New Star Wars Gdr

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    Ashara sedeva su una panca all'interno della buia e fumosa taverna hutt, chiusa in una ingombrante, rovinata tuta spaziale della quale teneva il casco, dalla visiera simile a una fessura, posato sopra le gambe insieme a una spada dall'elsa finemente decorata. Portava un mantello scuro sdrucito con il cappuccio alzato sul capo e un lembo di stoffa tirato a nasconderle il viso sotto gli occhi chiari e corrucciati. Aveva un'espressione semidisgustata ma anche rassegnata, sotto la stoffa. Notò la miraluka entrare e si alzò di malavoglia per raggiungerla, mettendosi il casco sotto il braccio destro e prendendo il fodero della spada con la mano destra, che come la sinistra era coperta di appuntite scaglie ossee. Aveva una pistola in buone condizioni in una fondina agganciata alla cintura sul fianco sinistro.

    Si fermò dietro la visione, della quale non poteva immaginare l'esistenza, e toccò per due volte con la punta dell'indice sinistro lo schienale della panca sulla quale Arochela vedeva seduta la sua macabra interlocutrice, dando l'impressione di trapassarla. Alta ma non troppo, la sith sembrava robusta, anche se forse solo a causa della tuta. Attese che la miraluka chiudesse la "comunicazione", per poi esordire in basic, con una voce femminile ma piuttosto profonda e un forte accento straniero dal suono molto duro «Sono Maris» mentì, anche perché aveva precedentemente dato quel nome falso all'altra «Sei tu il committente?» chiese, per poi guardarsi intorno con circospezione.
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    Ashara si voltò verso i bambini con un'espressione gelida dipinta in volto e le mani tanto strette intorno all'elsa della sua spada da far scricchiolare le scaglie d'osso che le proteggevano le dita. Posò i suoi occhi gialli sul più coraggioso del gruppo, che le si stava avvicinando con aria minacciosa «Colpisci, piccolo animale stupido. Colpisci... e muori» sibilò, con voce profonda e un tono vagamente invitante viziato da un accento pesantissimo - qualunque concezione di onore le fosse stata inculcata a Dostun, non aveva sicuramente nulla a che fare con lo scegliere soltanto avversari degni e con il rispetto della vita degli innocenti.

    L'ordine di Thanen, per qualche ragione, sembrò rilassarla. Si voltò verso il chiss sotto mentite spoglie [sith] «A Dostun, apprendisti massassi della loro patetica statura sarebbero stati appesi per i piedi e bastonati, per un comportamento del genere» fece notare, con aria di superiorità [sith] «I barbari non addestrano affatto i loro piccoli... i quali non hanno cicatrici e si comportano come bestie da macello» sbuffò. Sembrava piuttosto orgogliosa dell'educazione - se così si poteva chiamare - che aveva ricevuto. Lasciò perdere i bambini per concentrarsi finalmente sulla richiesta che Duine le aveva fatto poco prima e che non aveva la minima intenzione di ignorare [sith] «Dostun è la legittima capitale di Qoritjor Qo, ma da molto tempo ormai il suo consiglio ha perso la fedeltà dei kissai degli altri insediamenti. La guerra iniziò quando i primi traditori rapirono alcuni dei pochi zuguruk che si trovavano sul pianeta e... non finì più, per millenni, anche dopo che l'ultimo zuguruk morì avvelenato. Con il... il declino...» pronunciò quel termine con molta esitazione, come se fosse una parola proibita, poi si guardò intorno spaventata, quasi temesse che i kissai che vietavano di pronunciarla a Dostun potessero apparire dal nulla per punirla, prima di riprendere [sith] «Con il declino, i kissai hanno avuto sempre più difficoltà a mantenersi uniti... e le città più lontane sono diventate impossibili da raggiungere. Una ad una, tutte le città, fino alle più vicine, hanno finito per tradire Dostun... continuiamo a combattere contro i traditori, ma non otterremo mai vittoria su tutti loro» emise un debole ringhio di frustrazione [sith] «Non sono una traditrice, non ho paura... ma devo riuscire a riportare le conoscenze perdute a Dostun... o trovare un altro modo per... arrestare il declino» mostrare a un kissai di mettere in dubbio le parole di altri kissai non era quasi mai una mossa giusta, di norma, ma anche ostentare una cieca obbedienza verso sith che il suo interlocutore non conosceva affatto avrebbe potuto crearle grossi problemi.

    Assunse la posizione di combattimento, cercando di reprimere le preoccupazioni che le affollavano la mente. Alzò l'elsa di fianco al capo di nuovo e portò un poco più avanti di prima il piede destro, tenendo le ginocchia piegate. Spostò il peso da un piede all'altro qualche volta mentre fissava il proprio bersaglio. Ridusse il ritmo del suo respiro, tentando di convertire la propria paura in rabbia e di raffreddare poi anche quest'ultima. Immaginò che il pezzo di nerf bucherellato fosse un jidai, in grado di tagliarle la spada di netto con la propria lama di luce. Non avrebbe potuto sbagliare, con un jidai, né permettergli il lusso di un estremo, letale, gesto. Espirò profondamente e immaginò di infilzare il collo del suo nemico, mentre si lanciava verso il suo "nemico" e lo trafiggeva esattamente nel punto che aveva immaginato. Schiuse le labbra, ma si accorse di un errore: aveva tenuto la lama perpendicolare al suolo, mentre avrebbe dovuto tenerla parallela, dal momento che gli umanoidi tendevano ad avere teste ossute. Estrasse la lama e arricciò le labbra. Sbatté le ciglia qualche volta, prima di rimettersi in posizione.
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    "Nessuno uccide nessuno" - quello che la grande guerriera quarren stava dicendo non faceva per nulla piacere ad Ashara, perché la vendetta sull'indegno vigliacco che l'aveva colpita a tradimento richiedeva necessariamente che la barbara lo eliminasse fisicamente, magari mentre implorava pateticamente pietà «Pugno... meglio di morte?» rantolò spaventata, non capendo perché la quarren volesse prenderla a pugni invece di darle subito il colpo di grazia; forse non la considerava degna? Che i due cecchini fossero d'accordo dall'inizio? No, impossibile, l'altra non sembrava volerla uccidere, anzi ora stava cercando un medico per lei, cosa che il grosso barbaro con quattro braccia sorprendentemente era o diceva di essere. L'altra voleva forse darle un pugno nello stomaco e poi prenderla prigioniera? Nello stato di semiveglia in cui si trovava, decise che doveva essere così. Non arrivò nessun pugno, ma il besalisk la prese e se la rigirò tra le manone come la pasta di un grande pane piatto. Sgranò gli occhi e, nonostante volesse ancora sembrare stoica, si lasciò sfuggire qualche gemito di dolore. I due volevano torturarla? «Gh... attento... barbaro montagna...» voleva suonare minacciosa, ma riuscì solo a apparire dolorante. E quando l'omone partì verso l'ospedale, trasalì, presa da una terribile preoccupazione [sith] «Spada» disse in sith, per poi chiudere gli occhi e raccogliere tutto il fiato che aveva per alzare la voce, stavolta in basic «Spada!» disperata. Se Doris non aveva intenzione di usare la sua spada per vincere, l'avrebbe voluta indietro, anche se probabilmente la quarren non avrebbe più voluto restituirgliela, ora che l'aveva presa prigioniera. Perse i sensi qualche passo di besalisk più tardi.
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    Il lato positivo dei colpi di blaster è che tendono a cauterizzare le ferite che infliggono; il lato negativo è che, dal momento che sono estremamente caldi, creano lesioni interne molto peggiori di quelle che potrebbe causare un proiettile di metallo. La robusta sith era sopravvissuta all'errore del suo ormai ex capo e non stava perdendo sangue, ma ovviamente non era fuori pericolo.

    Ashara non stava pensando a queste cose, certo, perché il dolore era tale da permetterle soltanto di pensare a confortarsi, anche se naturalmente a modo suo: si stava infatti limitando ad immaginare sprazzi di una morte onorevole per mano di quella guerriera barbara della quale ormai il suo subconscio ingigantiva le qualità e ipotizzava un passato e un futuro di grandi imprese; in fondo, la massassi aveva un disperato bisogno di credere di aver perso per meriti della quarren, più che per demeriti suoi e di quel mai abbastanza maledetto cacciatore di taglie con il fucile. Si convinse che la quarren potesse essere potente abbastanza da uccidere anche l'idiota che le aveva sparato per errore... e forse anche l'hutt che quell'idiota l'aveva assunto come tiratore e aveva relegato invece una massassi come lei al ruolo di carne da macello. Magari li avrebbe uccisi entrambi con la sua spada.

    Ashara chiuse gli occhi e cercò di sorridere, perché una delle sue leggende sith preferite raccontava di un forte massassi che anticamente era morto sorridendo, ma non le riuscì di fare un sorriso minimamente convincente e le venne soltanto una smorfia di dolore un po' più strana della precedente. Non ebbe modo di accorgersi che il suo sorriso non era credibile, mentre attendeva e immaginava il colpo di grazia della barbara. Riaprì gli occhi solo quando sentì la manona del besalisk e quella di Doris posarsi sul palmo della sua coriacea mano destra, vagamente simile al guanto di una corazza. Cosa stava succedendo? Chi era e da dove era arrivato l'altro barbaro? Aveva dormito? Quanto tempo era passato? Udì una voce femminile, che non le sembrò quella di Doris, rivolgersi a qualcuno. Si accorse che stava rantolando, quindi cercò di regolarizzare il respiro, temendo che altrimenti non sarebbe più riuscita a parlare prima di perdere conoscenza. Serrò le labbra e tentò di formare qualche protesta, ma muovere la bocca le risultò difficile. Aveva molta sete.

    Gli occhi gialli della ormai più rosa che rossa sith sbirciarono la mano del besalisk e poi il suo volto «La guerra... io... so soltanto... la guerra...» la voce prima profonda si era fatta flebile. Cercò lo sguardo della quarren «Grande guerriera tu... vittoriosa... onora me. Puoi vincere tu... su lui. Usa tuo fucile... e mia spada...» fece una pausa per prendere fiato «Non tutti... barbari... uguali... tu meglio di lui e di... grasso hutt con i crediti e il cuore di crediti. Cuore di crediti anch'io prima... venduta a hutt per vivere, ma ora... resta onore. Ricorda tu... forte Ashara? Forte...» strinse la mano dell'altra più fortemente che poteva; in pratica non molto, date le sue condizioni. Era certa di non essersi espressa del tutto correttamente, ma era quasi impossibile che la sua ex nemica potesse capire il sith: poteva solo sperare di aver formulato frasi comprensibili.

    Edited by Balenuvola - 23/3/2024, 15:52
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    Dal canto suo, la sith non provava alcun imbarazzo, ma essendosi la situazione evoluta molto diversamente da come aveva previsto e in modo da rendere la sua esperienza quasi del tutto inutile, stava cominciando ad avere più di qualche problema a controllare la rabbia. Si fece prendere dall'odio per la barbara contro la quale stava combattendo; dall'odio per la stanza; per l'edificio; per la città; per il pianeta e anche per l'hutt che l'aveva assunta. Odiava però di gran lunga più di ogni altra cosa il cacciatore di taglie appostato nell'edificio vicino, che si stava rivelando con sempre più evidenza un completo imbecille. Cosa stava aspettando a sparare?

    Notò che la sua nemica sembrava molto più tranquilla di lei, cosa che la fece arrabbiare ancora di più. Cercava di liberarsi con colpi di reni improvvisi e aveva iniziato ad agitare le gambe, cercando di usarle per spingere la quarren di lato, ma quest'ultima le schiacciò il fucile contro la gola, cosa che le permise sì di muovere un po' più liberamente le braccia, ma le fece anche mancare improvvisamente il respiro. Sgranò gli occhi gialli e iniziò a rantolare, invece che ringhiare, mentre il braccio destro andava a tentare di aiutare le gambe, riuscendo però soltanto a procurarle nuove fitte di dolore, e il sinistro si allungava per trovare finalmente lo spazio necessario per calare davvero e definitivamente la spada sulla propria nemica. La presa in giro dell'altra la stupì molto. Strinse i denti «Devono stare... i pesci... in silenzio...» ribatté un po' pateticamente, con voce soffocata e viziata da uno strano accento. Il viso aveva cominciato a diventarle di un rosso più scuro. Attaccò proprio nel momento in cui la quarren balzò contro il muro, mancandola, e, non appena se ne rese conto, si alzò di scatto a sua volta, per poi sussultare al suono del colpo di fucile e sbirciare il computer. Perché la nemica aveva sparato al computer e non a lei? Non la considerava degna? Serrò le labbra e ringhiò. Aveva sbagliato tutto, ma poteva ancora scagliarsi verso l'altra e infilzarla, o morire nel tentativo. Ora era imbarazzata, oltre che arrabbiata e dolorante.

    Si avventò su Doris con la spada puntata verso di lei, ma finì così per intercettare il colpo che da qualche secondo il cacciatore di taglie appostato nell'edificio vicino stava riservando alla quarren, che la colpì alla spalla sinistra. Le cadde la spada di mano e evitò per un soffio di inciampare rovinosamente, ma solo per finire in ginocchio, come se avesse perso tutte le proprie forze «Vinci tu... pesce...» rantolò, gli occhi sbarrati e anche vagamente terrorizzati, su un viso ormai più rosa che rosso «Sono debole. Indegna. Finisci me... poi uccidi quello con fucile...» la voce era colma di rammarico. Si era un poco raddrizzata, ma la gamba destra decise di smettere di sorreggerla e quindi finì per cadere del tutto a terra. Sbatté la testa contro il pavimento. La ferita sulla spalla emetteva un lieve filo di fumo, ma la sith non era ancora morta, perché mormorò un altro «Uccidi» se doveva morire, tanto valeva fosse la barbara a finirla. Il dolore stava diventando troppo forte da sopportare e la quarren si era battuta bene... era sicura che sarebbe riuscita a vendicarla, anche se involontariamente.
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    Accolse la risposta di Thanen con un'espressione neutra, perché non conosceva affatto le razze e le culture che l'altro aveva nominato. Concluse che nella galassia dovevano esistere alcune tribù di guerrieri kaleesh - almeno una delle quali usava portare strane maschere sul volto - e anche una razza di umanoidi con occhi rossi chiamati chiss. Era quasi sicura di non aver mai visto nessun kaleesh e nessun chiss [sith] «Una risposta accurata» osservò, per poi aggrottare la fronte [sith] «"Duine" deve dunque essere un nome chiss...» dedusse. Pronunciava ogni volta malissimo quel nome che, per lei, era del tutto alieno. Dopo essersi concessa una piccola pausa per riflettere, espirò profondamente [sith] «Avete un travestimento molto complesso, molto ben preparato... e attrezzatura costosa... ma pretendete che io mostri il mio vero volto a tutti e continui questa impresa senza armi da fuoco. Io penso che significhi che mi considerate senza valore e che mi sacrificherete ai vostri scopi, qualunque essi siano, non appena lo riterrete vantaggioso. Non sottovalutatemi solo perché al momento mi conviene obbedirvi» sincera.

    Vedere il volto di Vosko non sarebbe servito all'altro, a quanto diceva, ma per quale ragione? Era stato solo un moto di orgoglio a portare Duine a rifiutare o semplicemente conosceva già l'aspetto del banchiere? Ashara avrebbe tanto voluto poterlo capire [sith] «La vostra preparazione è notevole» disse [sith] «Mi chiedo come e perché» aveva assunto un tono freddo.

    Si arrabbiò ancora, visibilmente, quando venne corretta al rendez-vous [sith] «Almeno tre, questo ho detto... non ho mai escluso che potessero essere anche quattro o più» puntualizzò. Arricciò le labbra, per poi abbassare di pochissimo la voce [sith] «Non abbiamo un aspetto comune... almeno io, forse voi sì... quindi non significa necessariamente che abbiamo suscitato veri sospetti, solo che è più facile che questo accada» ascoltò le spiegazioni dell'altro e alzò le sopracciglia, evidentemente sorpresa [sith] «Sapete tutto questo?» si mise a pensare per qualche istante [sith] «Capisco» seguì il chiss travestito da chiss e strinse i pugni [sith] «La mia abilità con la spada vi sorprenderà!» assicurò, orgogliosa. Nonostante non capisse quali potessero essere gli scopi di Thanen, le capacità che le stava mostrando la stavano sempre più convincendo che ribellarsi al suo volere non sarebbe stato saggio. Non erano più solamente la curiosità per le informazioni che pensava l'altro avesse e la paura di perdere la propria nave o addirittura la sua stessa vita in combattimento a frenarla, ma anche la convinzione sempre più forte che quello sconosciuto sarebbe stato prezioso per il futuro dei sith [sith] «La forza ci ha fatti incontrare per un motivo, non può essere stata soltanto una coincidenza. Sono certa che saremo entrambi importanti per i sith... considerate questo mio pensiero...» disse.

    Edited by Balenuvola - 18/2/2024, 00:13
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    Ashara si trovava all'esterno dell'hotel, in uno spazio di cui al momento non riusciva a intuire precisamente i confini ma che doveva comunque essere una specie di enorme stanza appartenente a un edificio molto più grande di quelli che al momento poteva vedere. Non era abituata ad essere completamente circondata da gigantesche costruzioni, anche sopra e sotto, a perdita d'occhio e ben oltre la sua capacità di comprensione. Si sentì sminuita... l'intero pianeta sembrava voler insultare la sua intelligenza con la sua assurda complessità. Tirò un calcio a una bottiglia abbandonata per terra e la guardò finire oltre la balaustra, verso le luci degli edifici sottostanti. Si ritrovò a sperare che potesse cadere in testa a qualcuno tanto barbaro da riuscire ad apprezzare sinceramente Coruscant. Il cuore della Repubblica era un'immensa, affollata, rumorosa e soprattutto puzzolente città dal passato che la sith disprezzava ardentemente e dal presente che non riusciva minimamente ad apprezzare.

    Si era ritrovata lì solo perché un inviato di una potente famiglia hutt doveva incontrarsi con un altro misterioso barbaro in zona e lei, insieme ad altri cacciatori di taglie, era stata assunta per garantire la sua sicurezza sul posto. Ashara aveva accettato il lavoro solo perché non aveva crediti e perché gli hutt erano i barbari più affidabili della galassia, quando si trattava di sopravvivenza... almeno della loro, dal momento che, a quanto ne sapeva, erano sempre esistiti.

    Il suo compito era di restare in una zona predeterminata e, in caso di problemi, seguire gli ordini di un altro cacciatore di taglie, considerato più affidabile di lei e sicuramente molto meglio pagato. Ovviamente sperava che non ci sarebbero stati problemi. Coperta da un lungo mantello nero con cappuccio e dal viso nascosto da un lembo di stoffa, la sith teneva nella mano sinistra, guantata come la destra, il comunicatore sicuro fornitole dal committente, che quasi come volesse farle un dispetto iniziò a gracchiare con la voce del maledetto con fucile e tuta scintillante a cui era stata assegnata.

    «Tu... Maris. C'è un tiratore al quarto piano dell'hotel Zorya, nella tua zona»

    Sapeva bene dove fosse il posto, avendo studiato per ore e ore la mappa che le avevano fornito mentre ascoltava decadente musica house hutt. Alzò lo sguardo sull'edificio che aveva di fianco a sé e serrò le labbra dietro il lembo di stoffa che le nascondeva il viso, colma di disappunto. Avvicinò il comunicatore alla bocca.

    «Sono dietro hotel Zorya... adesso» rispose. Aveva un forte accento, ma per sua fortuna quasi nessuno nella galassia poteva capire quale.

    «Allora muovi le chiappe e raggiungi la stanza 44... no, aspetta, la 43... e fallo fuori. Quarto piano. Ti conviene non metterci troppo... e cerca di non attirare l'attenzione. Se ha degli amici chiedi rinforzi. Ti coprirò da qui»

    Si chiese come avesse fatto l'altro a determinare il numero della stanza dalla posizione della finestra, poi strinse a pugno la mano libera. Un tiratore doveva per forza essere armato, altrimenti cosa avrebbe mai potuto tirare? Riceveva sempre incarichi schifosi...

    «Non dire tu a me di muovere le chiappe, hm? Ci vado... subito, anche... e vedi che devi dire tu a loro che devono pagare me di più... e devi tu stare attento a non prendere me invece di lui»

    Era suonata seccata perché lo era: quel maledetto barbaro era stato terribilmente irrispettoso. Estrasse la pistola dalla fondina ed entrò nell'hotel dal retro, dopo aver tolto la sicura. Impugnava l'arma con la sinistra. Teneva la sua spada decorata appesa al fianco destro, sotto il mantello. Salì le scale, non appena le trovò, finché non raggiunse il quarto piano, dai corridoi deserti. Fortunatamente non aveva incontrato nessuno, lungo il tragitto, o quasi sicuramente avrebbe sparato. Camminando velocemente, si ritrovò davanti alla porta chiusa della camera 43. Avrebbe dovuto aprirla. I fucili erano molto pericolosi anche a quella distanza, ma probabilmente il suo obiettivo era ancora impegnato vicino a una delle finestre. Sparò al pannello di controllo, sperando che la porta fosse progettata in modo da bloccarsi aperta in caso di sovraccarico, ma così non era e la porta restò tragicamente chiusa. Accorgendosi di aver commesso un errore, ringhiò sommessamente e si abbassò per evitare eventuali colpi dall'interno della camera. Si guardò intorno, disperatamente. C'era un buco in un muro... un muro molto sottile! Forse lo erano anche tutti gli altri? Si alzò, passò la pistola nella destra ed estrasse la spada con la sinistra, poi prese la rincorsa e diede una fortissima spallata al muro di fianco alla porta di metallo con il numero 43 stampato sopra. Attraverso il cartongesso, finì rumorosamente dentro alla camera di Doris, in una sorprendente nube di polvere. Spianò subito la pistola, tossicchiando. Sparò un paio di colpi a caso, sperando che avrebbero colpito chiunque si fosse trovato all'interno o l'avessero almeno spaventato abbastanza da impedirgli di spararle a sua volta. Le faceva malissimo la spalla destra e probabilmente si era anche tagliata con un chiodo.

    Edited by Balenuvola - 11/1/2024, 23:05
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    La costante consapevolezza che cambiare la batteria e ricaricare il serbatoio di tibanna della sua pistola erano spese che non poteva permettersi di fare frequentemente - non se voleva mangiare e mantenere la sua nave allo stesso tempo, almeno - era presente nella mente di Ashara dal momento stesso in cui aveva comprato il blaster e, nella concitazione, l'aveva inconsciamente spinta a preferirgli la spada: un'arma che conosceva meglio e che tuttavia, in quel momento particolare, avrebbe desiderato notevolmente più corta. Il corridoio era angusto e avrebbe quindi potuto solo usare affondi, ma non era un grande problema contro due avversari sostanzialmente disarmati; sempre che non decidessero di correrle incontro insieme, ma solo dei guerrieri avrebbero fatto una cosa simile e quella decisamente non era una nave di guerrieri... infatti il macchinista, che si era appena armato di un patetico martello, stava indietreggiando lentamente: una mossa suicida. La sith rossa affilò un sorriso. Riuscì a chiudere la sinistra intorno all'elsa della propria spada nell'esatto momento in cui Thanen stordì il duros. Si bloccò, sorpresa. "Armato!" - pensò, facendosi ogni istante che passava più incredula e spaventata. Mosse di scatto il capo per inquadrare meglio, nella penombra, il chiss sotto mentite spoglie e... il droide che solo in quel momento finalmente notò. Il viso rosso della massassi, completamente nascosto dal casco giallo e blu della tuta spaziale della Vergesso Prospecting and Exploration, divenne quasi rosa acceso per lo sgomento. Ashara si concesse una smorfia disgustata, ben sapendo di essere mascherata - "Due armati, forse... uno lo è di sicuro. Troppi, soprattutto se uno dei due è fatto di metallo... ma hanno sparato al macchinista e non a me. Hanno mancato il colpo? Improbabile, dato che non sparano più. Se ha mirato al macchinista sicuramente non darà l'allarme. Forse non vuole uccidere nemmeno me, se ha stordito lui? In ogni caso, meglio non combattere ora, finire stordita qui non è più di tanto preferibile a morire" - ragionò velocemente, prima di lasciare l'elsa della spada che non era riuscita a sguainare aprendo teatralmente la mano, per far notare il gesto. Lentamente e senza fare movimenti bruschi, alzò le mani davanti a sé, per mostrare ai due che non nascondeva nulla «Calma. Calma. Non sparare... molto... ah... calma...» esortò, senza alzare troppo il tono. Aveva uno strano accento e una voce indubbiamente femminile ma tendenzialmente profonda che, se quando era tranquilla la faceva sembrare un po' più anziana di quanto non fosse in realtà, ora che era agitata e tentava solo di sembrare calma poteva quasi far sospettare che fosse a malapena entrata nell'età adulta. Fece un passo indietro, per scappare, ma l'avvertimento del chiss la fece desistere. Quel barbaro sconosciuto aveva deciso di non spararle, per qualche motivo, ma l'avrebbe certo colpita alle spalle, se avesse cercato di allontanarsi.

    Identità. Espirò profondamente e unì indice e medio della sinistra, continuando a tenerle davanti a sé, per poi ruotare lentamente il polso fino ad indicarsi «Maris» mentì: un improbabile nome zabraki che aveva preso in prestito su Nal Hutta, ma che finché non avesse tolto il casco avrebbe probabilmente funzionato «Voi no allarme, io no allarme. No battaglia... no vincitori e no perdenti, sì? Andiamo noi tutti per via migliore per tutti e silenzio... si...» stava per dire "sith", ma si interruppe in tempo e tradusse il termine in basic «Perfetto?» propose. Intendeva offrire di non combattere ma nemmeno di arrendersi, cosa che avrebbe mantenuto formalmente intatta la sua invincibilità e non l'avrebbe fatta apparire debole. Non conosceva bene il basic, palesemente, oltre ad avere un accento davvero molto particolare. Forse il barbaro e il droide non avevano ancora visto il blaster che teneva nella fondina sotto il mantello, al fianco sinistro, ma lei, a sua volta, non era sicura di cosa le stessero nascondessero loro. Altri cacciatori di taglie? Cacciatori di taglie sulle tracce di Vosko e pieni di crediti, chiusi in corazze, visibili o invisibili, che non avrebbe potuto sperare di bucare in alcun modo? Sperò non fosse così: la ricompensa le serviva.

    Edited by Balenuvola - 22/12/2023, 21:34
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    Nome: Ashara Jentsawak

    Soprannome: Maris Kere (un falso nome zabraki che usa solo quando ha il volto coperto)

    Rango e/o riconoscimenti: Sedriss (titolo riconosciuto solo nel territorio della città di Dostun, su Qoritjor Qo)

    Età: 28

    Sesso: femmina

    Razza: sith purosangue, massassi

    Pianeta natale: Qoritjor Qo (non mappato)

    Lingue conosciute: sith (madrelingua), basic (A1)

    Force sensitive:

    Allineamento: -10

    Stato di salute: sana

    Timbro vocale: contralto

    Descrizione fisica del personaggio: di corporatura atletica e anche piuttosto robusta, Ashara, essendo alta circa un metro e ottanta, non è certo una dei massassi più imponenti di Dostun, la sua cittadina natale sul pianeta desertico di Qoritjor Qo, ma in compenso è tra i più agili. Segnata da numerose cicatrici, ricordi delle ferite più o meno gravi riportate in anni di combattimenti contro i guerrieri degli insediamenti confinanti, la sith ha lunghi capelli neri che porta quasi sempre raccolti in trecce rinforzate da anelli di metallo dorato e, caratteristicamente, brillanti occhi gialli, denti giallastri e appuntiti e una carnagione tra il rosso chiaro e lo scarlatto. Come quasi tutti i suoi simili, è inoltre mancina. Le sue mani e i suoi piedi con cinque dita e il suo viso che, nonostante alcuni piccoli spuntoni ossei, ha tratti che si avvicinano molto a quelli di un'umana, testimoniano la distanza che ormai separa lei e tutto il suo popolo dai sith originari.

    Abbigliamento: normalmente indossa una delle tute spaziali che ha trovato a bordo della nave dei due sfortunati prospettori atterrati pochi mesi fa nei pressi della sua cittadina natale. La tuta, per nulla corazzata e piuttosto ingombrante in combattimento ma in grado di nascondere l'aspetto e quindi anche la natura della sua più recente proprietaria, è gialla e blu e porta scritto in vari punti il nome di una semisconosciuta compagnia mineraria dell'Orlo Esterno. Quando ritiene un abbigliamento più comodo preferibile, la sith porta solitamente un lungo mantello nero con un cappuccio e un lembo di stoffa che possa coprirle la parte inferiore del viso, oltre a un paio di stivali di cuoio neri. Ogniqualvolta, molto raramente, si sia trovata a dover visitare luoghi più civilizzati, ha indossato anche un paio di occhiali protettivi da minatore e guanti di pelle scuri, per nascondere meglio le proprie origini. Porta sempre con sé un'appariscente spada che, pur essendo di foggia simile a quella delle antiche spade sith, a causa dell'ormai millenario declino del suo pianeta natale in generale e della sua città in particolare ha però una lama fatta di una lega molto più semplice rispetto a quella usata per le lame oscure prodotte in passato su Korriban e Ziost, con caratteristiche sostanzialmente paragonabili a quelle del miglior duracciaio in commercio e quindi non in grado di resistere a un colpo di blaster o al contatto con una spada laser, armi che del resto sono ormai quasi del tutto scomparse su Qoritjor Qo. Nasconde solitamente la propria spada sotto il mantello e preferisce un bastone per combattere, almeno quando può scegliere i suoi avversari e non si trova particolarmente in difficoltà.

    Temperamento del personaggio: nonostante la sua propensione alla violenza e l'attrazione che prova verso il lato oscuro pongano spesso pesanti limiti alle sue capacità di ragionamento, Ashara ha un temperamento tutto sommato riflessivo e aperto al dubbio, specialmente per una della sua casta, e non è raro che nei momenti più tranquilli si fermi a meditare su questioni non prettamente collegate ai suoi obiettivi immediati. La sith ritiene infatti che le sue riflessioni non siano una perdita di tempo ma la via verso una maggiore comprensione del mondo e della forza in relazione ad esso e quindi anche verso un sempre maggiore potere. Pur essendo stata fin da piccola in grado di percepire la forza in ciò che la circondava, cosa non rara tra i suoi simili, non è mai stata addestrata a sfruttarla. Oltremodo fiera di sé e della propria ascendenza, o perlomeno della parte di essa a lei nota, è stata tuttavia perfettamente in grado di constatare il declino del proprio mondo natale, le cui cause sono ormai da molto tempo l'argomento preferito delle sue elucubrazioni. Poco portata alla comunicazione e all'ascolto, oltre che altezzosa e diffidente, fatica molto ad imparare lingue diverse dalla propria e ad accettare insegnamenti che non provengono da sue osservazioni dirette, soprattutto quando le arrivano da persone appartenenti ad altre razze. Non disdegna il sotterfugio anche se non lo preferisce mai al combattimento aperto, quando quest'ultimo non sia chiaramente un suicidio, ma tende troppo spesso a non impegnarcisi abbastanza: qualche volta ha cercato di farsi passare per zabrak con i non zabrak, contando sul proprio abbigliamento per nascondere l'evidenza, nonostante la sua conoscenza praticamente nulla della lingua zabraki.

    Storia del personaggio: Ashara è nata e cresciuta nell'antica città di Dostun, che pur essendo per lungo tempo stata la più popolata e imponente fortezza che fosse mai stata fondata sull'aspra e inospitale superficie desertica di Qoritjor Qo, è ormai da secoli stata ridotta dalle guerre incessanti che per millenni hanno sconvolto il pianeta e hanno esaurito buona parte delle sue già scarse risorse a un cumulo di labirintiche rovine abitato da poche migliaia di sith rossi. Originariamente colonizzato, per necessità più che per scelta, da un gruppo non sufficientemente grande di sith fuggiaschi, per giunta composto da troppi massassi e non abbastanza zuguruk - i quali, ben presto, tra rapimenti finiti male e assassinii, finirono per sparire completamente dalla faccia del pianeta - Qoritjor Qo non ebbe mai nessuna vera occasione di far risorgere l'impero sith. Regredita tecnologicamente fino al punto di aver perso la capacità di viaggiare nello spazio e di costruire armi complesse, la popolazione di Qoritjor Qo sembrava essere condannata a un destino di guerre infruttuose, di declino continuo e infine a una sicura estinzione, finché, pochi mesi fa, una nave con due prospettori minerari a bordo non atterrò nei pressi di Dostun per effettuare rilievi geologici. Catturati dalla squadra di massassi di Ashara e torturati nelle sale di un luogo che avevano creduto disabitato e appartenente a una civiltà ormai scomparsa, i due sventurati furono costretti a insegnare qualche rudimento di basic e le basi del pilotaggio alla responsabile della loro cattura, così che potesse portare a termine la missione che gli anziani kissai del villaggio le avevano intanto affidato: recuperare un particolare holocron sith e riportarlo a Dostun, in modo da permettere alla città di riottenere la potenza necessaria per unificare di nuovo il pianeta e fondare un nuovo impero. Fu onorata con il titolo di Sedriss e le venne perfino donata una nuova spada, poi le venne affidata la nave che era stata dei prospettori e infine dovette partire.

    Livello: 1

    ATTRIBUTI
    BaseRazzaIncrementoBonusTOTALE
    FORZA213
    AGILITÀ213
    COSTITUZIONE213
    INTELLIGENZA22
    CARISMA2-11
    PERCEZIONE213

    NOTE:

     



    ABILITÀ
    EsperienzaAttributoRazzaBonusTOTALE
    ACROBAZIA1AGI0.51
    FURTIVITÀ1AGI0.51
    NUOTAREFOR0.5
    PILOTARE1AGI0.51
    SCALARE1FOR0.51
    SOPRAVVIVENZA1COS0.51
    COMANDO1int1
    DIPLOMAZIACAR-0.5-1
    INDAGARE1PER0.51
    INGANNARECAR-0.5-1
    INTRATTENIMENTOCAR-0.5-1
    LINGUEINT
    CONOSCENZE GALATTICHEINT
    CONOSCENZE SCIENTIFICHEINT
    INFORMATICAINT
    MECCANICAINT
    ARTIGIANATOINT1
    MEDICINA1PER0.51
    USARE LA FORZA1per1 (Lato Oscuro)1(2 Lato Oscuro)
    ARMATURECOS0.5
    ARMI DA MISCHIA1FOR0.512
    ARTI MARZIALI1FOR0.51
    ARMI PESANTIAGI0.5
    FUCILIAGI0.5
    PISTOLE1AGI0.51
    SPADA LASER...

    NOTE:

     


    Capacità speciali razziali:

    Specialità:
    Duellante: addestrata fin da piccola nell'uso della spada, padroneggia un'arte marziale aggressiva - comune sul suo pianeta natale e derivata quasi del tutto dalla molto più raffinata arte marziale sviluppata originariamente per le spade oscure sith - che si basa su rapide parate di lama seguite da affondi il più possibile risolutivi. Nonostante nessuna tecnica lo preveda, da quando si è ritrovata in una società tecnologicamente avanzata nella quale l'uso di armi da tiro è solitamente preferibile all'uso di armi bianche, Ashara ha cominciato a esplorare la possibilità di usare una pistola con la mano destra (altrimenti libera per quasi tutte le tecniche) anche nei combattimenti corpo a corpo in spazi ristretti. Quando le è possibile farlo, avvelena la lama della propria spada prima di affrontare dei nemici. Contraria a rispettare qualsiasi regola possa favorire i suoi avversari, non disdegna nessun mezzo che possa esserle utile per vincere uno scontro.
    Tempra d'acciaio: rimasta ferita varie volte durante le piccole ma feroci battaglie che ha combattuto negli anni contro le bande di massassi ostili provenienti dagli insediamenti intorno alla sua cittadina natale, Ashara ha sviluppato una grande resistenza al dolore. Abituata, entro certi limiti, ad ignorare le proprie necessità (se abbastanza lucida), anche da ferita o ammalata è in grado di continuare a combattere - o di compiere qualsiasi altro sforzo che ritenga necessario per sopravvivere - con sorprendente efficacia.

    Autoquest:

    Tecniche standard:

    Tecniche eccelse:

    Poteri della Forza:

    Conto bancario: 335

    Organizzazioni e/o lavori:

    Licenze:

    Equipaggiamento:

    Armature:

    Armi:

    Spada

    Un'appariscente spada che le è stata donata dai kissai della sua città natale in occasione della sua nomina a Sedriss. Lunga circa 120 cm (circa 90 cm di lama dritta a doppio filo più l'elsa decorata), è simile per foggia alle antiche spade sith, ma ha una lama fatta di una lega molto più semplice, con caratteristiche sostanzialmente paragonabili a quelle del miglior duracciaio in commercio e quindi non in grado di resistere a un colpo di blaster o al contatto con una spada laser.

    Pistola DH-17

    DH-17_blaster

    Acquistata su Nal Hutta.

    Droidi:

    Veicoli:

    Astronave: Unrelenting

    Edited by Balenuvola - 9/12/2023, 19:45
9 replies since 25/10/2023
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