New Star Wars Gdr

Kept You Waiting, Huh?

Libera per Dima e Talia.

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    "Svegliati! C'è del lavoro da fare!"
    Dima si rigirò lentamente sotto le lenzuola, sollevando svogliatamente la palpebra destra e mettendo a fuoco la figura femminile che lo sovrastava. Una Twi'lek dalla pelle verde smeraldo, non più nel fiore degli anni, se ne stava lì a fissarlo con entrambi i pugni serrati poggiati ai fianchi.
    "Che lavoro?"
    Chiese lui, biascicando, ancora in dormiveglia.
    "Una delegazione Repubblicana sta scendendo sul pianeta, si incontreranno con dei pezzi grossi Hutt per negoziare l'acquisto di rotte commerciali sicure attraverso l'Outer Rim... Vogliono qualcuno del posto che sappia tenere in mano la blaster per aggiungersi alla loro scorta."
    Il biondino di tutta risposta ficcò la testa sotto le coperte, riparandosi dai fasci di luce che cominciavano a farsi strada attraverso le tende spesse della finestra.
    "Perfetto, io non sono del posto... E comunque la Repubblica non paga abbastanza."
    Syala aveva ormai fiutato un facile guadagno e non accennava a demordere.
    Gli tolse le lenzuola di dosso, come avrebbe fatto una madre con il figlio capriccioso che non voleva andare a scuola, scoprendo il corpo nudo dell'umano. Cicatrici e tatuaggi erano ben visibili sulla pelle rosa del biondino.
    "Devi cominciare a pagare il conto! Questa è una locanda, non un bivacco per barboni."
    Dima sembrò sul punto di alzarsi.
    "Va bene... Solo 5 minuti..."
    Bofonchiò, riaddormentandosi.
    Di tutta risposta la twi'lek afferrò il bicchiere che giaceva sul comodino, rovesciandone il contenuto giallastro e leggermente spumoso addosso all'umano.
    Dima alzò il busto con uno scatto, portando entrambe le mani al volto.
    "Nooooo... Era il mio piscio."

    Dima aveva cominciato ad aggirarsi tra i vicoletti dietro al complesso di hangar dello spazioporto, dove secondo le fonti di Syala, orgogliosa proprietaria del Silver Cat e trafficante d'informazioni, era atteso l'arrivo dei repubblicani.
    Si fermò davanti alla bancarella di un ambulante, ben fornita di scodelle contenenti spezie variopinte, barattoli di carne essicata e frutti esotici.
    Alla vista di un paniere pieno zeppo di succosi datteri si passò la lingua sulle labbra.
    "Un sacchetto di quelli, grazie!"
    Esclamò con tono allegro, indicando al besalisk l'agognato spuntino e lasciando cadere sulla bancaralla un paio di piastre di credito.
    Faceva estremamente caldo quella mattina, decise dunque di accamparsi su un tetto, all'ombra di una cisterna d'acqua.
    Tra un dattero e l'altro il biondino alzò il binocolo davanti agli occhi, osservando le strade polverose di quel mosaico di pietra bianca e plastidi che era Mos Eisley. La situazione era estremamente calma, forse anche troppo.
    Si passò una mano tra i capelli, lisciandoli all’indietro e cercando di abbassare senza successo la corta cresta che gli spuntava al cento del capo. Poggiatosi al parapetto in muratura portò alle labbra l'ennesimo dattero.
    Cercava di non pensare agli ultimi anni passati rinchiuso in gabbia come un animale, costretto a combattere nell'arena per il sadico piacere degli spettatori, mentre fuori da quel buco infernale l'universo continuava ad andare avanti anche senza di lui.
    Sbuffò, abbassando il binocolo e stringendo mollemente tra le labbra una sigaretta artigianale; la lasciò penzolare per alcuni istanti prima di accenderla e tirarne una lunga boccata.
    Ricacciò indietro quei pensieri malinconici soffiando una nuvoletta di fumo denso e acre verso uno dei tre soli che svettavano in cielo.
    Si preannunciava l'ennesimo lavoretto noioso: fare da guardaspalle a qualche grassoccio e attempato funzionario repubblicano, tenendolo al sicuro da borseggiatori, mendicanti e venditori di ninnoli... un'altra monotona giornata passata ai margini del deserto cercando di racimolare qualche credito e magari delle informazioni utili su che fine avessero fatto tutti quelli che conosceva.
     
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    Io non sono d'accordo nell'assoldare dei locali, Ambasciatore! La diplomatica aveva pazientemente ascoltato le sue istruzioni; ma ora, alla fine dell'incontro, Talia Crane intervenne per esporre le sue perplessità. Una trattativa con gli Hutt è già di per sé complicata senza dover gestire anche qualche estraneo.
    Insomma, Crane, mi sta dicendo di non riuscire a gestire una variabile, ho capito bene? La voce dell'umano suonò alterata dall'altoparlante dell'holoproiettore di Gerry. Talia sentì una puntina di irritazione farsi largo in tutto bruciarle lo stomaco e fu grata che il suo referente capo per quella spedizione non fosse lì fisicamente per poterne gustare l'aroma.
    Una parte di lei credeva che avrebbe apprezzato vederla perdere le staffe.
    No, signore. Disse, senza sibili o ironia, riprendendo le redini della situazione. Mi scuso se mi sono espressa male. Intendevo che non credo che assumere degli sconosciuti sia d'uopo per questa missione: non abbiamo il tempo di indagare le loro vere identità... Chissà perché la zeltron dubitava che qualsiasi John Smith avessero assunto fosse realmente nato con quel nome. Né di verificarne le credenziali. Cosa accadrebbe se assumessimo un infiltrato del cartello Hutt simpatizzante per il Leviathan? Non solo la delegazione sarebbe in pericolo... Lei per prima ne aveva le scatole piene di essere rapita. Ma dubito che gli Hutt "buoni" ci perdonerebbero di avergli portato il nemico in casa...
    La donna si interruppe. Sapeva di avere argomentazioni intelligenti e inoppugnabili; ma sapeva anche che quel particolare ambasciatore era noto per non accettare altri punti di vista diversi dal suo. Se lo avesse avuto a portata di feroromoni magari le cose sarebbero andate diversamente, ma la realtà era che il togato se ne stava beato nel suo ufficio su Coruscant, bloccato nel Core da urgentissime questioni che non potevano essere rimandate, altrimenti avrebbe condotto lui la trattativi, ovviamente, in fondo era lì per quello!
    Non si preoccupi, Signora Crane, eseguiremo tutti i dovuti controlli prima di assumere chiunque. Soddisfatta? Talia fece per rispondere, ma non ne ebbe il tempo. Bene. Coruscant, chiudo.
    La zeltron sospirò, abbandonandosi allo schienale della poltrona.
    Ma'am... Cosa facciamo? Chiese Gerry, storcendosi le mani.
    Ci prepariamo, Gerry caro. Scendiamo su Tatooine, incontriamo la scorta prima e gli hutt poi. Concludiamo l'accordo e poi torniamo a casa. Ciò detto, si alzò e iniziò a spogliarsi per indossare la sua tuta da esploratrice, i pezzi di armatura leggera, tranne il casco, e le sue blaster con la nuova fondina elettronica. Al polso aveva il suo pc, gli scudi energetici rd e all'orecchio il suo microcomm. Tutti gli altri suoi orpelli elettronici erano più o meno nascosti addosso a lei e a Gerry.
    [...]

    Mos Eisley in pieno mercato voleva dire: Gente. Caldo. Sabbia.
    Ma soprattutto caldo.
    Fermiamoci un momento, per favore. Disse la zeltron al suo droide e all'unica guardia che la nave madre aveva potuto distaccare per la sua protezione.
    Buongiorno... La diplomatica salutò con un amabile sorriso la commerciante e si chinò ad esaminare il bancone delle bevande e ne scelse una agli agrumi. Pagò il dovuto e si congedò, prendendo lunghe sorsate dalla bottiglia che poi offrì anche al soldato che esitò parecchio prima di prenderla con uno sguardo grato: nemmeno la sua divisa doveva essere adatta alle temperature del posto.
    Certo che siamo stati proprio due geni a non pensare all'acqua!
    Mi scusi, Signora! Disse Gerry mortificato.
    Non parlavo di te, Gerry! Comunque, su... dov'è il rendez-vous con i locali selezionati? Prima finiamo prima torniamo all'aria condizionata dell'IronStar!
     
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    Talia aveva cominciato a camminare attraverso la piazza principale appena fuori dallo spazioporto.
    Il biondino non ci mise molto ad individuarla, un po' a causa dell'entourage composto dal droide e dalla guardia del corpo e un po' perché una zeltron dalla chioma smeraldina risaltava parecchio tra gli altri civili.
    Scrutò per alcuni istanti quella figura dalla pelle magenta, esaminandone ogni curva e movenza; aveva un qualcosa di dannatamente familiare agli occhi dell'umano. Fu quando questa alzò il viso per prendere una lunga sorsata dalla bottiglia appena comprata che Dima riusì a metterne a fuoco il volto.
    Abbassò il binocolo, incredulo, mordicchiandosi il labbro inferiore ed affrettandosi a pulire le lenti.
    "Non è possibile..."
    Sillabarono le labbra, mentre la mente veniva bombardata dai ricordi, un brivido caldo e sensuale gli scorse lungo la schiena, carezzandogli il basso ventre.
    Rialzò lesto il binocolo.
    "Astrea?!"
    Il petto dell'umano cominciò ad alzarsi e abbassarsi in maniera irregolare mentre ripensava a quando i loro corpi si stringevano, avvinghiati l’uno all’altra in quella danza sensuale a cui erano soliti abbandonarsi. Ora lenta e romantica, ora veloce e bestiale. Erano gli archi dell’amore che si univano ai tamburi della sessualità.Quante volte l'aveva sentita gemere, osservarndone le labbra schiudersi leggermente per poi serrarsi in un’espressione di compiacimento e lussuria.
    I ricordi riaffiorarono uno dopo l'altro, come un fiume in piena che rompe gli argini. Oltre al sesso c'era parecchio altro: blasterate e vapore; vasche da bagno e febbre da cavallo.
    Erano passati parecchi anni dall'ultima volta che si erano visti, ma Dima avrebbe riconosciuto ovunque la sua partner nel crimine; anche se qualcosa in lei sembrava cambiato e non si trattava solo del colore dei capelli.
    Istintivamente si fiondò giù dalle scale dell'edificio, attraversando di corsa un paio di vicoletti che lo avrebbero condotto all'affollata piazza principale, ignorando le maledizioni dei passanti che aveva urtato. Rallentò presto la marcia, riprendendosi da quel sogno ad occhi aperti e venendo a patti con la realtà. Per lui era tutto fermo all'ultima volta che si erano visti; per l'umano non c'era stato nient'altro che schiavitù e la sabbia dell'arena. Era consapevole che la vita di tutti quelli che conosceva era andata avanti, ne era la prova il fatto che al suo ritorno aveva trovato un Core molto diverso da come lo ricordava.
    Magari la zeltron non aveva granché voglia di riavere tra i piedi quel problematico umano; non avrebbe saputo darle torto.
    Immerso in quella situazione dalle mille sfaccettature, riuscì con gran maturità a gettarsi tutte le preoccupazioni alle spalle. Lei era lì per delle trattative diplomatiche, lui per garantirne la sicurezza: sapeva bene di doversi concentrare su quello, tutto il resto doveva essere messo in secondo piano.
    Non si lasciò scoraggiare troppo da quei pensieri, arrotolatosi le maniche della tuta d'ombra e sistematosi il tagelmust sul capo per riparare la testa dal sole cocente, tornò a camminare arrivando alla piazza principale.
    Non gli ci volle molto prima di trovarsi davanti all'entourage repubblicano.
    Gli occhi verdi del soldatino si persero in quelli blu della zeltron; il biondino rimase a naufragare in quel mare per istanti che parvero interminabili mentre sul suo volto si allargava lentamente un sorriso.
    "Oh Dei... Ci siamo..."
    Non voleva metterla in imbarazzo davanti al soldato e al droide, dunque decise di far finta di niente, più che certo del fatto che anche lei non ci avrebbe messo molto a riconoscerlo: al netto di qualche ruga, cicatrice e chilo in più era sempre lo stesso umano... Almeno esteticamente parlando.
    "Benvenuti su Tatooine, sono Ricky Sanchez, la vostra guida locale in questa torrida giornata!"
    Tese mollemente la mano destra verso di lei, pronto ad esibirsi in un galante baciamano; esattamente come aveva fatto la prima volta che si erano conosciuti su Coruscant.
    Il biondino tentò in tutti i modi di tenere le emozioni a freno ma per quanto potesse sforzarsi sapeva che la Zeltron avrebbe percepito senza troppe difficoltà il maremoto emotivo in cui era stato gettato l'animo dell'umano da quell'inaspettato incontro.
     
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    Dietro di me. Il soldato ringhiò a denti stretti quando l'umano si parò davanti al trio. Evidentemente non apprezzava la lunga stoffa che copriva capo e volto dello sconosciuto.
    Talia eseguì. In sua discolpa: le prime tracce olfattive che la raggiunsero ricordavano più urina umana mista al sudore in una torrida giornata su un pianeta desertico che archi amorosi e tamburi sensuali.
    Anche se... il modo di fare dell'uomo era familiare. La diplomatica sbirciò da dietro la spalla del soldato.
    Altolà. Giù il tagelmust e ID. Con il fucile puntato contro l'estranero, la donna pensò che la sua guardia prendeva il lavoro di proteggere chi gli offriva dell'acqua nel deserto davvero sul serio. Se solo avesse saputo della quantità di blaster che la diplomatica aveva addosso e della sua non totale estraneità con le armi pesanti, forse, sarebbe stato più tranquillo. Ma non lo sapeva. E quindi si preoccupava.
    CITAZIONE
    "Benvenuti su Tatooine, sono Ricky Sanchez, la vostra guida locale in questa torrida giornata!"

    Se poi, oltre a presentarsi, Sanchez avesse fatto come gli era stato ordinato e avesse abbassato la stoffa che gli copriva il volto, allora Talia Crane avrebbe sentito il cuore precipitarle dal petto, giù, fino a terra dove sarebbe stato disintegrato dall'impatto, ricomposto alla bell'e meglio e riposizionato nel suo alloggiamento.
    Dima. Sicuro come il sole era Dimitrii. Invecchiato, come lei, con qualche chilo e qualche cicatrice in più; ma era l'umano che l'aveva aiutata ad avere il posto di assistente di Heiken, che aveva comprato una casa per loro su Coruscant e che era sparito nel nulla.
    Il ricordo delle avventure capitatele per cercare di trovarlo dopo che questo era uscito con un salto degli stivali a reazione RD dalla finestra della loro stanza d'albergo le fece divampare in petto una rabbia tale per cui il soldato strinse il fucile con più decisione. Puntando alle palle della loro presunta scorta.
    Ricky Sanchez è in effetti negli archivi, Signora! Gerry intervenne. Provvidenzialmente. Talia non seppe mai se i testicoli del signor Rovs'ovisky si salvarono grazie a un qualche istinto droidico del suo assistente, oppure per un fortuito intervento dello stesso dovuto alla sua ansia di partecipazione a qualsiasi cosa riguardasse il suo capo-
    Molto bene. Allora è la nostra scorta. Gli occhi blu di Talia si piantarono sul Dima. Le risultava difficile calmarsi.
    Aveva sempre provato emozioni forti nei confronti di Dima, pensò con ironia. E quel pensiero la fece sogghignare tra sé e sé abbastanza da placare l'istinto omicida che stava involontariamente trasmettendo al soldato.
    Non si preoccupi, Signor Tuc. Può abbassare l'arma. Che l'uomo in divisa fosse poco convinto era chiaro... alcune volte era difficile liberarsi dagli strascichi dell'influenza empatica di uno zeltron dotato come Talia, specie se quelle emozioni amplificavano in qualche modo un'emozione che era già propria all'interessato.
    Ricky Sanchez. Si rivolse per la prima volta direttamente a Dima, a parole. Gli occhi di ghiaccio non lo avevano mai lasciato da quando aveva svelato il volto. Sono la Signora Talia Crane, diplomatica della Repubblica Galattica in missione ufficiale. Lei è qui perché conosce il posto meglio di chi vorrebbe impedire questo incontro con gli Hutt, si spera. UUUUUH Faccia strada. E con un cenno del mento tagliò corto il discorso.
    Gerry, piegando il capo da una parte e dall'altra, osservò la scena trovando l'interazione di Talia con l'umano molto strana. Niente "Signor Sanchez". Niente gentilezza e inclusività e soprattutto niente stretta di mano. Ma tacque.
     
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    Il soldato repubblicano si parò istintivamente davanti allo sconosciuto appena sopraggiunto, puntandogli contro il fucile e intimandogli di identificarsi.
    Dima sollevò lentamente la mano destra all'altezza della spalla mentre la mancina scioglieva l'intreccio di stoffa azzurra che gli copriva il volto, rivelando un debole sorriso. Si sentiva euforico e spaventato allo stesso tempo. Era felice di rivedere la sua zeltron; non avrebbe saputo contare quante volte durante la prigionia aveva alzato gli occhi al cielo notturno, pensando al momento in cui l'avrebbe rivista... Probabilmente tante quante le volte che si era inginocchiato sanguinante sulla sabbia dell'arena, con il fiato corto e la paura di non poterle mai più accarezzare la guancia.
    Con il passare degli anni però il ricordo dei tempi felici e della dolce vita si era affievolito. Ben presto non gli rimase altro che l'istinto di sopravvivenza e l'obbiettivo di scappare da quel buco infernale in cui l'avevano rinchiuso come un animale. Ed ora che era di nuovo libero e faccia a faccia con i cocci della sua vita cosa sarebbe successo?
    Socchiuse appena le labbra, accennando ad un sorriso complice.
    "Kep-"
    La frase che stava per scivolargli di bocca venne interrotta da Tuc, che abbassò la canna del fucile mirando ai testicoli del biondino.
    "Woooooh!"
    La tensione si fece fitta, forse complici anche i tentacoli empatici della zeltron.
    Il fortuito intervento del droide sbloccò lo stallo e subito dopo Talia prese la parola tranquillizzando la guardia del corpo per rivolgersi poi al biondino.
    CITAZIONE
    Sono la Signora Talia Crane, diplomatica della Repubblica Galattica in missione ufficiale. Lei è qui perché conosce il posto meglio di chi vorrebbe impedire questo incontro con gli Hutt, si spera. Faccia strada.

    Di tutta risposta Dima chinò solennemente il capo, distogliendo lo sguardo dai freddi occhi della compagna. Era inviperita e aveva tutte le ragioni per esserlo. Meglio così, l'indifferenza avrebbe sicuramente fatto più male al biondino.
    "Ai vostri ordini, Miss Crane."
    Esclamò servizievole, prima di mettersi alla testa del gruppo. Le doveva almeno questo; essere il suo fedele soldatino per quella scampagnata e assicurarsi che tornasse sana e salva da dov'era arrivata.
    Cominciò dunque a camminare lungo una strada polverosa, verso i quartieri che ospitavano i sontuosi palazzi hutt.
    "Non ho avuto molto preavviso per prepararmi a questo lavoro..."
    Esclamò, infiladosi entrambe le mani nelle tasche e voltandosi verso Talia, strizzandole l'occhio sinistro.
    "...Ma non preoccupatevi, la vostra incolumità è la mia priorità numero uno!"
    Non ci volle molto prima che i tre repubblicani si rendessero conto che il biondino era uno spartiacque umano; i delinquenti locali cedevano il passo al gruppetto uno dopo l'altro, nessuno sembrava volersi mettere contro il pistolero che cominciò a canticchiare a bassa voce.

    "Life tasted sweet
    It let me live
    It let me breathe.
    Love hurt so bad
    but still saved my soul.
    Flowers
    of a brighter past
    they bloomed so free
    Beneath the sun..."


    Camminava con la stessa nonchalance con cui uno yuppy di Coruscant attraversa il distretto commerciale dei quartieri alti.
    "Siete attesi da Akkox Tub, l'emissario Hutt, a palazzo. Non mi aspetto di incontrare resistenza durante il tragitto..."
    Quasi non fece a tempo a terminare la frase che due rodiani dalla squamosa pelle verdognola si pararono davanti al gruppetto con fare minaccioso.
    "...Non più di tanta!"
    Esclamò il biondino sorridendo ai repubblicani prima di indossare la sua più truce faccia da guerra per fronteggiare i due alieni che oltre ogni ragionevole dubbio erano in cerca di guai.
    Puntavano le blaster contro il gruppetto e blateravano qualcosa a rigurado di un pedaggio per poter attraversale incolumi quella parte di città.
    Dima divaricò leggermente le gambe, preparandosi ad estrarre l'arma dalla fondia con la leggendaria solerzia che lo contraddistingueva... Rimase però immobile, lasciando qualche istante di spazio di manova a Talia.
    Immaginava che la diplomatica repubblicana non volesse cominciare la visita sul pianeta con uno spargimento di sangue in una delle vie principali della città, non sotto gli occhi di tutti perlomeno. Quindi se voleva usare le sue abilità empatiche per neutralizzare la minaccia quello era il momento.
    Se la femmina, al contrario, si fosse limitata ad osservare gli eventi, le dita del biondino di sarebbero strette sull'impugnatura della pistola.
    Fu veloce, dannatamente veloce. Somigliava ad uno di quei rancheros degli holo-film.
    L'arma balenò fuori dal fodero, rimanendo all'altezza del fianco mentre l'umano inarcava leggermente la schiena all'indietro esplodendo due colpi in rapida successione.
    Li colpì entrambi alla mano, disarmandoli. I balordi non persero la vita... solo qualche dito.
    A quel punto il biondino compì un paio di evoluzioni con la blaster, roteandola sull'indice prima di rimetterla in fondina.
    "Forza, scappate... Alè! Vamos!"
    Gesticolò contro i rodiani, intimandogli di darsi alla macchia se volevano salva la vita.
    Dunque rimise le mani in tasca, tornando a camminare come se nulla fosse; il palazzo non era lontano.
     
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    "...Ma non preoccupatevi, la vostra incolumità è la mia priorità numero uno!"

    Tatooine caldo? Nah! Tatooine era una giornatina di gennaio inoltrato su Pantorra in confronto all'incazzatura che divampò di nuovo nella zeltron!
    Vi prenderei in parola, Sanchez; ma l'esperienza mi impedisce di fare affidamento sulle rassicurazioni di un mercenario. Sibilò lapidaria.
    Qualcuno, malignamente, avrebbe potuto sospettare che la diplomatica covasse dell'antico rancore verso la categoria dei soldati prezzolati tutti; altri, invece, avrebbero potuto insinuare che non erano i mercenari in generale a godere del suo astio, ma proprio quello specifico individuo che ora canticchiava mani in tasca come nulla fosse.
    E LUI CANTA! Astrea sbuf... no, Talia. Talia Crane sbuffò. Canta come niente fosse! Canta come se l'essere sparito per ANNI non contasse nulla! SPARITO DOPO ESSERE SALTATO FUORI DALLA FINESTRA DI UN HOTEL CON QUEI CAZZO DI STIVALI A REAZIONE DEL CAZZO! SCOMMETTO CHE CE LI HA ACORA ADDOSSO QUEI COSI DI MERDA!!! E si sporse da dietro il soldato, che, poverino, ancora faticava a non fucilare l'umano a causa del vortice di rabbia di Talia, per sbirciare che cosa avesse ai piedi Dima. Se il biondo che non si impegna stesse calzando degli stivali RD, Talia non lo notò, troppo impegnata a squadrare la coppia di rodiani che bloccavano loro la strada.
    Dima si mise subito in assetto di guerra. In situazioni normali la zeltron sarebbe intervenuta sfoggiando tutte le sue doti diplomatiche e affogando questi quattro maschietti col cervello nelle celle di tibana di ferormoni rilassanti; ma la donna aveva ancora l'emote in tumulto per l'incontro con il suo ex amante e non si fidava ad aprire quel canale di comunicazione! Insomma, il soldato Tuc si era fermato, ma quelli davano tutta l'idea di non esitare ad aprire il fuoco contro dei testicoli indifesi.

    Fu veloce, dannatamente veloce.
    E facile, fin troppo facile.
    Mentre guardava i due rodiani disarmati darsela a gambe senza farselo ripetere due volte, Talia Crane non poté esimersi dal pensare che quello sarebbe stato un diversivo perfetto! Distrarre il pistolero con due brutti ceffi, due rodiani, che si paravano davanti al gruppetto composto da un mercenario attivo localmente, un soldato in armatura e armato e una tizia sicuramente meno corazzata, ma con una blaster al fianco. Se la malavita insegnava la matematica, e Talia non ne era convintissima in vero, ma sorvoliamo... se la malavita insegna la matematica, allora c'era almeno una pistola in più a favore della delegazione e tanta più competenza. Quindi sì, i rodiani avevano fatto una mossa stupida.
    O forse no!
    Considerando che Gerry e soldato tenevano le mani alte sopra la testa e Talia aveva un puntino rosso al centro esatto della fronte e no, non era né un foruncolo né una sua improvvisa conversione all'induismo, i rodiani avevano fatto bene il loro lavoro in fondo.
    E la loro scorta aveva ripreso a camminare imperterrito verso il palazzo, mani in tasca. Senza neanche essersi voltato per vedere se i suoi protetti stavano bene.
    La zeltron sudava freddo, con un'improvviso terrore di muoversi che, tuttavia, non le impedì di digrignare i denti così forte da quasi spezzarli.
    Ah-hem... signor Sanchez... signore...? Gerry chiamò Dima con un filo di voce.
    "La vostra incolumità è la mia priorità numero uno" un par di palle! Magari quando arriva al palazzo si accorge che non ci sono!
     
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    Sicuramente Dima era uno di quei mercenari che gettava cattiva luce su tutta la categoria.
    Si limitò infatti ad accogliere con un'alzata di spalle il commento viperino di Talia.
    "He, signora, fate bene a non fidarvi. Siamo egoisti, inconcludenti e dannatamente poco professionali... Per non parlare della brutta abitudine che abbiamo di crepare o finire dietro le sbarre quando le cose non vanno secondo i piani."
    Chiudendo la frase alzò l'angolo destro della bocca nel suo canonico mezzo sorriso, mettendo in mostra un canino leggermente ingiallito dalla nicotina.
    Cercò volutamente gli occhioni blu della zeltron, passandosi la lingua sulle labbra secche e screpolate. Si perse in quello sguardo rancoroso per alcuni istanti, sembrava quasi sul punto di aggiungere qualcosa ma furono interrotti dai rodiani e dalla conseguente sparatoria.

    Non sentendo i passi del trio che si accodavano ai suoi e richiamato dalla vocina di Gerry, l'umano si voltò con uno scatto. Per un istante non capì come mai i repubblicani avessero le mani alzate, realizzò cosa stava veramente succedendo solo quando scorse il puntatore laser al centro della fronte della bella diplomatica.
    "Uh-Oh!"
    Il biondino che fino a quel momento era riuscito a mantenere una parvenza di menefreghismo e disinteresse gettò, suo malgrado, istantaneamente la maschera rendendosi conto che Talia era in pericolo.
    Bestemmiando a denti stretti si lanciò in una folle corsa verso l'aliena dalla pelle magenta.
    La mancina corse al radiocomando attaccato al cinturone, pigiando l'innesco degli stivali a reazione che lo fecero schizzare come la caricatura di un supereroe verso Talia. Volò basso a pochi palmi dal terreno, alzando un gran polverone nella speranza di disturbare la visuale del cecchino.
    Se fosse riuscito a raggiungere in tempo la zeltron le avrebbe cinto i fianchi con il braccio sinistro, piazzando la mano sul gluteo di lei e stringendola a se'. In tanti anni di avventure era la prima volta che Dima faceva da scudo umano a qualcuno.
    "Reggiti forte, piccola peste."
    Le sussurrò, avvicinando il viso a pochi centimetri da quello di lei e come se la situazione non dettasse alcune premura schiuse le labbra per baciarla.
    La blasterata non si fece attendere, colpendo il biondo al deltoide destro. L'odore di carne bruciata permeò istantaneamente l'aria preceduto dallo stesso suono sfrigolante che fa una bistecca poggiata sulla griglia rovente di un barbecue.
    Ringhiò dolorante, tossendo involontariamente un po' di sangue in faccia a Talia prima di attivare nuovamente gli stivali a reazione per schizzare in aria e cercare di portarla in salvo su un tetto, lontano da assassini prezzolati e delinquenti locali.
    Gerry e Tuc avrebbero dovuto cavarsela da soli per il momento, ma considerando che non erano loro il bersaglio di quell'imboscata molto probabilmente gli assalitori li avrebbero lasciati andare.

    Se Talia avesse acconsentito a farsi rapire dall'ex amante si sarebbe ritrovata sul tetto di una palazzina in plastite, acciaio e pietra.
    "Ugh, come ai vecchi tempi, he? Ahhh... Brucia!!"
    Esclamò, abbozzando maldestramente un sorriso per celare il dolore proveniente dalla ferita ancora fumante.
    "Conosco un posto qui vicino dove possiamo far perdere le nostre tracce."
    Con un cenno del capo indicò alla femmina una vecchia antenna per le telecomunicazioni.
    "Quella è una stazione radio dismessa, nessuno verrà a cercarci lì... Spero..."
    Aggiunse dandosi un'ultima occhiata alla spalla ferita prima di impugnare la blaster con la mancina e sorridendole.
    "Avanti, chiappette sode, dobbiamo continuare a muoverci, dovrai avere ancora un po' di pazienza prima di prendermi a calci nelle palle."
     
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    Non lo fa...
    Talia aveva incrociato lo sguardo di Dima e aveva decifrato subito le intenzioni del biondino: i brividi gelidi lungo la schiena, che le erano stati regalati dallo sfolgorio della canna del cecchino al sole, diventarono tremori.
    No, si disse la zeltron, non lo avrebbe mai fatto! Sicuramente era stato in trincea abbastanza da sapere di non aver alcuna speranza di salvarla con una mossa da James Bond... sicuramente era stato il pensiero di un secondo, un secondo prima di valutare che la linea pulita del gangster, la distanza tra loro e i limiti tecnici degli stivali a reazione RD l'avrebbe condannata a morte se avesse tentato qualcosa di avventato...
    Oh Zela, lo fa lo fa! Squittì il povero Gerry che, evidentemente, col caldo aveva sviluppato qualche capacità telepatica!
    E' finita! Sta più in alto di noi! Ringhiò a mezza voce, con i denti serrati. Ci avrebbe pensato lei, a chiacchiere, come sempre, com'era la sua specialità! Aveva scordato, però, un vecchio detto: il lupo può perdere il pelo, ma non il vizio.
    E quel vecchio lupo di Dimitrii Rovs'ovisky era appena balzato verso di lei, tirando su un gran polverone e innescando la reazione istantanea del cecchino.
    ...lo ha fatto.

    I have the high ground!


    La zeltron vide la sua situazione cambiare in un battito di ciglia. Un lampo di luce sulla canna del fucile, indicò che il cecchino aveva avuto una minuscola reazione alla mossa di Dima: si era mosso. Probabilmente era giovane, inesperto e, per loro fortuna, impressionabile: chissà quale gran mossa si era aspettato di vedere...
    Questo diede il tempo a Talia Crane di tuffarsi per evitare il colpo in piena fronte. Non riuscì però ad evitare il mercenario che la centrò in pieno e l'avrebbe sicuramente stesa se non l'avesse afferrata in tempo...
    CITAZIONE
    "Reggiti forte, piccola peste."

    Coflion! Voleva essere un insulto; ma una montagna di uomo che ti investe di slancio, puzza di prime necessità notturne e tenta di baciarti mentre un tizio ti spara addosso le aveva risucchiato abbastanza aria dai polmoni da farle uscire un rantolo strozzato.
    La situazione non era delle migliori: se il primo colpo lo avevano passato incolumi soprattutto grazie a una stratosferica botta di culo, più o meno come quella che la diplomatica aveva tirato cadendo sotto il suo scudo umano, il secondo non si fece attendere e fu decisamente più preciso anche se la diplomatica era sicura che solo l'intervento di Tuc, che aveva risposto al fuoco non appena Talia era stata fuori pericolo, aveva evitato che al posto della spalla, l'umano si fosse giocato la nuca. Dima ringhiò e iniziò a puzzare di carne bruciata e dolore e preoccupazione.
    Tossì in faccia alla diplomatica, una goccia di saliva densa e rossa gli si accumulò agli angoli della bocca.
    La zeltron lasciò che il suo istinto di sopravvivenza la guidasse. Velocemente estrasse la sua blaster e attivò il dispositivo di ascensione, mirando al tetto alla loro sinistra, quello più basso, anche se non era il più lontano dal cecchino.

    SUSUSU!!!


    In quel momento, Talia Crane sentì attivare nuovamente gli stivali a reazione del mercenario, Dima iniziò a scivolarle addosso, tenendola stretta e trascinandola sul terreno; la spalla della zeltron, quella del braccio che stringeva la blaster, colpì un sasso, sussultò e poi ci fu un AAAAAAH!...
    Oh porc...
    Doveva essere una scena divertente da guardare dall'alto. Questo pensò la diplomatica, mentre la sua guardia del corpo la usava per spazzare le strade di Tatooine e la sabbia le si infilava nella tuta; Dima arrancava nel tentativo di saltare su un tetto e Gerry, arpionato dal dispositivo di ascensione di Talia, si dibatteva come un tonno all'amo.

    Dagli un po' di lenza e poi tiralo su!


    Talia aveva provato a resistere; ma dopo un paio di metri scarsi in cui Gerry li aveva trascinati in giro, nella direzione opposta a quella che gli stivali a reazione avrebbero voluto, la zeltron mollò la presa e la corda si riavvolse fino a far arrivare la sua blaster da Gerry.
    Almeno morirò sapendo di aver fatto ridere il mio assassino...
    Per fortuna c'era Tuc che, grazie ad un uso oculato degli strumenti RD, li aveva tratti d'impiccio. Il sibilo della Granata Scudo che si attivava era un suono tutto nuovo per la diplomatica eppure era già il suo preferito.
    SU SU SU! IN PIEDI! Il repubblicano aveva già liberato il droide e, in un balzo, era sulla coppia intorcolata sul pavimento stradale. Vedendo la ferita del mercenario imprecò e, con le mosse esperte di chi non era al suo primo ferito da arma da fuoco, tentò di risollevare il biondino.
    Signora, è ferita?
    Non mi sembra...
    Bene! Allora muoversi! Lo scudo non resisterà per sempre! SANCHEZ! Ce la fai a reggerti in piedi? Dove dobbiamo andare!?


    Al colpo del cecchino, sottraggo i 4 punti di agilità di Talia = 9
    cecchino: 13
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      Silver Sterling
    dispositivo di ascensione: 1
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      7/7/2023, 09:29
      Silver Sterling
    Tieni la blaster: 5
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      7/7/2023, 10:20
      Silver Sterling


    Edited by Silver Sterling - 7/7/2023, 10:23
     
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    L'umano riaprì lentamente gli occhi, alzando la fronte da terra e sputando un denso grumo di catarro, sangue e sabbia. Un'azione che, fino a poche settimane prima, faceva parte della routine quotidiana del biondino.
    ''Merda..."
    Sibilò, passandosi il dorso della mancina sulle bocca mentre Tuc lo aiutava a rimettersi in piedi, chiedendogli se fosse in grado di camminare da solo.
    Di tutta risposta l'umano piegò impercettibilmente la testa, schiudendo le labbra in un flebile sorriso e strizzando l'occhio al soldato.
    "Ho-"
    La battuta gli morì in gola nell'istante in cui incrociò lo sguardo di Talia.
    "Andiamo!! Statemi attaccati alla cintura!"
    Urlò, cercando di sovrastare il caratteristico rimbombo ovattato che producevano i colpi di blaster che impattavano sullo scudo.
    Strinse i denti percependo la carne ferita ribollire, come se la spalla gli stesse andando a fuoco dall'interno. Cominciò a sudare freddo, consapevole del fatto che senza l'aiuto di un medico o di qualche droga, avrebbe presto cominciato a perdere le forze fino allo svenimento. Aveva ancora qualche minuto prima che l'adrenalina smettesse di sostenerlo, cedendo il passo allo shock della ferita.
    Affrontò con stoicismo il dolore, tendendo il braccio sano, armato, in avanti e scansando il gruppetto di civili impauriti e voltandosi giusto un istante per sincerarsi che gli inseguitori non fossero già alle spalle del gruppo.
    Arrivato all’ennesimo intreccio di vicoli si poggiò con la schiena contro la pietra bianca del fianco di una palazzina, lasciandosi scivolare fino ad accucciarsi e dando una rapida occhiata oltre il riparo.
    Gli occhi verdi del soldatino guizzarono lungo la via polverosa individuando un losco figuro che brandiva una spranga e una biondina imbracciante un fucile blaster.
    Gli abitanti della città correvano per togliersi dalla traiettoria dei guai in arrivo, garantendo al gruppetto un minimo di copertura per superare il campo aperto della piazzetta del mercato rionale e tuffarsi nuovamente nel dedalo di vicoli.
    Dima tornò immediatamente a nascondersi dietro il muro.
    “Ecchecazz!”
    Scosse la testa, soffocando l’imprecazione nella stoffa bluastra del taghelmust, stringendo con forza la blaster e preparandosi a scattare in azione.
    “Non manca molto. Se non riesco a tenere il passo dovete continuare senza di me. Trenta metri sempre dritti poi svoltate a sinistra dopo la bottega dell'antiquario. Troverete due portoni in durasteel, tra i due portoni c'è una pietra cava, all'interno un tastierino numerico: 1893. Portone di sinistra.”
    Nonostante la situazione sempre più concitata attorno a loro l'umano stava mantenendo la calma.
    Malconcio, certo, ma lucido. Lucido come non lo era mai stato.
    Niente visioni mistiche dovute all'abuso di sostanze, niente furia accecante. Solo un biondino con una blaster, la polvere a sporcargli gli stivali e l'ennesima avventura tra le mani.
    Fece scorrere lo sguardo prima su Tuc, poi su Talia per poi spostarlo oltre le loro spalle. Mezza dozzina di criminali armati si erano lanciati al loro inseguimento, colmando con celerità pericolosa la distanza che li divideva dai repubblicani e la loro scorta malridotta.
    Deglutì con uno sforzo l'ennesimo grumo di sangue e catarro dal caratteristico retrogusto a metà tra il ferroso e il catramoso, dunque tornò in piedi.
    “Cominciate a correre!”
    Nel dirlo spinse dietro di se' la zeltron nell'istintivo tentativo di farle da scudo ai colpi di blaster che sarebbero sicuramente sopraggiunti di lì a breve; letali o meno che fossero.
    S'afferrò il polso destro con la mancina, soffocando l'ennesima imprecazione e lasciandosi andare ad un grugnito di dolore mentre sollevava forzatamente il braccio malridotto, allineando la canna del lanciarazzi da polso con la volta dell'arco in plastite, finemente cesellato, che sovrastava il vicolo da cui stava sopraggiungendo la masnada di inseguitori.
    Il razzo partì con un fischio acuto esplodendo a contatto con la plastite ma senza provocare alcun crollo se non una manciata di calcinacci che nulla poterono contro l'avanzata dei brutti ceffi.
    Senza nemmeno il tempo di levare al cielo un'imprecazione contro la dea bendata, che pareva proprio averlo abbandonato, ricominciò a correre a perdifiato.
    I colpi di blaster fendettero l'aria, i civili urlarono e l'umano si trovò costretto a saltare da un riparo all'altro nel tentativo di superare lo spiazzo.
    La confusione era tale che non riuscì nemmeno a capire se stesse precedendo quella che fu la sua compagna o se fosse ancora lui in testa al gruppo. I criminali alle sue spalle non stavano certo risparmiando sulle munizioni, il brutto ceffo armato di spranga gli stava lanciando contro alla carica e la biondina... Anche di lei aveva perso ogni traccia.
    Superata con un balzo l'ennesima bancarella di tappetti e datteri tese istintivamente l'arma verso il bruto che lo incalzava, non mancavano che pochi metri a dividerli; aveva già impugnato l'arma a due mani, alzandola sopra la testa per caricare il poderoso colpo con cui prevedeva di abbattere l'umano ferito. Erano talmente vicini che a Dima non servì nemmeno guardare il bersaglio per tirare il grilletto e colpirlo alla gola. Cercò con lo sguardo la chioma di Talia, trovò invece una lunga treccia bionda fare capolino alle spalle di una coppia di civili.
    Gli occhi verdi del biondino si intrecciarono con quelli azzurri della mercenaria. Lei gli sorrise guardandolo attraverso le tacche di mira del fucile, indugiando per un istante prima di tirare il grilletto.
    Dima avrebbe voluto provare a schivare il colpo, ma non ebbe nemmeno il tempo di reagire.
    Il fascio laser trovò il proprio bersaglio sotto l'ultima costola dell'umano. Dalla nuvoletta di sangue vaporizzato schizzato fuori dalla ferita sembrava proprio che il colpo lo avesse passato da parte a parte. Evidentemente era stato colpito solo di striscio, tuttavia bastò a mozzargli il fiato e fargli cedere le gambe, costringendolo a correre rasente al muro del vicolo che stava così disperatamente cercando di raggiungere.
    Non vide i repubblicani dietro di lui, solo gli inseguitori che si facevano sempre più vicini. Diede dunque per scontato che avessero seguito le sue indicazioni, raggiungendo il luogo sicuro dove nascondersi e lasciare che si calmassero le acque.
    Di tanto in tanto si fermava a prendere fiato dietro ad un riparo, scambiandosi qualche blasterata con i gangster dal grilletto facile, costringendoli ad arrestare l'avanzata per mettersi a loro volta al riparo.
    Ferito com'era non sarebbe mai riuscito a seminarli, tanto valeva attirarli a se', allontanandoli da Talia e Tuc, cercando di far guadagnare ai repubblicani più tempo possibile per mettersi al sicuro.
    Arrivato dunque alla bottega dell'antiquario svoltò a destra, verso una bettola nota per lo strip paazak; più precisamente verso il retro del locale dove si trovavano le scalinate che davano sul tetto. Gli stivali a reazione RD lo avrebbero proiettato di tetto in tetto, aiutandolo a seminare gli inseguitori.
    Oltre l'ennesima torre d'acqua scorse finalmente ciò che rimaneva delle parabole e delle antenne della stazione radio dismessa. Scheletri d'acciaio che scintillavano sotto i cocenti soli di Tatooine, così tanto da sembrare un miraggio.

    Dima atterrò rotolando sul tetto della stazione radio, allo stremo delle forze.
    Rimase a terra boccheggiante per un minuto buono prima di riuscire, non senza fatica, a rialzarsi, cominciando a muovere i primi incerti passi verso la botola che dava sull'interno.
    Un capogiro lo costrinse in ginocchio, sempre più pallido e madido di sudore. Non era fortunatamente stato colpito in punti vitali. Il peggio era passato, ma senza più l'adrenalina del combattimento a tenerlo pimpante avrebbe presto ceduto al dolore, accartocciandosi su se stesso e svenendo.
    Inserito il codice sul tastierino l'umano oltrepassò l'uscio dell'ingresso secondario, chiudendosi la paratia metallica alle spalle.
    Cominciò slacciandosi il cinturone, lasciandolo cadere a terra assieme alla blaster, sganciando gli stivali e abbandonandoli sull'ultimo gradino della scalinata.
    Abbassata la zip della tuta d'ombra si poggiò al bordo di una grande vasca metallica piena di una gelatina semiliquida dal colore turchese.
    “Avevano detto di portare un diplomatico repubblicano dagli hutt e di difenderlo dai borseggiatori giù al mercato. Nessuno mi aveva parlato di guerriglia urbana...Per poco non ci resto secco.”
    Finì di spogliarsi prima di calarsi nella vasca, socchiudendo gli occhi e cominciando a regolarizzare il respiro aspettando ansiosamente che l'effetto anestetizzante del gel cominciasse a fare il suo effetto.
    Lasciò la testa a ciondolare oltre il bordo, sicuro del fatto che se i repubblicani fossero arrivati prima di lui lo avrebbero di sicuro sentito entrare, non c'era bisogno di annunciarsi.

    Al secondo tiro aggiungo il punteggio in pistole di Dima.
    Razzo da polso (GS 15): 5
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      2/8/2023, 19:08
      Il Biondo dagli occhi Verdi
    Blasterata istintiva (GS 15): 12
    • 1d20
      12
    • Inviato il
      2/8/2023, 19:08
      Il Biondo dagli occhi Verdi
    Schivata (GS 15): 3
    • 1d20
      3
    • Inviato il
      2/8/2023, 19:08
      Il Biondo dagli occhi Verdi


    Edited by Il Biondo dagli occhi Verdi - 2/8/2023, 23:25
     
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    Poche certezze, ma buone. Dima ci aveva preso: Tuc, Talia e Gerry erano giunti nel rifugio prima di lui grazie alle abilità del soldato e a tanta, tanta, buona sorte che aveva frapposto un cesto di fichi, un mercante di pulci e una picca arrugginita tra loro e gli inseguitori.
    Gerry avrebbe avuto gli incubi sulla frutta per sempre, mentre Tuc non riusciva a togliersi di dosso la sensazione di minuscole zampine che gli correvano sulla pelle pronto a morderlo sotto alla corazza. Talia, dal canto suo, si era lavata la faccia mille volte per levarsi di dosso il sangue che le avevano sputato in viso.
    Proprio mentre si strofinava il viso, una luce verde si accese sul quadro comandi: qualcuno aveva inserito il codice corretto sul tastierino d'ingresso.
    Tuc armò il fucile, ma la zetron lo fermò: il puzzo di dolore fisico e insoddisfazione professionale le rivelarono l'identità del nuovo arrivato.
    Vado io. Si mosse verso la porta.
    Non serve andare. Forse, se la diplomatica che devi scortare ti compra dell'acqua in un caldo giorno di sole su Tatooine, perdi un po' di formalismi. Quello oppure aver rischiato di essere degradato a inserviente da Dirstin se torni senza il corpo (vivo) della persona a cui dovevi fare la guardia (del corpo).
    Serve, se vogliamo scoprire perché quella che doveva essere una passeggiata attraverso un bazar è diventato uno scenario di guerra. Rispose secca la donna.
    Io parlo con Sanchez. Voi contattate la nave: fate rapporto e ricevete gli ordini.
    Quando il grugnito di Tuc gli lasciò la gola, lei era già oltre la porta.

    Trovò Dima completamente immerso nella vasca di bacta, la testa che penzolava oltre il bordo. Gli occhi socchiusi.
    Mi chiedo come sia possibile che un piccolo rifugio come questo, in un semplicissimo mercato, sprovvisto di guardie e con un semplice codice a quattro cifre per l'accesso, sia dotato addirittura di una vasca di gel di Bacta. La zeltron era in piedi sulla porta, appoggiatta allo stipite. Le braccia conserte e gli occhi blu ridotti a due fessure.
    Mi chiedo anche in quale manuale della buona guardia del corpo c'è scritto che la soluzione migliore per salvare un bersaglio tenuto sotto scacco da un cecchino è quella di indurre il cecchino a sparare.
    Si avvicinò a bordo della vasca, guardando l'umano che vi era immerso dall'alto in basso.
    Serviva davvero prendermi per il culo, Signor Sanchez?
    Ora, Talia Crane, e in generale gli zeltron, non sono velenosi -girano voci sul cannibalismo, ma non è questo il dibattito in questione- però quella domanda era estremamente ambigua e la voce della donna era così acida da essere viperina.
     
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    Dima rimase a contemplare il soffitto, espirando lentamente dalle narici e producendo un sibilo rumoroso.
    Non gli era evidentemente piaciuta la domanda.
    Serrò il pugno destro, picchiettandolo con frustrazione sul bordo della vasca.
    “Ci ho provato a rigare dritto. A cambiare vita... Dopo il nostro alterco sono tornato a lavorare per i repubblicani... pensavo che la cosa avrebbe aiutato a colmare le nostre differenze. Peccato che quel tenente chiss mi abbia arrestato mentre eravamo in missione assieme. Com'è che si chiamava? Thanen qualcosa...Bha, non fa alcuna differenza.”
    Aprì gli occhi, senza però voltarsi verso Talia. Non c'era rancore nelle parole del biondo, sembrava averci messo davvero una pietra sopra ad eventi accaduti così tanti anni addietro.
    “In fin dei conti non posso nemmeno fargliene una colpa. Non ero pronto per tornare in azione... Volevo soltanto fare di testa mia; ne avevo davvero le palle piene di prendere ordini.“
    L'umano cominciò a massaggiarsi leggermente la spalla lesa, digrignando i denti e trattenendo a stento una sequela di imprecazioni.
    “Da quel momento in poi sono stato messo ai ferri come un animale... Uno schiavo per essere più precisi. Fino a qualche settimana fa, quando finalmente sono riuscito a scappare da Geonosis e tornare nel Core.”
    Gli occhi verdi dell'umano si fissarono in quelli della Zeltron.
    “In fin dei conti non tutto il male viene per nuocere. La prigionia mi ha dato la spinta che mi serviva: un taglio netto con il passato. Un passato che non ho più voglia di ricordare... Finalmente ho capito cosa voleva dirmi... Lasciar andare è difficile, ma non si può vivere nel passato. Non voglio più pensare a ieri... Agli errori e ai torti commessi che non posso più raddrizzare. Voglio solo vivere il presente... Quel po' di tempo che mi rimane... a modo mio.”
    L'umano si terse il sudore dalla fronte, senza più riuscire a controllare i muscoli del collo abbandonò la testa a ciondolare nuovamente dal bordo della vasca, allargando però le labbra in un tiepido sorriso.
    “Non mi è rimasto altro che i vestiti che indosso e la mia fida blaster... Dunque non ho molte alternative se non barcamenarmi tra mille inutili lavoretti sporchi da pochi spiccioli con l'obbiettivo di racimolare abbastanza crediti da comprare una navetta... E lasciarmi alle spalle il Core e tutti i suoi problemi.”
    Afferrò il bordo della vasca con la mancina, cercando inutilmente di rimettersi in piedi; era ancora troppo debole. Riuscì però a mettersi almeno seduto, immerso fino al petto nel bacta ricominciò a massaggiarsi la spalla ferita cullandosi nell'effetto anestetizzante del gel.
    “Sono contento di vedere che almeno tu sia ancora viva... Un sacco delle persone che conoscevo sono... direi... sparite, in mancanza di un termine migliore, durante la mia assenza obbligata.”
    Chiuse la frase con l'ennesimo grugnito dolorante, riuscendo finalmente a rimettersi in piedi e barcollare fino ad un armadietto giallo appeso alla parete dal lato opposto delle scale da cui era sceso.
    Aperto lo sportellino con un pugno, cominciò a tirarne fuori garze sterili e tubetti di pomate.
    “Ormai sto sopravvivendo solo grazie alla fortuna... Comincio a diventare vecchio... E lento... Dei... forse dovrei davvero considerare di ritirarmi in qualche paradiso tropicale. Prima che qualche sbarbatello mi faccia le scarpe. Sarebbe davvero una fine indecorosa.”
    Ridacchiò tra sé e sé, senza nemmeno la decenza di avvolgersi un asciugamano a coprirsi le vergogne e strappando con i denti la pellicola protettiva che racchiudeva le garze.
    “Dovreste andarvene ora... Tu e i tuoi amichetti. Prima che i cattivoni tornino a cercarvi. Non ero utile prima, figuriamoci ridotto così...”
    Tornò alla vasca, immergendo le bende nel bacta, lasciandole inzuppare nel gel per poi cominciare a bendarsi le ferite alla meno peggio.
    “Non avrei mai dovuto accettare questo cazzo di lavoro... Le spese mediche in questo buco costano care e attirano attenzioni indesiderate. Ma non ha importanza... Se sono fortunato troverò un mercantile in partenza dallo spazioporto su cui intrufolarmi per cambiare aria.”
    Concluso il bendaggio, non senza fatica e imprecazioni, dovette sedersi a riprendere fiato sul bordo della vasca; non era ancora in grado di rivestirsi e andarsene ma da come guardava la tuta d'ombra abbandonata a terra era chiaro che non pensasse ad altro che a quello.
     
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    Ci ho provato a rigare dritto. A cambiare vita...

    Dima aveva iniziato a parlare e Talia aveva dovuto mordersi la lingua alla terza parola. Ma nella sua testa rispondeva ad ogni colpo.
    E' da quando ti ho incontrato che cerchi di cambiare, Dima! E' da Saint Babylon che hai una vita nuova proprio di fronte a te e fai di tutto per scansarla! E la casa che hai comprato a Coruscant? E la...
    CITAZIONE
    Peccato che quel tenente chiss mi abbia arrestato mentre eravamo in missione assieme. Com'è che si chiamava? Thanen qualcosa...Bha, non fa alcuna differenza.

    Sì! A lavorare per i Repubblicani! E io sono così fessa da cred... Cos.
    Il profondo inspiro che stava prendendo, preparandosi per troncare la marea di cazzate che l'umano tentava di propinarle, si mozzò e la lasciò in apnea.
    Lasciò che l'umano continuasse, ancora una volta senza interromperne il flusso di parole che avevano preso a rimpirgli la bocca.
    Ha lavorato con Thanen.
    Improvvisamente si ricordò di respirare.
    Si ricordò di cercare nell'ex compagno e nell'aria qualche indizio che lui la stesse raggirando.
    In fondo, è il suo mestiere. L'infiltrato, la spia. Il doppio, triplo, quadruplo gioco!
    Eppure... no.
    All'epoca della sparizione, Thanen era un tenente. Nonché l'unico chiss conosciuto nell'esercito repubblicano... La zeltron si morse il labbro inferiore, mentre Dimitrii si massaggiava la spalla.
    La storia del biondo aveva senso.
    Molto senso.
    Le tempistiche coincidevano; le conoscenze in comune avevano tenuto un comportamento in linea con quanto lei conosceva di loro...
    CITAZIONE
    Da quel momento in poi sono stato messo ai ferri come un animale... Uno schiavo per essere più precisi.

    Astrea Velia sgranò gli occhi blu.
    Sì, uno più uno fa due. E un Thenen ufficiale che doveva gestire un Dima disobbediente... non poteva finire che in modo.
    Oh Zela. L'ho cercato per mezza Galassia e lui era rinchiuso in una prigione repubblicana per aver disubbidito agli ordini di... Thanen!
    La zeltron si sedette sul bordo della vasca di bacta: ascoltare Dima, processarne le informazioni e rimanere in piedi al momento non potevano essere attività svolte assieme.
    Un bel paio di occhi blu presero a rimbalzare da un angolo all'altro della stanza, alla ricerca di qualcosa, un granello di sabbia o un pezzo rotto di armatura che avrebbero finalmente completato quel puzzle e dato un senso agli ultimi anni.
    Finalmente, si incontrarono con quelli verdi di Dimitrii Rovs'ovisky.
    CITAZIONE
    In fin dei conti non tutto il male viene per nuocere.

    Talia deglutì, sembrando improvvisamente una bambina persa per delle strade sconosciute; ma non distolse lo sguardo nemmeno quando Dima lasciò cadere la testa oltre il bordo della vasca o si mise, a fatica, seduto.
    Ormai non sentiva più alcuna fatica nel trattenere le parole: sembrava che una strega malvagia le avesse rubato la voce.
    CITAZIONE
    Sono contento di vedere che almeno tu sia ancora viva...

    Grazie.
    Lo aveva detto o solo pensato?
    Dima non pareva preoccupato o disturbato o incuriosito dal suo improvviso silenzio e dallo svanire di una rabbia così potente come quella con cui la zeltron era entrata in quel rifugio. Lei, perciò, lo lasciò fare.
    Piano piano il racconto si era trasformato in chiacchiere di poco conto, fino a che lui non venne a sedersi vicino a lei, sul bordo della vasca e, allora, finalmente fu la volta del silenzio.
    Se Talia percepisse l'urgenza di Dima di tagliare la corda fu abile abbastanza da dissimularlo e non lasciarsi contaminare.
    Era il suo turno.
    Ho una storia simile anch'io. Ho passato molto tempo alla ricerca di un vecchio amico. Tempo. Denaro. Energie. Guardava anche lei la tuta d'ombra; ma forse era solo per non guardare direttamente Dima.
    Pensavo fosse morto. Mi sono dovuta convincere di questo e abbandonare le ricerche. Arricciò le labbra, stringedo il bordo della vasca fino a far sbiancare le nocche.
    Ho di recente saputo che è vivo e... beh, no, non posso davvero dire che al momento sia un fiore! La vecchiaia non gli ha mica fatto bene, eh! Il broncio si tramutò in un mezzo sorrisetto canzonatorio. Era facile scherzare con lui...
    Sono contenta però che non abbia perso la voglia di scherzare... anche se... continua a scappare. Si strinse nelle spalle.
    E questo, invece mi rattrista. Intendiamoci, non che lo voglia catturare o che gli voglia rendere conto di alcun ché... Umpf! Avevo preparato una piazzata coi contro fiocchi! Ho avuto quasi dieci anni per prepararmi nei minimi dettagli, era un cazziatone bellissimo! Fidati che ti piacerebbe! Te lo farei pure sentire... Lo guardò di sbieco, con un sorrisetto malizioso.
    Ma tanto ormai non servirebbe più a nulla! Come hai detto? "Lasciar andare è difficile, ma non si può vivere nel passato." Sono d'accordo. Anche se... Dimmi che l'echana è tra i morti. No! Aspetta, non dirmelo. Non voglio sapere. Gli diede un colpo leggero, spalla contro spalla.
    Che Dima fosse nudo come mamma lo aveva fatto era passato totalmente in cavalleria.
     
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    Dima rimase in silenzio, seduto sul bordo della vasca accanto a Talia. Il fiato gli si era fatto corto, quasi rantolante.
    Il mento che sfiorava il petto, la mandibola rilassata e il capo leggermente rivolto verso la femmina.

    “Ah! Ti sei davvero messa a cercarmi?! Non avresti dovuto sprecare così tempo ed energie...e... Crediti???! Per cosa poi? Un coglione senza onore come me? AH!”

    Le sfiorò la mano mentre un sorriso leggermente malinconico andava a dipingergli il volto.
    Rimase estremamente toccato da quella rivelazione, magari poteva immaginare che lei avesse cercato di capire che fine avesse fatto il suo umano ma sentirselo dire faceva decisamente un certo effetto.

    “Piccola peste...Sei bella come il giorno che ci siamo incontrati... Lo ricordo come se fosse ieri: con quei tacchi gialli e la faccina imbronciata. Mh-hm sei più bella di quanto ricordassi. Dei...Bella come un picco innevato toccato dai primi raggi dell'alba.”


    Sussurrò, strizzandole l'occhio e allargando ancora il sorriso. Alzò l'indice sinistro con l'intenzione di accarezzarle la guancia ma non portò a compimento l'azione, ritenendolo inopportuno.

    “Figurarti... Da te mi farei catturare molto volentieri... E legare bello stretto...”

    La frase gli scivolò istintivamente dalle labbra mentre poggiava la mano destra alla bocca dello stomaco per calmare la nausea.

    “Ma tu dovresti saperlo meglio di tutti: dove vado, i guai mi seguono.”

    Scosse la testa, mordendosi leggermente il labbro inferiore.

    “No... No! Per essere onesti: ovunque vado creo casini. Non faccio altro che mettere a repentaglio la vita di tutti quelli che mi stanno vicino. Insomma... Tutto quello che tocco diventa merda. Sono stanco di mettere in pericolo le persone che am-.”

    Sì impose il silenzio, inspirando profondamente dalle narici.
    Fissò Talia negli occhi, scuotendo leggermente la testa ma senza smettere di sorriderle.

    “Quel cazziatone lo merito di sicuro! A dir la verità... Merito di molto peggio di un semplice cazziatone.”

    Ripensò per un istante alle parole che gli aveva vomitato addosso Eclipse su Lotra. Istintivamente si stropicciò l'occhio sinistro, come se lo sputo della rattataki l'avesse colpito di nuovo.

    "Quello che mi è successo... L'ho meritato."

    Ricominciò ad inzuppare le garze nel bacta, la ferita al fianco lo stava letteralmente torturando e lui non era mai stato bravo a medicarsi. Impegnato nel tentativo di alleviare il dolore cominciò a canticchiare per Talia.

    “Call me irresponsible
    Call me unreliable
    Throw in undependable too

    Do my foolish alibis
    Bother you?
    Well, I'm not too clever
    I just adore you
    Call me unpredictable
    Tell me I'm impractical
    Rainbows I'm inclined to pursue
    Call me irresponsible
    Yes, I'm unreliable
    But it's undeniably true
    That I'm irresponsibly mad for you.“


    Le sorrise; schiudendo le labbra. Era sul punto di dirle qualcosa di estremamente importante. Qualcosa che aveva aspettato così tanti anni per dirle.

    “Tu... Credi...“

    S'interruppe sbiancando udendo la botola metallica sul tetto venire aperta forzosamente.
    Forse i loro inseguitori erano riusciti a scovarne il nascondiglio ed erano pronti a fare irruzione; forse un team di repubblicani era venuto a portare in salvo la diplomatica.
    Nel dubbio Dima portò l'indice della mancina brevemente davanti alle labbra, intimando a Talia di rimanere in silenzio e intimandole subito dopo con un gesto della mano di tornare dagli altri e darsi alla macchia, dando a sottointendere che ci avrebbe pensato lui a rallentare potenziali inseguitori, l'importante era che almeno lei si salvasse.
     
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    Era arrivato il momento per Talia di ascoltare.
    Facendolo, non si ritrasse al tocco leggero della mano di Dima; anche se, quando lui si mosse per toccarle il viso, i suoi occhi blu si fissarono senza calore sulla mano del soldato e forse per questo lui non terminò il gesto.
    Gli anni erano passati, ma Dimitrii non aveva perso la vena poetica e l'inclinazione alle lusinghe.
    La zeltron sorrise ricordando le loro disavventure a Saint Babylon per riuscire a recuperare il pacchetto di Heiken: il moto d'avvio di una devastante valanga di eventi, per rimanere in tema di picchi innevati!
    CITAZIONE
    Ma tu dovresti saperlo meglio di tutti: dove vado, i guai mi seguono.

    Talia, con il viso già rivolto verso di lui, piegò il capo di lato con l'espressione incuriosita di una professoressa che, interrogando un alunno, si sente rispondere una fesseria e aspetta di assistere a una serie di mirabolanti voli pindarici per avallarla.
    CITAZIONE
    No... No! Per essere onesti: ovunque vado creo casini.

    Ah ecco, mi pareva... Alzò brevemente gli occhi al cielo, non voleva risultare maleducata mentre quell'uomo spoglio si metteva a nudo. Ancora di più. Se possibile.
    E quando lui incrociò il suo sguardo, Talia era pronta. Lo stava ascoltando come lo aveva ascoltato in precedenza.
    ...una parte di lei, la maggior parte di lei, ammetteva di dover sdrammatizzare in qualche modo per riuscire a gestire il pesante carico emotivo di quell'incontro.
    Per lo stesso motivo, non se la sentiva di parlare.
    Cosa avrebbe potuto dirgli?
    "Ricominciamo?"
    Il pensiero le fece rizzare i capelli sulla nuca come spilli.
    "Ti perdono?"
    Cosa c'era da perdonare? Il suo lavoro? Il suo passato?
    E poi, era lei a doverlo perdonare? No. Talia, o meglio... quell'identità che aveva danzato tra il nome Astrea Velia e Talia Crane avevano già lasciato andare da tempo l'idea di dover esigere scuse o spiegazioni.
    Quella era la natura di Dima. E la natura di qualcuno non si cambia o plasma, al massimo si accetta per quello che è; fino a che la persona non cambia, sull'onda di un bisogno che viene da dentro... e allora si può imparare ad accettare di nuovo.
    Lei era molto cambiata.
    Lei si era perdonata molte cose.
    Ora toccava all'umano perdonarsi.
    Lei poteva solo cercare di sostenerlo nel modo e nei tempi che lui avrebbe ritenuto opportuni.
    CITAZIONE
    Quello che mi è successo... L'ho meritato.

    Lei non era brava in medicina, pertanto lo lasciò fasciarsi da solo.
    Credo di sì. Sentenziò, sottolineando il tutto con un cenno di assenso.
    Ma credo tu stia guardando il tutto dal punto di vista sbagliato.
    Si era resa conto che la prima parte poteva risultare fraintendibile?
    Sì.
    EHI! Anni e anni di cazziatone pronto e non aveva potuto usarli! Una piccola soddisfazione, almeno...
    Credo che quello che è successo ti possa essere utile per crescere e diventare l'uomo che vuoi.
    Credo tu ti sia meritato un po' di pace e che ti servisse questo... periodo... oscuro, sì, questo periodo per iniziare la metamorfosi. Non si cambia dall'oggi al domani. E ci sono persone come noi, zuccone e arroganti, che hanno bisogno di una sveglia più forte di altri. Se questa era la tua, allora era proprio il momento che il Destino si rimettesse nelle tue mani.

    Chissà.
    Lei, che i giorni da bandieruola impazzita di Dima potessero finire, ci credeva.
    Era anche consapevole del fatto che la sua fiducia non sarebbe servita a nulla se non ci avesse creduto lui.
    Uscire dall'autocommiserazione e dall'abbruttimento è... Un flash di lei che usciva furente dalla cabina di comando di una nave repubblicana le fece arricciare le labbra.
    ...molto complicato.
    Si chiese che cosa ne sarebbe stato di lei se non si fosse imbarcata con Norrington.
    CITAZIONE
    Tu... Credi...

    Talia aveva sentito degli strani rumori sopra le loro teste già a metà della canzoncina di Dima.
    Io credo che qualcuno dovrebbe finalmente dirti che non sai cantare. Mormorò lei incurante dei gesti di lui che intimavano il silenzio.
    Istintivamente, portò la mano alla cintura e trasse entrambe le sue blaster. Quella seria la diede a Dima, dopo aver sbloccato il dispositivo di riconoscimento. Sibilò velenosa, mentre fissava il soffitto e aspettava che i nuovi ospiti si presentassero.
    Dima le intimò di andarsene e lei si alzò, ma non arretrò verso la porta.
    Attivò invece i suoi scudi energetici.
    Magari sono i rinforzi chiamati da Tuc!
    Lo sperò così tanto...

    Lancio: Repubblicani?


    ...che ci rimase davvero male quando dal soffitto fece capolino un ceffo brutto e nemico.
    E Dima nudo.
    CAZZO MA PERCHE' DIMA E' SEMPRE NUDO!?
    Repubblicani [1=sì 2=no]: 2
    • 1d2
      2
    • Inviato il
      12/4/2024, 13:09
      Silver Sterling
     
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