New Star Wars Gdr

La Voce

autoquest x Keldor

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    Fortezza di Kh'aris Fenn,
    Cinque Montagne Solitarie,
    periferia di Kala'uun.


    Si chiamava ancora la Fortezza di Kh'aris Fenn e per gli abitanti di una delle due capitali Twi'lek, sarebbe continuata ad essere un luogo di esilio e maledizione. Per Keldor era diventato un rifugio su quel pianeta.
    Da quando aveva infiltrato la torre con Dalen Antal, Myr, Kara e il defunto Jax Prine, Keldor aveva preso possesso di quella che era stata la tana del suo nemico, incubo ed ossessione da quando aveva memorie proprie. Il Sith che lo aveva manipolato, controllato e spinto nuovamente vicino alla follia era ora morto, il suo cadavere aveva nutrito i tanti predatori di quella parte del Crepuscolo appena dal lato delle Ombre. Il Sith era morto e per un certo tempo il chiss si era illuso di poter finalmente vivere la sua vita, ma le cose erano precipitate in fretta. Prima l'arresto, per crimini che non sapeva di aver commesso, poi la scomparsa di Dalen Antal, che l'aveva convinto a consegnarsi, ma poi non aveva mantenuto la promessa di rimanergli accanto, il tradimento di Jared, la ricerca a tutti i costi di un modo per rendere felice la giovane twi'lek, fingere di essere un salvatore... tutto quanto si era ridotto a nulla.
    Alla fine ciò che rimaneva era lui, una fortezza vuota ed un fedele mastino, troppo stupido per capire quando era il momento di andarsene. E ora anche le voci...
    Chiariamoci, sentire le voci nella sua testa non era una novità per il chiss (gli unici momenti in cui non gli era capitato era quando si trovava sotto farmaci), quello che normalmente sentiva però era una sola voce, quella di Fisher, ora le cose erano diverse. Ora le voci erano due. Ma la cosa più frustrante di tutte era che Keldor non aveva idea di che cosa dicesse la seconda. All'inizio parlava solamente durante il sonno, quando la stanchezza vinceva l'insonnia e il criminale sveniva dall'esaustione in quello che spesso si rivelavano poche ore di riposo agitato e malgrado il chiss sapesse che gli aveva parlato, mai che riuscisse a ricordare che cosa aveva detto. Col tempo però aveva iniziato ad arrivare anche nel dormiveglia, ancora incomprensibile. Quel giorno la voce aveva parlato in pieno giorno. Ed era stato allora che Keldor aveva iniziato a sospettare che non si trovasse solo nella sua testa. Oltre a parlare una lingua che non conosceva -ora se ne rendeva conto- non era come quella di Fisher, avvolgente, pienamente compresa in ogni fibra del suo cervello, sembrava quasi un eco, qualcosa con una direzione. Il basso.
    C'erano molte stanze della torre che Keldor non aveva ancora esplorato, stanze che entravano nelle profondità della montagna, o che erano troppo blindate per aprirle senza dell'esplosivo e che forse era meglio rimanessero chiuse e c'era qualcosa, come un prurito in fondo al cervello, che gli diceva che cercare in basso, nella fortezza, fosse esattamente ciò che aveva già fatto in passato, non lì, un altro posto, molto diverso... E aveva trovato qualcosa, qualcosa che sarebbe stato meglio nessuno trovasse mai, sì, ma dove, come o quando, non lo riusciva a rammentare.
    Una parte di lui temeva quella voce, che gli metteva i brividi, l'altra ne era attratta come una falena da una luce nelle tenebre. Se il momento fosse stato diverso, forse sarebbe riuscito ad ignorarla, ma quel giorno non c'era niente a trattenerlo e Keldor prese la via delle profondità della montagna.


    In questa role sto dando per scontato l'abbandono/morte/scomparsa dei gregari Aola'vrei e Jared Leech, post role "Country Roads", al momento non ancora terminata.
     
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    La luce opaca del piano superiore presto si chiude alle spalle, mentre l'ombra avanza come una tenaglia, stringendoti al collo - soffocante. Soffocante come l'odore acre che, ad ogni passo, sembra giungere dalle profondità di Kh'aris Fenn.

    Le stanze lasciano spazio ad una scalinata, antica e pericolante, sporca e scivolosa. Ad ogni passo è come immergersi in un mare di petrolio.
    Discenderla? Il pellegrinaggio dei dannati.
    L'unico momento in cui puoi sentirti nuovamente più leggero è vicino ad uno dei rari bracieri che accompagnano, raramente, la discesa. Luci viola che accecano, confondono, prima che l'oblio torni ad essere predominante. Potresti persino sentirti male - sarebbe comprensibile.

    [PISTOLE] Ciò che alimenta le luci sembra essere un cristallo, non troppo dissimile da quello presente nelle armi blaster. E anche in altre tipologie di armi. Ma quali?

    La voce.
    La voce spezza il silenzio, come una lancia nel costato. E forse più andrai in basso più questo pellegrinaggio, questo viaggio, si rivelerà essere un martirio.
    Una voce ariosa, raspa, tagliente, come se qualcuno stesse graffiando la tua calotta cranica.
    Non distingui veramente le parole ma qualcosa sembra comunque entrare nella mente.
    Non ne distingui le parole.
    Ma ne distingui il concetto, se solo sarai in grado di interpretarlo.



    Ä̴͓̲̝̙̟́̈́͝ ̶̛̖͙̬̩͓̆͐w̷̢̗̮̿̽̀͋́̎̈ö̸̯̪̪̼͖́̑̋̄͂͜͠ͅṳ̴̧̼͓̓͒͂̀͐̈͊n̴̺͚̠̬̈̀͠d̷̞̔͆ ̶̗̙̜̗̱̻͚͌͊̌̀̎ĩ̴̺̂̎͋͘n̴̟̺͖̼̤̯̿͌̈́͘ ̵̧̥͈̖̗̆̑̊̄̽t̵̛͍͚̯̾̈́́̃̽͐h̷̢̞͇̜̀ë̵̛̱́̈͋͑ ̴̩̻̼͖͔͖̅̉̀͝ͅF̷̢̥̝̰͒̓̊̍̽ǒ̸̡̧̳̻̃̉͠r̷̤̜̦͛͒̏c̶͇̣̗̝̔̔͊͛̕e̸͉̫̤͒̍͋͐̈́̔̚




    Più scendi nell'oblio, più le pareti si definiscono.
    Non più nuda roccia nera, ma anfratti, conche.
    Tombe.

    Discesa completamente la scalinata, dopo quelle che sembrano ore - se non giorni - la luce dei bracieri è sufficiente a farti comprendere con sicurezza quello che forse ti era apparso già evidente.
    Catacombe.
    Le catacombe di Raz'A'Ran.

    Raz'A'Ran!? Come può esserti insinuato, nella testa, questo nome? Chi mai l'ha menzionato?
    CHI!?

    S̶̤̈́͊̍͝͝͠p̷͇̍̈ĺ̵͔̮͔͍i̸͉̱͖̒͋́t̵̢̥̜̩̾͑͐͜.̷͔̻̳̦͕̇͒̏̌̈̕ ̴̡̄̌̎̅K̴̡̗̥̖̙̼̦͝i̴̧̻̎͝͝ļ̷̬̻̳̽l̷͚͍̈͒̒͆͋̕.̸͖͙̽̒͂͑͒̊ͅ ̶̛͇̩̓E̴̫̦̠͊̆̚͜m̴̡͈̩̆̓͗̏̊͠ͅb̵͖̤͛̈͑̍r̴͉̞̯̮̘͉̋ạ̶͙̺̄͆́̊̓͠ç̴̘̭̞͕͍̏̆ẽ̴̳̈́̂͛̋̚ͅ_̴̛̠̗̪̳̥͋̎̀̎̎͘͜͜_̶̧̞̹͙͇̽͜R̴͕̓͗̕E̵̋̌̏B̴̻͕̭̩̭̟̂̓̓O̶͇̙̳̝̱͉͆̎̚͜R̸̛̺̖͈̹͚̞ͅN̵͓̦̮̣̯͋͜



    Ai lati del corridoio, due anfratti per parete, ripetuti e ripetuti fino ad una stanza in lontananza.
    Mummie giacciono, braccia conserte sul petto, in assoluta pace. Perché anche in un posto così oscuro, giunta la morte, non si può che essere in pace. La cosa peculiare che noti [Percezione] è la differenza nelle dimensioni delle mummie. A due a due, una delle mummie è sicuramente di un corpo adulto. L'altra invece è più giovane - talvolta poco più di bambini, altri invece giovani adolescenti. Ma rimangono corpi nascosti nell'ombra, coperti da bende ed ornamenti.
    Senza avvicinarsi, non è possibile comprendere di più.

    La stanza infondo al corridoio è illuminata anch'essa di viola, ma stavolta da un oggetto al centro della stanza. Per ogni passo che compi in sua direzione senti come dei tamburi, cupi e fortemente ritmati, tribali.

    S̶̤̈́͊̍͝͝͠p̷͇̍̈ĺ̵͔̮͔͍i̸͉̱͖̒͋́t̵̢̥̜̩̾͑͐͜.̷͔̻̳̦͕̇͒̏̌̈̕ ̴̡̄̌̎̅K̴̡̗̥̖̙̼̦͝i̴̧̻̎͝͝ļ̷̬̻̳̽l̷͚͍̈͒̒͆͋̕.̸͖͙̽̒͂͑͒̊ͅ ̶̛͇̩̓E̴̫̦̠͊̆̚͜m̴̡͈̩̆̓͗̏̊͠ͅb̵͖̤͛̈͑̍r̴͉̞̯̮̘͉̋ạ̶͙̺̄͆́̊̓͠ç̴̘̭̞͕͍̏̆ẽ̴̳̈́̂͛̋̚ͅ_̴̛̠̗̪̳̥͋̎̀̎̎͘͜͜_̶̧̞̹͙͇̽͜R̴͕̓͗̕E̵̋̌̏B̴̻͕̭̩̭̟̂̓̓O̶͇̙̳̝̱͉͆̎̚͜R̸̛̺̖͈̹͚̞ͅN̵͓̦̮̣̯͋͜



    Se entrerai, ti si aprirà quello che sembra un laboratorio per l'imbalsamazione, circolare. Al suo centro sembra esserci un meccanismo che spunta dal pavimento, ed un suo gemello dal soffitto.
    Sembrano due piccole piramidi che si guardano - forse dei piccoli piloni, con un buco non più grosso del diametro di un braccio al centro di ciascuno.
    Il meccanismo però è evidentemente rotto, giudicando da alcuni pezzi mancanti in entrambe le piccole piramidi, erose da spaccature.

    Sopra la piramide del pavimento, giace la fonte di luce.
    Riconosci vagamente la forma: è un ciondolo; un amuleto, se vogliamo. E di questi amuleti ne hai visti parecchi. Però è diverso: è molto più grande e contiene - incastonato al centro - un oggetto inconfondibile, luminoso, color porpora. Anche un Bantha saprebbe che si tratta di un Holocron Sith, se non fosse molto più piccolo del consueto.
    E' come se lampeggiasse e chiamasse te, seguendo il ritmo.

    Affianco ai due piloni vi sono due letti in pietra con due mummie sopra. Ancora una volta, una è chiaramente di un adulto, una di un adolescente. Giacciono immobili, ma in una posizione diversa rispetto a tutti gli altri morti che, ancora una volta, costellano le pareti della stanza circolare.
    Ovunque.
    Onnipresenti.
    Tranne dal lato opposto, dove sembra esserci un anfratto triangolare.

    Altri letti in pietra, estraibili - ed estratti - dalle pareti, hanno portato fuori i defunti bendati.
    Come se qualcuno fosse già stato lì ed avesse indagato.
    Infine delle iscrizioni, geroglifiche, adornano la cornice nella parte superiore della stanza, sopra le catacombe.

    Questo è quello che noti ad una prima occhiata.
    Questo, mentre senti ora sempre più forte, sempre più pressante, quella voce raschiante dentro la testa.
    I suoi concetti, come torrenti, ti aggrediscono.

    S̶̤̈́͊̍͝͝͠p̷͇̍̈ĺ̵͔̮͔͍i̸͉̱͖̒͋́t̵̢̥̜̩̾͑͐͜.̷͔̻̳̦͕̇͒̏̌̈̕ ̴̡̄̌̎̅K̴̡̗̥̖̙̼̦͝i̴̧̻̎͝͝ļ̷̬̻̳̽l̷͚͍̈͒̒͆͋̕.̸͖͙̽̒͂͑͒̊ͅ ̶̛͇̩̓E̴̫̦̠͊̆̚͜m̴̡͈̩̆̓͗̏̊͠ͅb̵͖̤͛̈͑̍r̴͉̞̯̮̘͉̋ạ̶͙̺̄͆́̊̓͠ç̴̘̭̞͕͍̏̆ẽ̴̳̈́̂͛̋̚ͅ_̴̛̠̗̪̳̥͋̎̀̎̎͘͜͜_̶̧̞̹͙͇̽͜R̴͕̓͗̕E̵̋̌̏B̴̻͕̭̩̭̟̂̓̓O̶͇̙̳̝̱͉͆̎̚͜R̸̛̺̖͈̹͚̞ͅN̵͓̦̮̣̯͋͜



    Poi...
    Silenzio.
    Assoluto silenzio.
     
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    Era sceso solo con ciò che aveva indosso, vestiti da borghese che sarebbero stati meglio con un accattone che con lui, i suoi fidi coltelli, tra cui Buster e la pistola, nient'altro, non ne aveva bisogno, si diceva, o forse non era così, ma l'istitenza di quella voce non gli aveva dato il tempo di pensare, si sentiva come un sonnambulo. Era in effetti, sveglio? L'odore della polvere, dell'umido e di stantio, dicevano di sì, eppure lui non si sentiva per nulla presente a sè stesso, in quel momento.
    Si sentiva vuoto, come i primi passi nel deserto, dopo che si era svegliato con la testa rotta e nessuna idea di chi fosse o perchè si trovasse circondato da cadaveri di sabbipodi. Quello però non era in effetti un qualcosa di recente, era da parecchio che qualcosa di oscuro e freddo lo trascinava verso il basso. Quel giorno il qualcosa aveva semplicemente trovato una voce.
    "Dove stai andando?! Smettila! Non ci si immerge nell'oscurità in fondo alla torre di uno stregone, senza avere un piano, e tu di piano non ne hai nemmeno mezzo!" la voce di Fisher riusciva ancora a farsi strada, a tenergli compagnia, a dargli coraggio, in realtà. Sarebbe stato molto inquietante scendere da solo.
    Paura del buio? Naaah. Sì. Diamine, erano davvero poche le occasioni in cui un chiss si trovava nella completa oscurità, ma lì sotto il suo calore corporeo non era sufficiente a rischiare nemmeno un passo dell'oblio. Il gelo della torre sembrava mangiarsi ogni cosa, compresa la luce infrarossa prodotta dal suo stesso corpo. Fu per questo che quando raggiunse il primo braciere, fu costretto a coprirsi gli occhi, per la troppa luce, non notò subito il cristallo, poi la voce iniziò a farsi prepotente e lui a stringere gli occhi, scuotendo il capo.
    "Io te lo dico, cocco, quando la gente ti urla addosso del vodoo e non sai nemmeno da dove viene, è il momento di filarsela, correre correre e non voltarsi indietro. Ai posteri racconterai che hai affrontato un drago e l'hai sconfitto, ma hei, qui si pensa a sopravvivere."
    In un altro momento avrebbe pensato un sacco di cose "i cristalli sono preziosi? posso prenderli? Posso venderli? come funzionano?", ma aveva difficoltà a rimanere concentrato.
    Continuò a scendere.
    "Ahi ahi ahi, qui stiamo sconfinando, cocco, questa è terra di gente morta. Fai ancora in tempo a voltarti indietro. No, dove cazzo vai?! AH! Non toccare!"
    Keldor era passato davanti a cadaveri e mummie di adolescenti, senza che il suo corpo tradisse nessuna reazione, era come in trans, si muoveva, ma non sapeva davvero che cosa stava facendo, o meglio, se ne rendeva conto, ma era come se lui fosse solo uno spettatore, lui e Fisher, l'unico che avesse ancora del buon senso, quella parte di lui che capiva perfettamente come ci fosse qualcosa di molto strano, che si ricordava di come il Sith che abitava quella torra avesse creato un clone, che lui aveva ucciso, di come fosse stato circondato da guardie del corpo vive, ma morte, che si chiedeva se toccare qualcosa là in mezzo avrebbe potuto risvegliare qualcosa... che si diceva fermamente che non sarebbe dovuto mai scendere là sotto.
    Ma Fisher, che poi era solo una parte della sua coscienza, non gli era stato molto d'aiuto fino a quel punto. Sapeva farlo rimanere in vita, certo, ma poi? Keldor aveva smesso da tempo di desiderare qualsiasi cosa, solo quello sapeva fare "rimanere vivo", ma "non morire" non era "vivere".
    E così, contro ogni buon senso, il chiss allungò una mano verso lo strano oggetto viola e cercò di afferrarlo.
    Silenzio.
    Che devo fare?
     
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    Le ammonizioni di Fisher vengono ignorante mentre tu, Keldor, ti ritrovi nella stanza circolare. L'Holocron Sith lì, a portata di mano, come un bagliore sinistro nell'oscurità.
    Tutto tace se non fosse per qualche squittio nella distanza - probabilmente dentro qualche muro - appartenente a ratti delle profondità, che oramai hanno fatto casa di quella catacomba. I corpi giacciono immobili, qualcuno più riverso degli altri.
    Quelli al tuo fianco hanno un visibile sguardo di orrore; le mascelle leggermente aperte, in supplica.

    Ignori gli altri dettagli della stanza e ti concentri sull'oggetto che ti chiama.
    Che ti brama.
    Quel fascio di luce porpora sembra agitarsi, come un pesce in una vasca; si muove vorticosamente, toccandone le pareti come un prigioniero colpisce le sbarre. Tuttavia non parla - non come te lo aspetti tu.

    Ti allunghi e...

    dlP02ue
    Un forte stridore sembra quasi perforarti il cranio.
    La mano sembra chiudersi di scatto attorno all'oggetto, come se una forza misteriosa avesse voluto concludere il movimento al posto tuo. Ed è un oggetto bollente al tatto, che ti lascia incollato - ti impedisce di scappargli.
    Un bagliore sembra come penetrarti negli occhi, mentre parte dell'Holocron si schiude; ma riesci ancora a vederlo per pochi istanti, perché memorie, luoghi ed eventi ti si parano davanti.
    Storie di un'altra epoca. O forse è il presente?
    Strade antiche, misteriose, ma in qualche modo magiche.

    Il pavimento della via in cui ti trovi è in sasso, finemente lavorato, di un beige arido. Le case attorno a te non sono alte, ma presentano vari simboli e incisioni che non hai mai visto prima, mentre alberi e palme le separano le une dalle altre; dei giardini sono stati costruiti sui tetti e dei tendaggi gettano un po' di ombra sulla strada.
    Non puoi controllarti.
    Forse perché non sei tu.
    Oppure sì?

    Rapidamente la visuale si sposta e hai già percorso tutto il viale verso un enorme edificio davanti a te, ancora sfocato per via del sole cocente e i riflessi sulle pareti. Le ombre che da dietro le finestre e le porte ti osservano, appaiono leggermente più nitide. C'è qualche Chiss, vestito con lunghe vesti mai viste prima; ma anche umani ed una razza di rettiloidi.
    Ti guardano tenendo la distanza.
    Ma vai avanti.

    L'edificio enorme presenta una lunghissima scalinata che diagonalmente sembra arrivare al cielo. Sembra una enorme piramide di granito nero, se non addirittura di un altro minerale a te sconosciuto.
    Il percorso in salita e le statue che lo accompagnano conferiscono un'aria solenne; regna un silenzio religioso.

    Ti ritrovi in cima alla scalinata dopo pochi istanti, ma senti di aver faticato parecchio per raggiungere la sommità.
    Qui, un enorme varco triangolare si apre in un atrio oscuro, dove l'unica luce spunta dal tetto. E' sufficiente per illuminare il luogo, che presenta un circolo mistico al cui centro vi è un meccanismo non diverso da quello che hai appena lasciato a Kh'aris Fenn.
    Ma funziona.
    E ti chiama.
    Dietro a quest'area ritualistica, vi è un trono. Un trono enorme.
    Forse c'è seduto qualcuno?
    Ma chi?

    Senti uno schianto alle spalle, probabilmente una nave ha colpito il suolo, schiantandosi. Magari fai per girarti, ma non ce la farai. Lo stesso suono stridente che ti ha accompagnato dentro questa storia, ora si ripresenta.
    Ti tira fuori.
    .
    .
    .
    .
    Sei disteso a terra, nelle catacombe di Kh'aris Fenn.
    L'Holocron è ancora attivo, ma nuovamente chiuso e tra le mani - innocuo. Sembra aver fatto quel che doveva fare, per il momento.
    La stanza è ancora a tua disposizione, nel caso volessi guardarti attorno.
    Altrimenti...
    Un numero sembra esserti rimasto impresso nella mente, come fuoco ardente.
    Una serie di numeri.

    -530.679, 66.084

     
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    AHHHHHHHHH!!!
    Era sicuro di aver gridato, ma il suono scomparve, assorbito dallo stridore che gli stava cercando di spappolare il cervello e mentre quella strana forza lo attraeva verso l'Holocron, solo allora Keldor uscì dallo stato di semi-incoscienza in cui si era trovato fino a quel punto ed un grande terrore, uno che non ricordava di aver mai provato in vita sua, lo colse, mentre la stanza cambiava attorno a lui e lo strano oggetto gli ustionava la mano.
    Te l'avevo detto di non toccare!
    Cazzo! Non voglio morire! fu l'ultima cosa che urlò, mentre cercava con tutto sè stesso di divincolarsi [LIBERAZIONE DEL CONTORSIONISTA], pur senza avere nessuna presa da cui scappare, e mentre, nella disperazione, metteva mano con la sinistra a Buster, il suo speciale vibropugnale, pronto ad amputarsi la destra, pur di fuggire, la vista fu abbagliata e le scene inizarono a comparire.
    Strade lastricate, antiche, case, altri chiss, rettili, una piramide...
    Malgrado il dolore, la paura stava cominciando ad essere contenuta e trasformata in curiosità. Che cosa succedeva? Perchè era sceso lì, poi?
    Perchè sei un imbecille.
    Un meccanismo uguale, uno scranno regale... Cercò di girarsi, non appena sentito lo schianto, ma invece di scoprirne il risultato si ritrovò di nuovo nella quasi totale oscurità.
    Aveva urlato di nuovo, lo sentiva in gola, nelle corde vocali raspose, ma l'eco era stato assopito dalle pareti ricoperte da cadaveri. In un momento di ilarità, gli venne in mente che quello sarebbe stato il sistema di insonorizzazione più metal della storia delle band metal. Peccato che lui non sapesse suonare, nè cantare, ma gli piaceva la musica, quello sì...
    *Cof-cof* tossicchiò, quando della polvere gli entrò nel naso. Non si era alzato subito, si stava guardando attorno, quasi immobile lo sguardo che vagava in particolare tra i vari volti contorti delle mummie. Prima non aveva potuto pensarci, ma ora che era tornato in sè, quella vista lo inquietava. Non era uno a cui piaceva aggirarsi tra cadaveri di chissà quante centinaia o migliaia di anni, lui al massimo i cadaveri li procurava, quelli freschi, ma quando avevano smesso di sanguinare, divenivano qualcosa che non aveva più nulla a che fare con lui, qualcosa di inquietante, sporco, o solo una seccatura.
    Un adolescente e un adulto, un adolescente e un adulto... Quelle non erano tombe normali...
    Eh, grazie al cazzo!
    QUalche oscuro rituale era avvenuto là dentro. Ma quale? Lui purtroppo non era in grado di riconoscere le specie a cui appartenevano le mummie, ma forse quelle adornate gli avrebbero detto qualcosa sulla loro provenienza. Non era un pozzo di sapere, ma qualche cosa della galassia l'aveva imparata, o per meglio dire, gli era stata infilata nel cranio dai clonatori, perchè ad impararla era stato Fisher.
    Prego.
    Forse avrebbe riconosciuto gioielli tipici di Ryloth, dei twi'lek, o di qualche altra cultura dominante della Galassia.
    Mentre pensava a queste cose, cominciarono a tornargli in mente anche le varie parti della visione e subito abbassò la testa a guardare il palmo chiuso della mano destra. Sembrava incredibile, eppure fino a quel momento aveva continuato a stringere forte l'oggetto maledetto -l'holocron, gli diceva la sua testa, qualsiasi cosa fosse davvero- senza rendersene conto.
    Lo guardo, chiuso, inerte. Lentamente aprì la mano, cercando sul palmo eventuali danni da ustione, senza sapere se il dolore fosse stato tutto immaginazione, o reale.
    Il respiro, che prima era stato affannoso, era tornato rapidamente alla normalità e ora il chiss osservava ogni cosa con più chiarezza, ma molte, molte domande.
    530.679, 66.084
    Per qualche ragione quel numero -coordinate, gli diceva la sua esperienza- gli era rimasto impresso.
    Per una buona volta, nemmeno Fisher aveva più nulla da dire, sì, perchè anche lui, sotto sotto, si stava facendo la stessa domanda: è lì che troverò la piramide?
    Pareva probabile, eppure, perchè avrebbe dovuto recarvisi?
    Perchè no? Per moltissime ragioni, laddove invece un "sì" sarebbe dettato solo dalla sua curiosità. Eppure... cosa aveva da perdere? Nelle ultime settimane non aveva fatto altro se non trascinarsi avanti e indietro tra quella torre e la più vicina cantina, fingendo di avere ancora qualche interesse nello scatenare una ribellione su Ryloth. Era finito, lo sentiva nelle ossa. Quella faccenda però, i morti, l'holocron, la piramide...
    Lasciare perdere era la cosa più semplice. Ma...
    Ci hanno chiamato...
    Che era esattamente la ragione per non andare. Lui non voleva essere il servo di nessuno! Era già stato manipolato una volta dal potere di un Sith e non ci teneva a ripetere l'esperienza, eppure era proprio ciò che era capitato, seguendo quella voce. Forse la cosa migliore era abbandonare la torre, abbandonare Ryloth e poi... Poi...
    Il pugno strinse novamente quell'oggettino tanto insignificante, quanto misterioso.
    Non ho nulla da perdere nel cercare. se lo ripetè ad alta voce, sapendo che non era vero, che poteva perdere ancora moltissimo, la sua libertà, tanto per iniziare, la cosa che gli era più cara nella Galassia.... ma dentro di sè sapeva di non essere mai stato libero. Era nato schiavo della fama di Fisher, schiavo del compito che gli era stato assegnato, di continuare la sua storia e per quanto avesse tentato di ignorarlo, alla fine nulla l'aveva mai appagato quanto fare ciò per cui era stato creato. Era uno schiavo fino in fondo, lo era sempre stato.
    Si rialzò, si spazzolò via la polvere dal culo con la mano libera e lentamente si avvicinò a quella specie di alloggiamento dove l'holocron aveva avuto sede. Lo osservò da vicino, quello e il meccanismo spaccato, poi passò di nuovo alle mummie. Non rubare gioielli ai morti era diventato un suo mantra personale, da quando aveva avuto l'esperienza di possessione... Ed ecco perchè, questa volta, quando strappò un ciondolo dal collo rinsecchito di un cadavere, lo fece con una certa apprensione. Messo nella tasca dei pantaloni il monile, lasciò a passi cauti la stanza, l'holocron ancora nella mano destra e ricominciò la strada a ritroso che l'avrebbe riportato in superficie. Era teso, guardigno, ogni squittio e sussurro lo faceva voltare. Non appena ebbe raggiunta l'ultima delle fiaccole di cristallo, la prima che aveva trovato all'andata, prese il coltello e aiutandosi con questo, cercò di staccare il cristallo dal suo alloggiamento, usando la funzione vibrante di Buster, se necessario.
    Una volta preso e intascato anche quello, se possibile, avrebbe fatto ciò che andava fatto: sarebbe tornato di sopra, avrebbe dato fondo a tutto il rhum della torre e con l'aiuto del kordan, l'unico dei suoi che era rimasto, per cieca fedeltà, avrebbe dato fuoco a tutto, usando il liquore come comburente e le mummie come combustile, versando un po' di alcol su ciascuna, prima di darvi fuoco.
    Chiamatelo sacrilego, ma non voleva assolutamente vivere là sopra, sapendo che sotto c'era un cimitero di inquietanti creature mummificate.
    Raqquill non avrebbe certo fatto domande, non era nel suo stile, avrebbe eseguito e basta, come i successivi ordini:
    Tieni al sicuro la torre: sto partendo.
    Capito.
    Ormai era deciso: sarebbe passato in città a comprare provviste per la nave e avrebbe cercato un antiquario, così da potergli mostrare gli oggetti che aveva (teoricamente) recuperato e chiedergli se sapesse a che popolazione potevano appartenere. Solo dopo aver completato queste tasks, sarebbe passato alla banca dati nazionale, per inserire le coordinate e vedere se ci fosse una corrispondenza con un pianeta da raggiungere. Se doveva recarsi lì, tanto meglio farlo per bene.
    L'Holocron rimase sempre con lui, infilato in una piccola saccoccia, portata a tracolla.
     
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    Una fortuna che Keldor fu abbastanza curioso da ascoltare cosa il Sith Holocron aveva da raccontargli, evitando di dover affrontare gli incubi con una mano amputata. E niente servì divincolarsi, perché il controllo fu - evidentemente - più mentale che fisico.
    No, non controllo.
    Connessione.

    Ti rialzi da terra, coperto di polvere e sporcizia e senza alcun segno di ustione, in compagnia di quei morti.
    Li osservi.
    Sono troppo mummificati per capirne la provenienza o la razza se non il fatto che sono umanoidi; i gioielli e le vesti sono di molteplici razze, senza mai essercene una dominante. E non hai mai approfondito troppo la medicina per capire cosa, o chi, abbia provocato quelle morti. Però anche così, qualcosa riesci a capirla.
    Non tutti sono umanoidi completamente... formati.
    Talvolta è un adolescente, altre è l'adulto.
    Ma di ciascuna coppia ce n'è sempre almeno uno: alcuni hanno muscoli e ossa non bene definiti, a volte i volti sono lisci come un velo; tutti presentano malformazioni.
    O in vita erano persone con particolari problemi, o erano embrioni usciti dall'utero già grandi.

    Inizi ad uscire dalla torre, con tanti pensieri per la testa: libertà, dominio, destino, smarrimento. Anche un amuleto, ora nella tua tasca. Ma non è come quello che conteneva il piccolo Holocron, ma è uno dei tanti che hai già visto in precedenza. Non ha però alcun effetto, ne sei sicuro.
    Con te anche un cristallo delle fiaccole, che per qualche ragione mistica rimane luminoso, come una lampada spettrale nell'oscurità. Dopodiché, solo il fuoco, che partì dalla base della torre cancellando quella sorta di laboratorio, base di chissà quale abominio della Forza.

    ***



    G6UDIte
    Dentro il negozio di antiquariato, in uno dei sobborghi più sporchi di Ryloth, una Twi'lek, i cui Lekku rimangono nascosti dietro ad un copricapo esotico. Gioielli con simboli adornano il collo e le dita affusolate.
    Il locale profuma di erbe e droghe varie, ed è pieno di cianfrusaglie, come vasi, amuleti, pozioni e vecchi tablet. Sei sicuro che troverai le tue risposte qui?

    ???: « Buonasera. » inizia la donna, sorpresa di avere un cliente. Ti viene incontro, tenendo poi le mani intrecciate sotto lo stomaco. Guarda gli oggetti attentamente, ma non ci mette molto a darti una prima risposta.
    ???: « Dunque, l'amuleto mi sembra un design come tanti. Non risale a nessuna cultura particolare, immagino sia di manifattura recente. » Poi si gratta una guancia, mentre gli occhi le si illuminano nel vedere quel cristallo luminoso. « Oh! »
    Lo osserva più da vicino, portandolo vicinissimo agli occhi.
    ???: « Molto curioso. Non ha mai avuto un nome questo minerale - o meglio, ha avuto molti nomi a seconda di chi lo portava con sé. Generalmente l'ho visto usare da Chiss, Trandoshan, Chistori, anche qualche umano. Non saprei da dove di preciso proviene, anche perché spesso viene confuso come uno dei tanti cristalli per blaster. Si dice però che sia dello Spazio Profondo. » E' chiaramente raro. « A quanto me lo vendi? » chiede speranzosa.

    ***



    Alla banca nazionale non c'è una corrispondenza. Dopotutto, appunto, è nazionale, ma forse non avresti molta fortuna neanche altrove. Pianeta vai, cultura che trovi. Vale a dire poche informazioni ed ignoranza dilagante. Però guardando semplicemente alla mappa sai identificare il settore e l'area generica.
    E' una zona dello Spazio Profondo - o delle Regione Sconosciute, che dir si voglia. Griglia: F-9.
    Sei certo che è fuori da qualsiasi rotta commerciale. Trovi però pianeti relativamente vicini: Celwis, Cormit, Csilla.
    Due parole per identificare quella porzione generica di galassia:
    Chiss Ascendancy.
     
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    Sapere che le mummie erano carbonizzate gli dava solo un minimo di sollievo, in realtà ciò che aveva visto là dentro lo aveva inquietato nel profondo e pure il fuoco avrebbe cancellato solo parte delle sue sensazioni negative. Non era un medico, anzi, non ne sapeva davvero niente di medicina, ma quando aveva guardato bene quelle mummie si era fatto un'idea che non gli era piaciuta per niente. Cloni. Cloni malformati, oppure cloni di gente malformata, cloni come quello che lui aveva ucciso per paura che il Sith potesse tornare tramite lui, anche se forse non se lo meritava... cloni come lui stesso.
    Mentre si dirigeva dall'antiquario, quella camera mortuaria aveva assunto nella sua mente l'aspetto di una stanza immacolata di Kamino, con file e file di taniche tutte uguali e un brivido gli era corso lungo la schiena. Era già tornato a Kamino, in passato, recentemente per farsi ripristinare i ricordi di Fisher e cambiare aspetto e impronte digitali, ma non l'aveva mai fatto a cuor leggero, perchè quel posto, che pure era stato il primo che aveva visto coi propri occhi e avrebbe dovuto chiamare casa, era anche un luogo di paura. Non era mai rientrato in una tanica, nemmeno una al bacta e sperava che non succedesse mai, perchè ricordava bene la sensazione di fluttuare nel liquido di sospensione, inerme e consapevole di esserlo, mentre i collilunghi ti guardavano e decidevano che cosa farsene di te, ricordava la sensazione, malgrado non avesse una memoria precisa di quell'attimo a cui appellarsi.
    CITAZIONE
    A quanto me lo vendi?

    Le informazioni che la twi'lek aveva fornitogli avevano un notevole interesse per lui, aveva fatto bene a fare un tentativo con quello. Non era tuttavia il fatto che il cristallo potesse valere molto ad averlo allettato, più che altro il nome di Chiss e Spazio Profondo lo impensieriva.
    Usare per che cosa? chiese.
    Come lampadina? Ma che cosa avrebbe dovuto accomunare quelle tre specie? I trandoshan non erano vicini di casa dei chiss e i chistori nemmeno sapeva che cos'erano, quindi come era arrivato quel cristallo, che a quanto pare stava molto lontano da lì, fino al Sith? La Torre era antica, forse era stato uno dei simpaticoni mummificati a procurarli. Bizzarro.
    Se Aola'vrei fosse stata lì, sicuramente avrebbe potuto mettere alla prova le proprie abilità di commerciante per sapere di più, o capire quale potesse essere davvero il valore dell'oggetto... ma la piccola non c'era più.
    Dopo aver udito la risposta, il chiss riprese il cristallo e se lo mise al sicuro in una tasca.
    Questa volta non vendo, ma so dove trovarne altri. Tu quanto mi offriresti, dolcezza? chiese, poi, se lei non avesse detto altro di interessante, se ne sarebbe andato alla banca dati nazionale, per il resto della ricerca.
    Il fuoco non avrebbe dovuto arrivare dai cristalli: una volta consumate le mummie, sarebbe morto velocemente, in un ambiente sotterraneo come quello, al massimo Keldor avrebbe dovuto preoccuparsi della mancanza di ossigeno, tutto consumato dal fuoco, ma solo nell'immediato, perciò ci avrebbe pensato una volta tornato. Con Raqquill a fare la guardia, non aveva timore che il suo potenziale tesoro venisse meno. Per il momento però, quel piccolo cristallo sarebbe venuto con lui: una lampadina fa sempre comodo.

    Fino a che non aveva visto la mappa, Keldor non si era reso davvero conto di che cosa intendesse dire la donna con "Spazio Prfondo", poi aveva visto a quale quadrante quei numeri corrispondessero e lì aveva finalmente fatto 2+2.
    Oh, no.
    L'Ascendancy.
    Merda. sibilò per conto proprio davanti al terminale che stava consulando.
    Lo Spazio Profondo era una cosa: pericoloso, non mappato, altissime probabilità di schiantarsi su un'ombra iperspaziale, o finire in un'anomalia; l'Ascendenza però, era tutt'altra cosa...
    Ok, è stato bello. Il piano è fallito. Addio.
    Keldor non era mai stato nei territori dei Chiss, almeno non che lui sapesse, ma Fisher era nato lì e perciò Keldor conosceva Celwis e Cormit come due posti di poco conto, uno non era nemmeno un pianeta, l'altro era la base di una famiglia minore, Csilla però, ktah! Csilla era la fottuta capitale. Come avrebbe fatto a entrare così tanto nello Spazio Chiss da arrivare a quelle coordinate?
    Certo, nello Spazio la vicinanza era del tutto relativa, e in particolare nelle Regioni Sconosciute, perchè due pianeti potevano essere anche appiccicati e non conoscersi, bastava che il percorso tra loro fosse un pelino troppo complicato da mappare e chiunque avrebbe preferito fare una strada parsec e paserc più lunga. Ma lì si trattava comunque di entrare completamente nel territorio dell'Ascendenza e ora, con il commercio aperto, di certo la CEDF sarebbe stata super attenta ai confini, per evitare a simpaticoni della Republica di ficcare il naso dove non dovevano.
    Le possibilità di riuscire ad entrare ed uscire erano bassissime.
    Infatti, non andremo!
    Per riuscire ad entrare, avrebbe dovuto evitare tutte le pattuglie, inventarsi della palle incredibili, oppure...
    Nooooooooo.
    Chissà se aveva ancora il numero di quella spia chiss alle prime armi. Mise mano al comlink.
    Bingo.
    Ce ne pentiremo... tantissimo.

    Qualche minuto dopo, Keldor era al mercato per fare rifornimento e aveva il comlink pronto alla mano.
    Salute a te, mio splendido bocciolo di rose. Ti ricordi di me? non appena ricevuta risposta, il chiss avrebbe iniziato la conversazione in Cheunh, mentre faceva gesti ai mercanti per farsi riempire le borse con lo scatolame.
    Dimmi, mia cara, che ne diresti di ricambiare quel piccolo favore, sai quello dove non ti ho uccisa, anche se avrei potuto, e cancellare così per sempre il tuo debito nei miei riguardi? Per essere chiaro: fammi questo favore ora e non dovrai mai più preoccuparti di me, in futuro. Interessata? aspettò una risposta e in caso non avesse negato, avrebbe continuato.
    Vieni su Ryloth, allo spazioporto di Kala'uun. Ce l'hai ancora la tua navetta, non è vero? Non te la sei fatta riubare da qualcuno di più brutto e cattivo di me? ghignò, dietro il comlink.
    Non ti preoccupare, cocca, voglio solo che mi accompagni in un viaggio, andata e ritorno, niente di più complicato. I dettagli te li dirò quando sarai qui. Posso contare su di te, Principessa?
    Se la chiss si fosse resa disponsibile, Keldor avrebbe quindi chiuso la comunicazione con un punto di riferimento ulteriore su dove trovarsi e dicendole di fargli sapere quando sarebbe potuta arrivare, poi tornò a fare la spesa, riempiendo la nave per due persone con acqua, cibo in scatola e qualche bottiglia di rhum.

    Quando Vriska si presentò all'appuntamento, la nave ormai era pronta e il chiss aveva già caricato anche tutto il proprio equipaggiamento, a parte pistola e i coltelli, quelli li aveva sempre addosso.
    Mia cara, ben arrivata! Quanto tempo! avrebbe accolto la donna a braccia spalancate, andandole incontro, con gli occhi aperti per verificare se l'avesse tradito e ci fosse qualcuno pronto a fargli la pelle.
    Dimmi, mia cara, gradisci un kebab? C'è un posto che ne fa di ottimi, qui. E mentre mangiamo, puoi anche ricordarmi quali sono i tuoi rapporti con l'Ascendenza, che ne dici? Sì, hai indovinato, il posto dove andiamo passa preeeeeeecisamente là in mezzo. Ma non preoccuparti, non faremo niente di male, dobbiamo solamente visitare un pianeta di cui, sono sicuro, mamma Csilla non conosce nemmno l'esistenza. La salsa la vuoi piccante, o al curry?

    Celebridan
     
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    Vriska considerava fastidiose molte cose nella sua vita: Nar'Shadaa, la Repubblica, il Leviathan, l'odore di quella parte della Galassia, i sensibili alla Forza, il cibo, la scarsa attenzione al bene comune che avevano da quelle parte... insomma, la maggior parte delle cose che facevano o combinavano da quelle parti le provocava un fastidio non indifferente.
    Tra le cose che le davano fastidio ma che non aveva ancora deciso come sistemare c'era sicuramente la voce del chiss che aveva incontrato qualche mese prima e che sperava di dimenticare e che, soprattutto, si fosse dimenticata di lei. Non lo aveva ancora inquadrato bene e non aveva ancora capito esattamente cosa facesse nella vita oltre che portare caos in quella parte della Galassia, ma era un chiss e questo le bastava per ascoltare quanto meno quello che aveva da dirle.
    Non lo avrebbe mai ammesso ma preferiva di gran lunga la compagnia di un chiss, anche se Keldor, a quella del migliore soggetto non chiss di quella Galassia.
    Aveva anche immaginato di non rispondere al comlink e di fare finta di niente, alla fine però si era convinta a rispondere e vedere quanto meno cosa volesse da lei e dalla sua vita. Nel corso della conversazione si limitò a mormorare qualche parola per mostrare il suo interesse facendo pesare la cosa e mostrando disappunto.
    Non era mai stata su Ryloth prima di quel momento e, a dir la verità, sperava anche di non vedere quel pianeta inutile e desolato quasi come i suoi abitanti. Ma... era lì per incontrare Keldor e non per fare un discorso sulla mancanza di utilità generale che la Galassia aveva nei confronti dei Twi'lek.
    Indossava abiti di colore scuro, il taglio era marziale e poco lavorato, pensato per essere semplicemente pratico e privo di decorazioni utili. Un taglio che già solo dall'aspetto ricordava quello di una divisa militare seppur priva di segni identificativi e con colori non riconducibili a nessuna delle fazioni che si contendevano la Galassia. Capelli lasciati raccolti in una coda dietro la schiena e occhietti vispi che spruzzavano curiosità e gioia di vivere.
    Più o meno.
    Aveva con se la sua pistola, perché con Keldor aveva imparato che la prudenza non era mai troppa.
    Osservò per qualche secondo Keldor e il suo comportamento con il fare tipico di chi non solo stava osservando ma anche giudicando, assicurandosi di fare anche un passo indietro, se necessario, per non farsi abbracciare o toccare da lui.
    Rispose in Cheunh alle parole di Keldor, senza esitazione 《non so cosa sia un kebab》 non le interessava nemmeno molto scoprire di più sul cibo, un po' perché era certa che non le sarebbe piaciuto e un po' perché le successive parole del chiss attivarono tutti i suoi sistemi di sicurezza 《io? Non ho rapporti con l'Ascendenza Chiss, te l'ho detto che sono nata in questa parte della Galassia, no?》 era una menzogna fatta e finita alla quale probabilmente Keldor non avrebbe creduto nemmeno di striscio ma che lei si sentiva comunque in dovere di raccontare 《più che altro... in che rapporti sei tu con loro data la tua... "professione"...?》.
    Spostò lo sguardo altrove 《è irrralistico che Csilla non conosca un pianeta nei suoi confini, potrebbe non averlo esplorato o non interessergli ma saprà sicuramente che esiste...》 la faccenda si faceva interessante lo stesso che prendi tu》 tagliò corto alle domande di Keldor sul Kebab 《ad ogni modo hai la mia attenzione》 un invito a tornare sull'argomento principale di quella chiacchierata e lasciare da parte gli argomenti inutili.
    No, non era poi la persona migliore per fare conversazione spicciola.
     
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    Forse ti aspetti chissà quale grande scopo per questi cristalli, Keldor, ma dopotutto li hai trovati semplicemente ad illuminare una scalinata. Nonostante la rarità, il loro uso è limitato.
    ???: « Vengono usati nei blaster, o altre armi meno convenzionali. » Inizia a spiegare la donna. « I colpi di blaster all'impatto con le superfici, anziché annerire, mantengono l'incandescenza - fredda - più a lungo. » Il loro scopo sembra quindi più una questione di stile che di utilità, anche se niente impedisce di pensare ad utilizzi alternativi. Ma su questo, l'antiquario non può aiutarti.

    La donna arrossisce leggermente sulle guance, distogliendo lo sguardo e massaggiandosi una di queste nervosamente. La voce, leggermente più dolce e sinuosa.
    ???: « Eh...mmmh, per te sarei disposta a comprarle a 100 crediti al pezzo. » Non l'affare del secolo, ma è un punto-prezzo mediamente alto, se si considera il cristallo meno come un componente e più come una attrezzatura, se non addirittura una decorazione. Torna a fissarti con una certa fascinazione negli occhi.

    ***



    Dopo la visita alla banca dati e l'arrivo di Vriska raggiungete uno stand vicino all'area: rudimentale, fatto in legno e cemento e con qualche insegna al neon, di cui la maggior parte delle lettere sembra non funzionante. Il nome di questo posto si chiama "Quattro mani, quattro schiaffi" e, dietro al bancone, vi è un Besalisk grosso e sudato, con un panno a coprirli la testa, indaffarato a cucinare kebab per voi e per gli altri clienti.
    Al vostro arrivo si limita a grugnire, come se l'ultima cosa che volesse fare in vita sua fosse cucinare per voi. Tuttavia, vi da una doppia porzione ad entrambi.
    ???: « Toh! Mangiate. Siete deperiti, come cazzo fate a reggervi in piedi!? Vi è pure venuta la pelle blu. » Evidentemente ignorante di usi, costumi e razze, vi lascia il piatto, poi spostandosi a passi pesanti verso un altro cliente.

    Sentitevi libere di fare anche più di un post a testa per ruolare tra di voi, se lo desiderate e riteniate di dover fare più di una interazione. Rimango qui a disposizione, in tutti i casi.
     
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    La risposta della donna era stata una delusione, perciò, prima che si facesse strane idee, ma mantenendo il personaggio, perchè, non si sapeva mai, magari sarebbe stata utile in futuro, Keldor fece la sua uscita ad effetto.
    Lo terrò presente, zucchero e appena avrò fatto un carico, te le porterò. Magari ne viene fuori una bella collanina per illuminare il tuo bel visino. A presto, cocca.
    Non appena fuori, con le spalle alla twi'lek, tirò una smorfia di disgusto: non c'era niente di peggio che una femmina che striscia per un po' di attenzioni.
    Per fortuna la blu che avrebbe chimato solo qualche tempo dopo, era molto diversa dalla twi'lek dell'antiquariato.
    [...]

    Per fortuna di Vriska, Keldor non aveva cercato di abbracciarla e nemmeno di toccarla, almeno non subito: lui se ti abbracciava era perchè voleva infilarti un coltello nelle costole, o tra le scapole. No, il momento dell'invadenza arrivò non appena i due cominciarono a camminare e il chiss le si piazzò sul lato destro, quello della pistola che portava in fondina, così da renderle difficile tirarla fuori e sparargli (piccoli trucchi del mestiere), allungando il braccio sinistro per cingerle le spalle, un'altra forma di controllo, per sapere sempre dove fosse e cosa stesse facendo. Se non avesse necessitato della sua collaborazione, le avrebbe sicuramente toccato il culo, ma hei, in quel momento aveva bisogno del lato migliore della chiss: non voleva certo che una volta arrivati in Spazio Chiss le venisse in mente di cercare di venderlo alla CEDF, per liberarsene una volta per tutte. Infatti, se lei fosse stata abbastanza rapida da scostarsi, non avrebbe insistito col contatto fisico.
    CITAZIONE
    《io? Non ho rapporti con l'Ascendenza Chiss, te l'ho detto che sono nata in questa parte della Galassia, no?》

    Certo, certo, certo, come vuoi tu. agitò la destra in aria, come a scacciare una mosca fastidiosa. Era così adorabile che la piccola chiss tentasse di mentirgli, che quasi sentiva la glicemia salire, ma forse si trattava di un peto.
    Professione? E che professione eserciterei io, secondo te? No, non rispondere. Te lo dico io che cosa sono: un mercante e sono nei territori dell'Ascendenza per commerciare in... questi cosetti. tirò fuori dalla tasca lo strano cristallo viola luminoso, facendoglielo vedere per bene, prima di farlo sparire di nuovo in fondo alla tasca dei pantaloni.
    Sono certo che tra il mio charme e i tuoi rapporti "diplomatici"-... fece virgolette con la destra, perchè di diplomazia Liya non aveva nemmeno il nome della nave ...- riusciremo a passare. concluse, fermandosi davanti al banchetto fatiscente.
    Hei, cocco, che ne dici di preparci un paio di kebab con tutto e belli piccanti, mi raccomando, il piccante mi rende vivo, un po' come la mia piccola, tra le lenzuola. fece l'occhiolino al besalisk, spostando la mano sinistra dalle spalle -se fosse stata lì- al fianco della chiss.
    CITAZIONE
    « Toh! Mangiate. Siete deperiti, come cazzo fate a reggervi in piedi!? Vi è pure venuta la pelle blu. »

    Tu sì che sai come rendere felice un uomo. prese il cibo, pagò in contanti e si spostò di nuovo verso il porto, azzannando il panino e buttando il piatto per terra. Finalmente entrambe le mani erano occupate: Vriska era salva.
    Non ti preoccupare, cocca. Non sono ricercato da loro, se è quello che ti preoccupa. Per loro io sono pulito e lindo come la crapa ben lucidata di un devaroniano. tornò al punto importante, come richiesto.
    Le coordinate sono 530.679, 66.084. Quadrante F9. Siamo nei pressi di Csilla, Celwis e Cormit. Ti dice niente? si fece un pelo più serio, mentre continuava a camminare verso la sua nave e a mangiare il panino.
    Aspettò la risposta, poi con no chalance aggiunse:
    Hai mai sentito parlare di un pianeta con una piramide nera, abitato da chiss, lucertoloni e umani?
    Si rendeva conto che le probabilità che lei ne sapesse qualcosa erano molto basse, ma non gli costava niente provare e poi prima o poi avrebbe dovuto vedere il pianeta, tanto valeva farle un piccolo spoiler.
    Ora dimmi. Pensi di essere in grado di navigare fino a quelle coordinate, facendomi evitare le pattuglie della CEDF? O quanto meno di farmi passare, dovessero intercettarci, senza che io debba sparargli addosso e renderti molto triste? Perchè io posso procurarmi altri campioni di cristalli e inventarmi una palla cosmica sulla storia del mercante, ma preferirei non incontrare proprio nessuno. Anche a te converrebbe: pensa se poi scoprono che sono una persona brutta e cattiva e tu eri con me, sarebbe orribile per la tua carriera da perfetta soldatina sotto copertura.
    Un po' di minacce facevano sempre bene: aiutavano a rinsaldare i rapporti.
    Alla fine, se Vriska avesse accettato e non avesse proposto un piano alternativo, l'avrebbe portata alla nave, pronti per partire.
     
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    I suoi occhi si fermarono qualche secondo ad osservare il cristallo che il chiss andò ad estrarre dalla tasca. Rimase ad osservarlo per tutto il tempo che le venne concesso, nella speranza di scoprirne quanti più dettagli possibili e riuscire ad identificarlo.
    Ad una prima occhiata non le diceva nulla ma sembrava fare non poca fatica a credere che non fosse qualcosa di gravemente illegale.
    Borbottò qualcosa tra se e se 《di cosa si tratta? E in che quantità?》 perché si, si faceva presto a dire di voler commerciare ma con i chiss da una parte e un criminale dall'altra il mix poteva essere davvero fastidioso. Non tanto per Keldor, del quale a lei importava molto poco, ma di se stessa e della sua carriera.
    Aveva altre domande da fare a Keldor ma si fermò non appena arrivarono in prossimità del chiosco.
    Osservò il besalisk per diversi istanti con la sua classica espressione di disgusto, espressione che per di più si era anche accentuata a causa della mano di Keldor. Lo sopportava per un solo semplice motivo... così facendo, per quanto la cosa le desse fastidio, avrebbero attirato meno l'attenzione. Una coppa di chiss che si aggirava per Ryloth, per quanto sospetta, era paradossalmente meno irreale della vera motivazione per la quale, in una giornata come tante, era stata funestata dalla chiamata di Keldor.
    Mantenne per qualche secondo lo sguardo fisso su di lui. Aprì la bocca per dire qualcosa riguardo la professione dell'altro chiss e fu solo grazie, o a causa, delle successive parole dell'altro che non riuscì a dire qualcosa della quale probabilmente si sarebbe pentita.
    Non disse nulla al besalisk, forse perché non lo reputava necessario o forse solo per non dargli importanza, fatto sta che lasciò campo libero a Keldor nella scelta di cosa dire e cosa ordinare. Scelte peculiari, senza dubbio.
    Prese mentalmente nota delle coordinate, poi scosse la testa 《non mi dice nulla》 commentò senza esitazione 《ma...》 e la cosa le pesava 《si trova in una zona tutt'altro che sperduta dell'Ascendenza Chiss, sarà irrealistico arrivarci senza essere fermati》 era più una riflessione ad alta voce.
    Inarcò invece un sopracciglio alle strane parole dell'altro, alla descrizione del pianeta 《da piccolo sei caduto di testa? Sei ubriaco, fatto o cosa...? Non esiste alcun pianeta del genere, se esistesse ne avrei notizia》 peraltro fu solo grazie alle successive parole del chiss che capì, malcelando una occhiataccia verso di lui, come quella storia dei cristalli fosse una copertura.
    Valutò le sue parole 《posso farlo》 disse con aria di chi era sul punto di pronunciare un grosso ma, cosa che in effetti avvenne 《ma che ci guadagnamo se lo faccio?》 aveva accuratamente scelto di non parlare al plurale, se poi si riferisse a keldor o ai Chiss... quella era una valutazione impossibile da fare al momento.
    Precisò 《e non dire la tua gratitudine perché farei volentieri a meno di averti incontrato》 sempre molto diplomatica.
     
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    《da piccolo sei caduto di testa? Sei ubriaco, fatto o cosa...? Non esiste alcun pianeta del genere, se esistesse ne avrei notizia》

    Ahahahahaha! *cof-cof* scoppiò a ridere, quasi soffocandosi col kebab, cosa che avrebbe posto fine per sempre ai problemi di Vriska e pure, ironicamente, a quelli del chiss stesso, ma no, c'era quel "quasi" che aveva rovinato tutto.
    Mi piace come i membri dell'Ascendenza vengono ancora allevati a panettone e cieca fedeltà. commentò non appena si fu ripreso, asciugandosi le lacrime da coccodrillo con l'indice della mancina.
    Mia cara, dolce Liya, tu credi di conoscere l'Ascendenza, ma, purtroppo non è così. Forse un giorno te ne accorgerai, o forse no, ed in effetti non mi interessa molto. Quello che davvero conta, qui, è quanto tu possa essermi utile nell'immediato. ghignò, con un pezzo di insalata che gli sbucava tra un incisivo e un canino e la salsa piccante spalmata fino alla punta del naso.
    Ancora un paio di morsi, poi il kebab fu del tutto parte integrante del contenuto del suo stomaco. Lui si pulì la faccia con l'involto e poi lo gettò dritto in testa ad un droide pulitore, che cominciò a ruotare su se stesso, perchè i suoi sensori rilevavano la sporcizia, ma non riusciva a trovarla. Aveva appena creato un loop di giravolte, come un cane che si morde la coda.
    CITAZIONE
    《posso farlo. Ma che ci guadagnamo se lo faccio?》

    Ah, quella sì che era una frase interessante. IL chiss si fermò, inspirò, sorrise ed espirò. Doveva usare le maniere buone, o le maniere cattive?
    Non le hai toccato il culo, allora tanto vale provare prima con le buone.
    A dire il vero, stavo per rispondere "la tua vita". Ma mi hanno fatto presente che sei comunque una signora, quindi sarebbe educato addurre prima le motivazioni di contorno. il sorriso s'allargò.
    [INTIMIDAZIONE]Non credi che "loro" potrebbero essere molto interessati a scoprire dell'esistenza di tutto il panegirico della piramide e vattelapesca, se davvero, come dici tu, non può esserci qualcosa di cui tu non sai e invece gli altri sì? Poter andare scodinzolante a casa a raccontare quello che hai visto dovrebbe essere una ricompensa più che adeguata, se l'idea di rimanere viva e non vedermi mai più, non ti alletta. Devi capirmi, cocca, per me tu sei un bonus, una possibilità per -forse- fare meno fatica, ma senza di te, entrerò comunque là in mezzo, semplicemente ucciderò tutto quello che si trova sulla mia strada, invece di fare il carino e mi ricorderò di fare il tuo nome, quando lo farò. Ora, che dici, la diamo una mano al buon vecchio Keldor, oppure ci facciamo fare la bua?[/INTIMIDAZIONE] parlò mellifluo.
    Su, non fare quella faccia, se sei brava ti compro anche le caramelle, al ritorno. le diede una pacca sulla spalla.
    E ancora una volta, se lei si fosse comportata bene, l'avrebbe portata alla nave, poi il resto dei cristalli li avrebbe fatti portare da Raqquill, dicendogli dove andarli a prendere.
     
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    Ascoltò in silenzio le parole di Keldor andando a serrare un po' la bocca al suo dire. Non aveva mai apprezzato coloro che parlavano male dell'Ascendenza Chiss, soprattutto se si trattava di altri chiss... ma sapeva anche che non sempre era possibile partire per una crociata ideologica.
    Si limitò a guardare male Keldor e dare un morso al cibo che aveva ordinato. Un morsetto molto piccolo dal momento che non aveva la minima intenzione di rischiare di mandare giù qualcosa di eccessivamente saporito e troppo poco in linea con i suoi gusti.
    Valutò per qualche altro secondo il suo dire, poi mormorò sempre con il suo classico muso lungo 《va bene... va bene》 si limitò a dire dopo aver udito le parole di Keldor, accettando la sua "generosa" offerta.
    Avrebbe potuto vendicarsi di lui in qualche modo, soprattutto una volta arrivati nell'ascendenza chiss, tuttavia non era sicura di volere, preferiva di gran lunga attendere e vedere se la pista che il chiss voleva seguire avrebbe portato a qualcosa di interessante.
    《se non ti cercano per qualche motivo possiamo provare ad entrare come semplici viaggiatori》 disse 《altrimenti potrei provare ad utilizzare qualche canale "diplomatico" per spiegare la situazione e garantirci un viaggio sicuro》 avrebbe lasciato decidere al Chiss, del resto era lui al comando della spedizione.
    Si umettò le labbra, seguendolo sulla nave 《come mai hai questo improvviso interesse per l'archeologia su un pianeta dello spazio chiss?》 del resto l'aria dello studioso di antichità non ce l'aveva nemmeno lontanamente.
     
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    Ovviamente la chiss non si era rifiutata, non avrebbe potuto, e considerata la minaccia, Keldor era sicuro che sarebbe stata troppo intimorita da lui per tirargli tiri mancini senza avere una certezza assoluta di potersela cavare, cosa che non le avrebbe mai dato. Certo, non aveva visto in lei i segni della paura, solo la rabbia di chi si sente insultata la mamma, il che era molto strano, perchè di solito riusciva sempre ad intimorire con le minacce e la ragazza non era brava a nascondere ciò che provava, anche se magari pensava di sì. Bizzarro, ma non un problema. Alla fine la cosa che contava davvero era che lei gli venisse dietro, il resto contava solo fino ad un certo punto.
    Te l'ho detto, cocca, non ho screzi con i chiss. Ma conosco le loro politiche sui "viaggiatori". rispose, tornando ai toni più colloquiali.
    La CEDF generalmente non lasciava passare nessuno per i propri territori, a meno che non fosse qualcuno appartenente alle popolazioni della Colonie, o commercianti in transito, e anche lì, solo con estrema cautela. Ecco perchè partire dall'inizio con un approccio diplomatico sarebbe potuto essere un vantaggio. Il problema di un simile approccio era che se avessero detto "no", sarebbero stati allertati e passare sarebbe diventato molto più complesso. No, come diceva sempre Fisher, meglio chiedere il perdono, che il permesso. Sì, avrebbe fatto così e Liya sarebbe stato il suo asso nella manica, d'altronde non sapeva quanto potesse essere influente la sua parola.
    No, meglio cercare prima di passare e poi dare le dovute spiegazioni, si rivelasse necessario.
    CITAZIONE
    《come mai hai questo improvviso interesse per l'archeologia su un pianeta dello spazio chiss?》

    Già, perchè tutto quell'interesse? Ora che la visione era lontana e solo il peso dell'holocron nella saccoccia gli ricordava che c'era stato, sembrava tutto così assurdo. Che diamine stava facendo?
    Semplice curiosità. rispose con una scrollata di spalle.
    La risposta era chiaramente molto più complessa di così e i dubbi continuavano ad assillarlo, crescendo e crescendo, fino a fargli desiderare di andare da tutt'altra parte, farsi semplicemente un giro con la ragazzina, riportarla a casa e dire "ok, niente, sarà per un'altra volta". Ma cosa avrebbe risolto in tal modo? No, doveva continuare. Doveva almeno vedere, almeno quello.
    Vieni, abbiamo la rotta da decidere.
    [...]

    Una volta tutto pronto e sistemati davanti al navicomputer della nave, lui al posto di comando, lei a quello del co-pilota, avesse acconsentito, Keldor iniziò a studiare le mappe.
    Dovremo prendere il Corridoio Vagaari, ma non possiamo fare la Via delle Case, sarebbe un suicidio.
    C'era un enorme spazio non mappato tra le coordinate che dovevano raggiungere e l'ultimo pianeta dell'OuterRim. Se Liya non aveva consigli, toccava per forza mappare da zero. Sarebbe stato un viaggio molto lungo e molto pericoloso.
    Sai qualcosa della via da Umaren'k? le segnò il pianeta sulla mappa.
    Se fossero riusciti ad arrivare lì in qualche modo, avrebbero potuto seguire il Corridoio Vagaari fino a Celwis e da lì uscire dalla hyper lane.
     
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    Vriska viene persuasa ad unirsi in questa spedizione. Siete entrambi a bordo, al navicomputer, che proietta l'area attorno alle misteriose coordinate. Vedete distintamente i differenti sentieri della Galassia per raggiungere la Chiss Ascendancy.
    Il dove, di preciso, dovrete dirlo voi.
    Il come, invece, è stato giustamente ipotizzato da Keldor - e anche Vriska può contribuire, grazie alle sue conoscenze da spia della Ascendancy da normalissima Chiss.

    [BACKGROUND] Vriska: anzitutto, è impossibile non incappare nelle pattuglie, a meno che non si raggiungano le coordinate di Keldor completamente dall'altro lato della Chiss Ascendancy, e quindi affrontando i pericoli dello spazio inesplorato, non mappato e sprovvisto di hyperlanes.
    Per andare nella Chiss Ascendancy, due vie: la lane di Redoubt o Umaren'k.
    Mentre a Redoubt è facile arrivarci, quello è un punto nevralgico della Ascendancy, dove le fortificazioni sono al livello militare più alto, essendo il 'gatekeeper' per raggiungere Csilla dallo spazio conosciuto. Qui l'incontro e i controlli diventerebbero stretti ed inevitabili, ma al tempo stesso... ottenuto un lasciapassare lì, nessuno metterebbe in discussione la vostra presenza nuovamente. Perché nessuno mette in discussione il rigore delle forze stanziate a Redoubt.
    Umaren'k è un ingresso un po' più laterale, che è raggiungibile dopo un viaggio mediamente difficoltoso. Andarci significa tagliare per un lembo della galassia non molto esplorato, ma comunque non troppo esteso da essere seriamente pericoloso. Generalmente ad Umaren'k stanziano pattuglie di velivoli leggeri, forse qualche cruiser. Non c'è il meglio del meglio della Chiss Ascendancy, ma è anche vero che apparire direttamente lì, all'improvviso, potrebbe renderli molto... nervosi.

    Nulla vieta però di trovare ulteriori vie alternative, che Vriska non conosce.

    Risponde ora Celebridan , se lo ritenete necessario dopo di lei risponde di nuovo Eleni, altrimenti se l'output scelto da Vriska andrà bene anche a Keldor, me lo fate sapere in privato e rispondo io
     
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36 replies since 29/6/2023, 12:39   576 views
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