New Star Wars Gdr

Una rilassante crociera

libera con Thanen

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    Nemmeno le vivaci note del pezzo musicale più in voga in quel periodo nei locali notturni di Bilbousa potevano fare molto per rallegrare l'atmosfera all'interno dello spoglio e poco illuminato cockpit della Unrelenting, una nave di classe Dynamic che, nonostante i recenti aggiornamenti ai motori, era fondamentalmente rimasta un vecchio rottame. Seduta alla postazione del pilota e già chiusa nella sua tuta spaziale gialla e blu, Ashara aprì la manetta dei propulsori subluce di tre quarti per due volte e poi ancora una volta, di un quarto soltanto e con maggior cautela, per dare modo alla Unrelenting di guadagnare gradualmente terreno sulla Corellian Dream, la bella e slanciata, ma anche pesante e lenta, nave da crociera sulla quale si trovava il suo bersaglio; un neimoidiano di nome Nore Vosko che molto probabilmente aveva rubato molti crediti a qualcuno. Ashara in realtà non aveva la minima idea del motivo per cui sulla testa grigiastra di Vosko pendesse una taglia, e non le interessava scoprirlo.

    Lavorare come cacciatrice di taglie era degradante, certo, ma le servivano crediti per portare avanti la propria missione e in quel momento non c'erano altri mezzi per guadagnarne. Non per lei, almeno.

    Pensò a cosa sarebbe potuto andare storto una volta che avesse abbordato la nave, dato che corrompere membri dell'equipaggio, procurarsi attrezzatura sofisticata e perfino ottenere le informazioni necessarie per escogitare un piano decente erano raffinatezze fuori dalla portata di chiunque, come lei, avesse scarse risorse finanziarie e una conoscenza del basic a malapena sufficiente per ordinare cibo da asporto. Si concesse un sospiro. Sperò di aver interpretato sufficientemente bene il tutorial su come spegnere il radiofaro delle navi di classe Dynamic che aveva trovato su holonet, del quale era riuscita a capire pochissimo oltre alle illustrazioni. Aveva fatto qualche prova, prima di partire, e in effetti sembrava essere passata inosservata, fino a quel momento: la Corellian Dream non aveva ancora cercato di comunicare con la Unrelenting, né aveva accelerato.

    Doveva per forza attraccare mentre la nave era in movimento: una manovra piuttosto difficile per una principiante. I passeggeri non si sarebbero accorti di nulla, almeno per qualche prezioso minuto. L'allarme generale non sarebbe scattato nel momento in cui avesse abbordato la Corellian Dream: l'equipaggio si sarebbe accorto subito che qualcosa non andava con un portello d'attracco e avrebbe mandato qualcuno a controllare, prima di prendere in considerazione l'idea di disturbare i passeggeri. Lei avrebbe dovuto lasciare la Unrelenting incustodita, nel frattempo, ma nessuno sarebbe riuscito a salire sulla sua nave o a sganciarla prima del suo ritorno, probabilmente. I dubbi iniziarono a diventare troppi, e molto fastidiosi; alzò il volume della musica, nel tentativo di soffocarli. Portò la sua Dynamic fino ai punti di attracco a poppa della Corellian Dream - il committente le aveva fornito i progetti della nave, oltre al necessario per trovare il neimoidiano una volta a bordo - e cercò di allinearla a uno di essi con i propulsori di manovra. Urtò leggermente contro lo scafo dell'altra nave con le morse di attracco, senza danneggiarle, per sua fortuna. Aveva graffiato via un po' della vernice candida che copriva lo scafo esterno della nave da crociera e forse l'urto era stato percepito all'interno. Decise che era molto probabile. Si irrigidì. Probabilmente i passeggeri si sarebbero accorti che qualcosa non andava prima di quanto aveva sperato.

    Serrò le labbra e fessurò gli occhi dietro la visiera polarizzata del proprio casco. Spense la musica con un gesto stizzito della destra, per concentrarsi meglio, mentre con la sinistra piegava di nuovo la cloche per allineare e quindi agganciare la propria nave al punto di attracco dell'altra. Attivò le morse e spense i motori, non appena ci riuscì, per poi alzarsi, allacciarsi rapidamente addosso la spada, la fondina con la pistola e il mantello. Una volta pronta, aprì il portello della Unrelenting.

    Si trovò davanti un umano calvo dall'aria preoccupata, in tuta da macchinista. Quasi d'istinto, Ashara strinse la sinistra a pugno e gliela piantò fulmineamente in mezzo agli occhi, tramortendolo. Si udiva un fischio acuto, ma non sembrava essere l'allarme generale; il suono proveniva dal portello della nave che aveva appena abbordato. Esitò, guardandosi intorno, poi decise che fuggire era fuori discussione. Non sarebbe stato sith... e il committente avrebbe potuto prendersela troppo. Chiuse il portello della Unrelenting e lo bloccò con il codice di sicurezza, poi ruppe il pannello di controllo di quello interno e infine si infilò nel condotto di manutenzione più vicino: aveva studiato la planimetria della nave a memoria. La parte difficile del lavoro non era ancora iniziata.

    Edited by Balenuvola - 12/12/2023, 19:20
     
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    C'erano molti motivi per cui un ufficiale repubblicano avrebbe potuto trovarsi sulla Corellian Dream, ma il caso di Thanen non faceva parte di nessuno di questi. Di fatto il chiss non avrebbe dovuto nemmeno essere lì. Da quando le acque si erano calmate e l'Alto Comando non gli era più -apparentemente- col fiato sul collo, dopo l'arrivo di Thalos e gli altri chiss su Coruscant, il Capitano aveva ricominciato ad osare. Che cosa significava? Beh, il fatto era che Thanen era un Capitano della marina repubblicana, ma era anche una spia chiss sotto copertura e c'erano dei momenti in cui scovare informazioni per il suo governo era ciò che doveva fare.
    Naturalmente nessuno doveva sapere di tutto ciò. Secondo i rapporti ufficiali, Thanen si doveva trovare in quel momento a bordo della Overland, a coordinare le normali operazioni di intercettazione che il suo vascello era incaricato di svolgere nell'Outer-Rim e nello Wild Space. Ma in verità il chiss aveva lasciato la fregata diverse ore prima, vestito della sua tuta da esplorazione e con un ampio poncho sulle spalle, preso in prestito da BEN. Il droide non lo aveva seguito, questa volta, era impegnato a fargli da palo dentro l'ufficio della Overland. No, era C5 il suo compagno, che non stava più nei circuiti per la gioia di essere di nuovo spalla a spalla -beh, spalla a tibia, comunque- col suo padrone. Poncho color ruggine e una maschera d'osso kaleesh completavano il travestimento, sotto il casco con visiera nera.
    Con sè portava il suo solito equipaggiamento e dei documenti falsi che si era procurato allo spazioporto di Mephis, un piccolo mondo poco più che asteroide. Il suo scopo era non farsi fermare, ma se proprio fosse successo, sarebbe figurato come Akh Bur Tal-yr, mercante in vacanza.
    Forse qualcuno avrebbe avuto dei dubbi guardandolo, ma Thanen era un maestro nel mentire e per l'occasione si era premurato di imparare un dialetto Kaleesh, durante il viaggio [POLIGLOTTA su video Holonet.].
    Era ormai da due fermate che si trovava a bordo della nave, in terza classe, e ancora nessuno l'aveva seccato. Le sue ricerche, tuttavia, non avevano ancora portato frutti.
    Il motivo per cui si trovava lì era la rotta che quella nave avrebbe dovuto svolgere.
    La Corellian Dream era infatti molto famosa per una particolare fermata in mezzo allo spazio, che solo quella nave effettuava e le cui coordinate non erano note a nessuno. Si diceva che lo spettacolo offerto da quel salto iperspaziale era meraviglioso e in tanti facevano la coda per poter avere il privilegio di partecipare, anche se dal piccolo oblò della terza classe. Naturalmente Thanen non era interessato all'aspetto sensazionalistico del viaggio. Ciò che davvero voleva sapere era se gli strani paesaggi descritti fossero parte del quadrante teta delle Regioni Sconosciute, o se si trattasse solo di una fortuita coincidenza. Se le storie si avvicinavano anche solo lontanamente alla realtà beh, allora...
    Ma andiamo con calma.
    Il chiss era inquieto: si sentiva osservato da tempo e sospettava che qualcuno della security l'avesse identificato come un clandestino. Aveva bisogno di un cambio d'abito.
    Ed ecco perchè stava camminando tra gli stretti corridoi oscuri della sala macchine: un operaio avrebbe fatto al caso suo.
     
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    Ashara stava procedendo, data l'altezza ridotta del condotto di manutenzione, carponi; una posizione poco dignitosa per una guerriera, ma la possibilità di incontrare qualcuno potenzialmente in grado di dare l'allarme sarebbe stata minore quanto più la sith rossa avesse evitato i corridoi veri e propri... e poi, se tutto fosse andato come sperava, nessuno avrebbe mai saputo. Toccò con la spalla un piccolo tubo, che si accorse essere molto caldo da come fece sfrigolare la stoffa del suo mantello, sulla destra. Si ritrasse immediatamente. Sarebbe certamente rimasta ustionata se solo non avesse avuto addosso una tuta spaziale. Accelerò l'andatura, lasciando che il fodero della propria spada battesse ogni tanto contro le anguste pareti del condotto che, per metà della sua lunghezza, era adiacente agli stretti e spogli corridoi della sala macchine. "Meglio fare rumore che essere vista" - pensò. Comunque, il condotto stava per terminare e presto sarebbe stata costretta ad uscire allo scoperto. C'era un ascensore nei pressi, che avrebbe potuto portarla al ponte che ospitava la cabina del suo bersaglio. Sarebbe uscita rapidamente, o almeno così pensava. Sbloccò il pannello d'accesso.

    Esattamente tra Thanen e l'accesso che Ashara aveva appena sbloccato c'era un macchinista solitario che, distratto com'era dai rumori prodotti dai movimenti della sith rossa, stava fissando la parete dietro la quale si trovava il condotto e non si era quindi accorto dell'arrivo del chiss sotto mentite spoglie. Nel corridoio illuminato a malapena da una debole luce rossa, Ashara calciò via il pannello che, nonostante fosse già stato sbloccato, era ancora incollato al suo posto da residui di lubrificante. Il portello mancò di poco il macchinista duros, e la clandestina sbucò nel corridoio. Notando la presenza di altri, saltò in piedi rapidamente e fece saettare la sinistra verso la strana elsa decorata della propria spada. Avrebbe sacrificato chiunque per qualche minuto di vantaggio, e il povero duros terrorizzato era più vicino di Thanen.
     
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    Se Ashara aveva scelto la via della furtività, almeno per quanto possibile, Thanen di tutto ciò se n'era fatto un baffo. Il chiss era consapevole di essere come un bantha in un negozio di cristalli fiamma di Corellia, perciò perchè mettersi in ridicolo con manifestazioni di incapacità, quando poi non ce n'era realmente bisogno? Già, perchè lo scopo del Capitano era trovare qualcuno di adatto per essere messo a dormire per alcune ore e prestargli i suoi vestiti e farsi trovare era un modo come un altro per scovare.
    Pareva che qualcun altro avesse pensato diversamente...
    Mentre Thanen avanzava allo scoperto, lo strano ritmico ticchettio di metallo su metallo, ne accompagnava i passi.
    Bi-bip?
    Potrebbe essere un droide manutentore... ma non lo è. sussurrò il chiss al suo R2, che, così come il chiss, aveva percepito lo strano rumore proveniente dalla parete alla loro sinistra.
    Era molto tipico, in navi di quelle dimensioni, che i droidi incaricati dei lavori ordinari di manutenzione non si facessero vedere, ma si spostassero da un condotto ad un altro, secondo percorsi pre-impostati, verificando che tutte le componenti di loro competenza fossero perfettamente funzionanti e fermandosi a sistemare ciò che invece non lo era. Lo stesso succedeva nei grandi vascelli militari, perciò il chiss non era stato sorpreso da quel rumore, all'inizio...
    Poi aveva rapidamente udito anche lo strascichio di stoffa, ovattato ai sensi dei più, sia dagli sfiati idraulici, sia dallo spessore che separava il chiss dalla misteriosa fonte di rumore.
    E poi non sento cigolii di ruote, ma questo ticchettio... sembra quasi un bastone.
    Era evidente: qualcuno si era infilato nei condotti e li stava sfruttando per spostarsi. Un altro clandestino?
    Questo spiegherebbe quella lieve perturbazione di poco fa.
    Sì, Thanen aveva percepito delle vibrazioni, quando la Sith era atterrata, trovandosi nei pressi. Inizialmente non ci aveva fatto eccessivamente caso, anche se aveva registrato l'informazione, ora però sembrava evidente che ci fosse qualcuno a bordo, che non sarebbe dovuto essere lì.
    La domanda è... che intenzioni ha?
    Thanen si fermò e ascoltò meglio, facendo segno a C5 di fare lo stesso.
    Sembra un solo individuo, due al massimo, se coordinati.
    Escluse l'attacco di pirati. Nessuno era così folle da tentare un colpo in due, su una nave come quella. Quindi? Ladri? Ma di cosa?
    Ormai la sua curiosità era stata accesa dal bizzarro avvenimento e il chiss aveva deciso: doveva indagare.
    Adverti? Kah jar mur dur daa. svoltato un angolo ecco che la voce di un alieno si fece largo, rimbombando tra gli stretti corridoi metallici. Thanen premette un pulsante sotto il pancho, in corrispondenza del petto e così venne ricoperto da un invisibile campo di forza. Era la sua Tuta Energetica delle RD.
    Anche quello che si rivelò essere un duros era impegnato ad ascoltare gli strani rumori del condotto, talmente tanto impegnato che non si era accorto dell'arrivo del chiss.
    Thanen avrebbe potuto approfittarne, ma non lo fece: estrasse lentamente il blaster dalla fondina, sul fianco destro e attese. Voleva capire che cosa sarebbe successo.
    *SDENNNG!*
    Con un gran tonfo, uno dei pannelli removibili del condotto venne violentamente calciato via.
    Ta dash?!
    Il Duros non era armato, ma attorno ai fianchi aveva un cinturone multiuso con parecchi strumenti per la manutenzione appesi a ganci, oppure infilati in tasche e tasconi. Prevedibilmente, mise mano alla prima cosa che gli capitò, cioè un martello e fece un mezzo balzo indietro, lo sguardo al punto da cui un istante dopo uscì Ashara, ammantata e vestita di una vecchia tuta spaziale.
    Ferma lì! Cosa- chi-...?! passando al più comune basic, l'operaio alzò il martello sopra la spalla destra e tese la mano sinistra avanti a palmo teso, a sottolineare alla donna che non si doveva avvicinare. La figura ammantata stava facendo il gesto di armarsi di spada, una che, Thanen lo vide non appena la cappa fu scostata, aveva un aspetto davvero bizzarro, artistico...
    Prima che Ashara potesse compiere un grave errore di giudizio, Thanen sparò.
    Non dovette perdere tempo a mirare con cura, poichè il bersaglio era distante nemmeno 5m e anche nella semioscurità dei tunnel della sala macchine, Thanen vedeva bene tutto ciò che emanava onde infrarosse, il che significava tutto ciò che era caldo. Puntò al petto e premette il grilletto due volte.
    *Pew-pew*
    Il Duros cadde in terra, svenuto. Il Capitano aveva usato la modalità stordente.
    Ora, a meno che Ashara non avesse cercato di anticipare in qualche modo tutto ciò, o non avesse fatto qualcosa fuori dall'ordinario, probabilmente si sarebbe trovata di fronte alcune opzioni.
    Una di queste prevedeva attaccare a testa bassa il grosso umanoide con la pistola in mano e un R2 al suo fianco. Un'altra poteva essere prendere la stessa via che aveva portato l'operaio lì da loro, oppure... parlare?
    Thanen non aveva idea di che cosa avrebbe scelto di fare Ashara, ma era pronto a difendere sè e l'ora inerme operaio, se si fosse reso necessario. Non era però molto teso: chi mai avrebbe scelto di usare una spada, in un posto così stretto?
    Quella donna non era molto equipaggiata ed era in minoranza. Chissà però, poteva rivelare delle sorprese.
    Inoltre, giunto a quel punto, il chiss voleva sapere che cosa ci facesse lì.
    Non farlo. le avrebbe intimato, se lei avesse dato segno di volerlo attaccare, oppure di scappare. La sua voce era ferma, chiara, ma calma.
    La tua identità? avrebbe chiesto, nel caso in cui lei fosse rimasta.
     
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    La costante consapevolezza che cambiare la batteria e ricaricare il serbatoio di tibanna della sua pistola erano spese che non poteva permettersi di fare frequentemente - non se voleva mangiare e mantenere la sua nave allo stesso tempo, almeno - era presente nella mente di Ashara dal momento stesso in cui aveva comprato il blaster e, nella concitazione, l'aveva inconsciamente spinta a preferirgli la spada: un'arma che conosceva meglio e che tuttavia, in quel momento particolare, avrebbe desiderato notevolmente più corta. Il corridoio era angusto e avrebbe quindi potuto solo usare affondi, ma non era un grande problema contro due avversari sostanzialmente disarmati; sempre che non decidessero di correrle incontro insieme, ma solo dei guerrieri avrebbero fatto una cosa simile e quella decisamente non era una nave di guerrieri... infatti il macchinista, che si era appena armato di un patetico martello, stava indietreggiando lentamente: una mossa suicida. La sith rossa affilò un sorriso. Riuscì a chiudere la sinistra intorno all'elsa della propria spada nell'esatto momento in cui Thanen stordì il duros. Si bloccò, sorpresa. "Armato!" - pensò, facendosi ogni istante che passava più incredula e spaventata. Mosse di scatto il capo per inquadrare meglio, nella penombra, il chiss sotto mentite spoglie e... il droide che solo in quel momento finalmente notò. Il viso rosso della massassi, completamente nascosto dal casco giallo e blu della tuta spaziale della Vergesso Prospecting and Exploration, divenne quasi rosa acceso per lo sgomento. Ashara si concesse una smorfia disgustata, ben sapendo di essere mascherata - "Due armati, forse... uno lo è di sicuro. Troppi, soprattutto se uno dei due è fatto di metallo... ma hanno sparato al macchinista e non a me. Hanno mancato il colpo? Improbabile, dato che non sparano più. Se ha mirato al macchinista sicuramente non darà l'allarme. Forse non vuole uccidere nemmeno me, se ha stordito lui? In ogni caso, meglio non combattere ora, finire stordita qui non è più di tanto preferibile a morire" - ragionò velocemente, prima di lasciare l'elsa della spada che non era riuscita a sguainare aprendo teatralmente la mano, per far notare il gesto. Lentamente e senza fare movimenti bruschi, alzò le mani davanti a sé, per mostrare ai due che non nascondeva nulla «Calma. Calma. Non sparare... molto... ah... calma...» esortò, senza alzare troppo il tono. Aveva uno strano accento e una voce indubbiamente femminile ma tendenzialmente profonda che, se quando era tranquilla la faceva sembrare un po' più anziana di quanto non fosse in realtà, ora che era agitata e tentava solo di sembrare calma poteva quasi far sospettare che fosse a malapena entrata nell'età adulta. Fece un passo indietro, per scappare, ma l'avvertimento del chiss la fece desistere. Quel barbaro sconosciuto aveva deciso di non spararle, per qualche motivo, ma l'avrebbe certo colpita alle spalle, se avesse cercato di allontanarsi.

    Identità. Espirò profondamente e unì indice e medio della sinistra, continuando a tenerle davanti a sé, per poi ruotare lentamente il polso fino ad indicarsi «Maris» mentì: un improbabile nome zabraki che aveva preso in prestito su Nal Hutta, ma che finché non avesse tolto il casco avrebbe probabilmente funzionato «Voi no allarme, io no allarme. No battaglia... no vincitori e no perdenti, sì? Andiamo noi tutti per via migliore per tutti e silenzio... si...» stava per dire "sith", ma si interruppe in tempo e tradusse il termine in basic «Perfetto?» propose. Intendeva offrire di non combattere ma nemmeno di arrendersi, cosa che avrebbe mantenuto formalmente intatta la sua invincibilità e non l'avrebbe fatta apparire debole. Non conosceva bene il basic, palesemente, oltre ad avere un accento davvero molto particolare. Forse il barbaro e il droide non avevano ancora visto il blaster che teneva nella fondina sotto il mantello, al fianco sinistro, ma lei, a sua volta, non era sicura di cosa le stessero nascondessero loro. Altri cacciatori di taglie? Cacciatori di taglie sulle tracce di Vosko e pieni di crediti, chiusi in corazze, visibili o invisibili, che non avrebbe potuto sperare di bucare in alcun modo? Sperò non fosse così: la ricompensa le serviva.

    Edited by Balenuvola - 22/12/2023, 21:34
     
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    Era difficile riuscire a leggere la scritta sbiadita, nella penombra, ma Thanen aveva buona vista. Nella sua mente una miriade di nomi di posti, persone e cose sfilò rapida come i fotogrammi di una scena d'azione e tra essi uno solo fece capolino.
    Vergesso Prospecting and Exploration... operava nell'Outer-rim qualche tempo fa. Non sapevo fosse ancora in attività, anche se...
    Qualsiasi fosse stata la fine dell'agenzia spaziale, dubitava che chi ora ne stava indossando l'uniforme ne facesse parte. Certo, poteva darsi che fosse lì in un tentativo di carpire il segreto della rotta sconosciuta della Corellian Dream, ma un tentativo di furto aziendale, se così si poteva chiamare, non veniva perpetrato a fil di spada, minacciando i macchinisti. Perchè, sì, Thanen ne era pienamente convinto: se lui non avesse sparato in tempo, il duros sarebbe stato trapassato da parte a parte. C'era troppa decisione nel corpo teso della donna, quella di chi ha di fronte un obiettivo e nessuna intenzione di arretrare. Ecco perchè quella tuta doveva essere rubata, per quello e per le condizioni in cui versava: dubitava che avrebbe retto allo spazio aperto, se mai l'occupante vi si fosse trovata.
    La domanda a quel punto restava: chi era la donna?
    CITAZIONE
    «Calma. Calma. Non sparare... molto... ah... calma...»

    Dietro la visiera oscurata delle Rd e la seconda protezione della maschera kaleesh, Thanen aggrottò appena le sopracciglia. La forma della donna era nettamente umanoide, ma quell'accento gli era sconosciuto.
    Incuriosito, indagò meglio la figura della donna, che ora, avendo allargato le braccia, per mostrare le mani lontane dall'elsa della spada, gli stava offrendo totalmente la sua figura. Notò immediatamente la pistola e si domandò perchè non l'avesse estratta. Ma quella era solo la superficie, poi c'era tutto il resto... [ANALISI DELLE FORZE]
    Il fisico era forte, ma anche flessuoso, equilibrato nella preparazione fisica [costituzione, forza e agilità 3]. Il fatto che avesse la spada messa a quel modo e che avesse tentato di prenderla con la sinistra, gli diceva che era mancina, ma anche che quella era l'arma che preferiva [armi da mischia 2], il che, sommato ad un abbigliamento pratico, anche se consunto, parlava di qualcuno abituato ad un ambiente ostile [sopravvivenza 1]. La sua reazione poi era stata molto rapida e la tensione muscolare che intravedeva sotto i vestiti, lasciava intendere una certa emotività [carisma 1]. Ovviamente il fatto che stesse balettando cose poteva derivare dal fatto che non conosceva bene il basic [ligue 0], però qualcosa gli diceva che non sarebbe andata molto meglio nella sua lingua madre [diplomazia -1]. Era invece stata in grado di trovare il passaggio e arrivare fino a lì, doveva avere abbastanza occhio per i dettagli, anche se non eccezionale, perchè non lo aveva notato, se non troppo tardi [indagare 1 e percezione 3].
    Conclusione: a Thanen sembrava una disperata in mezzo ad un lavoro poco remunerativo.
    Non abbassò la pistola, però: non sapeva ancora come avrebbe reagito, temeva sarebbe scappata e lui voleva risposte.
    CITAZIONE
    «Voi no allarme, io no allarme. No battaglia... no vincitori e no perdenti, sì? Andiamo noi tutti per via migliore per tutti e silenzio... si...»

    E pensare che anche io parlavo così fino a qualche anno fa...
    Può darsi. Prova a ridirmelo, però stavolta nella tua lingua madre, sarò io poi a giudicare se è perfetto o meno.
    [POLIGLOTTA: seconda lingua.]
    Non aveva chiesto nemmeno quale fosse, non era necessario per lui saperlo, per comprenderne la struttura grammaticale e la sintassi e copiarla alla perfezione in poco tempo. Almeno così avrebbero comunicato in modo adeguato.
    Se "Maris" (che chiaramente non era il suo nome) l'avesse accontentato, avrebbe potuto meglio decidere cosa fare con lei.
    Di certo non aveva intenzione di ucciderla, nè di dare l'allarme, anzi, ma se la donna era appena atterrata con una nave, era solo questione di tempo prima che qualcuno la notasse e allora le ricerche avrebbero potuto portare anche al chiss stesso, così come a quel macchinista svenuto.
    Questa sì che è una complicazione...
    Se non avesse sviato velocemente i sospetti altrove, sarebbe stato costretto ad andarsene prematuramente, pena il farsi scoprire e a quel punto dover spiegare all'Alto Comando repubblicano come mai era su una famosa nave da crociera, invece che sulla Overland a fare il suo lavoro.
    Non ho bisogno di altri sospetti a mio carico... Tsk. Questa faccenda va rsolta in fretta.
    In effetti i due avevano un tempo limitato per mettersi d'accordo e venire a capo di un piano, prima che qualcun altro notasse la navetta clandestina.

    Ti spiego un paio di cose.
    Noterai che Analisi delle Forze funziona con un master. Di solito nelle libere ci si mette d'accordo su chi dei due tra i giocatori decide cosa la tecnica fa ottenere. Visto che era la tua prima volta nel vederla in esecuzione, ho voluto farti capire come funziona, ma se non ti va bene, posso sempre modificare. Non farti problemi a chiedere.
     
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    Ashara rilassò quasi impercettibilmente la postura, tenendo comunque le mani alzate davanti a sé e bene in vista. Lo sconosciuto non le avrebbe sparato se non si fosse mostrata aggressiva, probabilmente... ma le stava facendo perdere tempo prezioso. Aveva perso ogni interesse per il duros, ben sapendo che non si sarebbe svegliato abbastanza presto, a meno che non fosse stato ritrovato da altri membri dell'equipaggio, ma in quel caso l'allarme sarebbe comunque scattato. «Dobbiamo essere veloci, noi... dobbiamo» disse, anche se mettere fretta all'altro avrebbe potuto anche spingerlo a premere semplicemente il grilletto. Se il piccolo droide nero nascondeva una pistola dentro di sé, perché non l'aveva ancora estratta? Suppose che non dovesse essere armato, in fondo.

    Non riusciva a stabilire da dove potesse provenire il suo interlocutore da quel poco che poteva vedere e sentire di lui - perché doveva essere un lui - e la cosa non la sorprese affatto: si rendeva perfettamente conto di quanto poco conoscesse la galassia, il basic e, di conseguenza, tutti i vari accenti che potevano tradire la provenienza di chi lo parlasse. Il barbaro era certo più ricco di lei, con quel droide al seguito e tutto il resto: doveva essere un cacciatore di taglie. La sith rossa si sentì sfortunata.

    La sua lingua madre? Ashara scosse il capo, in un primo momento. Se quello straniero si riferiva allo zabraki, non avrebbe potuto accontentarlo, ma sebbene gli avesse dato un nome zabraki, poco prima, non gli aveva mai detto di essere una zabrak. La sua lingua madre. Se avesse parlato in sith, il suo interlocutore lo avrebbe riconosciuto? Probabilmente no, ai barbari in generale la sua lingua non sembrava interessare affatto... era per questo che non la conoscevano. Allontanò di un altro poco le mani l'una dall'altra, molto lentamente, contrariata ma allo sesso tempo anche quasi divertita dalla richiesta di Thanen, per poi fare un particolare cenno di assenso con il capo che aveva senso nella sua cultura ma che probabilmente l'altro non avrebbe potuto interpretare correttamente. «Bene» disse solo, quindi iniziò a parlare in sith: una lingua agglutinante, a giudicare dalla lunghezza di alcune parole, dall'apparente struttura verbo-soggetto-oggetto [sith] «Voi non suonerete l'allarme, poiché è evidente che non volete affatto che si sappia della vostra presenza qui. Lo stesso, naturalmente, vale per me. Non combatteremo... in tal modo non dovrete arrendervi a me e nemmeno io rischierò di dovermi arrendere a voi, ma andremo ciascuno per la propria strada e non parleremo più del nostro incontro» non una traduzione esatta, certo. Le parole avevano un suono naturalmente duro e la voce di Ashara sembrava farsi sempre più profonda, il suo tono sempre più autoritario. Era certa che l'altro non conoscesse il sith, ma questo non era un suo problema, anzi... avrebbe avuto l'opportunità di dirgli tutto quello che voleva in faccia, almeno per un altro po' [sith] «Sempre che non abbiate il mio stesso obiettivo, in tal caso ci incontreremo certamente di nuovo prima di raggiungerlo entrambi e, per allora, sarò pronta» affilò un sorriso nel casco.

    Edited by Balenuvola - 28/12/2023, 18:31
     
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    La donna decise di accontentarlo e Thanen ascoltò con attenzione, come lui e pochi altri sapevano fare. Ascoltò fino a che gli sembrò di aver conosciuto da sempre quell'idioma, come se non avesse saputo altro in tutta la vita. Solo alla fine, dopo una breve pausa, parlò e lo fece proprio in Sith, con lo stesso accento di Qoritjor Qo, una perfetta copia.
    E quale sarebbe il vostro obiettivo? domandò con semplicità.
    Era pienamente consapevole del poco tempo a disposizione, così come della tensione di C5 al suo fianco, che non capiva ciò che era stato detto e non vedeva l'ora di tirare fuori la sega circolare, per dimostrare alla donna quanto poco avesse paura della sua spada.
    Il fatto che la donna avesse ripetuto che senza un combattimento non ci sarebbero stati vinti, nè vicitori, suonava un po' un modo per non ammettere di essere già incapace di una vittoria. Non che a Thanen importasse la cosa in sè, ma assieme al suono della lingua che aveva momentaneamente padroneggiato, gli dava indizi circa la cultura di appartenenza di quella donna. [PSICOLOGIA DEL DESIGN]Come la spada decorata poteva fargli pensare, la sua doveva essere una struttura sociale basata su religione e guerra, dove l'onore era al vertice. Non era certamente la sola che aveva incontrato di quel genere, anzi la Galassia ne era piena, tuttavia c'era qualcosa di molto strano in quell'arma, qualcosa che eludeva le sue conoscenze. Lo intriga.
    Non riuscirete nel vostro obiettivo. decretò Thanen, udita o meno una risposta confacente.
    Questa nave è grande e il tempo a vostra disposizione troppo poco. Verrete catturata molto prima di me. Questo naturalmente mi sarebbe di aiuto, poichè trovata voi, il resto dei passeggeri abbasserebbe la guardia, sentendosi di nuovo al sicuro. Tuttavia preferisco un calcolo più preciso. andò avanti.
    Ecco cosa faremo. Ora mi farete salire sulla vostra nave, il mio droide la porterà via di qui, lontano da possibili intercettazioni. Mi assicurerò che completiate il vostro incarico in maniera meno rozza di quanto avete fatto finora e una volta che sarò soddisfatto, chiamerò la vostra nave e vi lascerò ripartire. Non accetto contrattazioni. L'alternativa è che vi spari ora e vi uniate all'alieno. terminò.
    I chiss non erano famosi per le loro capacità diplomatiche, e anche se Thanen era leggermente meglio della media, per via del suo alto grado di tolleranza, la lingua Sith non si prestava particolarmente a giri di parole vellutate, o almeno questo era ciò che si sentiva in bocca nel pronunciarla, ma forse era dovuto al come Ashara gliel'aveva involontariamente insegnata.
    Quale è la risposta?
    A quel punto, se lei avesse accettato e lui non avesse udito menzogne nelle sue intenzioni, avrebbe messo via la pistola e chiesto ad Ashara di fare di nuovo strada verso la nave con cui era arrivata, mentre lui avrebbe preso in spalla il duros, per portarlo via di lì. Avrebbe pensato dopo a sbarazzarsene: prima dovevano spostarsi, o tutto sarebbe stato vano.
     
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    Si stava chiedendo come avesse fatto il suo interlocutore ad aver capito quello che aveva detto, preoccupata, quando si accorse con sgomento che il maschio le aveva risposto in sith. Ashara era molto superba e non conosceva altri accenti oltre al proprio, quindi sul momento non le venne nemmeno in mente che il proprio modo di parlare la propria lingua natale potesse non essere l'unico corretto, se non addirittura l'unico possibile, e così non notò che l'altro si era espresso con l'accento di Qoritjor Qo: poté soltanto giudicare la dizione del maschio del tutto priva di difetti. Sussultò e si irrigidì in modo evidente. Aveva spalancato gli occhi e dischiuso le labbra, nel casco. Concluse che l'altro doveva essere certamente un sith... un sith niente affatto sorpreso di aver incontrato una sua simile, almeno apparentemente. Chi poteva essere? [sith] «Sith...» disse [sith] «Come è possibile? Chi siete? Da dove provenite?» il tono non era più autoritario. La sith rossa, confusa, aveva ignorato il contenuto della domanda di Thanen fino a quel momento, in favore della sua forma, ma la pistola che il chiss le teneva puntata contro la spinse ad affrettarsi a rispondere [sith] «Il mio obiettivo è Nore Vosko, morto o vivo» non aveva nemmeno preso in considerazione l'idea di prendere Vosko vivo, dato che non aveva potuto elaborare un piano e quindi aveva riposto ogni speranza di successo nella velocità, anche se la ricompensa sarebbe stata certo maggiore se ci fosse riuscita [sith] «No, non è vero... il mio vero obiettivo è la ricompensa: mi serve» ammise.

    Ascoltò la proposta del chiss e serrò le labbra. Non avrebbe nascosto la propria diffidenza nemmeno se avesse avuto il viso scoperto [sith] «Come posso sapere che la vostra offerta è sincera? Per quale motivo sareste disposto ad aiutarmi? E in cambio di cosa?» non voleva certo finire stordita come l'alieno, ma nemmeno mettersi a seguire le indicazioni dell'altro senza nessuna garanzia di cavarsela, quantomeno [sith] «Speravo di fare abbastanza in fretta. Non dovevo trovare voi» non sembrò opporsi all'altro; gli voltò semplicemente le spalle quando quello si sobbarcò il peso del duros e si diresse verso il portello al quale aveva agganciato la propria nave, fuori dal quale aveva lasciato l'altro macchinista tramortito. Aveva rotto lei il pannello di controllo, ma non commentò la cosa [sith] «La mia nave...» disse, piuttosto contrariata, facendo un gesto sbrigativo ma elegante verso il portello. Avrebbe potuto provare ad attaccare l'altro, ma aveva il presentimento che non sarebbe stato saggio... e ormai era troppo curiosa di sapere da dove venisse.

    Edited by Balenuvola - 2/1/2024, 19:08
     
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    «Sith...»

    Sith?
    Ora era Thanen quello stupito, dietro la visiera antilampo. Quando aveva scelto di venire incontro alle difficoltà linguistiche della donna, per far guadagnare tempo ad entrambi, non si era certo aspettato di trovarsi ad utilizzare la lingua dei nemici dei Jedi. Ma era poi così?
    Dati i suoi trascorsi con i Force User e i suoi tentativi di comprendere meglio quel mistero che era la Forza, il chiss si era documentato presto su coloro che avevano adottato l'uso di quell'energia come arma. La cosa naturalmente includeva i Sith, ma le informazioni su di loro presenti erano sempre state un po' troppo vaghe, per i suoi gusti, forse perchè derivavano dal lato dei vincitori, i Jedi. Ora invece pareva avesse l'opportunità di parlare con qualcuno che aveva l'altra versione dei fatti, o almeno, che potenzialmente poteva averla.
    Non era sicuro di che cosa fosse davvero Maris, se fosse un'affiliata dell'Impero Sith più volte scomparso e ripalesatosi, o se ci fosse qualche altro collegamento tra lei e quella setta. Fatto bizzarro era però senza dubbio che quella fosse stata definita dalla donna la sua lingua madre.
    Che sia forse...? Ma non dovrebbero essere...?
    In mezzo alle leggende e le storielle lette e sentite, c'era anche quella che parlava dell'antico impero Sith, uno cappeggiato da una razza dalla pelle rossa, da cui derivava il nome del culto poi sopravvissuto. Secondo le vicende narrate, l'Impero era stato alleato dei Chiss, migliaia di anni prima. I dettagli Thanen non li sapeva: non erano storie che si narravano alle scuole di Csilla.
    Improvvisamnte si ricordò di Marcel, quel tale che alla Galleria d'Arte del Senato, gli aveva fatto domande sui Killik e altre cose di cui nessuno avrebbe dovuto sapere, all'infuori... e in realtà nemmeno all'interno dell'Ascendancy. Marcel, il curatore della mostra e il guardiano del Killik's Twilight, era un amico di Astrea Velia, così gli era stato presentato... ma chissà quali erano le sue reali affiliazioni.
    Tutto d'un tratto Maris non era più per lui una semplice distrazione, un inconveniente, era invece l'anello di giunzione di una trama lasciata cadere nel vuoto, ma che ora tornava prepotentemente alla luce.
    La sua missione poteva aspettare, ora aveva un altro obiettivo.
    CITAZIONE
    «Come è possibile? Chi siete? Da dove provenite?»


    Ciò non è importante, ora. Potete chiamarmi Duine.
    Chiaramente non era un nome che avrebbe riconosciuto come appartenente al suo popolo, ma neppure Maris doveva esserlo, perciò potevano considerarsi pari.
    Nore Vosko... non mi dice nulla, però sembra un nome Neimoidiano. ponderò.
    E così la spadaccina era lì per fare soldi. Una volgare mercenaria. Tsk, Thanen disprezzava quella categoria, ma nel tempo aveva imparato a fare buon viso a cattivo gioco e servirsene come tutti gli altri.
    Il suo valore però... è tutt'altro che quello di una mercenaria....
    CITAZIONE
    [sith] «Come posso sapere che la vostra offerta è sincera? Per quale motivo sareste disposto ad aiutarmi? E in cambio di cosa?»

    Non potete. Ma non avete margine di contrattazione. Potete fidarvi della logica secondo cui per me sarebbe stato molto più semplice spararvi e risparmiare del tempo che ora sta per terminare. rispose alla prima domanda.
    E con quelle parole pareva proprio che la mercenaria avesse deciso di accettare l'accordo. Con il Duros in spalla, preso alla maniera dei soldati che trasportano un ferito, un sistema che risparmiava fatica, anche se gli teneva tutte e due le mani impegnate, il chiss seguì Maris, fidandosi del fatto che C5 era tra loro, pronto a coprirlo, se lei avesse fatto scherzi.
    Bii-bip-bop-bop.
    Avete altri vestiti, oltre alla tuta? domandò durante il percorso, ignorando C5 e quelli che parevano proprio insulti rivolti a Maris. Aveva anche evitato di rispondere alle domande lasciate in sospeso la prima volta e non aveva intenzione di elaborare una risposta in quel momento, non ancora. Stava giocando su una lastra di ghiaccio sottile: poteva fingere di essere ciò che non era, ma solo per un periodo limitato di tempo, perchè prima o poi avrebbe detto qualcosa di troppo strano e sarebbe stato scoperto. Il suo scopo era allungare il più possibile il periodo di tempo in cui anche la donna desiderava la sua presenza appresso, per fini di curiosità.
    Arrivati davanti alla nave, Thanen abbassò lo sguardo sul manutentore svenuto, l'alzò poi sul portello danneggiato e dopo una breve pausa mollò il duros in terra e fece cenno all'astromeccanico di mettersi al lavoro per aprire la porta.
    Mentre C5 si occupava di quel lavoretto, lui incominciò a perquisire l'alieno, in cerca di un tesserino. Lo trovò in una tasca posteriore. Assieme a quella, prese anche il suo cinturone multiuso con tutti gli attrezzi annessi e se lo agganciò momentaneamente in vita. Iniziò poi a frugare l'uomo calvo, cercando la stessa cosa.
    Oltre ad un altro tesserino, trovò una chiave idraulica e un comlink, che al duros mancava, forse perchè l'aveva lasciato in giro per la nave.
    Mettetevi i suoi vestiti. ordinò a Maris, dopo aver finito con i due, indicando il Duros, il più alto della coppia.
    Purtroppo Thanen aveva delle misure fuori dall'ordinario e se avesse provato a infilarsi la tuta di uno dei due manutentori, sarebbe sembrato un idiota mascherato. Maris però, lei ci poteva entrare... ed era evidente che necessitasse di un travestimento diverso.
    Nel frattempo C5 aveva sbloccato il portello.
    Portala via ma rimanile in coda ad un salto di distanza. Ti chiamerò io.
    Bi-bi-bop!
    Noi dobbiamo riunirci alla folla. Siete pronta?
     
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    Ashara, convinta com'era che il maschio fosse un suo simile, decise che "Duine" non poteva essere il suo vero nome, ma non fece commenti perché era certa che l'altro, a sua volta, ormai avesse capito che anche "Maris" era un nome inventato. Il fatto che Duine non avesse scelto un nome sith la lasciò perplessa per qualche istante, finché non concluse che il maschio probabilmente aveva voluto solo rinfacciarle quanto non sith gli fosse suonato il nome con cui lei si era presentata e, forse, anche prenderla in giro per quanto presto si fosse rivelato assurdo. Si sentì offesa e sollevata al tempo stesso, perché essere oggetto di scherno le era come sempre intollerabile, ma d'altra parte essere sottovalutata non le sembrò svantaggioso in quel momento particolare.

    Sbirciò il piccolo droide rumoroso con ostilità, fortunatamente celata dal casco, per poi dedicare a Thanen un cenno di assenso tipico della cultura sith con il capo - che lui, Ashara pensava, avrebbe sicuramente capito - prima di rispondere, con tono freddo [sith] «Sono una massassi... ho la mia tunica e i calzari. Ho anche guanti, occhiali che proteggono dalle scintille e una... tuta da... zuguruk barbaro... di grado basso» certo che aveva altri vestiti, che domande! Duine l'aveva forse presa per una grotthu? Lei stessa aveva ammesso di aver bisogno di denaro poco prima, in effetti. Non sapendo se sentirsi in imbarazzo per la pessima figura fatta oppure preoccupata per quella situazione che avrebbe potuto finire con la sua morte, il furto della sua nave da parte di Duine e un'umiliazione ancora peggiore di quelle subite fino a quel momento, la sith si rifugiò come al solito nella diffidenza e nella rabbia controllata.

    I vestiti del duros? Duine continuava ad essere irrispettoso e non smetteva di darle ordini, ma al momento aveva anche il coltello dalla parte del manico, quindi la sith si limitò ad emettere un sibilo tra i denti, per dimostrare il proprio disappunto senza ricorrere a veri e propri insulti o, cosa che sarebbe stata ancora più pericolosa per lei, alla violenza. Si slacciò la cintura alla quale erano agganciate spada e pistola e, con delicatezza e senza fare movimenti bruschi, la posò a terra, quindi si raddrizzò e tolse il casco, rivelando un viso dall'incarnato scarlatto incorniciato da una folta chioma nera, raccolta sommariamente in una coda. La sith aveva tratti innegabilmente femminili, resi un po' insoliti da una serie di tre lunghe protuberanze ossee, la più definita delle quali iniziava sopra le altre due e nel punto in cui gli altri umanoidi generalmente avevano gli zigomi e continuava oltre il bordo esterno degli occhi di un giallo brillante della massassi, fino alla base delle orecchie appuntite. La femmina mostrava i denti aguzzi e naturalmente un po' gialli in un ghigno che non era un sorriso, ma una specie di espressione di disgusto [sith] «Questo abito sembra avere le dimensioni giuste, ma non nasconderà adeguatamente né il mio aspetto, né la mia spada» sentenziò. Si avvicinò tuttavia al duros [sith] «Restate voltato verso le mie armi» intimò, con tono superbo. Tolse rapidamente gli abiti al macchinista duros e poi si spogliò a sua volta, quindi indossò tutti gli abiti che l'altro aveva addosso tranne la biancheria e la parte superiore della tuta, che si legò invece in vita. Tornò dove aveva lasciato la propria cintura e la raccolse, cercando poi di allacciarla in modo da nascondere il più possibile sotto la parte superiore della tuta da macchinista spada e pistola. Puntò l'unghia affilata dell'indice sinistro verso la tuta e il mantello che aveva lasciato a terra [sith] «Quelli vanno portati sulla mia nave» potevano non sembrare granché, ma tuta e mantello erano probabilmente le migliori maschere che avesse. Aveva mani e braccia scoperte, ora. Vari spuntoni ossei facevano sembrare le mani della guerriera guanti di una qualche antica corazza, mentre i due che dai gomiti puntavano indietro e in alto davano l'impressione che una sua gomitata sarebbe stata estremamente dolorosa. A parte queste particolarità, in termini umani la sith si sarebbe potuta definire atletica.

    Edited by Balenuvola - 8/1/2024, 20:08
     
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    [sith] «Sono una massassi... ho la mia tunica e i calzari. Ho anche guanti, occhiali che proteggono dalle scintille e una... tuta da... zuguruk barbaro... di grado basso»

    Massassi.. Zuguruk... erano parole che nella sua mente trovavano una taduzione, come il resto della lingua che aveva momentaneamente appreso e che confermavano ciò che aveva dedotto della cultura della donna, ma che non avevano un reale significato, come poteva averlo per lei. Mise da parte quei termini, facendo voto di memorizzarli per il futuro, quando avrebbe potuto svolgere ricerche più approfondite.
    Al momento aveva una sola domanda, pericolosa per la sua posizione, ma la prima che gli era venuta in mente non appena aveva udito la parola massassi, guerriero.
    E quanti altri massassi vi sono nel posto da cui vieni?
    Era la cosa più naturale da chiedere: oltre alla curiosità culturale, vi erano le precauzioni tattiche, anche se scarsamente giustificate, date le condizioni in cui versava quella donna col suo equipaggiamento.
    Sei tu il meglio che avevate?
    Thanen era consapevolmente passato dal "voi" al "tu" e non solo per comodità: stava cercando di implicare che lui fosse appartenente ad una casta superiore alla sua e che quindi lei dovesse avere più motivi per rispondere. Non era certo se gli ingenieri fossero rispettati di meno, o di più dei guerrieri e non conosceva altre caste, quindi non poteva osare più di così. Con un po' di fortuna ed accortezza, sarebbe stata la fantasia di Maris a lavorare al posto suo.
    Le domande erano venute mentre la donna si sganciava la cintura e iniziava a rivelare il proprio aspetto, così che ora il chiss poteva avere una chiara visione del volto di lei.
    E' vero, allora... Appartiene alla razza dei primi Sith... o quanto meno, ne presenta tracce...
    Ricordava nelle descrizioni trovate al Tempio Jedi, che quella specie avesse pelle rossa e spuntoni ossei, il che combaciava con quanto stava vedendo ora. La cosa era davvero curiosa... e affascinante. Ormai Thanen era catturato da quell'inaspettato svolgimento degli eventi. Doveva sapere di più. Non poteva perdere quell'esemplare di una specie creduta estinta.
    CITAZIONE
    «Restate voltato verso le mie armi»

    Dietro la visiera scura, Thanen inarcò un sopracciglio. Non era abituato al pudore e al contrario, pensava che quello sarebbe stato un momento perfetto per cercare di colpirlo a tradimento con un'arma nascosta sotto i vestiti. Maris però non sembrava abbastanza furba per quello, o forse, molto più banalmente, non aveva altre armi. Nel dubbio squadrò la sua figura da capo a piedi, prima di decidere che no, non dovevano esserci e quindi accontentarla, posando lo sguardo su spada e pistola, in terra.
    Quando la donna ebbe finito di cambiarsi e fu entrata nel suo campo visivo, lui alzò di nuovo lo sguardo per osservarla. Sì, senza dubbio nascondere una spada non sarebbe stato credibile, ma il suo aspetto non era tanto bizzarro da attirare l'attenzione, rispetto a tante altre specie aliene. Così scoperta sarebbe risaltata molto meno che con un casco. Che poi era il motivo per cui lui aveva una maschera d'osso kaleesh, sotto la propria visiera: uniti ad un pezzo di stoffa da beduino attorno a gola e capo, non sarebbe stato riconosciuto dai più... certo, non poteva evitare il rosso luminoso dei suoi occhi, che l'avrebbe rivelato ad Ashara, ma ci avrebbe pensato dopo.
    Prendo io quelle. decretò, indicando le armi. Su di lui non avrebbero fatto grande effetto, dato che era già armato, ma tutti si sarebbero voltati per capire perchè una meccanica aveva un palo infilato sotto i vestiti. Come per la scelta di farla andare a volto scoperto (che in realtà era pure una strategia per vedere come era fatta) anche portare le armi in piena vista sarebbe stato meglio che nasconderle male.
    Prendo anche quelli. Serviranno dopo. si riferì a tuta e vestiti. Ad esclusione del casco, il resto poteva entrare nella sua tracolla, tenuta semicoperta dal poncho e voltata a coprirgli la schiena. Se mai fosse stato necessario un cambio d'abito... e sicuramente sarebbe servito, l'avrebbero avuto a portata, invece di doverlo prendere in prestito altrove.
    Una volta terminati i preparativi, Thanen avrebbe fatto gesto alla donna di precederlo, consegnandole un tesserino dei manutentori. Tenne il comlink: se ci fosse stato da comunicare con gli altri operai, avrebbe sicuramente saputo inventarsi qualcosa, e poi almeno aveva una voce maschile.
    Prima di lasciar partire C5, prese la pistola, la impostò in stordente, sparò di nuovo al duros, dopo averne controllato il polso e poi al pelato, quindi fece cenno a Maris di prenderne uno e buttarlo in una delle casse agli angoli dello stanzone, lui avrebbe fatto lo stesso con l'altro.
    Dove dovrebbe trovarsi il bersaglio? E come intendi prenderlo?
    Aveva il sospetto che Maris non conoscesse la risposta a nessuna delle due domande.
    Mentre C5 si occupava di decollare, i due avrebbero potuto lasciare quell'area e salire almeno ai piani della terza classe.
     
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    Notò con disappunto che l'altro aveva iniziato a darle del tu, ma si sforzò di non alterare in alcun modo la propria espressione, ora che si era tolta il casco [sith] «Molti più di quanti uno solo potrebbe contarne in una vita» si limitò a rispondere, orgogliosa, ed era vero che ci fossero ancora molti massassi sparsi in tutto Qoritjor Qo - anche se nessuno poteva sapere quanti, visto che la statistica era compito degli zuguruk e non c'erano più zuguruk da molto tempo sul suo pianeta natale - ma anche solo insinuare che tutti quei guerrieri fossero uniti in un'unica grande armata invece che divisi in decine di migliaia di piccole bande al servizio di kissai in guerra tra loro era quasi come mentire. Non che Ashara si facesse qualche problema a mentire... anzi, al momento aveva addirittura voglia di farlo. L'insinuazione del chiss sotto mentite spoglie ovviamente la offese molto. Aggrottò la fronte [sith] «Io sono Ashara Jentsawak, Sedriss della città di Dostun, legittima capitale di Qoritjor Qo. Ho combattuto molte battaglie, senza perderne nemmeno una» dichiarò, superba. Poteva anche essere semidistrutta da secoli, ma un tempo la sua città era stata la capitale dell'intero pianeta... e lo sarebbe stata ancora, se lei fosse riuscita a portare a termine il compito che i kissai le avevano affidato.

    Non era del tutto vero che non aveva mai perso una battaglia, ma non considerava nessuna delle sconfitte subite da Dostun una propria sconfitta personale: lei aveva sempre fatto il suo dovere, anche quella volta che era stata ferita gravemente non appena la battaglia era iniziata e, dopo la vittoria, il suo comandante aveva proibito per ore agli altri di aiutarla. Era sempre sopravvissuta senza fuggire.

    [sith] «Io sono il meglio, al di sopra di altri massassi. La mia spada è decorata al pari del mio nome. Tu chi sei veramente?» chiese, infine. Pensò che doveva essere uno zuguruk o un kissai, da come si poneva.

    La sith mostrava varie vecchie cicatrici sulla poca pelle scoperta e il loro aspetto spiacevole poteva bastare a dimostrare il bassissimo livello delle cure mediche disponibili nel luogo in cui doveva essersele procurate.

    Strinse i pugni. Non avrebbe consegnato tutte le proprie armi, in particolare la propria spada [sith] «Non posso darti la mia spada» disse solo, in tono piuttosto cupo. Sbirciò i vestiti che aveva lasciato a terra, poi fessurò gli occhi [sith] «Vuoi prenderti tutto...» constatò, sarcastica. Consegnò la propria pistola a Thanen, con cautela e senza fare movimenti bruschi, poi avvolse la propria spada in un fagotto fatto con il proprio mantello, che tenne con la destra. Prese il tesserino con la sinistra e lo mise in una tasca dei pantaloni, quindi buttò l'umano nella cassa indicatale. Espirò profondamente [sith] «Vosko ha pagato la cabina 225» disse [sith] «So che queste navi barbare esistono solo per divertire i loro passeggeri, che sono però inutili in caso di problemi... per questo, quando c'è un'emergenza che non mette in dubbio la sopravvivenza della nave, i passeggeri devono essere accompagnati temporaneamente alle loro cabine, in modo che non siano troppo d'intralcio all'equipaggio. Ci sono poche guardie a bordo, che io sono sicura andrebbero a proteggere le zone importanti per la nave se l'allarme scattasse... e non le cabine. La mia idea era lasciare che l'allarme scattasse quando fossi ormai nascosta vicino alla cabina 225. Vosko sarebbe tornato alla cabina e allora io lo avrei ucciso... poi sarei tornata di corsa alla mia nave, prima che qualcuno potesse entrarci, e mi sarei allontanata» un "piano" piuttosto disperato, basato sulla rapidità di esecuzione.

    [sith] «Il tuo modo di pensare è strano, come sai che i miei abiti ci serviranno dopo? E come potrebbero servirci?» le era stato insegnato che gli zuguruk avevano menti simili a macchine, difficili da comprendere... l'altro era forse uno di loro? Strano che fosse lì, armato.

    Edited by Balenuvola - 11/1/2024, 19:17
     
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    La prima risposta della donna iniziò con il preoccuparlo leggermente, tuttavia l'affermazione sembrava più un'iperbole che un qualcosa di tangibile. Se non altro gli dava l'idea che Maris fosse una buzzurra, cosa che venne confermata man mano che la conversazione proseguiva.
    O non sa contare... oppure sta cercando di esagerare le stime.
    Sì, mentiva, decise, in maniera deliberata. Il fatto che lui avesse implicato una posizione gerarchica superiore, non era quindi stato sufficiente nel metterla a suo agio, anzi, se possibile aveva avuto l'effetto opposto di indispettirla. Pazienza.
    CITAZIONE
    [sith] «Io sono Ashara Jentsawak, Sedriss della città di Dostun, legittima capitale di Qoritjor Qo. Ho combattuto molte battaglie, senza perderne nemmeno una»

    Anche se Thanen non aveva chiesto il nome del pianeta da cui proveniva, Ashara Jentsawak ci aveva tenuto a farglielo presente e così il chiss memorizzò ogni informazione, deciso a controllare se quel posto esistesse e dove si trovasse, eventualmente, perchè lui non l'aveva mai sentito nominare, il che non era sorprendente: o la Sith stava ancora mentendo, oppure doveva un posto sperduto e dimenticato, altrimenti tutti avrebbero saputo dell'esistenza di una colonia Sith sopravvissuta alle varie guerre coi Jedi.
    Sicuramente le piace darsi delle arie.
    Dubitava seriamente che non avesse mai perso nella sua vita, anche perchè ora era ostaggio suo e del suo droide, tra le righe, ma così era. Era più probabile che fosse il genere di persona che non accetta la sconfitta, invece di imparare da essa. Non particolarmente interessante, ma meglio per lui, più prevedibilità e scarse probabilità di un successo da parte sua.
    CITAZIONE
    [sith] «Io sono il meglio, al di sopra di altri massassi. La mia spada è decorata al pari del mio nome. Tu chi sei veramente?»

    Di nuovo, questo poteva voler dire che il suo popolo, se esisteva, era composto da poco più che cacciatori-raccoglitori pieni di superstizioni, oppure che la donna voleva solo cercare di apparire più grande di ciò che era in realtà.
    Un tempo Thanen aveva rifuggito l'idea del mentire, poichè indegno di un chiss, tuttavia col tempo non solo si era adattato alle condizioni e aveva iniziato a farlo, ma era pure diventato davvero bravo. Ciò non voleva tuttavia dire che gli piacesse farlo: se possibile, lo evitava. E il modo migliore per non mentire era non rispondere a domande scomode, proprio ciò che continuò a fare in questo caso, ignorando la richiesta di un'identità reale.
    In questo caso l'omissione poi, non era solo una preferenza, era necessaria: non sapeva quasi nulla dei Sith, non poteva mentirle senza conseguenze. Decise che rimanere in silenzio sarebbe potuto comunque essere accettabile, facendolo sembrare solo un qualcuno con un'opinione troppo alta di sè per dovere delle risposte a qualcuno di basso rango. Sì, poteva reggere.
    Thanen prese la pistola, tolse la cella di tibanna, che infilò nella tracolla e quindi la mise a sua volta nella borsa, che cominciava ad essere piuttosto piena.
    Riavrai tutto alla fine. le assicurò, lasciando perdere la spada: non voleva insistere perchè immaginava che avrebbe portato a scarsi risultati, se non la necessità di sparare alla donna e lasciarla poi lì, cosa che voleva evitare. Il fagotto di stoffa sarebbe andato abbastanza bene.
    Prendi anche quella. indicò la chiave idraulica lasciata per terra, poichè avrebbe aiutato nella messinscena.
    Ascoltò poi il piano di Ashara, che incredibilmente esisteva. Chissà se gliel'aveva preparato un superiore, o se ci aveva pensato tutto da sola.
    Capisco. commentò, ignorando di nuovo le sue domande.
    Il piano non era male, totalmente impossibile da realizzare, nelle condizioni in cui era arrivata, ma ora che un paio di dettagli erano stati sistemati, avrebbe pure potuto funzionare. La difficoltà esecutiva stava nel fatto che riportare indietro il cadavere senza essere visti sarebbe stato un puro caso di fortuna. Ma la cosa non era sorprendente, dato che Ashara Jentsawak sembrava basare molto proprio sul caso.
    Cosa sai di Vosko?
    Chiese mentre camminavano verso i lift per il piano di sopra. Aveva già alcune idee su come migliorare le probabilità di successo della sith, ma serviva un piccolo lavoretto di raccolta informazioni e un dettaglio per nulla secondario era quale fosse la capacità del bersaglio di non farsi uccidere.
    I Neimoidiani non erano famosi per il combattimento, anzi erano considerati enormi codardi, ma erano spesso molto attenti alla propria sicurezza personale ed amavano usare i droidi. Se Vosko aveva una guardia del corpo, la colluttazione sarebbe stata più problematica.
    Dovevano trovarlo e scoprire come era fatto e se viaggiava solo.
     
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    La sua domanda non aveva ricevuto alcuna risposta - Ashara trovava il comportamento del chiss, che pure credeva essere un suo simile, estremamente fastidioso, e non solo perché il fatto che non la trattasse quantomeno da pari offendeva il suo orgoglio, specialmente ora che si era presentata davvero, ma anche perché le rendeva sempre più difficile continuare a fingere di non aver perso. Aveva forse perso? Certo non definitivamente. Ma chi poteva mai essere l'altro per permettersi di trattarla come un'inferiore senza nemmeno presentarsi sinceramente prima? Si chiese se avesse sbagliato, se avesse tradito sé stessa e tutti i sith con la sua debolezza, o se semplicemente l'altro fosse davvero troppo più potente e più importante di lei, almeno per il momento. Di sicuro aveva attrezzatura migliore della sua. Non riusciva a capire perché il maschio non si fosse ancora presentato: non immaginava che i dubbi che le stava suscitando il suo comportamento potessero portarla a ribellarsi? La stava forse mettendo alla prova? O forse il suo nome era troppo conosciuto, paradossalmente, nonostante i sith non lo fossero affatto? Combattuta tra il forte desiderio di uccidere l'altro, l'ancora insoddisfatta curiosità nei suoi confronti e la paura di non riuscire a salvarsi la vita in caso di errori, la sith rossa non riusciva proprio a decidersi ad agire e finì così per avere un evidente moto di sconforto. Il tono di Ashara si fece più rispettoso [sith] «Seguirò voi» concesse, tornando al "voi". Aveva dubbi, e molti, ma si rendeva conto che non era nelle condizioni di liberarsi della presenza dell'altro in modo sufficientemente sicuro, in quel momento, quindi tanto valeva aspettare. Raccolse la chiave idraulica indicatale e poi si raddrizzò, evidentemente in imbarazzo. L'altro non aveva avuto alcun commento da fare sul suo piano; si chiese perché, finché non si accorse di non avere abbastanza elementi per capirlo.

    L'ultima domanda del falso sith la sorprese visibilmente - che l'altro non si trovasse lì per Vosko? O la stava solo mettendo alla prova? [sith] «Nore Vosko: un neimoidiano. Conosco la sua faccia a memoria... anche se i neimoidiani sono quasi tutti uguali tra loro» rispose, con tono vagamente triste, per poi aggiungere [sith] «Avrebbe dovuto tenere al sicuro i crediti di altri, invece ne ha rubati molti... e tra i tanti che si sono arrabbiati, qualcuno è disposto a pagare per avere una prova della sua morte... e a pagare ancora di più per avere Vosko intero e ancora vivo, ma io intendevo solo ucciderlo e portare la sua testa al committente. Non ha guardie del corpo a proteggerlo, ma forse qualche macchina nascosta sì e anche per questo vorrei risparmiare i colpi della pistola...» cennò con il capo all'arma che aveva appena consegnato al falso sith.

    Seguiva Thanen [sith] «Perché volete aiutarmi? E cosa vorreste in cambio?» azzardò, incerta.
     
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