New Star Wars Gdr

Una rilassante crociera

libera con Thanen

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    Lanciò ai bambini chiassosi, che era certa ridessero di lei, uno sguardo obliquo e risentito: non le sarebbe dispiaciuto farli immediatamente a pezzi, ma si chiese se sarebbe stato saggio; la stavano "aiutando", in fondo. Sapeva controllare la rabbia, ovviamente, e sapeva anche come usarla per aumentare la propria efficacia in combattimento; era infatti convinta che la rabbia, dando ai guerrieri un reale desiderio di uccidere, li rendesse più forti. Certo, in quel momento stava combattendo contro un "avversario" già morto, ma non le sarebbe stato poi troppo difficile immaginare che così non fosse: l'immaginazione non le era mai mancata. Strinse forte le dita intorno all'elsa della spada. Ashara pensò che un guerriero che non potesse provare rabbia probabilmente sarebbe stato molto più forte di uno che non fosse in grado di gestirla, almeno in un duello, ma non potendo combattere le stesse battaglie dei sith sarebbe sicuramente divenuto, con il tempo, qualcosa di simile a un jidai: un essere senza ambizioni né desideri propri, né reali obiettivi se non quello di impedire ai sith di raggiungere i loro. La sith era stata felice di scoprire che la galassia non avesse più avuto notizie dei jidai da anni, anche se si rendeva perfettamente conto, data la sua situazione, che questo non bastava a provare che fossero effettivamente scomparsi.

    Riprese la posizione, con movimenti fluidi, per fermarsi del tutto nel momento in cui Duine rispose. Rifletté brevemente sulle parole del falso sith, prima di rispondere, con tono rispettoso [sith] «Forse. I nostri kissai conoscono ancora le magie antiche, ma certo anche voi non le avrete dimenticate...» impallidì leggermente [sith] «Ho visto un kissai controllare la mente di un traditore che dubitava del suo potere e costringerlo a trafiggersi con un pugnale... ripetutamente, prima che morisse...» raccontò [sith] «Ma coloro che conoscono i segreti arcani non sembrano più riuscire a trovare alcun vero interesse per le macchine, nemmeno per quelle che potrebbero aiutare la loro magia... le considerano da meno. Solo con gli zuguruk al loro fianco i kissai saprebbero renderci nuovamente forti come un tempo. Io spero di non offendervi, chiedendovi se siete uno zuguruk o un kissai...» azzardò, finalmente.

    Un cercatore di conoscenza? Esibì un lentissimo cenno di assenso, per nascondere una certa frustrazione; nonostante fosse abituata agli inganni e alle mezze verità dei kissai, Duine non sembrava volerle dare la minima soddisfazione [sith] «La magia non mi è mai stata insegnata, sono una massassi... ma conosco ciò che serve per combattere, se può interessarvi» ammise.

    Cercava di immaginare che il vociare dei bambini fosse il rumore di una battaglia e che il pezzo di nerf appeso al soffitto fosse un nemico. Inspirò profondamente e alzò nuovamente la spada di fianco al suo capo, per poi piegare un poco di più le ginocchia. Fessurò gli occhi, per poi aprirli. Si sgranchì il collo. I bambini le stavano facendo il verso e, quasi sicuramente, la stavano prendendo in giro, ma non le importava. Emise un basso ringhio, prima di fissare il punto che avrebbe voluto colpire e lanciarsi verso di esso. Era quasi arrivata, quando un piccolo aliante fatto con l'involucro di una barretta energetica le colpì la spalla e la distrasse abbastanza da farle mancare il colpo, sebbene di poco. Si era ritrovata a tentare di colpire, quasi d'istinto, un immaginario nemico immediatamente alla sua destra, che nella furia della battaglia aveva cercato di prenderla alle spalle. Fuori di metafora, forse Duine o un bambino con un coltello in mano. Aggrottò la fronte e sibilò tra i denti. I ragazzini barbari stavano mettendo alla prova la sua concentrazione e il fatto stesso che ci stessero riuscendo significava che qualcos'altro la turbava e quel qualcosa dovevano essere i suoi residui dubbi su Duine. Cosa mai avrebbe voluto sapere da lei? La posizione di Qoritjor Qo, probabilmente. Schiacciò l'aereo di carta, che era caduto a terra, sotto il piede sinistro.
     
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    La Sith parlava di magie, si doveva quindi riferire alle tecniche conosciute dagli utilizzatori della Forza per sfruttare quell'energia a lui invisibile e la descrizione successiva sembrò confermarlo anche se...
    Non avevo mai sentito di controllo della mente.... assottigliò lo sugardo e increspò la fronte, sotto la maschera. Finora gli effetti che aveva potuto notare erano estremamente fisici, come lo schiantare qualcuno (ad esempio lui) contro oggetti, sollevare e spostare cose e persone, guarire, addirittura, scaturire fulmini dalle mani e muoversi e saltare al di là della normali concezioni umanoidi... ma il controllo della mente.... quello era nuovo e molto preoccupante.
    Thanen si costrinse però a non distrarsi, perchè Ashara stava proseguendo e, ancora più interessante, parlava di macchine in grado di "aiutare la magia".
    Questo vuol dire che non sono stato l'unico a pensare di incanalare la Forza tramite qualche macchinario... e che qualcuno era in grado di farlo. Forse si tratta di una conoscenza perduta, ma può anche darsi che questa Sith sia la chiave per trovarla. Non posso lasciarmela scappare.
    Dire la cosa giusta era diventato essenziale e Thanen non poteva negare, ora, di sentire la pressione, perchè il dialogo non era mai stato il suo forte e anche se a livello teorico aveva ottime capacità di analisi, nella pratica tutto gli riusciva un po' troppo... chiss.
    Ed ecco che dunque la domanda finale era stata evitata. Non poteva dire di essere nè uno, nè l'altro, senza rischiare, poteva solo puntare sul mistero, anche se l'aumento di temperatura segnalato nell'infrared, sulle guance e il petto di Ashara, gli indicava una crescente frustrazione, che presto avrebbe necessitato di valvole di sfogo.
    Thanen valutò il valore di ciò che Ashara poteva offrire. Nessun tipo di conoscenza era inutile, tutte gli facevano almeno un poco gola, ma il Capitano doveva scegliere oculatamente di cosa saziarsi, o non avrebbe avuto spazio per il dessert.
    Le tecniche dei Massasi non mi interessano. Quello che voglio è la storia che conoscete su Dostun. Se mi porterai delle conoscenze che non possiedo, io condividerò con te il sapere degli zuguruk per l'arte della guerra. propose.
    I bambini iniziarono a inveire contro la donna rossa che aveva distrutto l'areoplanino e il più coraggioso del gruppo fece il gesto di scendere per andare a prendere a calci sugli stinchi la donna. Thanen si tese a quel gesto e con un ordine secco e perentorio, pronunciò in basic.
    No.
    Fu abbastanza per far calare il silenzio tombale e far retrocedere tutti i marmocchi in un angolino, come se fossero appena stati bastonati. Per quella volta Ashara poteva godere sul silenzio, ma la sua mente era concentrata?
     
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    Ashara si voltò verso i bambini con un'espressione gelida dipinta in volto e le mani tanto strette intorno all'elsa della sua spada da far scricchiolare le scaglie d'osso che le proteggevano le dita. Posò i suoi occhi gialli sul più coraggioso del gruppo, che le si stava avvicinando con aria minacciosa «Colpisci, piccolo animale stupido. Colpisci... e muori» sibilò, con voce profonda e un tono vagamente invitante viziato da un accento pesantissimo - qualunque concezione di onore le fosse stata inculcata a Dostun, non aveva sicuramente nulla a che fare con lo scegliere soltanto avversari degni e con il rispetto della vita degli innocenti.

    L'ordine di Thanen, per qualche ragione, sembrò rilassarla. Si voltò verso il chiss sotto mentite spoglie [sith] «A Dostun, apprendisti massassi della loro patetica statura sarebbero stati appesi per i piedi e bastonati, per un comportamento del genere» fece notare, con aria di superiorità [sith] «I barbari non addestrano affatto i loro piccoli... i quali non hanno cicatrici e si comportano come bestie da macello» sbuffò. Sembrava piuttosto orgogliosa dell'educazione - se così si poteva chiamare - che aveva ricevuto. Lasciò perdere i bambini per concentrarsi finalmente sulla richiesta che Duine le aveva fatto poco prima e che non aveva la minima intenzione di ignorare [sith] «Dostun è la legittima capitale di Qoritjor Qo, ma da molto tempo ormai il suo consiglio ha perso la fedeltà dei kissai degli altri insediamenti. La guerra iniziò quando i primi traditori rapirono alcuni dei pochi zuguruk che si trovavano sul pianeta e... non finì più, per millenni, anche dopo che l'ultimo zuguruk morì avvelenato. Con il... il declino...» pronunciò quel termine con molta esitazione, come se fosse una parola proibita, poi si guardò intorno spaventata, quasi temesse che i kissai che vietavano di pronunciarla a Dostun potessero apparire dal nulla per punirla, prima di riprendere [sith] «Con il declino, i kissai hanno avuto sempre più difficoltà a mantenersi uniti... e le città più lontane sono diventate impossibili da raggiungere. Una ad una, tutte le città, fino alle più vicine, hanno finito per tradire Dostun... continuiamo a combattere contro i traditori, ma non otterremo mai vittoria su tutti loro» emise un debole ringhio di frustrazione [sith] «Non sono una traditrice, non ho paura... ma devo riuscire a riportare le conoscenze perdute a Dostun... o trovare un altro modo per... arrestare il declino» mostrare a un kissai di mettere in dubbio le parole di altri kissai non era quasi mai una mossa giusta, di norma, ma anche ostentare una cieca obbedienza verso sith che il suo interlocutore non conosceva affatto avrebbe potuto crearle grossi problemi.

    Assunse la posizione di combattimento, cercando di reprimere le preoccupazioni che le affollavano la mente. Alzò l'elsa di fianco al capo di nuovo e portò un poco più avanti di prima il piede destro, tenendo le ginocchia piegate. Spostò il peso da un piede all'altro qualche volta mentre fissava il proprio bersaglio. Ridusse il ritmo del suo respiro, tentando di convertire la propria paura in rabbia e di raffreddare poi anche quest'ultima. Immaginò che il pezzo di nerf bucherellato fosse un jidai, in grado di tagliarle la spada di netto con la propria lama di luce. Non avrebbe potuto sbagliare, con un jidai, né permettergli il lusso di un estremo, letale, gesto. Espirò profondamente e immaginò di infilzare il collo del suo nemico, mentre si lanciava verso il suo "nemico" e lo trafiggeva esattamente nel punto che aveva immaginato. Schiuse le labbra, ma si accorse di un errore: aveva tenuto la lama perpendicolare al suolo, mentre avrebbe dovuto tenerla parallela, dal momento che gli umanoidi tendevano ad avere teste ossute. Estrasse la lama e arricciò le labbra. Sbatté le ciglia qualche volta, prima di rimettersi in posizione.
     
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    Come Thanen aveva immaginato, se non fosse prontamente intervenuto per fermare il ragazzino alieno, sarebbe stato sicuramente fatto a pezzi dalla Sith, davanti ai suoi occhi, cosa che sarebbe stata inacettabile. Chissà come una cultura barbara come la sua poteva aver prodotto qualcosa di significativo... Ma c'era anche da dire che lei era solo un esemplare ed un caso isolato non era valido ai fini della statistica.
    Con i bimbi messi in salvo duramente, ma in modo efficacie, la massasi poteva concentrarsi solo sul suo compito e ciò che Thanen le aveva proposto. Come sperava, aveva stuzzicato la sua ingordigia di distruzione.
    CITAZIONE
    «I barbari non addestrano affatto i loro piccoli... i quali non hanno cicatrici e si comportano come bestie da macello»

    Certamente un tempo Thanen aveva avuto tutte le motivazioni per essere disgustato dagli alieni, il che ovviamente significava tutti i non-chiss e per primi i bambini, appiccicosi, sporchi, chiassosi e sempre tra i piedi, non disciplinati e rispettosi delle gerarchie, come doveva esserlo un bimbo chiss. Ma ormai il Capitano era diventato un cittadino repubblicano, anche se adottivo, e il suo modo di vedere le cose era diventato più... elastico. Le affermazioni di Ashara denotavano la sua ristrettezza mentale. Se c'erano degli alieni che i chiss facevano bene a ritenere inferiori e non degni di attenzione, quelli erano proprio quelli come la donna rossa. Erano specie come la sua, con lo stesso modo di pensare e comportarsi che avevano reso i chiss gli xenofobi che erano. Non ci si poteva stupire, sentendola parlare e l'ufficiale doveva ammettere che farle notare tutte le falle logiche nelle sue affermazioni sarebbe stato più che giusto, per cercare di correggerla. Quello però era proprio ciò che non poteva fare. Non se la sentì però nemmeno di concordare apertamente: temeva di apparire falso, che in qualche modo il suo disgusto per lei e i suoi commenti potesse trasparire.
    Optò per il silenzio.
    Si concentrò invece sul racconto, ben più interessante, delle vicende del pianeta da cui veniva.
    La loro popolazione è destinata ad estinguersi nel giro di qualche centinaio di anni. Non so se valga davvero la pena di cercare qualcosa. Se avessero avuto le conoscenze per sfruttare la Forza come arma, allora una delle tribù avrebbe rapidamente soggiogato le altre. considerò interiormente.
    Però, se gli zuguruk, i loro ingenieri, sono periti, forse ciò che gli manca non sono le conoscenze in sè, ma qualcuno in grado di applicarle e interpretarle. Può valere la pena di fare un tentativo....
    La guardò eseguire il suo tentativo con la carcassa, poi rispose.
    Quello che vi serve non è potenza delle armi, ma della mente. decretò.
    I vostri kissai sono deboli. Una cosa come questa non dovrebbe capitare. I deboli meritano di morire. andò avanti, prendendo in prestito ciò che aveva visto e ipotizzato dai comportamenti di Ashara.
    Ma i Sith sono pochi, in questo caso è necessario epurare, tagliare i rami secchi, per dare più spazio alla pianta. Confermo quanto ho detto. Portami le conoscenze celate su Dostun e io ti aiuterò a salvare Qoritjor Qo dal declino.
     
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