New Star Wars Gdr

Il dado è tratto

Role libera per Molly e Keldor

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    Come vuole che l'aiuti?

    Ecco, così va molto meglio. Vedi che se ti impegni ce la fa, Lucrezia? la lodò il pirata, mentre la guidava inevitabilmente fuori dal negozio, dopo aver mollato la merce non comprata, detro il primo cesto delle occasioni cui passò accanto.
    Quello non faceva parte dei piani. Prendere in ostaggio una giovane donna dal lavoro d'ufficio, senza nemmeno averlo voluto, ma perchè costretto dalle circostanze. Dove l'aveva già sentita? Anche se i suoi ricordi dell'episodio con Lyra Galney erano andati perduti, aveva letto i giornali e guardato il video del processo. Tra quello e la sensazione che stava provando di esserci ricaduto di nuovo con tutte le scarpe, era abbastanza convinto che quello fosse l'ennesimo errore recidivo che il suo cervello non sembrava essere in grado di bloccare sul nascere.
    In quel momento Keldor odiava la donna dal caschetto biondo e non perchè avesse cercato di mollarlo lì e andarsene, anche se, sotto sotto, la sindrome da abbandono poteva estendersi anche ad un episodio così banale, no, la odiava principalmente per il fatto che l'aveva spinto ad essere di nuovo il "cattivo". Lui non voleva essere il cattivo, perchè tutti dovevano sempre costringerlo a far loro del male? Era profondamente ingiusto, era Lucrezia la cattiva, non lui! Lucrezia era una pessima, persona, sì, aveva deciso.
    Ho visto che te la cavi con le macchine. Non mi va di toccare quei trabbicoli infernali, non si abbinano al mio smalto. Quindi farai la ricerca al posto mio. La faremo lì, alla luce del sole e poi, se sarò soddisfatto, ti lascerò andare e ti dimenticherai della mia faccia. Se sarai ancora scortese con me, beh, conosco tanti bei vicoli bui e metodi creativi per renderli interessanti.
    Era venuto su quel pianeta con l'idea della vendetta, perchè in fondo Jared l'aveva costretto a tornare sui propri passi, ad uccidere senza una vera ragione, per cercare di riempire il vuoto che gli aveva lasciato col suo tradimento, ma ora era incastrato con quella bionda e voleva solo liberarsene il prima possbile e lasciare il pianeta.
    Non voleva altre rogne con lo SWAT, non voleva tornare nelle prigioni di massima sicurezza repubblicane. Ogni volta che succedeva vi lasciava un pezzo della propria sanità mentale e non gliene rimaneva poi molta.
    Uccidere Lucrezia sarebbe stata la mossa più saggia: i morti non parlano.
    Uccidere però necessitava di un posto adeguato e Keldor aveva mentito: non conosceva bene Coruscant. Se avesse dovuto scappare, sarebbe stato in difficoltà.
    Mentre parlavano, avevano ormai raggiunto la coda per uno dei terminali.
     
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    Quando ricevi una bella iniezione di euforia (se l'uomo davvero non aveva intenzione di sfruttarla per la sua posizione, probabilmente ignorava quale essa fosse) può seguire un tuffo carpiato nella tetraggine.

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    La faremo lì, alla luce del sole e poi, se sarò soddisfatto, ti lascerò andare e ti dimenticherai della mia faccia.

    Questo mi conforta...

    Si poteva pensare che non fosse una grande idea porgere al proprio aguzzino note sulle proprie emozioni, e forse si pensava bene.

    CITAZIONE
    Se sarai ancora scortese con me, beh, conosco tanti bei vicoli bui e metodi creativi per renderli interessanti.

    ... Stirò le labbra.
    Era un buon momento per pensare a come sognava il proprio funerale?
    Avrebbero partecipato i suoi genitori, naturalmente, e alcuni suoi colleghi, e tra questi qualcuno presente solo per acuta coscienza sociale o morale.
    Una gran lavoratrice, un'ottima collega, un esempio avrebbero detto i colleghi, pensando intanto che se avesse avuto meno tic sarebbe stato tutto più semplice per lei (e per loro), nascondendo intanto che non avevano nemmeno un briciolo di dato per infiocchettare qualche argomento su altri suoi lati della personalità più significativi, cercando di non pensare all'imbarazzo.
    L'imbarazzo l'aveva sempre inseguita come un cagnolino fedele ma abbastanza bruttino. Non era sicura di provarlo lei stessa o di prenderlo in prestito come il riflesso di quello che le trasmettevano, o meglio sbandieravano, gli altri.
    Uscirono in quell'aria buona e mite che piaceva agli animali e ai ristoratori, per motivi diversi, un'aria che faceva pensare che ogni navicella che solcasse il cielo intorno a loro tracciasse rotte di pace per i passeggeri tutti con buone intenzioni. La realtà era che le buone intenzioni di ciascuno erano perlopiù opportunistiche e chi era meno opportunista, si era dimenticato delle buone intenzioni dopo essersi stordito col troppo pesante sugo di polpette.
    Questo almeno era ciò che credeva Robert, forse quello che poteva credere suo padre, ma lei? Se lo pensava, lo faceva con un tono meno duro e definitivo. Guardare quelle navicelle in una buona luce, a lei piaceva ancora.
    A proposito di Robert e suo padre: entrambi le avrebbero detto che era in ritardo con la pianificazione del "piano B".
    Fu strano continuare a intrattenersi con il chiss simulando col corpo un'amicizia, sentirlo ancora così vicino senza una parentesi di lontananza a profilarsi, lui era molto accurato nel limitarla, creava un soffocamento che poteva essere scambiato per apprensione o protezione da sguardi esterni.
    I pensieri andavano un po' troppo sciolti e così si soffermarono anche sulla fantomatica amicizia, concetto che, per così dire, aveva tormentato ben bene con i suoi dubbi. Per la maggior parte, aveva capito, amicizia voleva dire gesti intrecciati con piacevole risonanza e ritmo e regole di comportamento condivise. Lei che aveva qualche problema coi gesti e viveva in un mondo di regole a parte, almeno a un primo sguardo, ovviamente si chiedeva ancora in cosa potesse trovare l'amicizia.
    Chi aveva fatto amicizia con lei, lo aveva fatto al di là di lei.
    Nonostante lei.
    In fila, una fila ordinaria con varietà di razze ma un uniforme fastidio per l'attesa. Per lei non era una fila ordinaria, tuttavia non era sola: a sommare le persone che, in ogni luogo, in quei secondi stessero vivendo una deviazione nell'eccezionalità, si sarebbe tirato su un notevole numero.
    Attendendo prima fissando in modo monotono avanti, alzò poi lo sguardo al chiss, quel volto doveva essere un punto di passaggio invece indugiò. Quell'uomo poteva e forse voleva farle del male, ma lei non lo sentiva. Era agitata, sì, ma non offesa o particolarmente chiusa. Non poteva sapere chi fosse, quindi come sentire la minaccia che costituiva? In fondo, si poteva anche dire, che lui le stesse semplicemente mostrando ciò in cui era bravo...
    Le si velarono gli occhi di lacrime.
    Quindi lo sguardo riprese la sua discesa indietro, oltre la spalla fino al chiosco che sprigionava ancora sfrigolii e poi al robottino pulitore. In certi giorni aveva pianto anche per loro, solo lei sapeva perché. Ne approfittò per individuare dispositivi di comunicazione che lui avesse indosso.
    Al loro turno Molly sollevò le mani e le mise in posizione, sospese.
    Se i coltelli non le davano molto da pensare, non aveva considerato però che verso il sentirsi in trappola la sua filosofia non era altrettanto rosea. Infatti, si bloccò, vittima dell'emotività.
    Prese un altro respiro, sbattendo ripetutamente le palpebre disse tra sé a fior di labbra, veloce, una definizione sciorinata.

    La prima elaborazione dello shock da parte del cervello può essa stessa interferire con l'azione del soggetto. Non si chiama colpa, si chiama condizionamento...

    Poi, lo stomaco di Molly lanciò un brontolio, un richiamo maestoso.
    Se la donna era bloccata prima, si bloccò ancora di più.
     
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    Silenzio. Era quella una differenza sostanziale tra il prima e il dopo: prima, quando il gioco era stato ancora in atto, il chiss non stava zitto un minuto; ora, invece, con le buffonate al termine, se ne stava in coda con lo sguardo che saettava in ogni direzione, la presa ancora salda sulle spalle della giovane donna. Ora non c'era più motivo di fingere, almeno non quella parte di finzione, ora poteva essere una maschera diversa. La cosa era rilassante, era come togliersi dalle spalle il peso di una lunga giornata di lavoro, senonchè nulla era ancora finito, era solo passato dal front-office al back, dove le relazioni c'erano comunque, quelle coi colleghi degli altri reparti.
    Era sempre liberatorio togliersi una maschera, il problema era che ogni volta rimettersela diventava sempre più soffocante.
    Si accorse, malgrado continuasse a guardarsi attorno, che Lucrezia lo stava guardando, perchè lei era una di quelle tante cose che doveva tenere d'occhio. Così, quando lo fece, abbassò gli occhi di fuoco liquido a incontrare i suoi. La fissò con un'innaturale inespressività, guardigno, sospettoso, vide che le si stavano inumidendo gli occhi e distolse lo sguardo con uno sbuffo, roteando i propri verso l'alto. C'erano dei momenti in cui, testimoni avrebbero potuto dire, Keldor aveva avuto delle erezioni alla vista della debolezza e al sentirsi implorare pietà, ma ce n'erano altri in cui, come questo, non sopportava la vista delle lacrime altrui. Come si poteva passare dall'eccitazione al disgusto? Forse era più semplice di quanto si potesse credere. In fondo uno stesso atto poteva risultare provocante o grottesco, dipendeva se lo spettatore fosse nel "mood" e probabilmente anche chi fosse.
    In quel momento Keldor non era "nel mood", era in fila, con una tizia umana arroccata al fianco e che pure stava cercando di fargli capire che voleva il suo piatto di spaghetti. Ma come si faceva a lavorare così? Siccome il silenzio diventata pesante e Keldor odiava il silenzio, ci mise poco per tornare in servizio e ridistribuire falsità a destra e a manca.
    Non ho più finito la barzella. Che terribile mancanza. Dove ero arrivato? Ah, sì. Anche il terzo cliente raggiunge la pantoriana e chiede di ricevere lo stesso trattamento degli altri "pompino con canto lirico". "Ma certo" gli risponde la donna "ma devi promettermi di chiudere gli occhi". Lui promette, ovviamente e lei per precauzioni spegne pure la luce, ma non basta a fermare la curiosità del nostro eroe, che con una torcia, si prepara. La pantoriana inizia a succhiarlo che è una meraviglia, mai provate simili sensazioni. E allo stesso tempo, deve ammettere che canta molto bene, senza nessuna sbavatura. E' il momento della verità. Accende la luce, guarda e la prima cosa che vede è l'occhio di vetro dentro il bicchiere. Tadà! Barzelletta finita!
    Nel frattempo era arrivato il loro turno, complice anche il fatto che un paio di donne davanti a loro se ne erano andate per vomitare, avendo sentito il racconto.
    Durante l'attesa, Molly aveva potuto vedere che Keldor non sembrava portare comunicatori con lui, ma aveva le tasche piene, quindi forse un comlink poteva essere in quella dietro dei pantaloni, leggermente rigonfia.
    CITAZIONE
    La prima elaborazione dello shock da parte del cervello può essa stessa interferire con l'azione del soggetto. Non si chiama colpa, si chiama condizionamento...

    Sì, sì, sì, e ambarabacciccìcoccò! E tutte quelle cose lì. Prima finisci e prima sarò soddisfatto, prima sarò soddisfatto, prima potrai andare a pranzo. Ora muoviti, se non vuoi farmi perdere la pazienza.
    Keldor non aveva dimenticato che c'erano delle guardie in quella piazza e non voleva attirare di nuovo l'attenzione, perchè anche se aveva cambiato aspetto, qualcuno di leggermente più intelligente della media avrebbe potuto riconoscerlo e quello sarebbe stato pessimo.
     
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17 replies since 7/2/2024, 23:12   255 views
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