New Star Wars Gdr

Votes taken by ~Zalak~

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    E' finalmente uscito il trailer di Star Wars: The Acolyte, la serie ambientata nell'Alta Repubblica che uscirà il prossimo 5 giugno.

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    Gli occhi rassegnati di Dima, dopo il suo sputo, le fecero capire che anni a covare vendetta e rancore erano passati inutilmente nella clessidra del tempo. Quando si erano conosciuti erano più giovani, più sognatori forse, tutti con le proprie disillusioni ma con obbiettivi diversi. Erano anni diversi, anni di sogni e belle speranze anche se la concretezza del presente e del passato li aveva colpiti chi più chi meno. Dopo Corellia, il rancore verso Dima aveva accresciuto l'opinione che aveva di lui: canaglia bicefala che poteva essere alleato e traditore, ma la sua elusione del Leviathan negli anni del suo apice era stata rimarchevole, così come le notizie portate in dote alla Repubblica. Quello che vedeva adesso, chino in una cella di Lorta, era l'ombra dell'idea che lei aveva covato nella sua mente e che era troppo grande perché la realtà potesse competervi. Dima era un uomo senza terra e senza uno scopo, uno sfollato, un ardito che aveva legato la sua vita all'alcool, alla violenza e al fremito del pericolo. Aveva accettato un lavoro per una "nave e dei crediti" come chi legga le briciole sotto un tavolo. Che delusione, che spreco. La sua vendetta ed il suo rancore non potevano aver senso su una persona del genere che, al massimo, la porte poteva recare soltanto sollievo.
    Si allontanò per concentrarsi sulle sbarre e cercare di notare punti in cui la struttura metallica poteva essere più fragile e quindi torcersi per la pressione esercitata da due ragazzoni come quelli che si ritrovava suo malgrado come coinquilini. Ma nella concitazione della discussione fra Dima e Keldor nacque un tafferuglio e arrivarono alle mani. Eclipse si appiattì alle sbarre nella speranza di non essere coinvolta, giacché la spalla ancora le doleva nonostante le cure ricevute.
    Le urla si fecero ancora più forti tanto che la rattataki, anziché intimare i due di smettarla, si mise in allerta nella speranza he quel casino funzionasse da esca nei confronti di chi poteva avere delle chiavi. Sentì allora dei rumori oltre il corridoio: qualcuno si stava muovendo anche se non era ancora visibile.
    Fu più o meno a quel punto che Dima si mise nuovamente seduto per il dolore. Eclipse lo osservò come si guarda un relitto ma furono le sue parole a catturarne l'attenzione. Lanciò un'occhiata a Keldor per saggiarne la reazione e poi parlò.

    - Quel Trydor? Perché mai vorrebbe mettere i bastoni nelle ruote al Leviathan? Ne sai qualcosa tu?
    -


    Se Trydor era coinvolto, allora Keldor poteva aver mentito sui suoi reali intenti. Eppure tutta quella storia le sembrava assai strana perché potesse esseri dietro il chiss. Nonostante avesse rivelato che sapesse dell'orientamento di Lorta nello scacchiere galattico, le riusciva difficile pensare che Keldot avesse orchestrato un attacco per poi trovare quel Derin Carid e, in fine, Dima senza saperlo. Era pur sempre vero che entrambi erano bugiardi ed ingannatori.
    Il suo ragionamento mentale venne interrotto da alcuni passi ormai vicini. Si voltò nuovamente verso le sbarre e vide sbucare due uomini in armatura pesante da battaglia e senza casco. Portavano colori ed armamentari che lei aveva già visto addosso ai soldati del sindacato e questo la stupì. Uno portava un datapad ed entrambi erano armati di fucile, pistole ai fianchi e granate alla cintura.

    - Cosa avete da abbaiare voi feccia ribelle? Fate silenzio! -

    Parlò il primo con rabbia mentre il secondo la guardò a lungo e poi portò lo sguardo sul datapad. Ci fu un attimo di esitazione, poi i due confabularono cautamente fra di loro e tirarono fuori delle chiavi. Quello che aveva consultato il pad si fece avanti, chiavi in mano mentre il secondo puntò il fucile blaster verso la gabbia ed i suoi abitanti.

    - Abbiamo catturato uno dei nostri nella rete. Ti liberiamo, donna, e ci scusiamo per l'errore. Dai piani alti ci hanno detto che ti sei infiltrata per spiare le cellule ribelli. Chi sono questi due straccioni? -

    Girò due volte la chiave e aprì la porta della prigione. Eclipse li osservò. Evidentemente il Leviathan aveva colpito l'edificio delle comunicazioni col pungo di ferro dopo gli ordini che aveva impartito ad Acca, o forse c'erano altre spie dentro. Comunque fosse, al contrario di come aveva riferito, Dima non sembrava a capo delle operazioni. Sicurmanete comandava una cellula, ma adesso aveva un nome. Fece quei pochi passi che la separavano dall'uscita ed attraverso il confine fra la gabbia e la libertà.

    - Riferite che a capo delle operazioni c'è un uomo di nome Trydor, vecchia socio del pirata Fisher. Dovremmo avere qualcosa nei nostri archivi. Quello blu è il famoso Keldor e dovremmo trattenerlo, sa molte cose e ci fornirà delle risposte. L'altro...non è nessuno. Lasciatelo andare, potrebbe non superare la giornata. -

    Il tono era asciutto e caustico. Portò i suoi occhi di ghiaccio su Keldor, che avrebbe trattenuto contro la sua volontà, se non altro per esercitare su di lui quel dominio che lui cercava di esercitare su tutti. Per quanto riguardava Dima, ormai era un uomo sconfitto. Data la ferita e lo scenario bellico che avrebbe trovato fuori da quelle mura, non era sicura che avrebbe visto l'alba di domani. La libertà, in questa circostanza, poteva non essere un dono quanto una condanna, e lei ci sperava.
    I due soldati si spostarono lateralmente e lei li seguì. L'uomo col datapad e le chiavi li posò per imbracciare il fucile.

    - Fuori, topi! Mani in vista o vi foriamo di colpi. -
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    L'ex commissariato di polizia dell'IronStar era identico a come Vriska e Kyran lo ricordavano tranne che per alcuni dettagli importanti. I mobili erano li stessi ma sopra di essi regnava un ordine meticoloso: niente più fogli e fascicoli voltanti, tazze di caffé o lavagnette ai muri. L'esercito repubblicano, custode dell'ordine pubblico della stazione, aveva deciso di sollevare il corpo di polizia costituito pochi anni prima e riprendere il controllo della sicurezza cittadina. Non solo vi erano stati numerosi omicidi ai danni di civili, adesso era morto anche un emerito giudice e i vertici della polizia non avevano saputo offrire una risposta.
    Il commissariato era in ordine ma le persone che lo popolavano erano diverse. Soldati, sottufficiali ed ufficiali in alta divisa percorrevano i suoi corridoi, ma non erano i soli.
    Seduti su due poltroncine, Kyran e Vriska erano stati convocati per l'ennesima volta dall'esercito per fornire informazioni sulla loro "volontaria" collaborazione con le forze dell'ordine, prima che il giudice Dawson fosse ucciso. Come era stato spiegato, il loro coinvolgimento era del tutto anomalo ed alcuni avrebbero potuto giudicarlo sospetto se non fosse che la polizia si era spesso macchiata di questo genere di atti dilettantistici sotto la guida del commissario Lock, in più i due erano stati trovati privi di sensi e feriti nella scena del crimine, assieme ad una mezza dozzina di altri agenti, commissario incluso. Il fatto che le loro tracce non fossero state trovate nella scena suggeriva che fossero soltanto capitati nel posto sbagliato al momento sbagliato ma il Tenente Q'lub (come riportava la targhetta fuori dalla porta) voleva capire meglio la situazione. Kyran e Vriska erano sicuri di non aver mai incontrato questo Q'lub che se ne stava chiuso nel suo ufficio in compagnia di un altro testimone che non avevano ancora visto. Doveva essere un Tenente a cui era stato affibbiato il caso poiché le ultime operazioni repubblicane conto il Leviathan avevano imposto un serrato turnover, benché l'ottimismo circa la fine imminente della guerra fosse palpabile. In generale, l'atmosfera che i due testimoni respiravano era molto diversa da prima. L'esercito pattugliava le strade regolarmente, a squadre o utilizzando droidi sentinella, la sera i corridoi metallici della stazione erano deserti se non poer i pochi autorizzati a transitare e negli attracchi il caos regnava sovrano dopo il semi embargo imposto dall'ammiraglio. Chiunque volesse andarsene era soggetto a serrati controlli e le liste d'attesa per prendere il volo erano lunghe.
    Loro stessi, all'arrivo in caserma, erano stati perquisiti e spogliati di eventuali armamenti. Gli oggetti personali ritirati erano stati depositati in una cassetta e sarebbero stati restituiti all'uscita.

    Siete seduti su poltroncine lungo un corridoio fuori dalla porta di questo Tenente Q'lub. Potete descrivere come siete arrivati dopo aver ricevuto la convocazione. Un post introduttivo insomma

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    La convalescenza di Talia Crane su Zeltros proseguiva senza intoppi. Anche nel lussureggiante pianeta che la diplomatica chiamava casa stavano arrivando notizie delle ultime operazioni repubblicane contro il Leviathan. Lei stessa, protagonista di un ballo di sangue su Hapes aveva avuto una certa ribalta sui notiziari.
    La sua "vacanza" dall'azione procedeva squisitamente finché nel mezzo delle sue mansioni e dei suoi pensieri, un bel giorno non venne interrotta da Gerry che le si avvicinò col suo comlink personale in mano, proprio in uno di quei momenti in cui rendersi reperibili è l'ultimo dei desideri.
    Miss Crane mi perdoni, è desiderata al telefono dalla segretaria dell'ammiraglio Lutar Distin dell'IronStar. Per completezza di informazioni credo di aver sentito una voce maschile esclamare "si faccia passare quella fottuta diplomatica".
    Talia non sapeva se Gerry avesse o meno mutato la conversazione mentre le porgeva il comlink con la sua mano metallica. Se la diplomatica si fosse palesata nella conversazione, avrebbe sentito una voce femminile partire come un razzo, nervosa come un ostaggio i cui rapitori stanno dettando un comunicato puntandogli una pistola alla tempia.
    Signora Crane? La contatto per ord..conto dell'Ammiraglio Luter Distin. E' convocata ufficialmente e con urgenza per risolvere un problema di cui Lei potrebbe essere, anzi, è la responsabile diretta. Come saprà l'IronStar è attualmente blindata per consentire la ricerca di un pazzo omicida locale, in più avrà sentito delle operazioni repubblicane nello spazio Hutt. L'Ammiraglio ha molte cose di cui occuparsi e "la farà diventare responsabile della stazione" se riuscirà a risolvere gli impicci fra gli hapan arrivati sulla stazione, la HiCon ed il Responsabile bilancio ed ordinanze.
    La segretaria prese fiato per la prima volta, poi staccò la bocca dal comlink e con tutta probabilità mise la sua mano davanti al microfono nella speranza di non essere sentita da Talia. In realtà l'unico effetto fu quello di rendere la sua voce squillante leggermente più ovattata.
    Non dovevo citare la storia del "responsabile della stazione"?
    Di risposta arrivarono dei brusii, poi la segretaria tornò alla carica tutta d'un fiato.
    L'Ammiraglio la vuole qui, nel suo ufficio sull'IronStar entro una settimana. Mi...ci aiuti a dipanare questa matassa burocratica, i nostri ufficiali sono impegnati altrove e poi è stata lei ad invitare gli hapan sulla stazione. A presto. Tu-tu-tu-tu
    La chiamata venne terminata dalla segretaria, ansiosa di porre fine a quello strazio. L'invito, ormai, era stato inoltrato e spettava a Talia Crane risolvere i casini che lei stessa aveva creato.

    Anche tu fammi un post introduttivo. Libidine coi fiocchi se nel tuo post scrivi anche l'arrivo sull'IronStar, altrimenti per il momento per quanto riguarda le tempistiche agisci nel passato rispetto a Vriska e Kyran


    CITAZIONE
    Silver Sterling Celebridan Sir Marillion
    Questa è la vostra quest. Contemporaneamente porteremo avanti "Un Killer nelle Ombre" per Vriska e Kyran mentre Talia affronterà "Posti Vacanti", entrambe sull'IronStar.
    Come periodo di riferimento, la quest è ambientata dopo la Mq su Hapes ma prima dell'aggiornamento della storia generale del gdr, quindi prima del 105. Praticamente è come il film di Spiderman che sta dopo End Game ma prima della fase 4 della Marvel.
    Nonostante siano quest libere, visto che siete tre giocatori con quest concatenate vorrei mettere 5 giorni come limite massimo per rispondere, con la consapevolezza che le tempistiche dipenderanno in buona parte da voi, fatemi sapere se avete obiezioni. Per quanto riguarda i turni, se per voi va bene possiamo iniziare con la coppia Vriska-Kyran e per ultima Talia. Fra i primi due, dopo che avrete scelto chi andrà per primo manterremo quell'ordine.
    Scrivete il vostro equipaggiamento e quando usate le tecniche postatemi la descrizione in spoiler. Per chiarimenti mi trovate per mp o discord. Non mi viene in mente altro. Buon divertimento.


    Edited by ~Zalak~ - 5/3/2024, 01:21
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    Il fulmine del suo blaster folgorò la consigliera Lelliana fra le scapole facendola cadere a terra morta dopo un attimo di fatale sorpresa. Poi Eclipse cadde a terra e vide come ultimo flash il cavaliere nero camminarle affianco ed andarsene con l'Imperatrice hapan. Iniziava a provare freddo mentre il sangue le sgorgava dalla ferita allo stomaco bagnando il pavimento intorno a lei. E poi buio.
    Le hapan, quando la trovarono quasi morta nella cappella del palazzo la ripresero "per i capelli", si fa per dire. Stabilizzata in un pod medico venne trasferita su Taanab dove i medici al soldo del Leviathan erano intenti a medicare soldati delle forze terrestri e spaziali reduci dalle battaglie decisive contro la Repubblica. L'aria non era delle più ottimiste e regnava un certo malcontento. Venne operata d'urgenza per ricucirle la pancia e poi giù immersa per giorni in una vasca di bacta.
    Durante quel periodo visse in un perenne stato di dormiveglia, spesso inconsapevole di dove si trovasse e di cosa le fosse successo, sicuramente incapace di riuscire a stabilire quanti giorni fossero passati dalla stilettata nello stomaco. Mentre fluttuava nel liquido gelatinoso dalle proprietà curative, respirando soltanto attraverso un macchinario, Eclipse rimuginò su ciò che le era successo vivendo ancora molte volte in sogno l'ultimo atto della missione su Hapes.
    Era stata un'incosciente a distrarsi proprio quando la situazione era più critica. Aveva fatto affidamento sulla macchina della verità ed era stata gabbata e aveva dimostrato un eccessivo attaccamento a quell'investimento che lei chiamava Acca. Era la pura di perdere un bel gruzzoletto ad averla fatta voltare; quella e la consapevolezza che quel servo meccanico fosse meramente un bambino a cui, volta volta, bisogna dare indicazioni da prendere strettamente alla lettera. Se un tempo pensava che lavorare da sola e avere servi non pensanti fosse la migliore delle soluzioni, adesso non ne era affatto sicura.
    Certo, su Corellia, anni prima, la sua squadra era stata tradita da un suo compagno. Lì aveva giurato che mai avrebbe lavorato in squadra, conoscendo a fondo il mondo criminale. Ed invece il segreto era un altro: rispetto, timore e talento. Doveva contornarsi di persone del genere, gente strettamente fidata che condividesse gli stessi intenti, che fosse indipendente e abile. Acca sarebbe stato uno fra questi, con le giuste modifiche, al giusto prezzo.
    Dopo il lungo bagno nel bacta Eclipse fu risvegliata definitivamente su un letto di ospedale, ancora attaccata a macchinari di supporto vitale ma adesso cosciente al cento per cento. Il Leviathan non se la stava passando bene a giudicare dalle voci che si diffondevano nell'ospedale, la sua esistenza era messa in discussione. Adesso sapeva di trovarsi a Tanaab e le venne comunicato che Acca stava venendo riparato dagli operai del sindacato. Si chiese se Liya fosse uscita viva da Hapes e cosa ne fosse stato degli agenti repubblicani. Accanto al suo letto, su un comodino era stato depositato un datapad dove leggere le ultime notizie e stilare un rapporto su quanto accaduto. Lo avrebbe fatto con calma, una volta che si fosse ripresa e le avessero staccato di dosso tutti quei tubi.

    x1 ferita critica perforante e sanguinante allo stomaco. -> verrai recuperata per un soffio dal personale medico del Consorzio, che ti terrà stabile in attesa di un trasferimento a Taanab, pianeta neutrale indipendente.
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    C'è un qualcosa di poetico nel percepire la propria fine senza neanche guardarla in faccia. Quando si voltò brevemente per sincerarsi dell'esito della lotta fra Acca ed il cavaliere nero, Eclipse vide il suo droide riverso a terra ormai disattivato e morente e sentì una lama conficcarsi nella sua pancia lacerandone le carni e gli organi nel tragitto. Si voltò verso Leliana e Josephine in tempo per vedere la prima impugnare il lungo stiletto che l'aveva colpita. Con le gambe che le cedettero al punto da farla cadere in ginocchio davanti alla sua carnefice, Eclipse non poté che emettere un gemito di dolore e dipingere il suo volto cn un'espressione contrita. Quella sera troppi elementi l'avevano tradita: la fantomatica copertura del Leviathan che non lo era, la macchina della verità che non era riuscita ad individuare le menzogne di Leliana, l'amplificatore ambientale che unito ai suoi sensi acuti non era riuscito a farle percepire i movimenti davanti a lei, il suo stesso dito indice che nonostante fosse pronto a sollecitare il sensibile grilletto della pistola in risposta ad ogni semplice movimento davanti a lei non era riuscito a premerlo appena aveva percepito l'affondo. Quella sera era stata tradita da mille elementi.
    Mentre le forze la abbandonavano vide Leliana puntarla una strana pistola che ipotizzò essere la famosa pistola del comando. La sentì parlare beffarda ma infastidita. Se Florianne era una pedina e lei la vera attrice del complotto, allora Josephine doveva essere l'imperatrice e Vivienne una consigliera qualunque. Non ci aveva capito niente in quella storia e sarebbe morta per quello. In una mangiata di istanti, anche se il suo pensiero viaggiava fra la paura di morire, l'amarezza per il lavoro svolto fino all'ultimo, del tutto non ripagato, la consapevolezza del fallimento e la morbosa curiosità di conoscere come sarebbe andata la sua vita se solo..., il suo subconscio elaborò il responso ultimo come una fax riceve e stampa un messaggio quando meno te lo aspetti. Era nata guerriera, anche se non trovava nessuna consolazione nel morire guerriera o libera: morire è morire, con tutte le seccature che l'evento si porta dietro. No, come diceva, era nata guerriera e per una parte consistente della sua vita si era sempre fidata del suo corpo, dei suoi sensi e del suo istinto. Erano stati gli strumenti che aveva iniziato ad usare per sostituire impressioni mentali e limiti fisici a prendere lentamente il posto del suo talento naturale. L'udito non bastava più, la vista non era più sufficiente, serviva qualcosa per guardare più lontano, per sentire le frequenze precluse all'orecchio umano. La sua mente aveva bisogno di elaborare più velocemente, le sue intuizioni dovevano essere acuite, lo studio delle parole altrui posto al vaglio di strumenti così-detti infallibili. E poi, alla fine, si muore con corpi nudi come siamo nati, senza macchine della verità a stabilire se si tratti di una farsa, senza sensori a stabilire quante persone parteciperanno al proprio funerale, senza amplificatori in grado di farti sentire lo squillo di trombe dell'aldilà, sempre che ci fosse un aldilà, un funerale o un numero sufficiente di persone che volessero compiangerla da trapassata.
    L'estrazione della lama fu, paradossalmente, più dolorosa del primo affondo perché in cuor suo cuoceva la rabbia di vedere Leliana giocarle quel tiro mancino ed uscire vincitrice dalla contesa, prima di andarsene con la damigella in pericolo e i due energumeni dall'invulnerabilità titanica. Morire sola, in una pozza di sangue in una nebulosa straniera non era il massimo, specialmente se aveva passato tutta la giornata ad odiare quel recinto di oche. Ma si sentiva spegnere lentamente, in ginocchio come chi chiede pietà per la sua vita. Se avesse capito prima che era sotto pericolo mortale imminente, forse avrebbe provato ad avere salva la vita in qualche modo, ma le circostanze, da quando era entrata nello studio al piano inferiore, non le avevano concesso il lusso di fermarsi a riflettere troppo tanto i risvolti erano stati frenetici. Forse quello era stato il suo errore fin dall'inizio: non fermarsi a pensare. Ma non hai bisogno di pensare quando hai una pistola in mano e puoi dettare legge. Forse, col senno di poi, quel comportamento un tantino sbruffone l'aveva penalizzata nel lungo termine.
    Ma la pistola era sempre fieramente e saldamente nella sua mano, malgrado le forze la stessero lentamente abbandonando. Leliana, così frettolosa di decretare la sua vittoria ed andarsene avrebbe dovuto accertarsi che lei fosse del tutto fuori dai giochi prima di voltarle le spalle. Attese che la consigliera fosse distratta dopo aver annunciato di volersene andare. Se osservandola per l'ultima volta avrebbe percepito una distrazione, se le avesse voltato le spalle, se l'avesse creduta ormai fuori dai giochi, se solo ci fosse stato quel momento propizio per fargliela pagare, Eclipse lo avrebbe fatto.
    Con la mano tremante dallo shock provò a far scattare in avanti i sinuosi bicipiti e tricipiti del braccio armato a puntare verso Leliana nella speranza di essere abbastanza fulminea da non essere intercettata o da impedire ogni tipo di avvertimento [AGILITà REPENTINA]. Avrebbe mirato probabilmente alla testa o al torace. Se invece ci fosse ancora Josephine nel mezzo avrebbe provato a colpire un punto scoperto di Leliana, quindi forse ancora la testa che sbucava da dietro le spalle del suo scudo umano, un fianco o, se nessun punto fosse disponibile per la fulminazione da blaster, allora una gamba, un piede, un braccio, una mano. L'intento era ucciderla per fargliela pagare, ma anche menomarla temporaneamente avrebbe avuto un ché di divertente. Morire fra le urla di dolore dei propri nemici era uno di quegli insegnamenti guerrieri rattataki, farlo come ultimo atto di vendetta rispondeva invece ai precetti delle sorelle della notte. Cazzo, sarebbero stati tutti fieri di lei se l'avessero vista stramazzare al suolo, come contava di fare subito dopo aver fatto fuoco.
    Se ci fosse stato bisogno di voltarsi, ruotare il busto fra mille dolori, strisciare le ginocchia a terra per portarsi nella posizione giusta lo avrebbe fatto, anche se preferiva di gran lunga non doversi muovere o farlo solo con il braccio armato. Insomma, avrebbe mirato e sparato un'ultima volta. BOOM BOOM, due colpi, forse uno, l'ultimo della vita che la lasciava.

    - ...Puttana... -

    Sebbene con un filo di voce, le sembravano le parole migliori sia in caso di successo che di fallimento. Come "puttana te l'ho fatta pagare" o "puttana mi ha bucato lo stomaco e l'hai passata liscia". Immagino che a quel punto ci si spenga più o meno lentamente, i sensi si oscurino, si percepisca per le ultime volte il sangue pompare nelle vene prima che il cervello si stacchi, ci si spinga leggermente in avanti per riversarsi al suolo. Poco importa se forse converrebbe sdraiarsi di schiena e non di pancia per non aiutare ulteriormente la fuoriuscita di sangue. Eclipse non era mai stato un drago nella medicina, ma a sparare con le pistole si ed era l'ultima cosa che avrebbe fatto.

    AGILITà REPENTINA
    Specialità: Atletico, Duellante, Esperto di Armi da Fuoco, Maestro di Arti Marziali, Asso del Cielo
    Creatore: Luther/Apok
    Prerequisiti: -
    Durata: Attivazione a turni
    Descrizione: L'utilizzatore è in grado di usufruire di un bonus di +1 all'attributo Agilità per la durata di un'azione. La tecnica è utilizzabile un numero di volte per ruolata pari al punteggio di Agilità del personaggio.

    EQUIPAGGIAMENTO DI ECLIPSE
    - comlink di Jillian
    - Pistola blaster tascabile nella fondina nascosta
    - Pistola blaster modificata con: a)silenziatore b)dispositivo di ascensione
    - Disturbatore vid vox
    - Comlink miniaturizzato
    - Codificatore
    - Macchina della Verità Portatile ACCESA
    - Amplificatore ambientale ACCESO
    - 1x microspie
    - 3x tracciatori miniaturizzati
    - 2x datacard
    - 2x Ryll
    - 2x Glitterstim
    - 2x Andris
    - Polvere di Radice di Bundar
    - Tuta d'ombra modificata con equipaggiamento integrato (sotto il vestito):
    - 1) Sensore di forme di vita ACCESO
    - 2) Scanner anti individuazione

    EQUIPAGGIAMENTO DI ACCA
    - Piedi Magnetizzati
    - Comlink integrale
    - Corazza Diplomatica
    - Dispositivo di comunicazione multiplo
    - Generatore di silenzio
    - Modulatore vocale RD
    - Registratore video
    - Rivestimento isolante
    - Sensore infrarossi
    - Sistema di autodistruzione
    - Lancia dello scorpione (rotta)
  6. .
    In cosa credeva Dexen? Quei due anni di fuga da una realtà matrigna ed ingiusta lo avevano completamente anestetizzato dal punto di vista della cura degli ideali e dei principi. Non si era dimenticato gli insegnamenti di Valeed, il suo maestro, la sua famiglia nell'ordine Jedi. Aveva assistito ad ingiustizie, prima su tutte l'occupazione repubblicana del tempio su Coruscant e poi ogni singolo giorno nei bassifondi, in quella discesa verso il basso che era stata sia spirituale che fisica, lo aveva messo davanti a scelte di principio. In origine aveva tentato di intervenire, di portare giustizia, ma aveva presto scoperto che il codice Jedi ed i suoi insegnamenti allegati non potevano funzionare se veniva a mancare anche solo un tassello di quella summa di pensiero teologico. I Jedi non erano più i difensori della Repubblica, erano ricercati dal Leviathan e mal tollerati dagli altri. Aveva perciò senso continuare ad essere guardiani della pace? Verso chi andava il loro ideale di servizio pubblico? Senza un ordine a chi andava la lealtà? Senza una biblioteca da dove si poteva attingere il sapere da anteporre alla violenza, alle più basse emozioni? I Jedi non esistevano, non più di quanto non esistessero durante gli anni bui delle persecuzioni imperiali e della grande purga.

    - Io...io...non... -

    Ancora incertezza. Dexen si bloccò. Non dubitava che la Repubblica fosse composta da persone e che le persone sbagliassero. Non dubitava che la corruzione fosse arrivata spesso a far dubitare alcuni della bontà dei fini repubblicani. Gli insegnamenti jedi indicavano la meditazione e la conoscenza come armi per apprendere e comprendere, specialmente dagli errori e sugli errori. Caled peccava di presunzione, pensava che potesse correggere un'ingiustizia con altra ingiustizia, pensava di essere un eletto per il potere che la Forza gli aveva donato e che questo privilegio non fosse un onere da vivere declinato in servizio verso il prossimo ma da godere come strumento di dominio. Solo lì, in quella boscaglia fra ewok morti ed altri col piede di guerra Dexen capì che ogni nostro atto ci definisce e che la differenza fra lui e Caled, entrambi così fuori dalla via tracciata, poteva soltanto essere un giorno particolarmente storto.
    I tamburi si fecero sempre più vicini fino ad essere intorno a loro. Gli ewok che fino a poco prima avevano trascinato tronchi e costruito strutture intorno al campo di forza avevano ormai imbracciato lance ed archi e si preparavano a fronteggiare l'Albero Lucente venuto a correggere un torto subito, scacciare un grosso predatore: il lupo nero della storia. C'erano molti trucchi che Caled aveva potuto usare col suo addestramento, trucchi per creare illusioni e spaventare, per manipolare e controllare. Non c'era da dubitare che fosse lui il responsabile dei comportamenti aggressivi della fauna locale e della paranoia delle tribù ewok. Forse dietro la loro diffidenza verso la repubblica c'era proprio il suo zampino.
    Avrebbe voluto dire molte cose a Caled, abbracciarlo come ci si abbraccia fra fratelli e dirgli che una tribù di due è pur sempre una tribù, che insieme si sarebbero potuti aiutare ad uscire da quel circolo di autodistruzione, che in due poteva esserci una speranza che da soli non abbiamo.
    Pensò alle parole di Valeed che, fra un tremore di astinenza ed il tocco bagnato del sudore freddo, gli fecero raggiungere l'epifania sul ruolo dei jedi.
    L'ultimo insegnamento sulla vita di servizio, Dexen - Caled.. - consiste nel saper discernere quando un Jedi deve farsi da parte. - Non dobbiamo cadere nella presunzione di pensare che solo noi, con l'ausilio della Forza, possiamo portare giustizia e pace. Dobbiamo fare un passo indietro quando è necessario ed assistere con consigli saggi e parole di conforto quando ci è richiesto. Dobbiamo agire solo per il bene e quando siamo chiamati a farlo, quando nessun altro può o sa farlo - e solo seguendo il volere della Forza.

    Scoprì che parlare attraverso le idee chiare di Maestro Valeed era più facile e leggero, perché non portava con sé le costanti indecisioni ed i dilemmi di Dexen che somatizzava nella balbuzie. Chiuse la bocca sorpreso da ciò che aveva detto ricordando una preziosa lezione del passato che fungeva da chiave di lettura della situazione in cui i jedi erano finiti. L'intervento a favore del servizio pubblico non doveva essere ortodosso ed oltranzista: un jedi doveva sapere quando farsi da parte per permettere ad altri di poter difendere i deboli e correggere le ingiustizie. Un Jedi poteva esistere anche senza un tempio, una repubblica ed un ordine, con l'idea che la galassia avesse già dei difensori dell'ordine pubblico e che il suo intervento servisse da scudo a protezione degli invisibili. Caled aveva deciso di scavalcare chiunque e farsi giustizia da solo, aveva scelto di tradire la via dei Jedi. Così anche Dexen voltando le spalle a se stesso e alla galassia.

    Le parole del mirialan furono l'ultima goccia capace di far traboccare il vaso. Caled era ormai deciso a risolvere tutto con la forza affidandosi alla rabbia e all'odio. Era infastidito perché Dexen era sfuggito alla sua presa, per la mano che teneva dietro alla schiena a indicare che avesse una spada e fosse pronto a difendersi, per la presenza degli ewok che avevano rialzato la testa e per i repubblicani ormai vicini. Non poteva sopportare che un ombra del suo passato tornasse a fargli la morale, soprattutto se quei precetti lo avevano condotto nella miseria e si erano rivelati così fallimentari. Caricò il colpo con potenza anziché agilità per la bramosia di spazzare via tutto ciò. Un altro, più presente mentalmente, avrebbe optato per un affondo che chiudesse la partita prima ancora che Dexen accendesse la sua spada-non-spada per difendersi.
    Il mirialan vide la lama blu balenargli davanti e sarebbe rimasto ucciso se non avesse avuto nozioni nella scherma e non possedesse riflessi naturalmente avanzati. Ovviamente non si difese con una spada che non possedeva ma si gettò indietro schivando il colpo che gli passò davanti in semicerchio, poi cadde a terra rotolando indietro.

    - Ti...ti prego...ra-ragiona! -

    Lo implorò Dexen ma fu interrotto da un ordine proveniente dai cespugli. Era la voce di Doris a cui Caled reagì con violenza, in preda ad una sete di prevaricazione e dominazione. Non si fermò né depose la spada ma richiamando a sé la Forza tirò indietro la mano e come una catapulta invisibile lanciò uno dei tronchi a terra verso la posizione della quarren. L'azione, che richiedeva un certo sforzo fisico e mentale per la manipolazione di un peso così grande, lo aveva lasciato scoperto se la cadetta avesse deciso di far fuoco contro di lui. Ma doveva anche fare i conti con mezzo fusto di un albero che stava precipitando verso di lei. Senza dubbio si trattava della resa dei conti.

    [...]

    Alla fine di tutta quella storia, reso innocuo Caled e devastato il campo di forza che aiutava il trifoglio a crescere rigoglioso. Dexen si trovò disteso sulla superficie fogliosa della radura, Doris accanto, colpita di striscio dalla forza spaventosa del tronco d'albero lanciato in aria. Guardò un attimo il cielo notturno mentre all'orizzonti le luci di una nuova alba si alzavano. Addosso aveva una nuova consapevolezza ma si sentiva schiacciato dagli effetti fisici provocati dall'astinenza da spaccacervello. Rimase immobile, sudato e dolorante, rimpiangendo di aver chiesto uno sforzo troppo eccessivo al suo corpo malgrado lo stato in cui versava da qualche giorno. Si domandò se valesse la pena di tornare a Coruscant, se non fosse meglio riposare su Endor in mezzo alla pace di quella foresta infinita. La foresta che aveva tolto ogni ombra di sanità dalla mente di Caled ma su cui l'ex compagno in armi aveva deciso di costruire una capanna dove dimorare. Forse anche lui avrebbe trovato la tanto agognata pace.
    Chiuse gli occhi e sentì le urla del vortice della bomba psichica. Sentì una connessione diversa con la terra e l'aria intorno a lui. I suoi ricettori fisici ricominciavano a percepire la Forza ora che la droga era da giorni lontana dal suo organismo. Strinse gli occhi chiusi come a scacciare un brutto sogno, poi sentì la voce di Dori che portava con sé la promessa di una vendetta...
    3° Tiro Hardcore prova di agilità per Doris CD 15: 4
    • 1d20 + 2
      4 (2 + 2)
    • Inviato il
      12/12/2023, 19:32
      ~Zalak~


    Edited by ~Zalak~ - 15/12/2023, 21:22
  7. .
    La scout repubblicana non aveva battito e del resto dori aveva capito che qualcosa non andava dai suoi occhi aperti e ormai spenti. Forse i Temptors avevano ecceduto nel dosaggio del veleno racchiuso nella loro lingua, incapaci di spiegarsi perché un essere così grande rispetto alle loro solite prede non cadesse addormentato facilmente. Quella saliva trasparente forse le aveva spento il cuore o forse l'aveva condannata ad un dolore lancinante prima del trapasso, fatto stava che non avrebbe potuto raccontare le circostanze che l'avevano condotta prima alla sua sparizione e poi alla morte. Ma non è detto che tutto sia ascrivibile ad eventi misteriosi, o forse si. Di cose strane, del resto, ne stavano succedendo molte.
    Fortuna che Doris era stata per poco tempo a contatto con la lingua degli animali alieni e che si era prontamente spogliata dei tessuti intrisi di saliva soporifera. Aveva anche un corpo da soldatessa e la conformazione unica della sua specie ad aiutarla, perciò non cadde vittima del veleno se non per un lieve senso di stanchezza spazzato via da ciò che accadde dopo.
    Dalla posizione che occupavano, i membri della squadra repubblicana potevano vedere ormai sugli alberi in lontananza le piattaforme che ospitavano il villaggio dell'Albero Lucente. Nonostante fosse rimasto al buio a causa della scomparsa delle lucciole, avvenuta per qualche strana stregoneria, era comunque illuminato da alcune torce. Ma, la vera singolarità, era offerta dalla miriade di puntini luminosi che stavano lasciando il villaggio, muovendosi verso ovest. Erano piccole fiaccole in mano a piccoli ewook partiti in marcia non per intercettare Doris ma per affrontare una minaccia sconosciuta, marciando a ritmo di tamburi di guerra e canti tradizionali. Erano piccoli ma agivano con una velocità mossa dalla fretta e dalla paura, forse incontro alla loro disfatta o liberazione.
    Un secondo elemento colse di sorpresa il gruppo. D'un tratto, da un cespuglio laterale, una figura umana strisciò a terra. Era anch'essa ricoperta a tratti dalla saliva dei Temptors e si muoveva a terra avanzando facendo forza con braccio, afferrando zolle di terra con la mano aperta davanti a lui, in cerca di salvezza. Gemeva con la bocca impastata e gli occhi rossi per i capillari esplosi. La fatica causata dal non cedere al sonno lo avevano ridotto a questo, forse vittima secondaria di un attacco che, per il momento, aveva interessato solo la sua collega scout.

    - Aiu...to. Il trifoglio ad ovest...un jedi...è lui che controlla di Temptors...e gli ewok... -

    Non riuscì a continuare. La sua figura quasi zombifica, sporco di terra e di saliva continuò a strisciare per pochi centimetri in più verso Doris e poi si fermò con la testa ormai crollata al suolo. Era ancora vivo ma necessitava di cure immediate. Le sue parole erano criptiche ma lasciavano intendere che le stranezze potessero avere un colpevole...inaspettato.

    [...]

    Gli ewok videro uscire Dexen da dietro gli alberi e si fermarono ad osservarlo, smettendo di compiere le mansioni che probabilmente erano state loro comandate. Il mirialan intercettò quegli sguardi un tempo luminosi di occhioni vitrei ed adesso spenti ed inanimati e provò vergogna. Era forse da un paio di anni che il padawan non incontrava qualcuno del suo passato di apprendista jedi e solo ora arrivava alla realizzazione che forse avrebbe lasciato un'impressione pietosa in chi, invece, lo aveva conosciuto come un giovane promettente. Tremava ed era madido di sudore, vestito con la tuta da esploratore repubblicano strappata nei punti in cui il lupo-cinghiale aveva colpito e sporca per l'impatto al suolo. Pareva invecchiato, scavato, smagrito. Ma Caled non sembrava il ragazzo che lui ricordava, sebbene la sua risposta confermasse la sua identità e tutte le memorie che quell'identità portava con sé.
    Il compagno d'armi gli si avvicinò mentre Dexen riuscì a mettere a fuoco solo parte dei suoi lineamenti invecchiati e trasfigurati sotto la luce spettrale del campo di fora e della luna che filtrava nella radura. Sembrava il fantasma di una giovinezza ormai andata, dell'innocenza perduta. Gli mise un braccio attorno alla spalla per abbracciarlo ed il mirialan non si oppose, giacché voleva capire le intenzioni dell'amico per potersi lasciare andare al calore di un'amicizia ritrovata o al freddo sospetto. Poi gli prese il volto fra le mani senza mai riporre la propria spada che provocò nell'ex padawan una strana sensazione di pericolo incombente data dal tocco rovente e al contempo gelido. Caled sembrava analizzarlo, studiarlo, e Dexen distolse lo sguardo sicuro che il vecchio compagno lo avrebbe capito all'istante, avrebbe assaggiato le sue delusioni e frustrazioni guardando nel buco nero dei suoi occhi rassegnati. Poi lo spronò a muoversi senza che il mirialan potesse effettivamente rispondere alla sua domanda.
    Il campo di forza era generato da alcuni dispositivi a terra e dentro riposava indisturbato un prato di trifogli. Aveva trovato ciò per cui era venuto, ma il custode di quel segreto non era il lupo nero che lui si aspettava di trovare. Doveva esserci una spiegazione, ma non poteva escludere che, come lui era caduto preda delle sue paure e dei suoi timori, anche altri apprendisti si fossero arresi allo sconforto della caduta dei jedi e avessero iniziato a seguire un percorso differente, una deviazione dalla strada maestra.
    Notò con sommo errore i cadaveri degli ewok fuori dalla cupola luminosa, forse morti nell'intento di accedere al prato, forse uccisi. Lanciò velocemente uno sguardo alla spada di Caled, che ricordava blu, a differenza della sua che un tempo era stata verde. Se fosse stato quello strumento di difesa, di pace, a porre fine alla vita di creature così pacifiche ed innocue, come avrebbe potuto parlare ed agire in quel modo pur sapendo di aver compiuto un atto così empio?
    Nello stesso momento in cui Dexen osservava la spada di Caled, lui si era accorto degli abiti che l'amico indossava dopo aver lanciato maledizioni verso la Repubblica. Il mirialan distolse lo sguardo dalla spada, allarmato ed agitato e subito l'altro gli fu addosso. Non ci fu il tempo per togliersi dalla traiettoria dell'umano, perciò una volta a terra Dexen iniziò a lottare per liberarsi dalla presa, rompendo con una ritrovata forza la presa in cui Caled lo stava chiudendo per schiacciarlo ed esercitare il suo dominio su di lui, proprio come sembrava lo stesse esercitando sulle altre forme di vita presenti.
    Una volta fuori dalla presa fece un balzo indietro rialzandosi ed osservò Caled, sorpreso che gli avesse resistito ma divertito in modo sinistro. Arrabbiato forse, nel profondo.

    - C..Caled che...che cos-a stai f...f...facendo? Se...mmm...sei un difensore de..de...della pace. -

    Strinse i pugni accorgendosi di non riuscire a portare avanti una conversazione a causa della sempre più marcata balbuzie. Era arrabbiato, furente per quel suo difetto di cui Caled non era a conoscenza, sviluppato solo dopo la cacciata dal tempio. Tentò di respirare scoprendo che la spalla gli doleva nuovamente per o sforzo. Chiuse gli occhi e tirò fuori tutto con foga.

    - La Repubblica è qui Caled! Sanno del trifoglio. Tu devi...spiegarmi. -

    La paura forse lo aiutò a parlare velocemente e senza intaccare. Sapeva in cuor suo di starsi affidando alle emozioni sbagliate. Sapeva inoltre di aver abbassato la guardia e di essere disarmato. Per questo motivo optò per uno stratagemma disperato. Mentre parlava con gli occhi chiusi per lo sforzo e la foga, portò la mano dietro di sé come a farsi vedere pronto ad estrarre un'arma che, sfortunatamente, non aveva più con lui. Sperava che la prospettiva di uno scontro con un individuo addestrato come lui nell'uso della spada laser dissuadesse Caled dall'utilizzare subito la sua arma per farlo a pezzi. Intanto, in lontananza, si sentiva il suono di percussioni e corni da guerra.

    3° Tiro Hardcore Prova di Ingannare CD 15: 19
    • 1d20
      19
    • Inviato il
      5/12/2023, 00:03
      ~Zalak~


    Edited by ~Zalak~ - 5/12/2023, 00:03
  8. .
    La scout repubblicana era a pochi passi da Doris, a terra, distesa su un fianco e con alcune parti scoperte esposte ad un liquido contenente feromoni che evidentemente l'aveva stordita, se non peggio. I responsabili furono subito evidenti alla cadetta quando si strinsero intorno al suo corpo facendole perdere la capacità di muoversi a piacimento. Lei vide vermoni ma in realtà si trattava di qualcosa che Frikki poteva spiegare razionalmente, non prima di aver lanciato un "Che Mowok!" allertato anche lui dall'assalto a sorpresa. Liray capì l'avvertimento in ewokese e sparò un paio di colpi prima che una di queste appendici potesse avvinghiarsi su di lui e spaventando l'aggressore di Frikki che, nonostante l'equipaggiamento repubblicano, preferì l'arco di ordinanza per quella missione di infiltrazione.
    Doris fu lesta ed abile nel premere il grilletto e centrò il "vermone" in basso che le aveva preso il braccio e si stava allungando verso il volto. La blasterata data da così vicino tranciò di netto l'appendice che le scivolò addosso, umida di qualche tipo di sostanza che secerneva. Non riuscì però a tirare un sospiro di sollievo perché vide arrivare dalla foresta oscura una piccola freccia diretta verso il suo ventre che andò a colpire l'altro tentacolo senza fortunatamente impalarglielo addosso. Guardando meglio, Doris poté notare che all'estremità opposta dei vermoni ci stavano delle bocche montate su corpi di bestie dotate di molti occhi rossi spiritati e di sei zampe, viscide e spoglie di peluria. Quelli che lei pensava fossero vermi erano in realtà lunghe e umidicce lingue. La bestia colpita da lei emise un urlò di dolore e si rintanò nella cavità di un albero vicino, infilandosi nel tronco grazie alla sua pelle scivolosa. Quella colpita da Frikki allentò la presa su Doris e ritrasse la lingua, scappando nella boscaglia. Fortuna che l'agguato era durato pochissimo e la squadra aveva saputo tenere testa alle bestie e a spaventarle, perciò Doris poté rendersi conto del tentativo di avvelenarla con la saliva delle lingue.

    - Cha cha Temtora, cheel cee Chees kaa chaa cheel akeeata. Cha wur Chees sa'kalla azar chak thee ajek -

    Frikki iniziò a parlottare allarmato gesticolando verso Liray con l'arco in mano. L'altro, col fucile in mano, si guardava intorno come se aspettasse altri agguati dalla vegetazione, ma si ricongiunse con Doris per accertarsi delle sue condizioni.

    - Dice che erano Temptors e che di solito sono pacifici e non attaccano prede della nostra stazza. Crede che avessero gli occhi "pazzi" e lo trova preoccupante -

    - Temtora uchi cheel veekem dar cheel preesa eedeeza befik chak muncha cheela. -

    - Ehhhm questi Temptors usano il loro veleno per addormentare le loro prede eeeeehm e poi mangiarle. Ma di solito fanno così con gli uccelli o coi topi -

    C'era qualcosa di strano nel loro modo di comportarsi. In primis non avevano mangiato la scout che stava a terra, anche se forse quella sorte era toccata al suo collega. E poi, tutto il gruppo poté sentire un "aaaaayaaaaa" di guerra ewok venire dal cuore della boscaglia in direzione dell'Albero Lucente. Forse si erano addentrati troppo nel territorio di quella paranoica tribù o forse il suono e le luci delle blasterate li avevano attirati.

    [...]

    Dexen seguì da lontano il corteo degli ewok in processione con i tronchi finché non arrivò in prossimità di una parte della foresta più diradata. Quando gli orsacchiotti si fermarono e soffiarono nel corno, il mirialan li emulò appoggiandosi dolorante contro un albero per osservare la scena. Una luminescenza azzurrina arrivava dalla boscaglia. Una sorta di cupola del medesimo colore proteggeva un campo di rigogliosi trifogli e tutt'intorno si stavano radunando ewok dallo sguardo vacuo, tutti intenti a trasportare materiali. Intorno al campo stava passeggiando un umano, più o meno coetaneo di Dexen ma scavato come lui e con gli abiti jedi consumati. In mano impugnava una spada laser accesa di colore blu.

    "Caled...Caled Stryder"

    Si, il volto era il suo. Un padawan come lui, uno con cui aveva condiviso ore di meditazione assieme e addestramenti nell'uso della spada e della forza. Era l'apprendista di una cereana, Maestra Serene. Sebbene da quando si erano fatti grandi Dexen e Caled erano spesso in missione con i rispettivi maestri, ciò non toglieva che i due si conoscessero e facessero parte di un nucleo di youngling che assieme erano divenuti padawan ed un giorno avrebbero aspirato al cavalierato. Chissà, si chiese il mirialan con un sussulto, se Caled era stato promosso prima della bomba psichica e chissà, si chiese ancora, perché si trovasse proprio su Endor a guardia del trifoglio che senza più mezzi termini poteva definire l'obbiettivo della missione repubblicana.
    Inutile dire che ci fosse qualcosa di molto strano in tutta quella scena. Il cuore di Dexen si stava scaldando al punto da provocargli una lacrima dagli occhi. Non solo Caled era vivo ma lo aveva trovato per puro caso. Non era più solo, adesso erano una tribù di due. Sarebbe uscito dalla boscaglia e si sarebbe palesato, insieme avrebbero pensato a cosa fare con l'ordine distrutto e tutto il resto. Ma c'era un riflesso sinistro nei suoi occhi e con massimo orrore di Dexen intorno al campo di forza c'erano corpicini esanimi di ewok a costellare in modo macabro la zona. Vicino era in atto una costruzione che sembrava una capanna sontuosa e sospesa con un ampio parapetto per dominare il campo e gli ewok che sotto lavoravano senza conoscere la fatica.
    Dexen si sporse sempre di più nella speranza di captare nuove informazioni. Era strano che i repubblicani fossero venuti ad investigare quando un jedi o ex-tale aveva già in mano le redini della situazione, e perché poi tanti morti vicino a lui? In più, il suo tono a chiedere di più, forse più materiali, forse più sforzo e fatica da parte degli ewok, forze chissà, più potere.
    "Il potere non è una prerogativa dei jedi, Dexen. La conoscenza lo è ma mai il potere per soggiogare e sottomettere. Un jedi è potente quando segue il volere della Forza, quando sa come interpretarlo, tutte doti che arrivano con una ferrea disciplina e uno studio approfondito. Il potere per stabilire una supremazia su chi non può usufruire delle vie della Forza è l'arma del lato oscuro. Una volta assaggiata quella violenza, quella sete, l'emozione inebriante e sempre meno duratura, è difficile tornare indietro. Le vie del lato oscuro sono insidiose Dexen e mai vanno percorse con leggerezza"
    Maestro Valeed poteva anche avere ragione ma non poteva stabilire da dietro un albero se Caled Stryder avesse percorso quelle vie. Non poteva essere giudice e giuria senza prima aver avuto delle prove in mano. Una forte fitta alla testa lo colpì facendolo arretrare in preda alla nausea. Non solo la scapola gli doleva ma doveva fare i conti anche con l'astinenza da spaccacervello. Sudava freddo continuamente e ormai aveva gli abiti madidi e pensò che il lato oscuro non fosse altro che una droga diversa. Se il potere per soggiogare era davvero come Valeed gli aveva spiegato, allora la sua natura inebriante ma sempre meno duratura non lo rendeva tanto diverso dallo spaccacervello. E se Caled aveva ucciso gli ewok con una spada simbolo di pace e giustizia per diletto ciò non lo rendeva tanto diverso da Dexen. I due padawan avrebbero alzato sempre più il tiro fino all'auto-distruzione. Erano due dipendenti e uno dei due stava uscendo dalla boscaglia folgorato da quella realizzazione.

    - Caled...sei tu? -
  9. .
    Ciao e benvenuta!
    Non preoccuparti per la conoscenza dell'ambientazione, i film sono più che sufficienti per iniziare e spero che resterai abbastanza stregata dall'ambientazione da dare una chance almeno alle serie animate che sono bellissime. Ma tutto a suo tempo.
    Ti consiglio, visto che è la tua prima esperienza con i by forum, di leggerti la Guida del nuovo arrivato (se non lo hai già fatto). Lì ci sono i suggerimenti su come muoverti e le indicazioni su quali regolamenti e link seguire per creare il tuo personaggio ed iniziare a muovere i primi passi. In particolare, il Vademecum è il documento da leggere per iniziare.
    Per qualsiasi domanda noi dello staff siamo a tutale disposizione^^

    Edited by ~Zalak~ - 25/10/2023, 20:53
  10. .
    CITAZIONE
    Darkness falls across the land
    The midnight hour is close at hand
    Creatures crawl in search of blood
    To terrorize y'all's neighborhood


    Ultime 24 ore prima dell'inizio dell'evento più spaventoso dell'anno. Si consiglia a tutti di leggere attentamente il regolamento prima di iscriversi. Dallo scoccare della mezzanotte di domani, le trame prenotate verranno segnalate nella lista e non saranno più disponibili. Run!
  11. .
    Una mente sovraeccitata gioca spesso brutti scherzi e Dexen lo sapeva molto bene dato che continuava a surriscaldarla a colpi di spaccacervello. In quel periodo buio e solitario, da quando aveva conosciuto "le brutte compagnie" che lo avevano portato sulla strada degli stupefacenti, non per compassione ma sicuramente per guadagno, aveva visto molte cose strane, alcune del suo passato, altre totalmente inventate. Era un modo per tenere il cervello stimolato e distratto e non pensare ad una lunga lista di cose: in primis a quelle urla nella Forza che aveva udito meditando, durante la guarigione dall'infezione che lo aveva colpito su Felucia, l'ultima volta che aveva visto il suo maestro; poi alla Forza stessa che lo avrebbe obbligato alle lunghe sedute di riflessione mistica per trovare un senso al suo dolore e ai suoi sbagli; infine al futuro che non esiste quando non hai progetti o ambizioni e tutto si fa inerzia e abitudine, tutto si fa grigio e piatto.
    In quell'istante, dopo aver sbattuto la testa malgrado avesse provato a difendersi lasciandosi sfuggire il sacchetto con le stecche di crediti vicino alla posizione da cui poco dopo sarebbe uscita Doris, si vide in infermeria, più giovane di due anni.

    Era inginocchiato a terra con le natiche appoggiate ad i polpacci e le mani rilassate sopra le cosce, gli occhi chiusi e l'espressione serena. Stava ripensando a come le spore di quella pianta aliena lo avessero investito provocandogli un bruciore intenso ai polmoni che aveva costretto Maestro Valeed a dover portare a compimento la missione in solitario, preoccupandosi anche di non veder morire il proprio Padawan. Aveva concluso che fosse stata la tensione a fregarlo. Su Felucia, la natura che ai Jedi veniva insegnato a rispettare non sempre ricambiava lo stesso favore. Era anzi ostile e minacciosa e costringeva chiunque a guardarsi le spalle due volte più del necessario per non cadere in trappola. Questo pensiero nefasto era stato per lui fatale. Da quando Valeed lo aveva messo in guardia, la sua mente si era messa a correre ad una velocità tale da impedirgli di restare concentrato. Dubitava di sé negando a sé stesso la capacità di intercettare un pericolo ricevendo una precognizione dalla Forza. Si era dimenticato una lezione che il suo Maestro gli aveva impartito quando era poco più che un bambino:
    "Anche il disfattismo è velenoso. Quando credi di non essere all'altezza metti in campo metà delle tue energie, così da poter dire di averci provato senza però esserci riuscito. Un Jedi deve prepararsi al successo anziché al fallimento. Il disfattismo nasce dalla paura di essere inadeguati, ma la paura uccide la mente, Dexen"
    Pensando che qualche bestia feroce potesse uscire allo scoperto in un ambiente dove la sopravvivenza era una sfida, Dexen aveva perso di vista il suo equilibrio nella Forza ed era stato sconfitto da un'infiorescenza viola e carnosa. Poco dopo quella riflessione che lo aveva posto nuovamente in armonia con sé stesso, un fulmine doloroso aveva squarciato le difese della sua mente ed urla prolungate e lontane si erano alzate, urla da far impazzire, urla di dolore e dannazione: urla da dimenticare. Gli effetti devastanti della bomba psichica su Korriban.


    CITAZIONE
    - AAAARRGgghhh...

    Ancora urla. Dexen aprì gli occhi e si scoprì dolorante per le percosse subite mentre veniva trascinato sul terreno che gli stava provocando abrasioni al volto e alle mani. Era legato per i piedi ad un dispositivo che il devaroniano aveva al polso e che stava riavvolgendo. Doveva essere un qualche aggeggio da cacciatore di taglie o da aspirante tale. Dopo l'urlo il suo trascinamento a terra si fermò ed il ragazzo si accorse di non stringere più il sacchetto di crediti fra le mani: fu subito panico.
    Dalla via arrivavano rumori di spari e di minacce. Qualcuno doveva aver chiamato la polizia per qualche inspiegabile ragione e doveva essere scoppiato uno scontro a fuoco. Il chadra-fan era stato colpito ad una delle sue piccole gambette ed era caduto a terra dimenandosi come un pesce in preda al più lancinante dei dolori.

    - AAaaaaaah Pord aiutami! -

    Chiamò il duros a cui si era riferito poco prima come Gorg e Korl.

    - Mi chiamo Nord! -

    Anche lui sembrava essere finito nel panico più totale mentre continuava a saltellare incapace di trovare una soluzione a quel problema. Con poca grazia tentò di prendere il chadra-fan ferito e trascinarlo dietro l'angolo sotto la tettoia della signora Ela dove pochi minuti prima aveva riposato Dexen.
    Quanto a lui, il mirialan a terra rimase legato come un salame per i piedi ma riuscì a mettere a fuoco il sacchetto più avanti nella via sovrastato da una quarren armata di fucile. Non poteva permettere che nessuno, criminale o agente della legge che fosse, potesse mettere mano ai suoi preziosi soldi, per cui allungò il braccio in avanti in modo disperato ed aprì la mano come a voler accogliere l'oggetto fra le sue dita calde e sicure. Si sforzò di richiamare a sé i crediti arrivando a chiudere gli occhi per raggiungere il collegamento essenziale fra il suo Io e la Forza che divampava da ogni cosa dell'universo. La sacchetta non si mosse di un millimetro né lui riuscì a percepire nulla. Lo spaccacervello gli aveva tolto ogni legame in grado di manipolare la realtà.
    Intanto, mentre apriva nuovamente gli occhi per vedere meglio cosa stesse facendo la quarren, il devaroniano che lo aveva legato aveva prima sganciato la corda dal suo bracciale e poi aveva iniziato a darsela a gambe con la promessa di una vendetta.
  12. .
    SPOILER FINALE DI STAGIONE

    Ok, abbiamo l'erede dell'impero con trent'anni di ritardo e con un nuovo canon che non mi permetterà di amarlo abbastanza. Cioè non voglio partire prevenuto, magari poi mi sorprendono e avrò fatto come al solito la figura del vecchio brontolone. Però vorrei ringraziare innanzi tutto i cameo di Edvige e del Monte Fato. Questo mi porta a pensare che nel pianeta ci siano tipo le fonti del lato chiaro e del lato oscuro rappresentate dai due fratelli della leggenda di rebels che ora non mi ricordo ma vabbè.

    Menomale deo gratias Thrawn è tornato nella galassia giusta ed il suo piano ha funzionato a spese dei buoni. Con lui solo Ezra mentre Sabie e Ahsoka restano nella galassia sbagliata coi paguri e i jedi oscuri. Baylan Skoll è alla ricerca di qualcosa ma l'attore è venuto a mancare qualche mese fa quindi non so come andranno avanti. La sua apprendista non so cosa farà, probabilmente la guerra alle jedi.
    Fiche le sorelle della notte. Morgen fa la fine che ci si aspetta, menomale che almeno riesce a fermare Ahsoka, così da dare un senso al suo sacrificio e al grande piano di Thrawn che fino alla fine non sembra funzionare benissimo. Noi ci preoccupiamo della MQ quando nell'universo di Star Wars i nemici non sanno chiaramente sparare (forse noi siamo fra quelli u.u).
    Arriviamo a quella che secondo me è la nota più dolente di tutte: Sabine. A parte che le sue coreografie in combattimento non mi garbano per niente. Come temevo si passa dal non muovere manco un sasso con la telecinesi a richiamare la spada nel momento del bisogno (ok ci può stare) A LANCIARE EZRA PER X METRI CON LA FORZA. Ed è subito Rey. Lo so che i sentimenti forti possono dare una bella spinta nell'uso della forza come tutti i bravi sithini insegnano, però questo è esattamente lo stesso arco che vediamo nella nuova trilogia. Anzi, peggio perché questa non è nemmeno nipote di Palpatine. Insomma, niente predisposizione, niente allenamento, "I'm a fucking wonder woman, bitches".

    A discapito di tutto ciò, serie con alti e bassi. Grazie a dio sto Thrawn non fa la parte dello scemo, non troppo almeno. Ahsoka ok. Sabine meh. Ezra prima usa solo la Forza, poi decidere di usare i pugni contro i trooper in nero venendo giustamente pestato, voto: "zio deciditi".
  13. .
    Dexen era riverso a terra con entrambe le mani serrate sul sacchettino di crediti che i tre teppisti da strada tanto desideravano. Il chadra-fan ed il duros si stavano avvicinando e si trovavano all'altezza del giaciglio che poco prima lo aveva confortato e ne aveva ospitato i sogni e gli incubi. Entrambi portavano alla cintura due pugnali mentre il devaroniano che lo aveva così bellamente sbeffeggiato sembrava meglio equipaggiato ed aveva un blaster che pendeva dalla fondina, oltre che un paio di bracciali che sicuramente ospitavano qualche sorpresa tecnologica.
    Quando i due scagnozzi fecero un altro passo verso di lui, il mirialan si ritirò in posizione fetale, toccando il muro che aveva guardato per tutta la notte con la schiena mentre portava le mani al ventre e chiudeva gli occhi con un'espressione di sforzo. Si preparava ad essere colpito nuovamente, mentre il naso dolorante aveva iniziato a sanguinare copiosamente. Poteva sentire il cuore pulsare all'altezza delle narici ed un caldo rivolo toccargli le labbra e la guancia appoggiata a terra. Era così deluso da sé stesso per essersi fatto cogliere impreparato ed era arrabbiato con i suoi aggressori per aver disturbato un povero inerme come lui, che nessun problema avrebbe causato agli altri. Perché erano sempre i deboli a pagare le spese della violenza che imperversava nella galassia? Perché non poteva semplicemente concedersi di essere debole?
    La Forza lo aveva abbandonato per sua scelta da quando aveva iniziato ad assumere spaccacervello. Ne sentiva gli eco quando, dopo qualche giorno dall'ultimo utilizzo, iniziava a sentire i sintomi dell'astinenza.
    Il primo calcio lo colpì alla pancia e lui si ritirò ancora di più nel suo guscio, chiudendosi nella posa fetale perché non gli strappassero i crediti. Loro, capita la sua strategia, lo colpirono con un calcio in pieno volto e Dexen sentì un "crack" del naso che veniva rotto ancora una volta mentre il sapore metallico del ferro gli invadeva la bocca ed il cuore iniziava a pulsare all'altezza dell'occhio sinistro. Il dolore a quel punto fu massimo ma il pestaggio continuò. Un calcio colpì le sue costole, un altro la sua testa lasciandolo ancora più stordito e disorientato di prima. Sentiva che la sua posizione di difesa stava per venire meno e capì di non poter resistere senza reagire.
    Gli tornarono alla mente la parole di Maestro Valeed: "Dexen, un Jedi deve capire quando arrendersi sia meno costoso di vincere o perdere. Continuare una lotta ad ogni costo prevede sacrifici che non dobbiamo essere disposti a compiere. C'è sempre una seconda possibilità. La meditazione ti sarà utile a capire quando avrai agito bene o quando invece sarai incappato in errore".

    - Basta! Basta vi pre-prego. -

    Le sue parole, rotte dal dolore, suonarono come una preghiera disperata. Aprì gli occhi momentaneamente per accorgersi di avere una palpebra gonfia e sangue sulla sommità del naso. I suoi aggressori, invece, furono sadicamente soddisfatti nel vederlo implorare a terra, senza possibilità di fuga. Il devaroniano fece un passo in avanti, quasi torreggiando sulla sua figura riversa a terra, rigida come una corteccia.

    - Dacci i crediti, ragazzo, e vieni con noi senza fare storie. -

    Il devaroniano, si chinò piegando le ginocchia e porse la mano a Dexen, non per aiutarlo a rialzarsi ma per far sì che gli consegnasse il gruzzoletto. Intano il duros si era spostato e si era messo le mani in tasca e per far scendere l'adrenalina data dal pestaggio e tranquillizzarsi aveva iniziato a prendere a calci il cartone che il mirialan aveva tanto delicatamente ripiegato, benché fosse sporco e avesse macchie di vomito ancora mefitiche. Il chadra-fan invece si era messo ad annusare la fialetta vuota di spaccacervello.

    - Gorg, i Jedi non si drogano. Forse invece di portarlo dal nostro contatto col Leviathan possiamo tirargli fuori dove ha trovato la spada o se qualcuno gliel'ha data -

    Il piccolo alieno parlò ancora intento a studiare la filetta e a guardarsi intorno, come a voler capire qualcosa in più sull'identità di Dexen semplicemente dall'ambiente che lo circondava. Il duros smise di sfogarsi sul cartone-materasso e gli lanciò un'occhiataccia.

    - Che ne sai che non si drogano? -

    - Sono tipo degli sbirri Korl! -

    Il tono del chadra-fan era esasperato, come se una verità universale non potesse essere contestata in quel modo. I Jedi erano i guardiani della pace e alcuni criminali potevano certamente vederli come forze dell'ordine, specialmente su Coruscant.

    - Guarda che anche alcuni sbirri si drogano. Mio cugino una volta è finito dentro e mi ha raccontato..-

    Dexen vide una via d'uscita. Il devaroniano si era distratto per un attimo nel tentativo di riprendere i suoi due compagni che avevano iniziato un'accesa discussione sulla corruttibilità o meno della polizia del pianeta. Quando lo vide voltarsi si alzò seduto aiutandosi debolmente facendo leva su un braccio e colpì il suo aggressore con la mano armata di sacchetta per i crediti. Nel farlo provò una sorta di proibita gioia, come se il sentimento di vendetta tanto vituperato dai Jedi si fosse impossessato di lui per pochi emozionanti istanti. Il pugno non fu particolarmente potente ma il peso della mano, aumentato dal metallo sonante dei soldi, fu sufficiente a provocare un bell'ematoma al devaroniano che si vide sbalzato leggermente di lato e si toccò la guancia ferita. A quel punto Dexen fu pronto a scattare in piedi e correre. Le costole gli facevano male ed aveva la mente annebbiata ma riuscì comunque a scavalcare il chadra-fan per via della sua stazza e ad iniziare a correre per la viottola. Aveva sempre avuto dei piedi alati, sin da quando giocava da bambino a guardie e ladri nei campi dietro casa.
    Sentì il trio imprecare ed il devaroniano urlare per il dolore e la rabbia di esserselo fatto sfuggire. Dexen guardò avanti, là dove doveva esserci la salvezza e la sua via d'uscita, là dove si trovava sicuramente un domani migliore. Sarebbe stato più accorto d'ora in avanti, avrebbe cercato di moderarsi con lo spaccacervello per non finire in quella situazione. Dietro di lui non sentiva rumore di passi in corsa ma d'un tratto udì invece un sibilo nell'aria. Improvvisamente qualcosa gli legò assieme i piedi e lui venne catapultato a terra di faccia. Riuscì soltanto a proteggersi parzialmente alzando le braccia a proteggere il volto dalla rovinosa caduta. Batté comunque la testa e perse conoscenza.

    "Due sono le nemiche di un giovane Jedi come te, Dexen: la fretta e l'avventatezza. Tu pensi di conoscere le vie della Forza ma questa è preclusa a coloro che ne hanno una limitata comprensione e si buttano a capofitto nella mischia. Devi capire che non puoi affrontare le sfide di un Maestro e devi portare pazienza. Non tutti gli ostacoli si superano estraendo la spada, neanche i più saggi possono sempre vedere ciò che si cela dietro le apparenze. Studia sempre la situazione, Dexen".

    Quante lezioni del suo maestro stava tradendo quel giorno? Eppure, se i jedi non fossero stati scacciati dal tempio, lui sarebbe potuto diventare un cavaliere. Non aveva imparato proprio nulla.
  14. .
    Si, Thrawn non piace molto neanche a me. Sembra uno che ha passato l'esilio a giocare a briscola con una fiasca di rosso a portata di mano. In compenso gli stormtrooper rattoppati stile giapponese con la colla d'oro sono fichissimi. Con Enoch è stato amore a prima vista. Non mi esprimo su Ezra mega chad aestetic perché sto sempre ridendo ma credo che uno di quei paguri sia il suo apprendista. Credo di aver visto una spada laser a croce nella sua cintura. I jedi oscuri mi intrigano.
  15. .
    Una tenue luce verde rifratta negli sbuffi vaporosi di un tubo di scarico illuminava l'aria di sfumature sinistre. Quella era la sola luce nella viottola stretta schiacciata fra i livelli inferiori di due grattacieli che Dexen aveva scelto come dimora per quella notte. Ma in realtà, in quei casi, la parola "notte" serviva soltanto ad indicare il periodo in cui la coscienza va a nanna, anziché stabilire un preciso orario della giornata. Per quanto lui ne sapesse, e ne sapeva ben poco visto che si trovava svenuto sopra un cartone, ai piani alti poteva anche risplendere il più bel sole dell'ultimo secolo. Nessun raggio poteva filtrare quella giungla di costruzioni che puntavano sempre più in alto, lasciando sempre meno a chi stava in basso. Al contrario, invece, la superficie non stava vivendo il sol leone ma un evento temporalesco di una certa intensità si stava abbattendo da qualche ora sui poveri passanti che studiavano con avaro interesse le vetrine dei negozi, o che erano appena usciti da una lunga pratica presso gli uffici della repubblica. L'umidità, a certe condizioni, filtrava anche lì sotto portandosi appresso tutta la sporcizia e le sostanze chimiche che riusciva a lavare nel suo tragitto fino a quell'inferno di anime. Fu proprio una goccia, partita dall'angolo di un portico di fortuna, a cadere rovinosamente sul volto di un mirialan disteso in preda ai brividi. Il contatto con la pelle non fu affatto rinfrescante ma ciononostante non bastò a destarlo. Fu, anzi, motore per la sua mente obnubilata.

    Dexen correva in un campo vicino casa. Non ricordava che fra il fiume ed il Tempio di "Nana" ci fosse un campo coltivato a grano, ma probabilmente il suo ritorno a casa era stato foriero di molte novità e alcune cose erano effettivamente cambiate in quella decade o più di assenza. I gemelli, ormai cresciuti, avevano stentato a riconoscerlo ma erano corsi ad abbracciarlo come se fossero ancora bambini, degli infanti con corpi da giovani adulti. Poi avevano fatto il bagno al fiume, cimentandosi in una gara di pesca a mani nude che l'agilità mirialan aveva elevato a disciplina ludica per niente eccezionale. Si erano seduti sulla sponda limacciosa, tutti zuppi ed infangati, ed avevano acceso un fuocherello banchettando con i prodotti ittici catturati. Avevano riso. Erano felici. Mamma e papà non erano per nulla cambiati e sul fare della sera si erano affacciati sull'argine salutandoli con le mani per richiamare la loro attenzione, forse per chiamarli a tavola o per l'ora della nanna. Non sapeva neppure per quanto tempo fossero stati seduti a scherzare, sputando lische di pesce sul fango. In quel momento nulla sembrava turbarlo: era tornato a casa e Nana aveva detto che si era comportato bene, che era stato il filo più resistente di tutti nelle mani sapienti del Fato e che mille e mille anni di buone cose sarebbero successe al villaggio - ma che dico - al pianeta, per via del suo zelo e del suo impegno fra i jedi. Ma anche un apprendista jedi deve riposare, di tanto in tanto, e quello era il suo riposo del guerriero.
    Non pensò neppure che gioia e felicità fossero emozioni che potessero lasciare spazio a delusione ed amarezza, una volta che gli fossero state sottratte. L'inizio del temporale fu per lui motivo di tensione. Nuvoloni neri oscurarono il chiarore della luna portando goccioloni carichi di malinconia. I gemelli si alzarono e corsero sull'argine, scalandolo con mani e piedi per raggiungere la sommità dove ancora si sbracciavano mamma e papà. Dexen non aveva saputo tenere il passo, loro erano più giovani e meno stanchi, e soprattutto non erano intrappolati nei fanghi molli della sponda del fiume. Si trovò sprofondato nel terreno denso fino quasi ai fianchi, con le mani appena chiuse in quella morsa fangosa. E mentre la pioggia cadeva battente su di lui, vide mamma, papà ed i gemelli smettere di salutarlo e voltarsi per tornare a casa senza di lui. Del resto avevano imparato a vivere senza di lui in quel tredici anni che aveva passato fra Coruscant e la sconfinata galassia intorno. I Jedi lo avevano portato via, strappato dai suoi affetti e dalla sua casa, da quella vita di bagni al fiume, pesche prodigiose e relazioni familiari.

    I Jedi ti hanno portato via tutto, Dexen, e adesso non ci sono più neanche loro. Cosa ti resta?
    Una seconda goccia cadde sulla guancia costringendo il mirialan ad aprire prima un occhio e poi l'altro. La testa gli girava ed il corpo non rispondeva ai suoi stimoli, bloccato in una paresi notturna che non sembrava terminata con il risveglio. Guardò in alto per vedere una chiazza di umido disegnata sul piccolo portico. Le venature di acqua stagnante sembravano il fiume vicino a casa, così serpentino ed ondulatorio. O meglio, tutti quei rivoli che lasciavano la chiazza erano i fili della vita di ognuno, pronti ad unirsi nella grande matassa del Fato collettivo. Maestro Valeed aveva chiamato quella nozione "Forza Cosmica", una filosofia che i mirialan avevano interpretato a loro modo ma che da millenni veniva dibattuta fra le aule del Tempio. Valeed che era scomparso insieme agli altri, Valeed che lo aveva prelevato da Mirial privandolo di immaginari campi di grano e scorpacciate di pesce. Una lacrima iniziò ad accumularsi sul condotto lacrimare all'angolo dell'occhio, pronta a traboccare nella guancia sottostante. Cosa doveva fare? Cosa chiedeva la Forza Cosmica da lui? Era sicuro di non stare agendo per il bene degli esseri viventi della galassia. Ma non sapeva cosa fare, non sapeva reggere quelle aspettative mistiche.
    Il pensiero gli provocò uno spasmo ed il corpo finalmente riprese mobilità. Era steso su un cartone, vestito dei suoi panni consumati, il naso dolorante da ormai settimane, la coperta pulciosa a ripararlo alla buona dagli agenti atmosferici. Un braccio era attaccato al corpo, l'altro era steso fuori dal cartone verso la viuzza e la mano stringeva una fialetta ormai consumata che conteneva poche gocce di un liquido molticolore. Spaccacervello.
    Dexen chiuse gli occhi in preda al mal di testa, poi riuscì a rotolare di lato sdraiandosi sul fianco prima di vomitare l'anima sul pavimento sudicio vicino al suo cartone.
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