New Star Wars Gdr

Votes taken by Eleni Bok

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    CITAZIONE
    Signore, signore! I sensori stanno impazzendo! Stiamo registrando anomalie su anomalie!

    Ed eccola qua: la mia uscita di scena. L'ingresso del tizio in camice bianco era il momento perfetto per salutare tutti quanti, reinfilarsi dal buco da cui ero passato e tante care cose al gruppo di campeggiatori. Ma no, non poteva essere così semplice, sennò dove stava il divertimento?
    Nemmeno il tempo di respirare che ecco, uno scoppio rimbombò nella tenda, e volete saperlo? Sì, mi fece quasi prendere un infarto. Di fatto mi abbassai di scatto sulle ginocchia, estraendo allo stesso tempo la pistola, pronto a correre in qualsiasi direzione non fosse quella giusta. Non sapevo che fosse capitato, non sembrava si fosse schiantata un'astronave, avrei dovuto percepire dell'altro e se fosse stato un lampo abbastanza vicino da fare tutto quel chiasso, avrebbe dovuto anche accecare tutti quanti con la luce. No, qualsiasi cosa fosse capitata, rientrava nell'ordine del "boh" e col "boh" bisognava sempre stare pronti a tirare su baracca e burattini e filarsela molto lontano. C'era qualcosa in quel pianeta, che mi faceva ronzare le orecchie e non erano i postumi del botto, no, c'era qualcosa che avrei dovuto ricordare, qualcosa di molto molto importante, ma che non riuscivo a raggiungere e provarci mi fece solo venire una fitta di emicrania.
    Ed eccoci al momento perfetto per la fuga, numero 2.
    CITAZIONE
    Volevi trovare la Forza Kyle... bhe direi che la Forza ha trovato te!

    Come non detto. Non appena tutti si furono ripresi dalla fifa, il mon cal schizzò fuori, un gesto che personalmente non ero così entusiasta di copiare e ovviamente lo zeltron dalle chiappe sode era già pronto a dare ordini. Dannazione!
    Mi rimisi in piedi, spazzolandomi i vestiti con la mano libera, come non fosse successo nulla, e mentre quello parlava, indicai prima per terra, poi me, mimando con il labbiale: "C'era un ragno". Una scusa perfetta per il fatto che a quanto pare ero l'unico coi nervi a fiori di pelle. Beh, non esattamente: là dentro se la stavano facendo tutti quanti addosso, era palese, anche se ovviamente lo zeltron lo nascondeva benissimo -maledetto zeltron dalla pelle setosa!-, la differenza era che quando io mi prendevo un coccolone, saltavo immediatamente dal punto A al punto B, come un gatto con un cetriolo accanto, mentre Jaxy al massimo era impallidito. Non era il momento migliore per scoprire verità celate su sè stessi, non ancora, non altre!
    E niente, lo zeltron parlò di armi, e io indicai con un su e giù di sopracciglia la pistola che già tenevo in mano, e via, tutti quanti allegramente fuori dalla tenda... io per ultimo, perchè sì, non avevo ben capito quando il grosso problema di tutti era diventato anche un problema mio, ma le natiche dello zeltron in movimento erano alquanto ipnotiche e quindi, naturalmente, gli andai dietro.
    Concentrazione! Stai per morire in una giungla abbandonata dalla Fortuna e hai pensieri molto poco etero su un ragazzino con una spada laser azzurra. Peggio, rischi di fare brutta figura con Jax, e poi dove se ne va tutta la tua autorità? Tempo 5minuti e questo imparerà a pisciarmi nel lavandino. Devi riprendere il controllo della situazione!
    E poi niente: lo zeltron aveva intavolato un discorso da "Non è questo il giorno!" e via verso un campo minato, e allora tutti i dubbi erano scivolati via. Perchè voglio dire, se un tizio alto un metro e una banana che girava con dei pantaloni così attillati, mi diceva che sarebbe andato tutto bene, cazzo! doveva andare bene per forza!
    Ah, adoro queste gite!
    Nota dell'autore: se durante il discorso qualcuno, come per esempio un finto jedi con i capelli marroni e seri problemi di dissenteria, avesse spostato lo sguardo su di me, non l'avrebbe trovato. Ero troppo impegnato a fissare a bocca aperta il jedi, quello vero, quello figo.

    Ma non perdiamo il filo.
    Tutto pompato come un cavallo da corsa sotto cocaina, ero pronto a seguire il Jedi ovunque le sue chiappette mi conducessero, ma qualsiasi cosa avesse visto il Mon Cal, quando era arrivato lì, doveva essere brutta brutta e non l'avrei scoperta tanto presto. Si iniziava a ballare.
    Facciamo una rapida sintesi: *BOOOM!* *KADUSH!* *RATATRAN!* *SKRUTASHUN!*
    Da un momento all'atro, venni scaraventato a terra e potei assaggiare il sapore del fango locale, mentre il terreno tutto attorno all'accampamento veniva shakerato dal grande barman che tutto vede e tutto sa.
    Quando finalmente riuscii a mettermi in piedi, mi resi conto che la mia pistola era finita diversi metri più in là, nella direzione giusta, per fortuna, perchè dall'altro lato la terra si era aperta, ma proprio tanto. Forse sarei riuscito a saltare dall'altra parte, ma forse no, non riuscivo a calcolare le distanze, con quella nebbia e non mi andava di rischiare il collo proprio in quel momento. C'era una domanda più importante: dov'era lo zeltron? Ah, sì, anche Jax, c'era anche lui. C'era: termine nautico, perchè là riuscivo a vedere solo le figure della femmina bionda e di-... non ero sicuro di averlo visto prima- lo zabrak, forse me l'ero dimenticato.
    Ok, la situazione richiedeva ponderazione. Per prima cosa recuperai la mia arma, ignorando i due tizi, dopo di che cercai di capire se ci fosse qualcun altro, qualcuno tipo il coglione del barman che tutto vede e tutto sa, ma niente: tra la pioggia che mi stava infradiciando fin le mutande e la nebbia, non si capiva un bel niente.
    [VOCE TONANTE]Ohi! Le persone ancora vive rispondano, i morti si astengano![/VOCE TONANTE] buttai una voce oltre il crepaccio.
    Una volta compreso come stessero le cose, feci una smorfia e mi rivolsi alla femmina umana, ignorando, per il momento, lo zabrak, di cui non sapevo niente.
    Tu, Jedi. Riesci a sentire qualcosa di bidibi-bodibi?
    Sinceramente avrei preferito prendere Jax, lo zeltron e filarmela da quel posto, ma pareva che il terremoto ci avesse isolato dal campo per chilometri: se si voleva tornare indietro, toccava fare un giro lungo, molto lungo, e in direzione ignota. Perdersi là dentro non era il mio ideale per una vacanza.
    In silenzio, cercai il controllo remoto dell'astronave. Lo trovai. Rotto. Ktah!
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    Arrrrgh...
    Hantu non cercò minimamente di mascherare la sua irritazione nel sentire il droide continuare a parlare come suo solito e si lasciò ricadere in avanti sullo schienale, come fosse stata pugnalata allo stomaco, o stesse trattenendo i conati di vomito. Poichè però avevano appena deciso di collaborare, la mutaforma tenne i commenti che aveva per sè e si concentrò sulle informazioni.
    Nar Shaddaa era un posto con cui Hantu aveva già avuto una certa familiarità, ma questo non significava che le piacesse: lì una come lei doveva guardarsi continuamente le spalle. Apparentemente l'assenza di legalità avrebbe dovuto essere un fattore di favore per gente del loro genere di professione, ma il fatto era che Nar Shaddaa e il resto dei territorii Hutt non era affatto privo di legge, era solo una diversa, basata su soldi e conoscenze, cose che nè lei, nè il resto dei suoi "colleghi" al momento possedevano. Oltretutto Sole Nero aveva un certo tipo di interesse e di conflitti in quei territori, motivo per cui ad Hantu non conveniva nemmeno rischiare di fare quel nome, no, fosse stata lei a decidere, avrebbe evitato quel posto il più possibile. Il lavoro su Corellia era comodo, senza dubbio, ma quello che diceva Oni era vero: recuperare intero il mezzo di trasporto sarebbe potuto essere difficile. Non sapeva come se la cavassero gli altri con le moto, ma lei non era un granchè. L'ultimo lavoro aveva delle incognite, ma ad Hantu non aveva mai creato problemi lavorare per persone che non conosceva: l'anonimato era una buona cosa per tutti. Tutto sommato le pareva la cosa più fattibile.
    Inoltre a Tosha potrebbe far piacere conoscere qualche nome in più da quelle parti. E se non gli interessa, pazienza. A quanto pare devo tenere d'occhio questi tre idioti.
    La sua specie veniva da un pianeta dal clima rigido, ma ad Hantu piaceva il caldo e a quanto aveva sentito, Geonosis era quel tipo di pianeta.
    Me ne pentirò sicuramente..
    Ammesso che qualcuno abbia una nave, il terzo incarico è il migliore. Se la paga è troppo bassa possiamo recuperare il carico, dire che l'abbiamo dovuto distruggere e rivenderlo. fece presente, mentre giocherellava con il dispenser dei tovaglioli.
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    Oh, adoro quando succede! risposi, tenendo lo scherzo al mercenario, anche se per come ne parlavo era difficile capire se avessi creduto davvero alle sue parole o stessi mandando avanti il giro di battute assieme alla birra. E' il peso dell'essere un ottimo bugiardo.
    Però, mi pare che la guerra stia andando avanti da un po'. Non capisco perchè ancora non ho trovato i gadget. Un pupazzetto di Boba Fett, o un piccolo Mank Ordo, qualcosa del genere. Starebbe benissimo sul cruscotto della mia nave. commentai, minimando con le dita il fantomatico pupattolo piazzato sul quadro comandi immaginario. E a quanto pare ironizzare sulle guerre fratricide era il passo giusto per fare amicizia coi mandaloriani, perchè quello si era appena spostato alla seggiola adiacente.
    Che dire, sono un accalappiatore nato. pensai, soddisfatto, mentre mi bevevo un altro sorso di birra. Dalla cucina, che poi era giusto oltre l'angolo bar, stava cominciando a trasudare l'odore del grasso animale sulla piastra. Speravo che fosse una bestia bella grossa, perchè lo yogurt mi aveva aperto lo stomaco.
    Ah, e io che ero convinto che i mandaloriani fossero dei mercenari a parte. Nella mia testa c'era questa idea che voi altri dovevate avere il vostro sindacato e i vostri contratti preferenziali, come l'Enclave dei Cacciatori di Taglie, per dire. Sai, no? Quello con sede nei territori Hutt. andai avanti.
    In quel momento fu naturale soffermarsi un istante sul fatto che quel tizio poteva anche esserlo un cacciatore di taglie e che se qualcuno avesse capito chi ero, sarebbe stato abbastanza vicino per pugnalarmi... ma nessuno conosceva la mia nuova faccia, che poi era la mia faccia. Per quanto avessi visto all'opera l'uomo che -in teoria- viveva in questo corpo prima di me, nella mia testa non c'era nulla che gli appartenesse dal punto di vista emotivo, che poi era quello più ostico. Le informazioni che snocciolavo come se fossero mie, erano effettivamente tali, prive di contesto, certo, ma erano parte di ciò a cui potevo accedere e farlo con naturalezza. I ricordi sul Chiss semplicemente non esistevano più, e se c'erano ancora, stipati da qualche parte, mi erano inaccessibili. Per questo motivo non ero così guardigno come lo sarebbe stato il vecchio me. Non potevo essere davvero preoccupato per qualcosa che non sapevo nemmeno se avevo o non avevo fatto e il fatto che ogni tanto ci pensassi era un normale uso della mia intelligenza, e null'altro. In sintensi, non avevo ragioni per preoccuparmi di Wade Ordo, mandaloriano e Bull Rancor. Quei mercenari erano tizi che credevano nell'onore, non avrebbero attaccato nessuno alle spalle.
    Hei, non cuocermela troppo! mandai voce in cucina.
    Ahhh... faccende personali. Questo è già più interessante.
    E che mi dici di quella? Troppi porno da ragazzino? indicai la benda.
    Ciò che avrei voluto domandare sul serio era: quale faccende personali? Ma come un bravo mercante non domanda mai per primo il prezzo che intende davvero, così un bravo mago delle parole gira intorno a ciò che vuole, assaggiando e punzecchiando un po' da ogni lato, così da trovare il percorso più sicuro da cui passare. Le domande dirette potevano essere parte della strategia, se riguardavano come in quel caso, qualcosa di correlato, ma differente. Il fatto che Wade Ordo fosse o non fosse cieco, era un fatto personale, ma facilmente non aveva nulla a che fare con ciò a cui stava pensando. Per la proprietà transitiva, se capivo come avrebbe risposto a quella specifica domanda, avrei potuto prevedere in parte anche la reazione ad una simile domanda, in un altro ambito.
    Ahhh. Bravo, così si fa! esclamai, togliendo i gomiti dal banco per fare spazio al piatto con la mia bistecca, al sangue, grazie alle stelle.
  4. .
    Thanen roteò gli occhi al cielo, ma non potè evitare un sorrisetto appena accennato nel sentire Thalos ridere: anche se non lo avrebbe ammesso a voce, gli era mancato il suo fratello scemo. Quando però il gemello gli mise una mano sulla spalla e proferì il suo incoraggiamento, il Capitano dovette ammettere che il fratello scemo era diventato il fratello saggio in quegli anni. Chissà che genere di cambiamento avrebbe subito se si fosse trovato al posto di Thanen quando aveva 10 anni, chissà che cosa sarebbe stato dell'ufficiale stesso, se i loro posti fossero stati invertiti. Lui avrebbe cercato Thalos? Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per trovarlo? Gli piaceva pensare di sì, perchè era quello che provava nel profondo, ma la parte più logica di lui gli diceva che la scomparsa di Thalos non gli avrebbe impedito di compiere il proprio destino al servizio dell'Ascendancy. Se fosse rimasto, sarebbe diventato un uomo diverso? Certamente avrebbe ricevuto un addestramento differente. Avrebbe potuto seguire il suo sogno e divenire un pilota di prim'ordine ed esplorare il Chaos, difendere l'Ascendancy... Ma cosa ne sarebbe stato della sua identità? Per saperlo, avrebbe dovuto prima capire in che cosa la Repubblica l'aveva cambiato. Forse se non se ne fosse mai andato, non avrebbe mai sperimentato gli stessi dubbi, la paura di non essere abbastanza, di essere sbagliato. Avrebbe seguito gli ordini alla lettera, sarebbe diventato un vero guerriero, portando onore alla sua Famiglia e pace nel popolo. Sarebbe stato tutto più semplice, eppure... Se fosse rimasto, Thanen non avrebbe mai conosciuto interamente le proprie debolezze, non si sarebbe spinto oltre la propria zona di competenza per poter sopravvivere e fare il suo dovere da solo, non avrebbe imparato fin da subito ad essere così indipendente e capace senza ricevere aiuto diverso dal proprio intelletto ed abilità, faticosamente acquisita. Non sarebbe stato costretto a rimettere assieme i pezzi dopo che qualcuno aveva frantumato la sua corazza e l'aveva ferito e confuso. Ecco, su quest'ultimo punto, come poi per tutto il resto, era difficile capire che cosa rappresentasse un pro e che cosa fosse un contro. Thalos, lo sapeva, si sarebbe inserito con successo nella nuova società, avrebbe tratto i propri vantaggi, avrebbe scoperto e assaggiato qualsiasi cosa, odori e sapori... In fondo anche lui avrebbe voluto poterlo fare liberamente, ma il senso di responsabilità che provava da quando era entrato nel CEDF era troppo grande. Sotto sotto Thalos e Thanen erano simili perchè entrambi cercavano il nuovo, il bello, ma Thalos non aveva mai patito il peso di una posizione come quella di suo fratello. Non fino ad ora. Adesso Lath'alo'sabosen era un vero figlio di Csilla, contribuiva alla prosperità e alla sicurezza, era diventato saggio sì...
    Ma è comunque rimasto lui.
    Per diversi secondi Thanen aveva fissato suo fratello, il capo leggermente inclinato di lato, ma non in senso interrogativo, era come se stesse cercando una nuova prospettiva, un punto da cui guardare più a fondo nell'animo del giovane uomo di fronte a lui. C'erano molte cose che Thanen non avrebbe mai saputo, momenti perduti in quegli anni lontani, confidenze lasciate solitarie, sfumature di carattere che avevano forgiato le persone che erano ora, ma in quell'istante il Capitano avrebbe voluto il tempo per recuperare, per tornare a conoscere completamente suo fratello.
    Non sono spaventato. Sono cauto. rispose con calma, raddrizzando il capo.

    Una volta che Thalos si fu seduto di fronte alla scrivania, Thanen fece il giro per piazzarsi di fianco alla sedia, appoggiò la mano sinistra sullo schienale e si chinò avanti per riuscire a leggere a sua volta sul questis*.
    Un attacco? Che ne è della legge che proibisce gli attacchi preventivi? L'Ascendancy non può dichiarare guerra per prima. commentò, la fronte corrucciata.
    Quella notizia era sconvolgente. Non che Thanen fosse contrario all'idea di eliminare il bando degli attacchi preventivi (era un handicap autoimposto che non aveva senso strategico e lui stesso aveva operato secondo le regole repubblicane per tutto quel tempo), tuttavia attaccare la Repubblica per ottenere nuovi territorii non era il principio con cui era stato cresciuto. Il suo scopo era pacificare il Chaos, portare ordine e prosperità, ma la Repubblica, per quanto avesse i suoi problemi, era già impegnata in una guerra sanguinosa, che tuttavia era prossima a vincere. Attaccarla ora avrebbe voluto dire sfruttare la debolezza di più di 10 anni di guerra accumulata, tuttavia a che pro? I mondi conquistati andavano anche mantenuti. Thanen aveva conosciuto molte delle popolazioni locali e il loro modo di pensare, e sapeva che non avrebbero accettato il nuovo dominio senza opporre resistenza. Ciò avrebbe drenato le forze dell'Ascendancy, e per cosa? Volgere l'attenzione verso la Galassia Inferiore avrebbe messo in pericolo il loro territorio originale che era sempre a rischio di vedersi attaccato dalle mostruosità che spuntavano dall'ancora largamente inesplorato Chaos. No, malgrado un tempo Thanen avrebbe accettato e approvato una simile condotta d'azione, ora non era più ciò in cui era convinto. Tuttavia...
    Tuttavia doveva ricordare le parole di Thalos. Se voleva convincere i Nuruodo e gli Csapla, allora doveva dare loro dei motivi validi... e un'idea in effetti ce l'aveva.
    Capisco. annuì dopo aver sentito degli Inrokini.
    La loro posizione era più semplice: non volevano che il Capitano creasse dissidi, in caso il suo ritorno fosse andato storto, ma anche questo poteva essere aggirato. Aveva almeno due idee a riguardo.
    Sì. annuì, quando il rapporto fu terminato.
    Ora che Thalos gli aveva fornito quelle informazioni, doveva gestire il tutto come fosse stata una battaglia, usando tutte le risorse a disposizione per ottenere una vittoria collettiva. Se Thalos non fosse stato lì per aiutarlo a comprendere ciò, forse ce l'avrebbe fatta lo stesso... ma preferiva di gran lunga giocare su un terreno studiato.
    Sì, aveva abbastanza materiale per preparare una strategia d'assalto.
    Le tue informazioni sono state preziose. annuì alla fine, la schiena di nuovo dritta e le mani conserte dietro la schiena, in tono e posa militaresca. Il suo cervello era già passato alla fase di pianificazione, già le idee volavano a intrecciarsi l'una sull'altra... Ma poi la presenza di Thalos lo richiamò al presente, e con un attimo di incertezza, ma totale, un po' goffa sincerità, si voltò di nuovo a guardarlo e aggiunse:
    ...Grazie, Alo.
    Avrebbe voluto aggiungere qualcosa di più, qualcosa che gli facesse capire quanto gli fosse mancato e quanto ancora fosse importante per lui il suo sostegno e il loro legame, ma invece di parlare, decise di lasciar esprimere il suo animo, e con un certo impeto che stava a manifestare l'impulsività di un gesto portato a compimento prima che il suo cervello lo frenasse, piegò il capo e appoggiò rapidamente le labbra sulle sue, in un gesto intimo ma infantile, che poteva essere dedicato solo ai parenti di sangue più stretti, come la madre, e appunto i fratelli e sorelle.
    Se ne pentì subito: l'immagine della cima del palazzo in fiamme, dove Astrea Velia lo aveva spinto a condividere quel gesto, per trasformarlo in altro, gli era penetrata nelle retine e con essa l'imbarazzo. Adesso capiva perchè lo facevano solo i bambini.
    Sperando, senza alcuna logicità che Thalos non notasse il calore che sentiva in faccia, si schiarì la gola e fece rapidamente un passo indietro, riprendendo il passo militare, per attraversare la stanza e iniziare a riportare il cervello sulla pianificazione.
    Ehm. Grazie. Se non c'è altro, credo che dovrei iniziare a preparare la mia strategia.
    Che imbecille.

    *sarebbe il datapad chiss. Una specie di smarphone, come funzionalità. Ogni cittadino dovrebbe averne uno in dotazione.
  5. .
    Quando ero salito la prima volta sulla Good Choice -la prima volta da che io ricordavo, si intende- lo stato del mobilio, con le sue bruciature da blaster e pugnalate era rimasto un mistero senza risposta, ma ora tutto aveva senso. Era più che plausibile che diverse persone avessero cercato di uccidermi là dentro e gli scontri avessero reclamato la vita di alcuni dei suppellettili. Ciò che non aveva il minimo senso era lo stato in cui avevo trovato la mia camera. "Disordine" non esprimeva nemmeno un decimo di quanto quella vista generava. La branda era imbrattata di sangue secco e quello che avrebbe o non avrebbe potuto essere yogurt. Le lenzuola erano sparpagliate a terra, là dove dovevano essere state lanciate quando erano ancora zuppe di sudore, sangue e quello che non era decisamente yogurt, tant'è che calciandole lasciavano intravedere il pavimento macchiato di rosso. Vestiti strappati e luridi ricoprivano il resto degli spazi orizzontali, quelli verticali sembravano il set di un film horror, con segni di spari, coltellate e alcuni segni scritti nel sangue. Mestamente mi avvicinai alla parete e appoggiai il palmo sinistro sull'orma a forma di mano. Combaciava perfettamente.
    A parte le impronte digitali, a quanto pare.
    Tra i vari scarabocchi c'erano un omino impiccato e i nomi Eclipse ed Edna. Ora, l'ultimo lo conoscevo, ma l'altro l'avevo letto da un'altra parte.
    Ah, sì. L'holonet.
    La rattataki era una complice di Fisher, e sembrava che anche l'uomo del processo la conoscesse. Avrei dovuto sfogliare di nuovo il diario, per vedere se vi fosse qualcosa a riguardo. Quelle erano però questioni per il futuro, al momento avevo altro che mi passava per la testa.
    Qualunque cosa fosse successo là dentro, non sembrava si trattasse di uno scontro, altrimenti perchè i nomi e i disegni, tranquillamente segnati sulle pareti? I segni di blaster poi erano per lo più troppo in alto per colpire qualcuno, e sempre diretti verso la porta, quindi sparati dalla zona del letto.
    Noia.
    Il pensiero mi era strisciato nel cervello quasi con un'altra voce, quasi non si trattasse di un mio pensiero, ma di uno preso in prestito. Di nuovo.
    Fino a quel punto, la vista della stanza mi aveva lasciato freddo e pensieroso, ma ora la sua vista mi provocava un senso di inquietudine non molto diverso da quello che il nome di Edna scaturiva. A parte la ferita sulla testa, che mi era ben nota, non avevo altre cicatrici sul corpo, se non quella sull'avambraccio sinistro, un segno lungo, profondo, ripetuto, curato bene e curato male, più e più volte. Un brivido mi percorse la colonna vertebrale. Chiusi gli occhi. Deglutii.
    Inspira. Espira.
    Perchè?
    Già. Perchè? Quella era la grande domanda, il pezzo da 100.000 crediti. Perchè.
    Avevo una gran necessità di uscire da quella stanza, di far scomparire tutto, di fare finta di nulla. Ma se l'avessi fatto, le tracce del passato sarebbero scomparse una alla volta e forse non avrei mai saputo la verità.
    Avevo letto dell'uomo che ero stato, avevo visto e sentito quell'uomo parlare e giustificarsi e io stesso non sapevo dire che cosa fosse vero e cosa falso, non sapevo riconoscere le menzogne dalla sincerità, se ve n'era stata. Non sapevo se avesse messo le mani addosso ad una diplomatica, se fosse stato incastrato da qualcun altro, se avesse voluto bene alla bambina che portava con sè, o se si fosse trattato solo di uno strumento. Non sapevo nemmeno se Fisher fosse vivo, se un giorno sarebbe venuto a cercarlo, trovando me al suo posto. Forse tutto sommato non sapevo nulla, perchè non c'era nulla da sapere. Keldor era il clone di un terrorista, ma questo cosa faceva di me? Potevo essere sicuro di essere lo stesso uomo, solo perchè avevo trovato un nome in un diario? Solo perchè le date e i fatti dell'arresto e del rilascio coincidevano con l'inizio della mia vita? Come potevano dire che fossi un clone? Un clone di chi? Di cosa? E se pure era vero, cosa voleva dire?
    Improvvisamente non sapevo più se volere o meno delle risposte. Sarebbe stato più semplice continuare ad ignorare tutto, e forse era proprio quella la scelta migliore. Forse era stata la ricerca di troppi perchè ad aver portato a tutto ciò. Forse non era il passato ciò che dovevo cercare, bensì il futuro.
    [...]

    Aaaallora, ragazzino. Dove si va?
    Quando un paio di giorni più tardi incontrai di nuovo Jax, per ripartire, la nave era stata ripulita da cima a fondo, le tracce del passato erano scomparse e io sentivo di aver fatto la scelta migliore. Non importava chi ero stato prima, importava solo chi fossi stato poi.
    Il diario rimaneva chiuso in un baule. Quello non sarebbe mai scomparso.
  6. .
    Mentre Thalos parlava, Thanen rimaneva con il volto al muro, le braccia conserte dietro la schiena, il polso sinistro chiuso dalla mano destra a manifestare il proprio disappunto. Naturalmente il suo malumore non aveva nulla a che fare con suo fratello, anzi, era sollevato di potersi lasciare andare in sua presenza, per quanto quello potesse effettivamente essere considerato tale. La sua insoddisfazione era tutta rivolta alla strana situazione in cui ora si trovava e le cui motivazioni non gli erano del tutto chiare. Nel sentire quel ricordo della loro infanzia, il Capitano si voltò nuovamente a fissare il gemello, la fronte corrucciata.
    Ricordo. Se avessi fatto come dicevo, avremmo vinto. fu la risposta, forse un pelo indispettita di chi in fondo in fondo era ancora un pelo immaturo sul versante emotivo. C'erano molte cose che l'ufficiale aveva imparato stando nella Repubblica, cose su di sè e sugli altri, tuttavia c'erano ancora concetti che non era riuscito a lasciar andare, credenze che non corrispondevano del tutto alla realtà, per quanto potesse desiderare altrimenti. Che non fosse competitivo era una di quelle bugie. Certo che Thanen era competitivo, ma a chiunque l'avesse domandato, avrebbe detto il contrario, e ne era genuinamente convinto. Aver compiuto 16 anni non faceva di te un uomo, più di quanto non l'avessero fatto i 14: erano le esperienze della vita e il costante rapporto tra te e gli altri a permetterti di crescere, e se per certi versi Thanen aveva colto le informazioni che gli venivano da sè e dall'ambiente, per tanti altri aveva semplicemente risposto alle cose che lo spaventavano o confondevano facendo muro.
    Curioso che ora proprio Thalos stesse usando quell'allegoria.
    CITAZIONE
    Tuttavia aveva senso per me. Perché io avevo piacere di stare con te. Non mi importava di perdere il gioco....

    Thanen ricambiò lo sguardo, ma la postura rigida accanto alla scrivania e l'espressione contratta dimostrava come stesse sforzandosi di seguire il ragionamento e come la cosa non gli facesse particolarmente piacere. Una persona poteva essere un genio nel campo delle scienze, o della matematica, essere in grado di risolvere problemi complessi in un battito di ciglia, ma rimanere per altri versi al livello di un ragazzino della scuola media. Per Thanen non v'era difficoltà nel capire cosa Thalos stesse dicendo, era nel mettersi nei suoi panni che sorgeva il dilemma. Sentirsi incompetente non era qualcosa con cui amava fare i conti, e da quel punto di vista, non si trattava nemmeno solo di quello: il tipo di ragionamento che Thalos stava implicando, gli ricordava quello di Astrea Velia, e non era un genere di ragionare con cui si sentiva a proprio agio.
    Ripensare a quella parte del suo passato provocava dolore, vergogna e confusione, motivo per cui, decise semplicemente di chiudere le porte e alzare di nuovo lo scudo protettivo con cui era solito affrontare le cose che non era pronto a gestire. Salvo che, questa volta, pareva proprio che non potesse cercare rifugio nell'indifferenza, non se voleva vincere e lui aveva ogni necessità di farlo.
    Non è colpa mia se le persone sono illogiche. fu la risposta, mugugnata a braccia incrociate.
    Se solo Thalos avesse saputo quanto e come il Capitano aveva dovuto avere a che fare con l'emotività altrui, forse avrebbe utilizzato un atteggiamento differente. Ma ancora, forse il fatto di essere stato costretto a percepire le emozioni di altri dentro di lui, per tanto tempo, non avrebbe dovuto essere un handicap, quanto un vantaggio.
    Il problema stava proprio lì: Thanen doveva iniziare a vedere le emozioni come un'arma.
    Conosci il tuo nemico...
    Capisco quello che dici. Da un punto di vista tattico, è un concetto valido.
    Il problema è che non sono certo di riuscire a capire che cosa vogliono gli altri, non senza avere tempo per studiarli. non completò la frase a voce alta, di certo Thalos già lo sapeva.
    Sarebbe stato utile avere uno zeltron tra la folla con cui comunicare. un pensiero quello che viaggiava nel verso dell'improponibile.
    Ti ascolto. annuì alla fine, preparandosi a prendere appunti mentali.
  7. .
    La cabina di pilotaggio, così come tutto il resto della nave, erano rimaste silenziose. Gli jawa se n'erano andati con le cianfrusaglie e qualche piastra di credito e ora non restava che occuparsi della mia stanza, l'unica che non era stata ancora ripulita, a parte quella della bambina.
    Edna...
    Sì, quello era il suo nome, eppure continuavo a non ricordare nulla di lei in prima persona, solo un senso di inquietudine rimaneva. Davanti a me, lo schermo della nave continuava a mostrare la registrazione del processo andato in onda diversi mesi prima. L'avevo ritrovato cercando con la ricetrasmittente holonet della Good Choice, senza sapere bene cosa cercare, salvo per un nome: Keldor.
    Le pagine di quel diario erano confusionarie, scritte in cheunh, la lingua dei chiss, sapevo, e scritte molto male. A quanto pareva non avevo mai acquisito la destrezza manuale per scrivere gli ideogrammi in maniera decente e il vocabolario era quello di un bambino di 6 anni. Se si fosse trattato di basic, il testo sarebbe rimasto pressochè comprensibile, con tutti gli errori di grammatica e sintassi del caso, ma la lingua madre dei pelleblu come me, non era formata da lettere, si componeva di parole intere affiancate l'una all'altra per creare diversi significati. Il fatto che all'epoca avessi inteso scrivere qualcosa, non significava che poi fossi in grado di interpretarlo nella stessa maniera. E chiariamoci subito, non si trattava di scambiare "palla" con "pala", che già di per sè avrebbe provocato non pochi fraintendimenti, no, si trattava di trovare scritto un simbolo che da solo poteva dire sia "cavoletto di bruxelle" sia "sovrintendente", ma che messo di fianco ad un altro, poteva creare la frase "La nonna ha piantato dei vegetali", oppure "Il tuo criceto è morto in famiglia". Sintesi della mia lettura: non avevo capito una beneamata minchia.
    Se quando avevo trovato quel testo avevo pensato di aver risolto i miei problemi una volta per tutte, mi sbagliavo di grosso, perchè ora mi trovavo tra le mani un testo indecifrabile, cosparso di parole che avrebbero o non avrebbero potuto voler dire qualcosa di senso compiuto. A livello ipotetico sapevo cosa c'era da fare: bisognava analizzare ideogramma per ideogramma, cercare di tradurlo e vedere se tra le varie parole ci fosse qualcosa che attirava la mia attenzione, solo che poi c'era quel piccolo particolare del "ah, ma se sta insieme a quegli altri tre simboli, poi vuol dire tutta un'altra cosa". Mi era venuta l'emicrania già dopo dieci minuti.
    Non era nemmeno una questione di pazienza, era proprio una totale incompetenza in campo linguistico. Il fatto che nella mia testa ci fosse un'idea di cosa stessi leggendo, non significava che fossi anche in grado di tradurlo in un'altra lingua, nel modo corretto, perchè quando leggevo in una lingua pensavo direttamente in quello stesso idioma. Non so se mi spiego...
    Fatto sta che la ricerca aveva esatto una pausa yogurt e una serie di lunghe sessioni di grugniti e passeggiate a vuoto, in cui chiunque avrebbe potuto pensare stessi giocando a "un due tre stella", dato che continuavo a girarmi di spalle e puntare il dito sul diario, come se prendendolo di sopresa, o guardandolo da molto lontano, avesse potuto rivelarmi i suoi segreti. Spoiler: non aveva funzionato.
    Solo dopo la terza pausa yogurt, quando stavo tenendo il collage di quaderni con una mano e sventolandolo in giro al contrario, un simbolo aveva catturato la mia attenzione. Era lì che l'avevo letto: Keldor.
    E con quello era arrivata l'epifania.
    Non si trattava di ricordi veri e propri, era solo una convinzione. Io conoscevo quel nome, era un nome molto importante per me. E, avevo scoperto, anche per l'holonet.
    Era bastato inserire il nome in ricerca per far esplodere il monitor di articoli e quello che avevo letto, ecco, quello compensava per tutto ciò che non avevo decifrato nel diario.
    CITAZIONE
    "Questo è quello che mi aveva messo in testa lui. A volte però il nostro inconscio guida le nostre azioni, e io quella notte mi lasciai andare ad un insperato senso di ottimismo nei confronti della giustizia repubblicana. "

    L'uomo sullo schermo continuava a parlare, ma oramai non stavo più ascoltando da un pezzo. Avevo seguito l'andamento di quel processo e la sentenza per le precedenti 4 ore, stoppando e ripetendo, cercando qualcosa...
    Con un sospiro, buttai indietro la testa sullo schienale e interruppi di nuovo. C'era talmente tanto a cui pensare, avevo la testa così piena, che ancora non ero riuscito a mettere in ordine un concetto che fosse uno.
    Keldor. ripetei tra me e me per l'ennesima volta, senza che ciò provocasse nulla di nuovo. La mia memoria rimaneva sempre la stessa.
    Preso com'ero, non mi ero accorto di aver cominciato a grattare quella lunga e orrenda cicatrice sull'interno dell'avambraccio sinistro, ma una volta resomi conto della cosa, iniziai ad osservarla con più attenzione, seguendone il profilo coi polpastrelli.
    Non sapevo davvero chi fosse l'uomo nel video, ma ero più che deciso a conoscere quello che stava seduto su quella sedia e per farlo, la mia ricerca doveva continuare.
    Devo andare a fondo, molto più a fondo.
  8. .
    A quanto pareva, Hantu era tornata giusto in tempo per riprendere le presentazioni. Fantastico.
    Più che un incontro tra contrabbandieri, sembra di essere finiti ad un gruppo di alcolisti anonimi. roteò gli occhi al cielo. Si era già pentita di essere rientrata, ma non poteva farci poi molto: finchè rimaneva incastrata con quel lavoro, era incastrata anche con quel manipolo di idioti.
    Decise di ignorare la frecciatina del gatto, non era il momento di riprendere a discutere, non se voleva fare in modo che quel gruppo funzionasse e la portasse più vicina al suo obbiettivo segreto. Era chiaro che tra i tre quella con un minimo di intelligenza in più fosse Oni, perciò fu a lei che la mutaforma si rivolse, ignorando totalmente il trianii.
    Sono specializzata nelle infiltrazioni. Entrare, fare quello che devo fare e uscire.
    Il resto del gruppo era stato altrettanto sintetico perciò non vedeva perchè lei dovesse essere più chiara di così.
    La cosa positiva era che quanto meno, col droide a spalleggiarli, avrebbero formato una squadra che ben si incastrava a livello di competenze. Era il carattere dietro ai semplici strumenti che avrebbe potuto essere un problema. Ma finchè avessero tenuto le conversazioni al mnimo, non sarebbero dovuto insorgere troppi disguidi.
    Ironicamente, la persona da cui doveva guardarsi maggiormente Hantu, era proprio Oni.
    Un'esperta nel trovare persone e reperire informazioni era proprio ciò che non voleva avere attorno: se avesse infilato il naso nei suoi affari, avrebbe potuto scoprire che stava lavorando per qualcun altro, o peggio, avrebbe potuto scoprire la sua specie e le sue capacità e quello era qualcosa che Hantu non voleva per nulla la mondo.
    Far sapere che eri un clawdite era pericoloso, specie se quel qualcuno era un cacciatore di taglie: ognuno di loro era pagato profumatamente per essere parte di associazioni criminali, o peggio, per essere studiati da scienziati che non vedevano l'ora di scoprire il segreto dei mutaforma.
    Gli altri due invece, sembravano abbastanza innocui, il gatto specialmente.
    Quindi? Avete già scelto un lavoro? Uno che non ci faccia ammazzare per colpa della testa dura del micio? domandò poi, incrociando le braccia sopra lo schienale.
  9. .
    Hantu stava per allontanarsi dal tavolo, ma sentendo la voce di Oni che proveniva da dietro la maschera si fermò, lanciandole una lunga occhiata da sopra la spalla, mentre lei esponeva i suoi punti.
    Il discorso aveva della logica, perchè effettivamente lavorare in gruppo consentiva di rendere i lavori meno complicati... in teoria. In pratica, Hantu aveva sempre lavorato da sola, fino a che non era arrivata nella banda corelliana e mal sopportava la compagnia di quel variegato gruppo. Per le stesse ragioni per cui un lavoro in collettivo poteva farti guadagnare tempo, poteva anche fartene perdere e parecchio. C'era però una frase che aveva attirato involontariamente l'attenzione della clawdite.
    "Tutti abbiamo i nostri obbiettivi, certo." pensò con amara ironia.
    Hantu non sapeva nulla della storia personale degli altri tre, e non le importava un granchè, però dubitava che si trovassero in una condizione simile alla sua, o che potessero esserle utili per districarsene. No, non valeva la pena di rimanere.
    Il lavoro di squadra non fa per me. fu la risposta più diplomatica che riuscì a trovare, prima di allontanarsi definitivamente verso la porta del locale.
    Una volta fuori, la mutaforma mise la mano in tasca, alla ricerca del comlink, ma in quel momento si rese conto di non averlo ancora sostituito.
    Dannazione!
    Con l'ultima missione aveva dovuto abbandonare tutto il proprio equipaggiamento, vestiti e tutto, per riuscire a filarsela usando il suo talento speciale, e solo recentemente aveva iniziato a recuperare alcune cose. Per prime, aveva ricomprato le armi, ma si era stupidamente scordata del comlink. Ora sarebbe dovuta passare al tech-shop per forza.
    Stava per superare del tutto il locale, mentre puntava all'angolo in fondo alla via, quando una voce la bloccò.
    Hei, Hantu. Ah, quindi sei tu. Speravo di non aver sbagliato.
    Maledizione!
    Fermandosi al sentirsi chiamare per nome, uno che non avrebbe dovuto conoscere nessuno, la mutaforma si era fatta sgamare. Questo succedeva a passare anche solo 5min al tavolo con dei perdenti. La domanda adesso però era... chi era quel tale?
    Il grosso alieno aveva la testa simile ad un ragno e due paia di braccia che teneva un paio alla cintura e un paio incrociate in petto. Su una di queste spiccava una bandana con una toppa caratteristica.
    Sole Nero...
    Che c'è? Tosha non si fida più di me?
    Non hai risposto ai suoi ultimi messaggi.
    Sono una persona impegnata.
    Lo vedo. Beh, Tosha mi ha mandato a dirti che vuole risultati e li vuole in fretta. Ah, e dovresti vedere come cresce bene la marmocchia. Hady.
    Hadiah...
    La mutaforma strinse i pugni, ma incrociò le braccia in petto, fissando con astio celato il grosso alieno.
    Questo posto è un buco nell'acqua. Tosha non otterrà niente.
    Tosha non lo crede. Quindi te lo ripeto. Risultati. E comprati un comlink.
    Fu una questione di attimi. Hantu represse la risposta velenosa che teneva tra i denti e piena di frustrazione, menò un calcio al bidone della spazzatura lì vicino. L'inviato di Sole Nero era già lontano.
    [...]

    Sei sfortunato, gatto. Il tempo fa schifo là fuori.
    Boggart era ricomparsa silenziosamente nel locale e aveva raggiunto nuovamente il gruppo, intento a parlare, andando a sedersi, questa volta, la schiena girata al contrario, in modo da appoggiare i gomiti sullo schienale.
    Con Tosha che le metteva pressione, non aveva scelta: volente o nolente, aveva bisogno di quel gruppo di ritardati.
  10. .
    AHHH! NON TOCCARE QUELLA ROBA! strillai come prima cosa, rivolto ad uno jawa qualunque, che se ne stava andando in giro con un rotolo di cartaigienica già zuppo di -faremo finta sia- acqua. Il nano si fermò con le mani in alto, e lasciò cadere il malloppo come una vecchietta a cui avessi appena chiesto la borsa o la vita, o meglio, come un borseggiatore da quattro soldi colto sull'atto da un criminale molto più in alto di lui, ecco quella era una versione più azzeccata.
    Ah, no, niente, mi sono sbagliato, continua pure. sventolai la destra in aria, rilassandomi tutto di botto. Se era stato divertente? Decisamente, ma si trattava più che altro di tenere la marmaglia sull'attenti: non volevo mica che ricominciassero a staccarmi pezzi di nave, 3min dopo la ramanzina. Soddisfatto del tremore con cui il piccoletto aveva ricominciato il suo lavoro, ripresi la mia ispezione. La zona più critica era il bagno, chiaramente e lì ci sarebbe voluta almeno un'ora ininterrotta, che mi stavo evitando volentieri, ma anche la cambusa non è che fosse poi meglio. Lì dentro c'erano bottiglie di rhum mezze vuote, oppure in frantumi, sandwitch muffiti lasciati lì da mesi e un gran mucchio di caramelle completamente fuse le une con le altre, neanche avessi cercato di costruirci un vulcano. Ammesso che fossi stato io, ovviamente. Le uniche cose più recenti erano chili e chili di yogurt che riempivano ogni angolo del frigo, impilati li uni sugli altri. Alcuni erano pure già aperti e lasciati lì a metà-... ah, no, quello non era yogurt.
    Questo spiega il bagno... E la mia camera... e la cabina di pilotaggio.
    C'era stata una quantità di noia micidiale nella vita del vecchio me, questo lo stavo appurando velocemente.
    *SPLAT*
    Uhg... dai qua.
    Mentre camminavo, avevo inavvertitamente spiaccicato non so bene quale ammasso informe e appiccicaticcio sul pavimento, ma dopo un paio di saltelli su una gamba sola, afferrai il primo jawa che mi stava girando a portata e dopo essermi ripulito parzialmente la suola sulla sommita del suo cappuccio, gli portai via dalle mani una specie di grosso collage di quaderni spiegazzati e iniziai a lavorare per finire la pulizia della scarpa. Fu mentre giravo il malloppo dal lato B, per una seconda passata, che mi resi conto degli strani simboli sulla copertina. Strani, perchè non erano basic, ma li comprendevo perfettamente.
    "Diario di bord-ell-o" lessi gli ideogrammi ad alta voce.
    Per la Peppetta! Mikel! afferrai un altro jawa per il cappuccio (quello di prima se n'era andato via imprecando).
    Queste sembrano le risposte che stavo cercando. Dove diamine l'hai trovato? Ah, non importa. Ottimo lavoro, Jerry! tirai una pacca sulla nuca ad un altro jawa ancora, dopo di che, col mio bottino tenuto per gli angoli, mi avviai in cockpit.
    Avrei voluto dire che non sapevo come quel plico di fogli mi fosse sfuggito, ma in verità lo sapevo benissimo: non avevo proprio cercato. Da che mi ero trovato su Tatooine, avevo esplorato pochissimo la mia nave, preso com'ero dal resto, preferendo tenerla sigillata per tutto tranne ciò che mi era indispensabile. Probabilmente il quaderno si trovava nella mia cabina, dove io ancora non avevo neppure messo piede.
    Beh, è arrivato il momento, Long Jhon.
    Dopo aver spalmato via lo schifo su un muro della nave, mi buttai sulla sedia da pilota e accavallai le gambe sopra la console, preparandomi alla lettura.
  11. .
    Tutto bene, ti faccio però un appunto grammaticale, perchè quando passerai a livello 1, sarà tenuto in considerazione per le valutazioni delle role. Tutte le volte che scrivi frasi come "Il duros gli aveva detto che quel gangster gli aveva uccisi, " è un errore grave. "Gli" quando non si tratta di un articolo determinativo maschile plurale (es: Gli elefanti, gli insegnanti..), si riferisce alla persona singolare maschile. Nella frase che ho citato il primo "gli" è corretto in quanto il duros gli ha detto = ha detto a lui. Nella seconda parte della frase invece è errato, in quanto il pronome deve riferirsi a due persone e non un solo maschio. In quel caso va usato "li" -> il duros gli (a lui) aveva detto che quel gangster li (loro) aveva uccisi.
    Visto che lo stai facendo da quando hai iniziato la role, ho ritenuto importante dirtelo, prima della fine.

    Per quanto riguarda invece il gioco in sè, ti dò un consiglio extra. Quando hai a che fare con situazioni come questa, in cui interagisci con un png che non stai manovrando tu, può essere una buona idea, anche se non è obbligatorio, agire d'anticipo sulla situazione. Ad esempio in questo caso delle anticipazioni che potevi fare riguardano il cosa senti con la Forza e il cosa fanno i png. Potresti scrivere che se percepisci esseri viventi in avvicinamento, allora ti preparari a difenderti, o ti nascondi. Oppure potresti scrivere che se Rib non ti risponde in fretta, gli tiri un ceffone. Oppure ancora, che se la donna cerca di scappare, le intimi di fermarsi. Tutto a seconda di cosa farebbe effettivamente il tuo pg, ovviamente. Questo tipo di gioco, questo tenerti pronto ad alcune eventualità, diventa importante a livelli alti, quando le situazioni che devi affrontare sono più complicate e i tempi di reazione sono ridotti all'osso. Se hai qualche domanda a riguarda, fammele pure in spoiler, o in mp.


    Quando l'ombra di Kal non recedette, bensì avanzò nella nebbia, Rib iniziò ad avvicinare la mano al comlink. Per quanto fosse arrogante, se chi entrava in una stanza da lui prenotata, non dava segno di obbedire, significava che un intervento di qualche tipo era necessario e in quel caso, l'arma del grosso twi'lek erano proprio i suoi contatti.
    All'accendersi della spada laser, tutto divenne più caotico: Rib fece per digitare qualcosa sull'apparecchio, ma aveva le dita bagnate e stava avendo difficoltà. Kal non sapeva se al suo arrivo a bordo vasca, il gangster fosse riuscito a chiamare i soccorsi.
    Non ho idea di cosa tu parli, Jedi, ma ti consiglio di mettere via quella cosa e iniziare a correre: non appena si spargerà la voce della tua presenza, sarai carne morta. Ho sempre desiderato una spada laser nella mia collezione di trofei, sei stato gentile a portarmela, anche se l'avrei preferita di un altro colore. Il giallo non mi dona.
    Malgrado Kal avesse visto il criminale spaventato, attraverso la nebbia, ora si atteggiava sicuro di sè e spavaldo. Le sue potevano essere solo parole, o essere coadiuvate da rinforzi in arrivo, non lo sapeva, così come non sapeva se stesse mentendo sul fato dei suoi genitori, oppure proprio non si ricordasse di loro. Erano entrambe versioni plausibili.
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    Una volta sicuro di non essere osservato, Kal estrasse ed accese la spada laser, fondendo in pochi secondi la serratura, al che la porta si aprì di scatto davanti a lui, lasciandogli la strada libera. Rib doveva essere straordinariamente sicuro di sè e della propria fama in quel distretto, perchè non v'erano guardie appostate all'interno.
    La porta s'era aperta su una recption, con un bancone circolare, dove normalmente sedevano le segretarie che si occupavano di rispondere al comlink e prendere le prenotazioni. Poco più a destra, v'erano alcuni posti a sedere e l'attaccapanni, mentre una porta frontale dava sulla zona interna vera e propria, dietro cui si trovavano la sauna, le docce, gli spogliatoi e le sale per massaggi, fanghi e altri trattamenti di bellezza, o di piacere.
    Una mappa sul muro, sul muro a sinistra, indicava l'ultima stanza sulla destra, come la sauna in cui si trovava Rib.
    In quel momento non c'era nessuno ad accoglierlo, tuttavia era improbabile che il gangster fosse lì senza nessuna assistenza.
    Proseguendo oltre la soglia, e arrivando a destinazione, Kal avrebbe udito il rumore di voci oltre la porta della sauna, di cui una femminile e una maschile. Era probabile che il criminale stesse facendo i suoi porci comodi nella stanza, con una del personale.
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    CITAZIONE
    Continua da QUA

    Probabilmente quella di assoldare degli jawa per farmi le pulizie della nave, non si era rivelata la scelta migliore. In verità erano così piccoli che le loro manine guantate arrivavano ovunque e una volta confezionati con carta assorbente intinta nella candeggina, si potevano anche usare come scopettoni. Erano anche bravissimi a far sparire cose, un po' meno a capire quando era il momento di fermarsi. Per farla breve, con una manciata di crediti e la promessa di potersi portare via tutto quello che non mi serviva più, avevo ottenuto una squadra di operai sotto-pagati e completamente insesibili all'odore maschio che permeava posti come il salottino, la cabina di pilotaggio e il bagno. Se però pensavo di potermi sdraiare da qualche parte all'ombra e lasciarli fare, mi sbagliavo di grosso. Dopo appena 30 minuti di intenso cicaleccio, avevo sollevato gli occhiali da sole, per sbirciare oltre l'asciugamano lordo che tenevo in faccia durante la siesta, per proteggermi dal sole, e ciò che avevo visto, aveva mutato totalmente i programmi. Una fila indiana di roditori incappucciati stava facendo passamano con uno dei droidi pit-dum che avevo trovato nell'hangar e che non avevo mai acceso fino a quel punto... fondamentalmente perchè non sapevo bene cosa farmene o a cosa servissero. Il fatto però che non avessi idea di quale fosse il loro uso, non significava che desiderassi farli sparire assieme al resto del ciarpame che quelle mezze calzette stavano accumulando fuori dal portello. Quei cosetti, a parte la polvere, erano ancora nuovi, e sicuramente non erano stati gratis, che diamine!
    No-no-no! Nada! Nisba! Tu no tocca droide. Droide mio. Mio. Capisce?
    Ovviamente quelli mi fissarono e poi fecero finta di nulla, continuando nel loro lavoro, solo, molto più velocemente. Tipico: finchè dovevamo stabilire il prezzo del servizio, ci capivano benissimo, adesso erano diventati improvvisamente insensibili al basic. Ah, ma erano capitati dal chiss sbagliato. Sapevo bene che i membri della tribù che venivano in città per vendere e riparare oggetti, anche se non parlavano la lingua comune, la capivano quanto basta per fare dei buoni affari. Per chi mi avevano preso? Per quel cretino di Jax?
    D'accordo, nanerottoli. Conto fino a 3 e se per allora il droide non è ritornato al suo posto, con tutti i suoi pezzi, il gioco diventerà "Chi ha paura del chiss cattivo". Uno...
    Momenti di panico passarono tra un membro e l'altro della banda: cercare di scappare con quello che avevano racimolato, e sfidare la pistola che tenevo nella mano destra, oppure accontentarsi dell'accordo? Non ci misero poi molto a decidere.
    Bene. Ora, dato che sono una persona magnanima, non vi decurterò il peso della mia pazienza dalla paga, ma sappiate che non riceverete un secondo avvertimento. misi via la pistola.
    Se avevo intenzione di ammazzare quel mucchio di stracci puzzolenti? Macchè! Sarebbe stato un totale spreco dei miei talenti e di buon gas-tibanna. Fortunatamente, non avevo bisogno di portare a termine la minaccia, perchè solo qualcuno di totalmente pazzo avrebbe messo alla prova uno come me. Era il vantaggio di saper essere minacciosi, avevo scoperto: bastava alzare un poco la voce e talvolta non serviva nemmeno tirare fuori la pistola, che la gente faceva ciò che volevi. Non ero uno che amava impegnarsi per nulla, e non ero un sadico: quei cosetti non avevano fatto ancora nulla di irreparabile.
    Benchè fossi da poco entrato nella mia nuova vita e il passato mi rimanesse del tutto estraneo, salvo alcune conoscenze che spuntavano fuori da sole di tanto in tanto, non mi davo troppo pensiero su chi fossi stato. Ciò che era importante, era chi ero ora. E il me di ora, non si sentiva in dovere di sventrare gente a destra e manca, per dimostrare qualcosa, o per divertimento. Il me di ora, aveva sperimentato la morte dei propri nemici, di chi aveva già deciso di alzare le armi, non dell'omicidio. Certo, c'era quell'altra cosa...
    Ciò che era successo nei sotterranei con il vecchio e Jax, mi avevo profondamente turbato, e non tanto per l'atto in sè, anche se il solo pensiero mi faceva venire brividi gelidi lungo tutto il corpo, no era la mia reazione a ciò che era successo, ad avermi scosso maggiormente.
    Tutta quella rabbia, quell'odio, quella sete di sangue e vendetta che mi aveva posseduto come fosse uno spirito maligno, e che non era in alcun modo correlata all'amuleto... In quel momento, con l'eco di una voce familiare e terribile che mi echeggiava nelle orecchie, mi ero sentito così debole. Uno avrebbe potuto pensare che da una simile frenesia derivasse un insano senso di onnipotenza, ma era esattamente il contrario. Il non essere padrone di me stesso, il riuscire a malapena a contenere tutto quello mi aveva svuotato di ogni energia e se non ci fosse stato Jax lì, con cui scusarmi, temevo che mi sarei lasciato andare all'improvviso vuoto gelido che sentivo dentro, che sarei rimasto lì, seduto in terra, senza più reagire agli stimoli del mondo, fino ad incontrare la fine.
    Ovviamente non avevo detto nulla al ragazzo, anche perchè era solo recentemente, con il tempo per pensare, che mi ero reso meglio conto di cosa fosse effettivamente successo, ma la verità era che aveva fatto molto più di sganciare l'amuleto. Non lo avrebbe mai saputo e lungi da me dirglielo, (si montava già abbastanza la testa per conto proprio), però era così.
    Va bene, Puzzolo, vediamo a che punto siete. mi rivolsi al capo della cricca... o a quello che credevo fosse il capo: quei cosi erano tutti uguali!
    Oramai la penichella era interrotta e non sarei più stato capace di riposare, con quei pensieri in testa, perciò tanto valeva andare a controllare che la nave fosse ancora intera.
    Lasciai l'asciugamano nel mucchio dei "regali" per gli jawa ed entrai all'interno della Good Choice.


    Edited by Eleni Bok - 22/9/2021, 22:01
  14. .
    L'entusiasmo del gatto era nauseante, questo pensava Boggart, che era da poco entrata nel locale, per posizionarsi con la schiena appoggiata al muro e le braccia conserte, rimanendo così ad un metro circa dal tavolo. Non c'era nulla di peggio di qualcuno che voleva a tutti i costi essere simpatico e per lei Krumar era proprio uno di quegli individui impiccioni che non sapevano farsi gli affari propri. L'unico pregio di quella creatura pareva fosse il suo potenziale bellico, benchè lei non avesse ancora avuto modo di vederlo in azione.
    Ignorando totalmente l'invito, Hantu non prese da bere e aspettò che le cose proseguissero, cosa che stentava ad avvenire, ma il perchè fu presto noto: mancava un partecipante.
    Hantu non sapeva che il droide sarebbe stato parte dell'incontro, e la cosa risvegliò la sua attenzione. Aveva sentito parlare di quel robot e da ciò che sapeva, era interessato all'ambito meccanico, tuttavia non sembrava il classico modello da riparazioni. La incuriosiva.
    In quanto all'altra donna, Oni, Hantu non aveva particolari considerazioni. La riteneva una persona più piacevole del gatto, e il fatto che girasse mascherata, le avvicinava un pelino: Hantu poteva comprendere i molti motivi che portavano a non voler far conoscere il proprio volto. Si tratttava però di sentimenti troppo insignificanti perchè volessero dire qualcosa di più di quanto potesse fare una "prima impressione": non conosceva abbastanza bene nessuno dei tre.
    Era ora. fu il commento della clawdite, non appena venne dato il via all'incontro.
    Spero che questa non sia un perdita di tempo, gatto. Ho di meglio da fare che stare appresso a un animaletto domestico.
    Hantu non era esattamente un concentrato di carinerie e buone intenzioni: parlava poco e quando lo faceva, o stava mentendo per una ragione, oppure era fin troppo sincera.
  15. .
    La situazione a Corellia aveva iniziato a farsi stagnante nelle ultime due settimane e la cosa non piaceva ad Hantu, nemmeno un po'. La clawdite non si trovava su quel pianeta e affiliata a quei miserabili contrabbandieri perchè fosse una sua scelta: tutto era partito da un ennesimo ordine di Tosha. Normalmente gli incarichi di Hantu non impiegavano più di una quindicina di giorni per essere portati a termine e molto più spesso si trattava di un vero mordi e fuggi: trovare un edificio, entrare, prendere le informazioni e uscire. Questa volta però la missione era una a tempo indeterminato e la cosa non faceva che snervarla.
    Nessuno sapeva che cosa passava per la testa della figura ammantata che scivolava tra i vicoli del Quartiere Blu, con le mani infilate nelle ampie tasche e una pistola al fianco. Ai più Hantu appariva insignificante, un'ombra sullo sfondo di sporcizia e malaffare del peggior quartiere di Coronet City e questo era ciò che Hantu stessa voleva che si pensasse. Attirare l'attenzione non era mai un bene nel suo lavoro, creava problemi al peggio, e al meglio seccature. Lei non aveva nessuna voglia di avere a che fare con qualche ubriacone dei Ratti, o uno di quegli spacciatori dalle poche aspettative, che infestavano le strade alla luce del giorno. Tutto ciò che Hantu voleva, era arrivare al suo appuntamento, sentire che cosa voleva il gatto a strisce e tornarsene nella bettola presa in affitto, che era costretta, per il momento, a chiamare casa. Normalmente non si sarebbe interessata ad una proposta esterna a quelle della banda, ma Tosha, nel sentire il suo rapporto a riguardo, aveva insistito perchè prendesse parte all'incontro. Se la fonte dei problemi di Sole Nero si trovava da qualche parte nel territorio corelliano, ogni possibile traccia doveva essere esaminata.
    Sarà. Ad Hantu sembrava solamente un'enorme perdita di tempo, un altro giorno lontana da Hadiah e dalla sua personale vendetta.
    Con simili prospettive innanzi, nessuno avrebbe dovuto essere sorpreso del fatto che si presentasse all'appuntamento con un quarto d'ora di ritardo e così fu.
    Se avesse trovato il resto degli interessati ancora fuori dal locale, si sarebbe fermata a un paio di metri da loro, uscendosene con un secco:
    Siamo tutti qui?
    Se gli altri fossero stati già all'interno, li avrebbe cercati lì, raggiungendoli al loro tavolo, ma senza sedersi: sarebbe rimasta in piedi, con le braccia incrociate in petto, apoggiandosi al muro, poco distante.
121 replies since 25/1/2009
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