C'erano delle variabili da considerare che potevano mandare a monte la loro copertura. La Repubblica aveva ricevuto il video di Odyss prima di loro e aveva un vantaggio temporale che alla sua squadra mancava. Non sapeva, dunque, a quali conclusioni fossero giunti in quel lasso di tempo. Da ponte, Eclipse poteva vedere la classe Consular avvicinarsi inesorabile, come un dito puntato su di loro.
    Era tutta deformazione professionale, o comunque, gli errori che la professione induceva a fare. In un mondo di spie e farabutti non c'era margine per la fiducia e tutti sospettavano di tutto. Anche lei sospettava che i Repubblicani fossero lì per assicurarsi che nessun agente del Leviathan andasse a ficcare il naso nei loro affari su Polis Massa, magari per cercare altri tesori inestimabili simili al carico della Argo. Ma, in verità, la Consular avrebbe potuto avere mille altri motivi per attraccare su quella roccia e loro restavano dipendenti di una ditta commerciale che vendeva ghiaccio estratto. "Non devi temere la legge, se sei innocente" e loro lo erano: quell'opera di convincimento li avrebbe aiutati ad agire con più naturalezza anche in faccia al pericolo. In caso, Eclipse caricò la pistola blaster e se la assicurò alla cintura, pronta all'uso.
    I primi a digitare il pin per entrare sulla piccola fregata furono Detti Fan'lan, una la piccola Cradra-Fan con occhialoni da saldatrice sulla testa pelosa, e Dakkin Kas, il Besalisk. Detti sedeva sulle spalle di Kas (o Dak) come una regina esotica sederebbe sulla spalla di un elefante. I suoi appena novanta centimetri di altezza non l'avevano mai spaventata nella vita ed il suo cervello ne aveva sicuramente alzato al massimo l'autostima facendola quasi diventare snob. Si atteggiava a diva nonostante la sua non-più-giovane età e vantava di poter surclassare tutti i suoi ex compagni di università in ogni campo dell'informatica e della tecnica, nonostante lei non avesse mai preso uno straccio di diploma. Questo motivo l'aveva spinta fra le braccia del sindacato: definirsi altro per reclamare uno spazio che alla sua razza raramente veniva lasciato. Che fossero gli altri a prendersi una laurea e progettare sistemi informatici complessi o mega-grattacieli nel Core, con partner noiosi e noiosissimi animali domestici. Sarebbero comunque morti per una rapina o di overdose in qualche vicolo o locale di lusso. A lei l'estro e la vita spericolata: non sarebbe campata comunque più di 40 anni o giù di lì. Nel tempo libero faceva uso di qualche spezia, sicura che la sua scaltrezza l'avrebbe tenuta fuori da qualsiasi forma di dipendenza. Era un siluro con i sistemi informatici e, quel giorno, vestiva una piccola tuta da lavoro sporca di striature nere.
    Il Besalisk, d'altro canto, era un cacciatore di taglie che aveva tradito l'enclave uccidendo un altro membro. Nel Leviathan aveva trovato un datore di lavoro a cui non interessavano codici ed etichette ed aveva potuto esercitare la tutta la sua ferocia. Gli bastava buttarsi nella mischia con un fucile blaster per ogni paio di braccia per poter sbaragliare ogni concorrenza. Si diceva che avesse la mano ferma anche per questioni di maggiore precisione. Era perfetto per quel lavoro: tanto lui era scontroso quanto i Besalisk venivano percepiti come amabili chiacchieroni. E poi aveva tutta l'aria dello scaricatore di porto.
    Quando Detti e Kas entrarono nella sala comune trovarono Eclipse che li stava aspettando. Li aveva seguiti nelle telecamere sparse fra i corridoi e non vedeva l'ora di ricevere il loro resoconto.

    - Non capisco perché tutta questa fretta, i tecnici non chiuderanno le valvole delle cisterne prima di un'altra mezz'ora -

    Si lamentò il besalisk scuotendo la testa. La sua cresta oscillò dall'alto dei suoi 2 metri e più.

    - Un incrociatore repubblicano sta per attraccare. I tecnici dovranno sbrigarsi e ti consiglio di persuaderli a farlo. Rigs sta contattato la torre di controllo per ottenere il permesso di decollare il prima possibile. -

    - Non capisco perché non puoi convincerli tu quei tecnici, visto che hai la lingua così lunga. -

    - Perché... -

    - Perché è palesemente ricercata, razza di allocco. Si vede da un chilometro che quella è la Eclipse dell'assalto alla CorSec. Agente Specre, come no. E io sono un pipistrello! -

    Detti parlava con una R stranamente arrotata per via dei dentoni da roditore che caratterizzavano la sua specie. Era intelligente e aveva colto nel segno.

    - Sono sicura che vi siate attenuti alla copertura... -

    - Certo, il capitano ha contratto la febbre verde di Felucia da una prostituta, adesso è cosparso di pustole e non è disponibile per bla bla bla. -

    Detti gesticolava come a sbeffeggiarla e si comportava da stronzetta come al solito. Le dava i nervi ma sapeva come adularla per farla lavorare con maggiore sinergia. Metterla in coppia con Kas le avrebbe fatto ricordare di essere sempre la più intelligente dei due, senza innervosirla. Al Besalisk d'altronde, non fregava nulla.

    - Ottimo. Adesso le cose importanti, cosa avete scoperto? -

    - Kas nulla. Ha parlato per tre quarti d'ora di febbre verde e ha tenuto banco con gli altri tecnici mentre scaricavano ghiaccio dai boccaporti. IO mi sono infiltrata nel sistema della base. Nulla di trascendentale, ci tengono particolarmente alla segretezza dei loro progetti ma fra i fascicoli del direttore dello spazioporto ho trovato il tracciamento del transponder della Argo. Peccato che sia stato trasferito su supporto fisico. Kari ci sta lavorando. -

    Questa notizia gettava sospetti sull'operato dell'amministrazione di Polis Massa. Se davvero avevano tracciato la posizione della nave di Odyss ma questo era ancora disperso dopo 10 mesi, forse non avevano consegnato i dati alla Repubblica. Da Coruscant avevano chiesto un trasporto rapido e sicuro per assicurare un importante asset, magari pagando commissioni da capogiro, e da Polis Massa avevano mandato una nave che si era persa in uno dei punti più ostici della Hydian Way. Meglio indiare il cattivissimo Leviathan come responsabile e far sparire le tracce. Eclipse sorrise e Detti fece un ghigno, di rimando.

    - Bingo, ragazza -

    - Potete spiegare anche a me? -

    Kas, che pure aveva distratto i tecnici dando mano libera a Detti, incrociò le quattro braccia, spazientito da quel linguaggio segreto fra le due. Poi, un allarme della base iniziò a suonare, proiettando sirene rosse sugli oblò della "Oasis". I tre si lanciarono uno sguardo interrogatorio ed in quell'istante l'entrata della nave si sbloccò. Eclipse mise mano alla pistola, la estrasse e con cautela si diresse verso il corridoio di entrata. Kas mise giù Detti e seguì il suo capo, scrocchiandosi le nocche delle quattro grandi mani. Un'ombra balenò verso di loro, Eclipse sentiva leggeri passi muoversi dietro l'angolo, poi puntò l'arma e vide Kari, la togruta, fare il suo ingresso con una datacard in mano.

    - Devono aver trovato l'amministratore dello spazioporto. L'ho solo addormentato, non ricorderà molto al risveglio, ma ci conviene partire. Speravo ci mettessero più tempo. -

    Kari, si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto mentre passava la datacard ad Eclipse e proseguiva nel corridoio fino alla sala comune per avvisare Rigs del suo arrivo. Nel tragitto alzò la manica a mostrare un lancia-dardi da polso scarico.
    La togruta era una professionista, Eclipse l'aveva incontrata per la prima volta sul trasporto del Leviathan che aveva portato lei, Artiglio e Dima fuori da Corellia. Era stata lei a condurla da JK per la riunione del sindacato in cui i superiori avevano deciso di promuoverla a Tramite. Lì, aveva deciso di portare Kari con sé nella missione di infiltrazione su Naboo, dove avevano raccolto i dati che avevano dato inizio alle operazioni su Eriadu. Non la vedeva da allora e, nonostante avessero collaborato con successo, il rapporto fra le due era permeato di una certa competizione latente.

    - Agente Spectre! Alcuni agenti della sicurezza stanno entrando sulle banchine, ho ritirato la pedana ma abbiamo ancora i bocchettoni delle cisterne aperti e collegati ai tubi di scarico. -

    Eclipse si precipitò verso il piccolo ponte di comando da cui vide una decina di agenti sciamare verso di loro mentre Rigs attendeva una sua risposta.

    - Decolliamo, se le cisterne dovessero subire dei danni non è affar nostro, hanno già fatto abbastanza. -

    Rigs si approntò per le manovre. I blocchi magnetici che tenevano la nave ancorata alla banchina fecero scricchiolare lo scafo. Si sentì un lungo lamento metallico seguito da sbuffi di vapore dalle cisterne depressurizzate che venivano scollegati violentemente dai lunghi tubi di approvvigionamento. La "Oasis" si inclinò, poi con uno strattone violento tornò in posizione ottimale. Eclipse, in piedi dietro allo schienale di un sedile, dovette reggersi per non cadere e decise pertanto di sedersi ed allacciarsi la cintura. Lo stesso fecero Kari e Detti, mentre Kas si posizionò al controllo armamenti. La "Oasis" nascondeva, dietro alle grandi cisterne, sistemi di difesa basilari per contrastare minacce impreviste senza però essere troppo visibili.
    Gli agenti a terra furono sorpresi dal marasma e alcuni rimasero feriti nello strappo fra i tubi di approvvigionamento e le cisterne. Intanto, la plancia segnalava un messaggio in arrivo. Rigs, intento ad uscire dallo spazioporto, osservò fugacemente Eclipse. Lei premette il tasto ed aprì le comunicazioni.

    CITAZIONE
    Qui il capitano Eris Shalava della Consular Derrington, trasmettete i vostri dati, tornate alla banchina e preparatevi ad un'ispezione

    Eclipse chiuse la comunicazione. La voce del capitano della Derrington sembrava giovane e monotona. Un burocrate o uno dei servizi. Non avrebbero avuto tempo per approfondire la conoscenza e diventare amici.

    - Col cazzo! -

    Dette il segnale a Rigs che fece partire i motori subluce per allontanarsi da Polis Massa in direzione del campo di asteroidi che ricopriva il corpo celeste. La Derrington, che si stava avvicinando alle banchine, virò per partire all'inseguimento ed Eclipse venne schiacciata sul sedile in gel per l'accelerazione impressa da Rigs alla "Oasis".

    - Tenetevi! -

    Ci furono un paio di virate vertiginose mentre la fascia di asteroidi si avvicinava minacciosa. La Derrington aveva iniziato a sparare con i cannoni ma laser rossi scarlatti si infransero più avanti contro sassi cosmici, vaporizzandoli. Rigs avrebbe dovuto schivare i colpi della Consular ed entrare nel dedalo degli asteroidi prima di entrare nell'iperspazio.
    L'inseguimento proseguì per alcuni minuti finché, sulla soglia del campo, un raggio colpì un serbatoio esterno della Oasis, provocando uno sbuffo di vapore e facendo ondeggiare lo scafo della nave, che scricchiolò. A causa del repentino spostamento, la nave colpì di striscio un asteroide che scoperchiò completamente il serbatoio opposto. A quel punto, Rigs, sottopressione, entrò in quel labirinto di rocce con la Derrington alle calcagna, impossibilitata a sparare in quella situazione.
    Ma, quando sembrava che la Repubblica li avrebbe polverizzati all'uscita del campo di asteroidi, il volto di Rigs si rigò con un sorriso beffardo, premette quattro tasti gialli sulla plancia e, quando l'ultima roccia fu alle spalle, staccò le quattro cisterne montate per creare simulare una nave cargo. Quando la Derrington in scia uscì dal campo di asteroidi, dovette polverizzare i quattro giganteschi contenitori metallici per evitare di collidere con loro. Ma, non appena la nube di metalli fusi si dissolse, il capitano Eris Shalava vide soltanto la Oasis entrare nell'iperspazio.
     
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    La Oasis entrò nel tunnel dell'iperspazio proprio quando le cisterne sganciate dallo scafo venivano vaporizzate dai raggi sparati dalla Derrington. Tutti sul ponte tirarono un sospiro di sollievo e Rigs si rilassò visibilmente, teso come era appollaiato sui comandi di volo mentre Eclipse e Detti controllavano i sistemi ausiliari e Kas gli armamenti. Fu solo a quel punto che la rattataki si voltò per osservare la sua squadra e, soprattutto Kari.

    - Questo è quello che succede quando un lavoro di infiltrazione fallisce. Siamo stati fortunati, cazzo! Per un po' non venivamo spazzati via dalla Consular...per non parlare del campo di asteroidi. Se non fosse stato per Rigs saremmo già morti. -

    Mentre lo spazio si spaghettificava intorno a loro, Eclipse era furente con Kari e, di rimando, verso il resto del gruppo. I suoi occhi di ghiaccio, resi ancora più gelidi dalle sue parole, erano fissi sul volto della togruta che iniziava a mettersi sulla difensiva. Era brava, non si poteva notare, ma alcuni errori nel mondo dei grandi si pagavano a caro prezzo. Forse Eclipse era diventata troppo prudente con l'età. Ma non si sopravvive, senza un po' di prudenza.

    - Cosa vuoi dire "Eclipse"? Parla apertamente. Abbiamo recuperato la datacard, quel tipo mi stava addosso e non mi lasciava campo d'azione. Sono riuscita a farmi portare nel suo ufficio ma dovevo trovare un modo per frugare fra le sue cose e l'ho fatto. Sappiamo dove andare, no? Potresti ringraziare, allora. Se ci sarà un altro encomio sul tuo curriculum sarà stato merito mio -

    Mentre Kari parlava, le due si erano alzate dai rispettivi sedili e si stavano fronteggiando faccia a faccia mentre la togruta le puntava addosso l'indice, sempre più vicino al suo petto, fino quasi a toccarla, fino quasi ad incolparla. Poi partì uno schiaffo. Fu Eclipse a sferrarlo ai danni di Kari che reagì all'onta afferrandola per il collo, il suo grigio collo lungo. La rattataki si sentì stringere la gola mentre gli altri assistevano rigidi sui sedili, pronti ad intervenire, o a non farlo, a seconda dell'esito momentaneo dello scontro, ora propendendo per Eclipse, ora per Kari.
    Il volto della togruta era macchiato dal risentimento più buio. Nella sua mente aveva agito per il meglio ed era stata comunque strigliata. E poi, c'era il fatto che forse quel posto di comando sarebbe dovuto andare a lei. Ma Kari, nella sua momentanea ira, guardò Eclipse negli occhi e si accorse che lei aveva lo sguardo piantato in basso, dove una pistola blaster era puntata proprio verso il ventre della togruta. A quel punto lasciò la presa.
    Eclipse si toccò il collo con la mano non armata, massaggiandoselo delicatamente. Poi parlò.

    - Vedi, Kari, al contrario tuo posso vantarmi di non essere finita nelle carceri repubblicane. Oh se mi sono informata prima di lavorare con te: fuggita una volta alle autorità e catturata poi con le mani in pasta. Sono sicura che anche quella volta hai agito al meglio delle tue possibilità, ma non hai considerato la possibilità di non avere una via di fuga. -

    Passò in rassegna gli sguardi degli altri prima di "parlare a Kari perché ciurma comprendesse".

    - So che alcuni di voi pensano di essere più furbi, intelligenti e preparati di me. Detti, quando hai scoperto che l'amministrazione aveva fatto sparire il tracciamento del transponder passandolo su datacard non me lo hai comunicato e hai deciso di aprire una linea diretta con Kari. Tu, invece, hai agito in solitaria per tutta la missione, lavorandoti l'amministratore fino ad avvelenarlo. Ma solo io e Rigs sapevamo dell'arrivo della nave repubblicana e del messaggio che Odyss ha inviato ai repubblicani da ovunque si trovi. Adesso, visto il polverone che abbiamo alzato, gli agenti della Repubblica inizieranno a fare domande e arriveranno alle nostre stesse conclusioni, accorciando il nostro vantaggio. Questa mancanza di comunicazione si stava rivelando fatale e prima di morire, o peggio, venire catturata per un vostro errore, preferisco bucarvi quelle vostre teste di cazzo con la mia pistola. Ci siamo intesi? -

    Non proprio un messaggio edificante, ma l'intimidazione di Eclipse fece il suo lavoro e tutti, più o meno con riluttanza, pronunciarono un "intesi" osservandola attentamente. Anche Kari, ancora in linea di tiro, sorrise beffarda e si sottomise all'autorità di Eclipse, che abbassò la pistola di rimando.
    Con passi lenti e ponderati, sapendo di essere osservata da tutti, la rattataki si mosse quindi verso lo schermo del computer di bordo ed inserì la datacard che iniziò a calcolare il tragitto percorso dalla "Argo" prima di sparire. Con sommo stupore della rattataki, quando il software iniziò a funzionare mostrò addirittura l'ultima posizione registrata, risalente a qualche giorno prima, quando Odyss aveva lanciato la richiesta d'aiuto.
    Da Polis Massa, la Argo aveva risalito la Hydian Way, compiendo una doverosa deviazione nei pressi di Mustafar, per sfuggire alle forze del Leviathan. La ciurma del trasporto aveva fatto tappa ad Eriadu e Malastare, poi aveva tirato dritto fino alla nebulosa Itani, dove aveva scelto di non percorrere più il tragitto canonico ma di deviare passando da Fremond, anziché da Perithal. A quel punto aveva tentato di aggirare la nebulosa navigando fra le tempeste di ioni a nord di Itani dove era scomparsa dai radar per poi riapparire, dieci mesi più tardi in un angolo della nebulosa che, con Itani e Chardaan avrebbe potuto creare un triangolo se uniti i tre punti.
    Rigs, che stava osservando la rotta, inserì i dati sul navicomputer impostando Itani come meta finale. Da lì sarebbe stato un viaggio a vista sulle tracce della Argo.

    - Sembra proprio che se ci comporteremo bene avremo tutti quell'encomio sul curriculum. -

    Eclipse sorrise per rilassare la tensione creata. Quella pantomima era il prezzo del comando. Come se un encomio sul loro curriculum criminale contasse qualcosa, in fondo. Era solo una stellina da appuntare sul loro ego. L'unica cosa che avevano ancora da difendere.
     
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    La Oasis, prima di rubare il nome all'omonima nave rompighiaccio, si chiamava Ithaca. Eclipse lo apprese nelle lunghe ore di viaggio che separavano la sua ciurma dalla meta finale della Argo. Scoprì anche nuovi dettagli attraverso fugaci comunicazioni con il centro di comando su Lorta e dal mirato database che il Leviathan le aveva messo a disposizione per la missione. Odyss aveva una moglie, Berta, la stessa che presumibilmente aveva detto di amare nel messaggio di aiuto. La povera Berta, secondo i suoi informatori, era stata importunata da alcuni sgherri del cartello Hutt, forse per intimidirla a rivelare informazioni su Odyss, o forse per persuadere suo marito (al suo ritorno) a lavorare per loro. Stava di fatto che Berta era finita in un pessimo giro ed aveva dovuto vendere la sua tessitoria, impresa di pregio per arazzi e decorazioni lussuose.
    Quel dettaglio portò l'attenzione della rattataki sul video inviato da Odyss alla galassia. Nelle ore di viaggio lo riavvolse più volte per poterlo osservare con cura. Il volto di Odyss, in primo piano, mostrava la trascuratezza di un naufrago di altri tempi mentre nello sfondo, la parete bombata di quella che sembrava un'astronave sfoggiava un arazzo decorato raffigurante ciò che Detti le aveva detto essere un vascello primitivo a vela, in legno. Secondo la sua ricostruzione del messaggio, una tempesta di ioni più forte del solito li aveva mandati fuori rotta e, ovunque fossero, qualcuno li aveva presi prigionieri, uccidendo alcuni di loro. Dietro di lui, alla fine del video, appariva un individuo che, dopo vari tentativi di zoomare il fermo immagine migliorando la risoluzione, Eclipse era arrivata alla conclusione che si trattasse di un uomo, ben curato e con indosso una divisa che non aveva riconosciuto. In testa, l'umano aveva un copricapo della marina color antracite o giù di lì. Non era certo una stilista, non poteva conoscere tutte le mode militari in circolazione.
    Neanche Detti lo era ma, dopo averci pensato su ed aver avuto una discussione con Rigs a riguardo, concluse che:

    - E' sicuramente una divisa della marina imperiale. -

    La Chadra-Fan dovette ripeterlo una seconda volta, come avesse detto qualcosa di veramente incredibile.

    - Stiamo parlando dello stesso impero galattico? Quello sconfitto più di un secolo fa. -

    - Anche io penso che sia una cazzata ma Detti è testarda, NON può essere un imperiale. -

    - Guardate le mostrine, la foggia ed il colore della divisa. Non ho dubbi. E poi, "per tutti gli analfabeti devaroniani", non ho detto che sia un vero imperiale. Dico che veste come uno di loro. Potrebbe essere un nostalgico, una replica... -

    Mentre il tunnel dell'iperspazio scivolava davanti ai loro occhi, Detti indicava con le sue piccole dita unghiate alcuni pixel presenti sul petto dell'uomo misterioso per poi muovere il polpastrello sul cappello e sul taglio dell'abito. Lo schermo presente sul ponte era interamente coperto dalla silhouette di Eclipse, Rigs e Detti, intenti ad puntellare l'immagini con le dita, discutendo dell'attendibilità di quella buffa teoria.
    Nelle ore che seguirono, Eclipse si riposò in cabina e passò in rassegna le varie informazioni che il Leviathan le aveva messo a disposizione sulla Nebulosa Itani. Dopo una ricerca incrociata e decine di minuti buttati digitando parole chiave nel database, la rattataki scoprì che la l'area galattica coperta dalla nebulosa era stata utilizzata dall'Impero per portare avanti progetti della massima segretezza. Negli anni della guerra civile galattica, i ribelli avevano preso d'assalto l'unica stazione spaziale presente, distruggendola. Dai file raccolti, con tutta probabilità rubati alla Nuova Repubblica nel corso degli anni, la stazione di ricerca aveva il compito di sperimentare nuovi armi ioniche studiando le tempeste di ioni della nebulosa.
    Presumibilmente, Odyss nel suo video spiegava di essersi imbattuto in una tempesta di ioni più forte del solito. Tutto ciò era accaduto nonostante il plausibile tentativo della Argo di aggirare la nebulosa ed i suoi pericoli, oppure per evitare imboscate durante il tragitto. Un assalto alla diligenza spaziale poteva sempre capitare.

    [...]

    Quasi tre giorni di viaggio furono necessari per arrivare ad Itani, dove raccolsero informazioni su una spedizione organizzata dalla Repubblica con esperti della nebulosa atta a ritrovare e recuperare Odyss e la sua ciurma. Il gruppo era partito dal pianeta due giorni prima e da allora non c'erano più state comunicazioni con la base. Ovviamente, le coordinate erano le stesse che aveva la ciurma di Eclipse, sicuramente reperite dalla Repubblica su Polis Massa a seguito del polverone che il suo gruppo aveva alzato.

    - Questo è esattamente ciò che avremmo dovuto evitare, cazzo! -

    Fu più o meno questo il commento che le uscì di bocca in presenza di Kari e Detti, per dimostrare ancora una volta che gli errori nella vita si pagano cari. Adesso erano due giorni indietro rispetto ai Repubblicani che con tutta probabilità avevano fatto sparire Odyss e ogni sua traccia dalla nebulosa. Ma loro, come aveva confermato il comando di Lorta, avevano il dovere di andare fino in fondo a quella storia, anche solo per confermare un eventuale insabbiamento del caso Odyss e del carico di valore trasportato dalla Argo.
    Un'altra giornata volò con la navigazione a vista per arrivare al punto designato dal transponder. Durante tutto il tragitto, nebbie cosmiche rosee e rosse come i tramonti su Naboo solcarono il cosmo accompagnandoli in quella navigazione verso l'inesplorato. Mentre Rigs imprecava ai comandi di volo per evitare i lampi ionici che balenavano in quell'orizzonte increspato di pulviscoli spaziali, iniziò ad intonare un canto imparato durante il servizio reso alla marina repubblicana. Il devaroniano non era particolarmente intonato e l'incidente aveva reso la sua voce ancora più profonda e rauca di quanto già non fosse.

    "Give me sure strong sign
    give me clear steady sight
    with a heart that aims for home
    give me wisdom not to stray
    may my stars align
    as I sail through this dark night
    and chart the course of my own
    Hydian Way"


    E mentre Rigs canticchiava, Kari, alla console delle comunicazioni, girò il sedile verso gli altri e richiamò la loro attenzione. Fu in quel momento che oltre un velo rosa di vapori, due lampi ionici squarciarono la vista e rivelarono una piccola stazione spaziale in lontananza. Zoomando la visuale negli schermi della nave, la costruzione appariva di un'altra epoca ed ancora in uso. La rotazione della stazione era garantita ed alcune navi stazionavano ferme alle banchine esterne, come ferme per rifornimenti, prima di un lungo viaggio.

    - Architettura imperiale, lo dicevo io! -

    - Cazzo se avevi ragione... -

    - Non capisco tutto questo chiasso per l'architettura di quel posto. Dobbiamo recuperare un tizio, mica laurearci. -

    Detti, Rigs e Kas commentarono, ognuno a modo loro, la scoperta che gettava ombre inquietanti su tutta quella storia.

    - Spectre, devi sentire questa. -

    Kari si tolse il dispositivo di comunicazione dall'orecchio e fece cenno ad Eclipse di avvicinarsi. La togruta era tornata nei ranghi ed aveva ripreso a chiamarla con il nome operativo della rattataki, anziché con quello che l'aveva resa una ricercata nella galassia. Eclipse si avvicinò a grandi passi, senza staccare mai gli occhi dalla stazione spaziale che orbitava circondata da scariche ioniche. Sarebbe bastato essere colpiti da uno di quei lampi affinché la Ithaca smettesse di funzionare attivando i sistemi di emergenza ed erogando ossigeno sufficiente per una giornata o due al massimo. Una situazione del genere in un angolo così remoto della galassia voleva dire morte.
    Alla postazione, Kari passò ad Eclipse il dispositivo, simile ad un comlink più sofisticato. C'era qualcuno, dall'altra parte della cornetta, che stava parlando rivolgendosi a lei e alla sua ciurma.

    CITAZIONE
    Benvenuti, oh marinai, nella casa della Dea della Nebulosa Itani. Siete invitati a prendere parte ai lussuosi banchetti in omaggio a nostra signora. Finché le renderete grazie, potrete godere di una permanenza regale e vivere mille vite come esseri immortali. Pertanto affrettatevi, la sua offerta non durerà in eterno, nonostante lei possa sopravvivere all'entropia della galassia. E badate, nessuno osa rifiutare un invito nella sua casa.

    - Credo ci stiano puntando addosso dei cannoni ionici -

    Rigs la guardò laconico, lei ricambiò l'espressione perplessa e rispose nel dispositivo.

    - Accettiamo l'invito della vostra signora e ci prepariamo ad attraccare -
     
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    - Benvenuti, benvenuti! E' un piacere ricevere l'onore di altre visite questa settimana. Nostra signora è lieta che voi siate qua e mi ha incaricato di condurvi fino alla sala dei banchetti per poter festeggiare il vostro arrivo, poi vi mostrerò le vostre stanze. Potrete soggiornare nella dimora di nostra signora quanto vorrete, mentre noi ci prenderemo cura della vostra nave. -

    L'uomo che stava parlando vestiva abiti rossi cremisi e si muoveva muovendo l'ampio mantello che portava alle spalle. Era un umano di mezz'età con evidenti rughe in viso che gli avevano scavato la pelle in modo brutale, quasi innaturalmente. Il suo sorriso di riverenza stava infastidendo Eclipse da quando erano scesi dalla Ithaca, una volta attraccati su quella stazione spaziale dimenticata da tutti.
    Arrivarci non era stato facile. Dopo la velata minaccia di friggere ogni circuito elettrico della nave, la torre di controllo aveva inviato loro le esatte coordinate di navigazione per poter arrivare al porto evitando la tempesta ionica che infuriava intorno alla stazione. La traiettoria si era rivelata precisa al millimetro ed almeno un paio di volte la ciurma di Eclipse fu sorpresa da lampi ionici così vicini allo scafo della Ithaca da poterla colpire. Mai, però, avevano raggiunto il vascello.
    La rattataki aveva ordinato a Rigs di salvare le coordinate per il viaggio di ritorno, a patto che il gruppo riuscisse a sdipanare quella situazione o disattivare i cannoni della stazione spaziale. Prima, però, occorreva agire come gli ospiti più conviviali dell'universo.
    Il sorriso del vecchio mutò alla fine del suo discorso di benvenuto, tramutandosi in uno sguardo severo, indagatore.

    - Adesso, le guardie di nostra signora si assicureranno per il vostro bene e per quello dei consodali, che voi quatto siate disarmati. Non è buona maniera portare oggetti pericolosi all'interno di una dimora così pacifica. Successivamente, alcuni servi si occuperanno di mettere in ordine la vostra nave, rendendola impeccabile per quando vorrete ripartire. -

    Nuovamente, l'impassibilità nel volto dell'uomo si trasformò in una calorosa espressione gioviale. Le sue parole, ora inflessibili, ora felici, furono accompagnate dai movimenti di otto guardie in armatura bianca che puntarono altrettanti fucili verso di loro, aspettando una reazione che non tardò ad arrivare. Eclipse alzò le mani in alto con movimenti lenti ed annuì con la testa, dando il permesso alle guardie di ispezionarli.
    Mentre quattro di loro continuavano a tenerli a tiro con i loro fucili blaster di vecchia generazione, gli altri quattro si fecero ancora più vicini ed iniziarono la perquisizione. Due pistole blaster, un fucile pesante, una vibrolama e due granate a frammentazione: questo fu il bottino che le guardie in armatura bianca riuscirono a recuperare. Ciò che mancava al conto erano un pugnale nascosto nello stivale di Eclipse, un blaster da polso ed uno spara dardi da polso indosso a Kari. Era vero che le donne venivano sempre sottovalutate nella loro capacità di poter esercitare violenza e forza letale. Kas e Rigs, uno grande, grosso e minaccioso, l'altro la raffigurazione del male per molte civiltà galattiche, fecero egregiamente da esche, catalizzando l'attenzione dei loro ispettori.
    Al conto, oltre alle armi celate, mancava anche Detti. La Chadra-Fan, nonostante non fosse maestra di infiltrazione e spionaggio, giaceva sdraiata sotto un pannello del pavimento nella Ithaca. Sebbene la nave non fosse di piccole dimensioni come un normale trasporto, il gruppo era sicuro che sarebbe stata rivoltata come un calzino e spogliata di ogni sua capacità di comunicare con l'universo. Del resto era quanto accaduto ad Odyss, scomparso per dieci mesi e riapparso per meno di dieci secondi in video.
    Quando avevano visto il plotone sopraggiungere sulla banchina ad attenderli, Detti aveva esclamato qualcosa come "Cazzo, ma sono vestiti da StormTroopers imperiali!" ed aveva convenuto che sarebbe stato meglio se lei si fosse nascosta sulla nave, in modo da poter sgattaiolare fuori e fare la sua magia hacker per portarli via da lì, qualora le cose si fossero messe male. Allo stesso modo, gli altri avrebbero mantenuto un basso profilo ed avrebbero fatto parlare Eclipse.

    - Vi ringrazio, anche a nome della mia ciurma, per il cordiale benvenuto. Non vediamo l'ora di prendere parte al vostro banchetto e speriamo di essere ricevuti da vostra signora, con il suo benestare. Siamo contenti di non essere gli unici nuovi invitati. Posso chiedervi chi sono i proprietari di quella nave? Mi piace così tanto che vorrei complimentarmi con loro, al nostro incontro. -

    Anche Eclipse sapeva avere la faccia di bronzo, se voleva, caratteristica che mise leggermente a disagio l'uomo, probabilmente poco abituato ad "invitati" così ben calati nella parte.

    - Un gruppo da Itani. Cercavano un loro parente, credo, ma la buona sorte li ha condotti qui, invece. Non hanno capito subito quanto fossero fortunati ma adesso banchettano con gli altri come se fossero abitué del luogo. -

    Il vecchio ridacchiò, serrando gli occhi ed evidenziando gli ossuti zigomi. Eclipse tradusse mentalmente quella risposta: "erano repubblicani in cerca di Odyss, sono entrati facendo gli sbruffoni e sono stati messi in condizione di non nuocere". Iniziava a temere questo famoso "banchetto" a cui avrebbero dovuto tenere parte.

    - Adesso, se volete seguirmi, è l'ora della cena. -

    L'umano batté per due volte le mani e si voltò creando una giravolta del mantello cremisi. Le guardie bianche, reperti di un lontano passato, si voltarono di scatto e si affiancarono al gruppo in due formazioni da quattro, blater in mano e pronti ad agire. La loro sembrava una marcia mentre Eclipse ed il suo gruppo si scambiarono occhiate di complicità, muti e pronti a ricevere dei segnali da Detti nei loro auricolari.
    Attraversarono lunghi corridoi con spessi portelloni pressurizzati a scomparsa. Sembravano tunnel di diametro esagonale che si addentravano nella struttura attraversando portelloni chiusi. Tutto sembrava lindo, nonostante il design mostrasse segni di usura. Non videro nessuno sul loro cammino ed il silenzio irreale era interrotto dal rimbombare dei passi delle guardie, l'incessante tip tap a tempo di marcia.
    I primi rumori filtrarono dal portellone verso cui si stavano dirigendo, dopo varie svolte e deviazioni fra quei corridoi tutti uguali. Fortuna che Eclipse avesse messo dei tracciatori miniaturizzati nelle vesti di tutti i suoi compagni, così che Detti potesse rintracciare la loro posizione in quella base.
    Le guardie si fermarono di scatto una volta giunti sulla soglia del portellone ed il vecchio digitò un codice alla sul tastierino della consolle. Quando la porta si spalancò scomparendo nelle pareti metalliche, Eclipse, Kari, Rigs e Kas videro un salone decorato alla rinfusa, con oggetti presi da contesti diversi e più disparati. Un arazzo, dei fiori finti, un paio di tappeti a terra ed una tavolata per venti o trenta persone. Seduti, due dozzine di individui di ogni razza e genere banchettavano con foga animalesca, mangiando carni, verdure e frutta e bevendo da coppe metalliche dei liquidi ambrati o sanguigni. E poi ridevano, sguaiati e parlavano pettegoli e si toccavano i volti e si baciavano a tratti. Poi ricominciavano a mangiare come maiali, animali in un contesto animale. Liberi come mai, prigionieri come mai.

    - Prendete posto e godete del benvenuto di nostra signora. Potrete sentirvi a casa per tutto il tempo dell'universo. -

    Non appena il gruppo attraversò la soglia, la porta si chiuse di scatto alle loro spalle.
     
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    Eclipse sedette nei quattro posti liberi sparsi lungo la tavolata. L'intento di chi li aveva distribuiti in quel modo era chiaramente volto a dividere chiunque fosse giunto alla stazione spaziale in gruppo. La spiegazione dietro quel comportamento e riguardo la grottesca scena che le si parava dinanzi era ancora sconosciuta. Sperava che Detti, se fosse riuscita a non farsi beccare durante l'ispezione delle guardie bianche, le avrebbe fornito spiegazioni collegandosi ai sistemi della struttura utilizzando i suoi attrezzi e quel suo cervellino da pipistrello che tanto la rendevano preziosa per il team.
    Passò in rassegna gli sguardi dei suoi compagni che si sedevano in mezzo ad estranei libidinosi e golosi, satolli di cibo e consacrati al piacere della carne. Subito, non appena Eclipse si mise comoda, osservò meglio lo spazio circondante. La stanza era esagonale ed addobbata per sembrare confortevole ed accogliente. Oltre al portellone da cui erano arrivati, vi era un'altra uscita, posta sul lato di nordest. Alcuni fari al soffitto illuminavano di una luce gialla e calorosa la stanza, donandole un tocco domestico che non abbagliasse troppo gli occhi.
    I due commensali seduti accanto a lei erano un bothan ed una kel dor, il primo vestito con una pratica tuta che metteva in risalto il fisico atletico, la seconda con un abito lungo da cerimonia. In generale, tutti i presenti mostravano le più disparate mode di abbigliamento, alcune vecchie di anni, altre nuovissime. Così come erano diverse le espressioni di coloro che sedevano al tavolo, dalle più desiderose a quelle più vacue e spente. Erano ad occhio e croce venticinque e di questi, loro compresi, soltanto una decina sembravano spaesati.
    La Kel Dor vestita da cerimonia stava bevendo qualche liquido inebriante da una cannuccia collegata al suo respiratore e rideva di gusto ascoltando il suo vicino. Eclipse cercò di entrare nella conversazione con un grosso sorriso stampato in volto. Uno Shistavanen con un gilet rosso stava raccontando di quella volta che su Tatooine, prima della Grande Guerra, un gruppo di predoni tusken lo aveva rapito mentre vagava fra le dune in cerca di uova di drago Krayt. A sentire lui, voleva farsi la frittata più grande dell'Orlo Esterno, e giù risate. Eclipse sghignazzò attirando su di lei l'attenzione dei due.

    - Sapete, non so come voi siate capitati qui ma anche io sono alla ricerca di qualcosa. Ho perso un amico, Odyss, e so per certo che si trova qui. Lo avete visto? -

    Lo Shistavanen e la Kel Dor smisero di ridacchiare e la squadrarono per un lungo istante mentre il resto della tavola continuava con il suo fracasso da mercato.

    - No, non conosco nessun Odyss, mi dispiace. -

    Lo Shistavanen sembrava in trance mentre rispondeva freddo ad Eclipse. Seguirono lunghi secondo durante i quali il personaggio lupesco sembrava volerla trafiggere con lo sguardo, poi le sue labbra serrate si addolcirono e tornò a paralre con la sua commensale come se nulla fosse, ridendo e scherzando nelle pause fra un boccone di bistecca ed una bevuta dalla coppa.
    Il bothan accanto a lei le lanciò un'occhiata fugace. Eclipse aveva notato che si era avvicinato con circospezione per ascoltare la sua domanda. Era un curiosone, oppure era anche lui sulle tracce di Odyss. Poteva trattarsi di un passeggero della spedizione da Itani, forse un agente repubblicano.
    I suoi pensieri vennero interrotti da un cereano con semplici abiti da viaggio ed un'espressione terrorizzata che si alzò di scatto, buttando a terra tutte le suppellettili che aveva davanti, spazzando il tavolo con il braccio. Il baccano fu evidente a tutti ma meno di una decina di volti perplessi posarono la loro attenzione su di lui, gli altri continuarono a mangiare e bearsi della reciproca compagnia. Il cereano si mise le mani sul volto, disperato.

    - Possibile che nessuno si preoccupi per questa situazione? Siamo prigionieri, diamine! Cavie da laboratorio! Jalid, perché non mi riconosci, parlami! -

    Il Jalid che il cereano aveva indicato durante il suo appello accorato neppure si degno di prestargli attenzione, preso come era a baciare con delicatezza il collo di una twi'lek rosa che beveva e di tanto in tanto socchiudeva gli occhi dal piacevole umido formicolio della pelle. Comportamenti non proprio normali, concordò Eclipse nella sua mente.
    Il cereano adesso si era buttato nuovamente sulla sedia e stava con il volto chino verso il pavimento, coperto dalle sue mani. Era in uno stato di shock e spaesamento tale che la rattataki iniziò a preoccuparsi che i membri del suo team potessero agitarsi a loro volta. Come avevano deciso di agire, i quattro, di fronte al mistero, avrebbero dovuto agire con cautela, studiando possibili soluzioni con l'ausilio esterno di Detti.
    Provvidenzialmente, dopo alcuni minuti di digiuno e studio della stanza, il comlink miniaturizzato che Eclipse aveva all'orecchio la avvertì di una comunicazione in entrata sul canale criptato.

    CITAZIONE
    - Hanno ispezionato la nave mettendola a soqquadro. Fortuna che ho scelto il posto giusto dove nascondermi. Sono appena entrata nel sistema della stazione da un terminale del porto, ma devo fare alla svelta. Voi siete nella stanza centrale di questo piano ma c'è qualcosa di strano al piano inferiore. Molta energia è convogliata nelle sale sotto di voi, ma non ci sono né armamenti, né sistemi di supporto vitale. Le porte della vostra stanza sono bloccate: avete visto il codice di accesso? Posso inserirlo da qui e sbloccarle, senza di quello mi servirà qualche minuto in più per sbloccare tutto. -

    Detti parlava come una macchinetta con le sue strane R arrotate, imprimendo agli altri un pesante senso di fretta. Fu in quel momento che l'altra porta della sala si aprì di scatto e sei guardie bianche entrarono con i fucili spianati, mentre alle quattro attendevano sulla soglia. Ordinarono al cereano di alzarsi mentre il banchetto andava avanti. Quando lui tentò di opporre resistenza, venne colpito con il calcio di un fucile e prelevato fra i lamenti e le grida nel disinteresse generale. Il cereano doveva essersi rotto il naso in quella colluttazione ma la sua uscita di scena le impedì di capire meglio le sue condizioni. Kari, d'altro canto, la guardava sbigottita ed un paio di altri commensali, bothan compreso, sembravano essersi irrigiditi alla vista di quel deliberato atto di violenze e della sedia lasciata vuota. Cosa diavolo stava succedendo in quella stazione e chi era Odyss fra di loro? Eclipse si affrettò.

    - Detti, le prime due cifre sono 6, 3... -

    - Io ho visto un 1. -

    Continuò Kari che, come tutti, stava ascoltando la conversazione dal comlink. Le due pronunciarono quelle parole a voce bassa per non disturbare la cena e non attirare attenzioni indesiderate.

    - Poi 1, 2, E, * -

    Il Bothan doveva aver sentito la sua risposta a Detti e doveva aver capito cosa la rattataki le stava comunicando. Eclipse si voltò e lo guardò severa, sicura di avere accanto a lei una persona di interesse, non un goloso coglione come tutti gli altri.

    - 6, 3, 1, 2, E, *. Aspetta un mio segnale prima di aprire i portelloni. -

    Ordinò con autorità a Detti, spostando poi la sua attenzione sul bothan.

    - Parla, dov'è il capitano Odyss? -

    L'altro sorrise, come a volerla sbeffeggiare.

    - Lo sto cercando anche io e possiamo darci una mano a vicenda. Ormai sono qui da qualche giorno mentre voi siete appena arrivati. Non sapete cosa vi aspetta. Non abbiamo mai visto "nostra signora" ma nessuno dei presenti è Odyss. Gli invitati al banchetto vengono prelevati quando sono più agitati e portati via. Al loro ritorno sono irriconoscibili...felici, incuranti della loro prigionia. Non tutti vanno a dormire nelle loro stanze, soltanto i nuovi. Tutti gli altri continuano a gozzovigliare per giorni e giorni senza mai stancarsi, come se fossero programmati per farlo. C'è un ascensore che porta ai piani inferiori, l'ho visto mentre venivamo scortati qui dalle nostre celle. Vi guiderò lì se mi porterete con voi. -

    Quando finì di parlare, la porta si aprì nuovamente e si richiuse quando il cereano entrò con un sorriso sornione in volto. Sembrava sano e non mostrava ferite in volto, dove il calcio del fucile lo aveva colpito. Avvicinandosi al tavolo salutò gli altri commensali e si sedette al suo posto, mettendosi a chiacchierare con il vicino che lo accolse di buon grado.

    Edited by ~Zalak~ - 19/10/2022, 22:49
     
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    - E' un clone e così gli altri, ne sono quasi certo. Ieri hanno preso Jalid dopo che aveva tentato di aprire la porta d'ingresso. E' tornato come Min-dan, il cereano, interessato solo a mangiare e ad assecondare i desideri della carne. Gli hanno dato dei vestiti diversi e non ha più comunicato con noi, come se non esistessimo. Ma la cosa che più mi preoccupa è la velocità con cui sono stati sviluppati i cloni, se fosse vera la mia ipotesi. Siamo qui da pochissimi giorni, se la crescita segue ritmi serrati, ogni giorno potremmo trovarci davanti a cloni diversi delle stesse persone. Sono bambole, capisci? Servono a qualche oscuro piano che ancora non comprendo. -

    Il bothan parlava con un tono cordiale, sorridendo e gesticolando. Talvolta, fra una pausa e l'altra, si portava la coppa alla bocca, bevendo il contenuto a piccoli sorsi. Eclipse non aveva toccato nessuna delle invitanti cibarie, se non altro per paura di cadere in qualche trappola e finire avvelenata, o diventare una decerebrata come i suoi commensali. Il bothan, tuttavia, doveva aver rinunciato al suo digiuno dopo averci provato. Dubitava che nella stazione ci fosse altro cibo disponibile oltre a quello e, se anche ci fosse stato, probabilmente sarebbe stato contaminato a sua volta.
    La rattataki lo assecondò. Senz'altro il suo interlocutore sospettava di essere osservato come un animale in cattività, per captare segnali di devianza dalla natura mansueta e godereccia dei suoi compagni di viaggio. Ma, presto o tardi, se la sua ipotesi sulla clonazione fosse stata vera, sarebbe arrivato il suo turno e poi quello di Eclipse e di tutti gli altri. Sarebbero diventate marionette senz'anima, programmate per mangiare, bere e conversare amabilmente, in una casa degli orrori cosmici, perennemente ammaestrati fino all'arrivo di altri sventurati naufraghi da imbonire ed irretire. Ciononostante, ad Odyss era toccato un destino diverso, forse migliore o forse terribilmente peggiore di quello della sua ciurma.

    CITAZIONE
    - Spectre... posso dirti che questa è una base imperiale, lo era. Portava avanti dei progetti classificati ed è contrassegnata dalla massima segretezza. Non credo che la Nuova Repubblica si sia accorta della sua presenza dopo la battaglia di Endor. Chi lavorava qui dovrebbe essere morto da tempo, non ci sono più comunicazioni in uscita. L'ultimo segnale dallo spazio è un ordine di staccare la spina al progetto e trasferire i dati di alcune ricerche verso le Regioni Ignote. Nessun dato è stato trasferito per ordine del primo ufficiale della stazione, una zeltron di nome Kirke. Vedo numerosi droidi in servizio, nessun nuovo ufficiale registrato. E' come se la stazione fosse stata mandata avanti da fantasmi, droidi o...cloni

    - Ehi, fermati subito. Mani in vista! -

    - Merda, mi hanno beccata! -

    Detti le stava comunicando all'auricolare alcuni dati raccolti durante la sua infiltrazione nel sistema informatico della base, quando venne sorpresa da qualcuno, proprio come successo ad Odyss.

    - Detti, apri le porte! -

    Eclipse sobbalzò e guardò gli altri della sua ciurma, tesi, mentre il sangue le saliva alla testa nella speranza che la Chadra-Fan avesse il tempo di eseguire quell'ultimo ordine. Dal comlink all'orecchio arrivavano suoni di blasterate ed i membri della ciurma al tavolo si guardarono, pronti a scattare qualora ci fosse stato il segnale.
    Accadde tutto troppo in fretta. Il bothan, preso un coltello da carne, lo conficcò con un gesto rapido nel petto del su vicino, un umano alla sua sinistra. Questo emise un lamento di dolore ma continuò a parlare con il suo dirimpettaio mentre il sangue iniziava ad impregnare il tessuto del vestito ed a colare dalla bocca perennemente aperta ed in funzione. Ci volle qualche secondo perché l'uomo cadesse con il volto riverso sul purè di patate ed il brasato. Intorno a loro dominava lo sconcerto di chi era ancora in possesso delle proprie capacità cognitive e l'indifferenza degli altri. Semplicemente, il dirimpettaio, compagno di eterne conversazioni, prese un grosso sorso dalla coppa e si unì alla conversazione dei suoi vicini. Kari, che gli stava a sinistra, non sembrava aver voglia di parlare e si alzò di scatto, così come Eclipse, Rigs e Kas, mentre una porta si apriva lasciando entrare quattro guardie con i fucili spianati.
    Il bothan, intanto, era scivolato sotto il tavolo, quando l'altra uscita si aprì come avesse una volontà propria, la volontà di Detti, fortunatamente non l'ultima.

    - Fermi! -

    Intimarono le guardie puntando lei e la sua ciurma, mentre il bothan tentava la disperata fuga verso l'uscita opposta, dopo essere sbucato da sotto l'altro lato del tavolo. Non c'era male, era stata fregata da un agente più scaltro di lei, evidentemente. Due individui in armatura bianca lo seguirono, meno agili e veloci di quanto sembrasse lui, ormai già nel corridoio che li aveva portati nella sala del banchetto. Intanto, Eclipse alzò le mani in alto e i suoi compagni la seguirono così da poter essere presi in custodia da altre quattro guardie bianche dotate di casco con visiera a semi T nera.
    Il suo carceriere le puntò il fucile alla schiena e la intimò di camminare con un colpo della canna del fucile ma Kari giocò la sua carta, sparando un dardo avvelenato nel collo del suo uomo, nella giuntura fra casco e pettorina. Da lì, fu un sentiero in discesa verso la più efferata violenza.
    La guardia colpita dal dardo di Kari iniziò a boccheggiare, ansimando rumorosamente. Un ginocchio gli cedette e disperatamente provò a togliersi il casco con l'urgente bisogno di respirare senza i filtri di quell'ingombro in testa. Quando si scoprì il volto, rivelò a tutti il volto dell'uomo ucciso dal bothan. Una copia, un clone evidentemente.
    Eclipse approfittò della distrazione della sua guardia per muoversi velocemente, spostando la canna del fucile con una mano mentre l'altra si riversava sullo stivale per estrarre il pugnale e piantarlo nella coscia del suo carceriere. Questo urlò di dolore, sparando all'impazzata verso la tavolata. Almeno due commensali vennero colpiti a morte dalla raffica e lo stesso fato toccò anche alla guardia di Kas. Il besalisk, a sua volta, emise un forte gemito di dolore e si appoggiò sulle ginocchia mentre Rigs si protesse dalla sua guardia utilizzando un partecipante al banchetto come scudo.
    Fu solo al termine della colluttazione, quando Kari piantò il suo coltello nella spalla dell'ultimo stormtrooper rimasto, che Eclipse si accorse delle condizioni critiche di Kas, inginocchiato con due fori di blaster sulla schiena, ancora vivo ma incapacitato a continuare la lotta. La tavola si era trasformata in un campo di battaglia: almeno quattro commensali erano morti e penzolavano appoggiati alle loro sedie.
    Dalla direzione da cui erano entrati i sei stormtroopers, Eclipse avvertì subito dei passi di corsa in avvicinamento ed avvertì gli altri. Kari corse verso l'ingresso della sala e Rigs corse in soccorso di Kas per aiutarlo a rialzarsi.

    - Lascialo! Non possiamo trasportarlo in queste condizioni. -

    - Non lo lascio così... -

    - Fa come ti ordino, adesso muoviti! -

    Eclipse era livida in volto e Rigs dopo un attimo di esitazione dovette arrendersi all'idea che non sarebbe stato in grado di trasportare il besalisk da solo e sperare di arrivare alla nave per offrirgli delle cure. Non prima di beccarsi a sua volta qualche colpo di blaster addosso.
    Kas venne abbandonato dai suoi compagni mentre lottava contro il dolore e la vista che si annebbiava. L'ultima volta che li vide, Eclipse con in braccio un fucile rubato alle guardie bianche sparò un colpo contro il terminale della porta, chiudendola da fuori. Il gruppo sparì nel corridoio lasciando il besalisk al suo infausto destino, circondato dal nuovo plotone di stormtroopers.

    [...]

    Un paio di piani più in basso, fra odori di formaldeide ed il ribollio di bolle d'aria in acqua, una zeltron contemplava i cilindri impilati in fila con dentro embrioni in crescita e alieni quasi adulti. Davanti a lei, al lato, una cassa con provenienza Polis Massa e destinata alla Repubblica, aperta e spogliata del proprio contenuto. Seduta sul suo trono di pelle ormai scolorito, l'immortale Kirke, clone perfetto di una giovane ufficiale dell'impero, carezzava i capelli corvini di un uomo sdraiato sulle sue ginocchia come una "pietà" di marmo. Odyss era immobile, quasi esanime, con la mano destra al petto e la sinistra ciondoloni verso terra, quasi a toccarla. I suoi occhi erano fissi sull'orizzonte del corridoio costeggiato dalle vasche per la clonazione. Forse, il suo sguardo annebbiato e stanco intercettò il guizzo di un bothan, appena arrivato con l'ascensore dopo aver seminato le guardie e subito rimpiattato dietro una colonna della sala.
    Con gesti delicati, la zeltron continuò ad accarezzare i capelli di Odyss e portò l'altra mano a toccarsi il ventre pieno, in avanzato stato di gravidanza.

    - Lo sento, mio caro. Nostro figlio, l'esemplare perfetto, sta per nascere. Sarà lui a governare le stelle e la nostra corte gioirà, ancora una volta. -

    Odyss rispose con un gemito, forse l'ultimo atto di una disperata ribellione stroncata dopo dieci mesi di prigionia.
     
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    Rigs si separò da Eclipse e Kari all'ingresso degli ascensori, imbracciò uno dei fucili rubati alle guardie e corse verso gli attracchi, nella speranza di trovare Detti e salvarla dalle grinfie degli stormtroopes che l'avevano scovata. La rattataki lo istruì di difendere la Chadra-Fan, qualora l'avesse trovata in salute, mentre lei avrebbe dovuto accedere tramite un terminale alle torrette ioniche piazzate a difesa della stazione. Secondo la sua opinione di donna cresciuta in cattività, preferiva morire a causa di qualche raggio laser sparato contro lo scafo della Ithaca piuttosto che lasciata a marcire fluttuando nel vuoto cosmico per giorni e giorni, finché la fame o la pazzia non fossero sopraggiunte. La loro fuga sarebbe stata coadiuvata dal percorso memorizzato nel software della nave, capace di consentire loro una più facile navigazione attraverso le tempeste che infuriavano fuori dalla stazione spaziale di origine imperiale. Era chiaro che, una volta recuperato Odyss, o le prove della sua dipartita, il gruppo avrebbe potuto frugare dentro la Argo al massimo, e poi scappare a gambe levate da quella gabbia di matti.
    Le due donne, a quel punto, presero un ascensore ed impressero nel tastierino i comandi per scendere di due piani, nella direzione che Detti aveva consigliato dopo aver visto l'utilizzo energetico della struttura, lasciandosi alle spalle gli ultimi stormtroopers all'inseguimento.

    [...]

    Kari ed Eclipse notarono subito le due guardie dalla bianca armatura stese a terra davanti alla porta di ingresso della sala principale. La togruta, silenzionsa come la rattataki, si avvicinò ai due individui per appurarne le condizioni e decretò la loro morte. Uno aveva un coltello da servito piantato nel collo, l'altro era stato probabilmente soffocato: un fucile era mancante ed in mano al bothan che le aveva precedute. L'odore di formaldeide era sempre più pungente ad ogni metro che percorrevano per arrivare alla sala ed era quasi asfissiante sulla soglia, dove loro si trovavano, l'una nascosta a sinistra della porta e l'altra dal lato opposto, Kari con il suo pugnale ed il lanciadardi, Eclipse con un fucile rubato.
    Da dentro, nonostante le bolle d'aria gorgogliassero dai cilindri di clonazione, le due criminali del Leviathan sentirono un lamento maschile ed due voci diverse, una sicuramente del bothan, l'altra femminile.

    - Adesso tu mi darai Odyss e la cassa, poi mi lascerai andare da qui e io ti risparmierò la vita ed eviterò di fare rapporto su questo posto. Potrai continuare a giocare con le bambole quanto vuoi, come se l'impero non fosse mai caduto, come se tu fossi l'imperatrice, la "Dea" di questa nebulosa. Uno scambio equo, se me lo chiedi. Un uomo ed una cassa in cambio di un regno eterno. -

    Sbirciando dalla porta, Eclipse vide il bothan in tuta dietro ad una colonna del lungo salone, con in braccio il fucile puntato verso il fondo della stanza. Su una sedia di comando in pelle, una zeltron dalla pelle rosso scuro e capelli turchesi sedeva semidistesa in abito lungo di un tessuto sottile che lasciava intravedere le forme dei suoi seni e del suo ventre rotondo. Ai suoi piedi, un uomo con una folta barba e capelli corvini scapigliati, sembrava pronto a ricevere la nuova vita originata dalla zeltron. Lei si teneva forte ai braccioli della poltrona mentre la prima contrazione la colpì provocandole un dolore così intenso che come un'onda d'urto si protrasse per metri intorno a lei. Il Bothan vacillò, urlando di dolore e Kari ed Eclipse, più lontane, furono colpite da quella sensazione orrorifica. Una voce squarciante penetrò le loro menti, seguirono emozioni di attesa, paura, speranza e determinazione.
    Kirke iniziò ad assecondare le contrazioni per generare quella misteriosa strana nuova forma di vita che portava in grembo. Inspirò ed espirò, rilasciando intorno a sé le emozioni forti che stava provando in quel momento. Tutti i presenti le vivevano con lei, come se fossero un unicum, come tutti parte dello stesso gesto collettivo, Odyss per primo, con le mani protese in avanti ad accettare l'ignoto.

    - La cassa non contiene più nulla. I suoi tesori sono dentro di me. I geni Eellayin, portatori di antichi misteri, uniti alla mia forza e all'ingegno di questo naufrago daranno i natali ad una nuova Imperatrice Teta, un nuovo Mandalore il Grande, un conquistatore dell'universo. Tu non mi porterai via questo tesoro, non ora. -

    La voce accusatoria era profonda, così come minacciose suonavano le parole di Kirke. Il suo stato d'animo, la sua rabbia furono riversate sugli spettatori di quell'evento, facendoli sentire piccoli ma rabbiosi. Eclipse e Kari ne approfittarono per entrare nella sala, posizionandosi in copertura dietro al bothan, così da tenere sotto tiro lui e la zeltron se fosse scoppiato il putiferio. Ma il caos venne innastato dal turbinio di irrefrenabili emozioni che avvolgevano la stanza come un tornado.

    AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!

    Quell'urlo, foriero di cambiamenti, entrò nelle menti dei presenti che condividevano empaticamente le emozioni della zeltron. Per Eclipse fu come entrare nella bocca di Kirke, attraversando la sa trachea per essere risputata fuori da quel condotto che vibrava con la forza di cento urla. La stanza si aprì di paura e tormento: stelle di gioia e speranza brillavano nell'orizzonte senza confini, senza mura di contenimento. Si sentiva sola, persa in un gesto estremo che solo lei poteva capire, solo lei poteva sopportare. Erano decine di anni che giocava a regnare su un regno di creature senz'anima che le ricordavano la sua patria e la facevano sentire ancora in contatto con un impero che le aveva dato uno scopo.
    Eclipse guardò Odyss con occhi di rubino carichi di passione e trasporto, quell'uomo che senza volerlo l'aveva colpita per arguzia e caparbietà e che adesso giaceva come uno straccione anziché un Re ai piedi della vera regnante di quel posto. Poi la poltrona di Kirke si alzò con un'esplosione di cento soli e mutò in un prisma. La stanza si accartocciò su se stessa, avvolgendo i presenti nelle sue pieghe ed il prisma divenne un dodecaedro di luce e sollievo che venne sparato come un razzo nelle onde della nebulosa.
    La vita aveva lasciato la sua casa, si era immersa nell'ignoto. Il dodecaedro si divise in due ed una metà scorse sopra l'altra schiudendosi. Da quell'uovo di emozioni uscì Eclipse, sola in uno spazio nero che aveva perso ogni stella. Si sentiva disperatamente sola e priva di uno scopo: la vita l'aveva lasciata, i suoi piani erano finiti e se si fosse arresa alla disperazione di un atto programmato da mesi, avrebbe perso la testa. Vagò nuda in una piana di solitudine finché l'ambiente avverso alla luce non si frantumò fra schegge riflettenti.
    Qualcun altro urlò di disperazione:

    - Ti prego BASTA! -

    Fu il suono più agghiacciante che avesse mai sentito nella sua vita da criminale. Un suono da deformare il volto di chi lo avesse lanciato, da far sanguinare le orecchie e fermare i cuori. Poi seguì una raffica di blaster ed Eclipse cadde a terra come se stesse fluttuando in aria, come se avesse vissuto l'atto di separarsi dalla vita, disperandosi per quella separazione. Aprì gli occhi e seguendo il pavimento con lo sguardo vide Kari in ginocchio: piangeva e si teneva la testa fra le mani, singhiozzando di disperazione di quel distacco così brusco da una dose di stimoli cerebrali fuori norma. Il bothan, a terra, era paralizzato con un'espressione di straziante dolore, l'arma del delitto contro l'universo al lato, sfuggita di mano dopo l'ultimo grido di dolore.
    Eclipse tremava e si alzò da terra con immane fatica. La zeltron era morta, colpita da tre colpi di blaster. Non vi era traccia della nuova forma di vita, incrocio artificiale di entità distanti nello spazio e nel tempo. Regnava un silenzio innaturale, dopo il clamore di pochi attimi prima. La rattataki capì che era tutto frutto della sua immaginazione, la volta stellare sopra di lei, il misterioso uovo prismatico ed il posto buio dove era nata. Doveva essere il riflesso mentale della zeltron, per forza doveva esserlo.

    [...]

    - Sei tu Odyss, capitano della Argo? -

    Eclipse aveva l'aria stanca e gli occhi scavati. Sedeva su una sedia nel locale della Ithaca adibito ad infermeria, il volto chino verso il corpo roverso di Odyss, sul lettino. Lui gorgogliava, blaterava parole incomprensibili battendo a malapena gli occhi. Gocce di bava saltavano ogni tanto dalla sua bocca per depositarsi sulla barba ispida. Nei suoi occhi velati non vi era traccia né dell'arguzia né della caparbietà che Kirke aveva visto in lui.

    Mmmmnn...ahhhnn...l'orrore, l'orrore... -

    La strada verso casa sarebbe stata lunga. Nella Nebulosa Itani una stazione, disattivata dei suoi sistemi vitali, si limitava a galleggiare nello spazio andando incontro alla distruzione dopo aver perso l'orbita che la rendeva immune dalle tempeste di ioni. Sulla Ithaca, Eclipse e Kari avevano trasportato Odyss e la cassa vuota. La missione, qualsiasi fosse, poteva dirsi conclusa.

    - Torniamo sulla Hydian Way, signora. -

    Quando lei mise piede sul ponte, Rigs le fece rapporto sullo stato della navigazione prima di attivare l'iperguida.

    - Mi manca quello stupido di Kas. Spectre, devi raccontarmi cosa avete trovato ai piani inferiori. Ho delle teorie che vorrei elaborare sulle dinamiche di quella stazione e sulla sua storia....

    Detti continuò a parlare elencando le ipotesi a cui aveva pensato solo negli ultimi 5 minuti. Dalla stazione aveva rimediato una ferita alla spalla, ma stava bene grazie all'intervento di Rigs. Assieme a lui avevano mandato in vacca i sistemi della stazione dopo che Kari le aveva spedito i codici giusti presi dal palmare di Kirke.
    Eclipse guardò la togruta: quello che era successo ai piani inferiori della stazione sarebbe rimasto fra loro. Vita e morte di una donna che aveva sfidato il tempo e le sue illusioni per farsi Dea.

     
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