New Star Wars Gdr

Votes given by Eleni Bok

  1. .
    prendo io
  2. .
    Ancora una volta lei aveva ragione. Non era sorprendente ma, a conti fatti, era strano per lei avere effettivamente ragione su qualcosa in modo così plateale, poterlo sbattere in faccia a Keldor era anche meglio.
    Proprio Keldor ora si trovava in una situazione tutt'altro che normale. Vriska non aveva alcuna fretta di spiegargli cosa stesse succedendo, congiunse le mani al petto continuando a guardarlo con aria di estrema sufficienza, borbottando qualcosa tra se e se di tanto in tanto, giusto per il gusto di dargli fastidio.
    《non ho uno specchietto con me》 disse in direzione dell'uomo 《altrimenti ti avrei spiegato quello che a parole non riesco a spiegarti e per il quale non sembra esserci una spiegazione logica》 ma per il quale avrebbe comunque dovuto preparare pagine e pagine di rapporti per l'Ascendenza, perché una cosa simile non poteva e non doveva essere taciuta.
    Rimase in silenzio ancora un po', osservando disgustata il comportamento di Raqquill e i suoi modi bestiali, osservandolo poi allontanarsi dopo aver lanciato Keldor ai suoi piedi 《bei compagni d'avventura che ti scegli...》 commentò in direzione dell'altro prima di fare un passettino indietro in modo evitare che il chiss le finesse addosso.
    Rimase in silenzio durante l'apparizione di quella che sembrava essere la padrona di quel posto 《lo so》 sul fatto che l'altra avrebbe preferito prendere lei invece che l'uomo. Non aveva ancora capito di che genere di dono stesse parlando ma qualcosa nella sua testa le suggerì di non fare domande che potessero portare quella situazione a dilungarsi più del necessario, a non fare nulla che potesse spingere l'altra a tornare sui suoi passi e, magari, cambiare idea.
    《andiamocene》 disse a Keldor quando vide quest'ultimo fiondarsi sulla nave. Perché dirlo nonostante fosse chiaro che l'altro avesse già tutta l'intenzione di andare via? Semplice... non aveva la minima intenzione di rischiare di essere lasciata lì, rischio che, data la condizione di Keldor, sembrava ritenere abbastanza presente 《ci arrivi ai comandi?》 un po' per scherno un po' per genuina preoccupazione 《ti aiuto...》 anche perché, in quella condizione, non si fidava mica a lasciarlo guidare.
  3. .
    La mancanza totale di risposte da parte del Chiss lasciò Orion un po' dubbioso. Della serie "ehm, pronto? Coruscant chiama Thanen, Coruscant chiama Thanen".
    Questo, però, non lo disse. Poteva solo supporre una qualche forma di imbarazzo da parte del collega, che per inciso lui non aveva certamente intenzione di causare; tuttavia, conoscendone un po' il carattere sicuramente formale, quella gli sembrava la risposta più ovvia.


    CITAZIONE
    Verrò con lei, Maggiore, ma preferirei farlo con le mie gambe.

    *Hey, ma allora parla ancora!*

    Questo non dipende da me, Capitano: non faccio io le regole qui dentro, ma vediamo se convinciamo i medici...

    [...]

    Pochi minuti - e svariati passi lenti con il trespolo delle flebo al seguito - dopo, quel bizzaro gruppetto era riunito in un'unica stanza. Il Chiss si era potuto rimettere a sedere, mentre Talia...

    CITAZIONE
    Mi scistemi il... coso?

    Il...che?

    Per qualche ragione la Zeltron gli sembrava improvvisamente meno lucida di prima, come d'altronde dimostrò il successivo scambio di battute. Al momento però la priorità era capire cosa fosse il "coso".
    Andando a naso, il Maggiore osservò la scena notando che Talia aveva in tutto questo alzato le spalle dal letto, come a volersi tirare su...


    Il cuscino? - chiese avvicinandosi.

    In cerca di un qualsiasi cenno di conferma, il Kel Dor avrebbe fatto il possibile per metterla più comoda, banalmente più dritta, supponendo che volesse sostenere più comodamente la conversazione, senza essere obbligata a guarda il soffitto o facendosi venire il torcicollo cercando di non farlo.


    CITAZIONE
    Ci conosciamo da tanti anni! Siamo stati colleghi in missione e abbiamo anche fatto sesso! Adesso simao marito e moglie: abbiamo firmato un contratto matrimoniale da poco, dovresti venire alla cerimonia! Ehi! Non faccio più fatica a parlare!

    *Loro hanno... sono... WHAT?!*

    Sebbene lo stato di alterazione della Zeltron fosse ormai chiaro, Orion non ebbe nemmeno per un momento il dubbio che questa stesse raccontando cose inventate. Magari sconnesse, quello sì, ma veritiere.
    Lui, che invece si aspettava un'informale chiacchierata così per passare il tempo, si era invece ritrovato tra... marito e moglie? Ma sul serio?


    Ehm, ok, questo non me lo aspettavo... - disse semplicemente.

    E non se lo aspettava sul serio, per un'infinità di ragioni. Era anche vero che delle vite private di entrambi non sapeva molto, o quasi niente. Quindi sì, era anche plausibile, ma quali erano le probabilità di far riunire due conoscenze e scoprire un retroscena del genere. Cioè, in tutta la galassia, proprio loro due?
    Il Maggiore guardò Talia, poi guardò Thanen, poi riguardò Talia, incerto sul come proseguire.
    Fortuna che questo non servì, almeno non subito, perchè la Zeltron proseguì raccontando pezzi della loro avventura, in modo sempre sconnesso.


    CITAZIONE
    Ma io poi l'ho ucciso con uno scoglio mentre Orion combatteva gli ananas e la Strega!

    Dopo essersi morso le labbra mentre Talia rivelava dettagli potenzialmente sensibili - specialmente dopo quello che le aveva confessato - e che avevano pattuito di riferire insieme al Comando, arrivò la parte sugli ananas.
    Vuoi un po' per la situazione strana, vuoi per quanto scema potesse suonare quella frase, Orion cominciò a ridere.


    Sì, la faccenda della frutta... - disse guardando Thanen - Problemi telecinetici, Capitano, non ci far caso, poi ti racconto, ma...

    CITAZIONE
    Ti voglio tanto bene Orion, mi abbracci?

    [Tiro: Free Hugs]

    Ora, non si poteva certo dire che Orion forse un tipo algido e formale, anzi, tutto il contrario. Detto questo, tuttavia, si stava facendo delle amicizie nuove, ma pur sempre in presenza di un collega che, invece, alle formalità ci badava.
    Non che glie ne importasse realmente, perchè lui aveva il suo stile e basta, ma comunque anche con la Zeltron non è che si conoscesserò chissà da quanto. Era iniziata con il Maggiore a farle da scorta personale, e poi finita con un'avventura di Streghe, frutti volanti e robe occulte. E poi ah già, lei era mezza drogata e di fronte stava il marito.
    Insomma, per un motivo o per l'altro, si sentì un attimo in imbarazzo: non gli pareva il momento più adatto.


    Io ehmmm-ma certo. - disse comunque.

    Qualcosa nel fascino della Zeltron lo fregò, e non era la prima volta.
    Così, cedendo alla violenza, si interruppe e abbracciò delicatamente Talia, cercando di non farle male. In tutto questo, pregò che Thanen non fosse un tipo geloso e che non pensasse cose equivoche, perchè altrimenti poteva andare solo male.


    CITAZIONE
    Maggiore, posso chiederle di elaborare i fatti? Ho l'impressione che lei e... mia moglie... abbiate avuto dei trascorsi non irrilevanti.

    Hmmm? - si voltò con la Zeltron tra le braccia, lasciandola delicatamente andare subito dopo per darsi un contegno - *AHEM* Certamente.

    Deciso a rimanere in piedi per mantenere una certa dignità, il Maggiore fece qualche passo su e giù per la stanza, mentre ragguagliava il collega sulle sconnesse affermazioni di Talia.

    Dunque, in breve, io e Talia ci siamo conosciuti mesi fa in ambito lavorativo: venni assegnato come sua scorta in un incarico presso il pianeta di Mullan, dove già presi parte ad alcune operazioni.
    Appena due giorni fa, invece, sfruttando un po' della licenza maturata - visto che non la uso mai - ho accettato l'invito di Talia su Naboo, con l'intendo di passare una giornata in "villeggiatura". E credimi, è una parola che suonava estranea anche a me, visto che non l'ho mai fatta. Devi sapere che Norrington senior, il padre dell'ufficiale scomparso tempo addietro, possiede una villa proprio su quel pianeta. Ho accompagnato Talia, che brevemente mi ha raccontato del Commodoro, a porgere i suoi omaggi a Norrington. E da lì, bhè, è inutile dire che i dettagli dell'avventura in cui siamo incappati si siano dimostrati tutto fuorchè ordinari. In qualche modo ne siamo saltati fuori, anche se non illesi, come puoi vedere.
    Certamente posso dire che da amici abbiamo formato davvero una bella squadra!


    Fece un sorriso, assicurandosi che il Capitano sentisse bene proprio l'ultima frase.
    "Tra moglie e marito non mettere il dito", dicevano. Ecco, lui se ne sarebbe guardato bene; quantomento prima avrebbe cercato di capire la situazione un po' meglio.


    Se devo essere sincero, Thanen, l'intenzione era di fare rapporto assieme a Talia presso il Comando, perchè abbiamo scoperto alcune cose di una certa sensibilità, che tecnicamente non sarei autorizzato a rivelare, non prima di aver fatto rapporto, OPPURE di avere la sua approvazione... - aggiunse indicando Talia - Anche se mi pare di capire che in qualche modo anche tu ne sia a conoscenza, o sbaglio? D'altronde, se siete sposati non mi stupirei. Questa cosa della "Strega" ti dice niente? E di Norrington?
    Free Hugs [CD15 su CAR]: 6
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      26/4/2024, 19:42
      Orion Knight


    Edited by Orion Knight - 26/4/2024, 20:13
  4. .
    Quando ricevi una bella iniezione di euforia (se l'uomo davvero non aveva intenzione di sfruttarla per la sua posizione, probabilmente ignorava quale essa fosse) può seguire un tuffo carpiato nella tetraggine.

    CITAZIONE
    La faremo lì, alla luce del sole e poi, se sarò soddisfatto, ti lascerò andare e ti dimenticherai della mia faccia.

    Questo mi conforta...

    Si poteva pensare che non fosse una grande idea porgere al proprio aguzzino note sulle proprie emozioni, e forse si pensava bene.

    CITAZIONE
    Se sarai ancora scortese con me, beh, conosco tanti bei vicoli bui e metodi creativi per renderli interessanti.

    ... Stirò le labbra.
    Era un buon momento per pensare a come sognava il proprio funerale?
    Avrebbero partecipato i suoi genitori, naturalmente, e alcuni suoi colleghi, e tra questi qualcuno presente solo per acuta coscienza sociale o morale.
    Una gran lavoratrice, un'ottima collega, un esempio avrebbero detto i colleghi, pensando intanto che se avesse avuto meno tic sarebbe stato tutto più semplice per lei (e per loro), nascondendo intanto che non avevano nemmeno un briciolo di dato per infiocchettare qualche argomento su altri suoi lati della personalità più significativi, cercando di non pensare all'imbarazzo.
    L'imbarazzo l'aveva sempre inseguita come un cagnolino fedele ma abbastanza bruttino. Non era sicura di provarlo lei stessa o di prenderlo in prestito come il riflesso di quello che le trasmettevano, o meglio sbandieravano, gli altri.
    Uscirono in quell'aria buona e mite che piaceva agli animali e ai ristoratori, per motivi diversi, un'aria che faceva pensare che ogni navicella che solcasse il cielo intorno a loro tracciasse rotte di pace per i passeggeri tutti con buone intenzioni. La realtà era che le buone intenzioni di ciascuno erano perlopiù opportunistiche e chi era meno opportunista, si era dimenticato delle buone intenzioni dopo essersi stordito col troppo pesante sugo di polpette.
    Questo almeno era ciò che credeva Robert, forse quello che poteva credere suo padre, ma lei? Se lo pensava, lo faceva con un tono meno duro e definitivo. Guardare quelle navicelle in una buona luce, a lei piaceva ancora.
    A proposito di Robert e suo padre: entrambi le avrebbero detto che era in ritardo con la pianificazione del "piano B".
    Fu strano continuare a intrattenersi con il chiss simulando col corpo un'amicizia, sentirlo ancora così vicino senza una parentesi di lontananza a profilarsi, lui era molto accurato nel limitarla, creava un soffocamento che poteva essere scambiato per apprensione o protezione da sguardi esterni.
    I pensieri andavano un po' troppo sciolti e così si soffermarono anche sulla fantomatica amicizia, concetto che, per così dire, aveva tormentato ben bene con i suoi dubbi. Per la maggior parte, aveva capito, amicizia voleva dire gesti intrecciati con piacevole risonanza e ritmo e regole di comportamento condivise. Lei che aveva qualche problema coi gesti e viveva in un mondo di regole a parte, almeno a un primo sguardo, ovviamente si chiedeva ancora in cosa potesse trovare l'amicizia.
    Chi aveva fatto amicizia con lei, lo aveva fatto al di là di lei.
    Nonostante lei.
    In fila, una fila ordinaria con varietà di razze ma un uniforme fastidio per l'attesa. Per lei non era una fila ordinaria, tuttavia non era sola: a sommare le persone che, in ogni luogo, in quei secondi stessero vivendo una deviazione nell'eccezionalità, si sarebbe tirato su un notevole numero.
    Attendendo prima fissando in modo monotono avanti, alzò poi lo sguardo al chiss, quel volto doveva essere un punto di passaggio invece indugiò. Quell'uomo poteva e forse voleva farle del male, ma lei non lo sentiva. Era agitata, sì, ma non offesa o particolarmente chiusa. Non poteva sapere chi fosse, quindi come sentire la minaccia che costituiva? In fondo, si poteva anche dire, che lui le stesse semplicemente mostrando ciò in cui era bravo...
    Le si velarono gli occhi di lacrime.
    Quindi lo sguardo riprese la sua discesa indietro, oltre la spalla fino al chiosco che sprigionava ancora sfrigolii e poi al robottino pulitore. In certi giorni aveva pianto anche per loro, solo lei sapeva perché. Ne approfittò per individuare dispositivi di comunicazione che lui avesse indosso.
    Al loro turno Molly sollevò le mani e le mise in posizione, sospese.
    Se i coltelli non le davano molto da pensare, non aveva considerato però che verso il sentirsi in trappola la sua filosofia non era altrettanto rosea. Infatti, si bloccò, vittima dell'emotività.
    Prese un altro respiro, sbattendo ripetutamente le palpebre disse tra sé a fior di labbra, veloce, una definizione sciorinata.

    La prima elaborazione dello shock da parte del cervello può essa stessa interferire con l'azione del soggetto. Non si chiama colpa, si chiama condizionamento...

    Poi, lo stomaco di Molly lanciò un brontolio, un richiamo maestoso.
    Se la donna era bloccata prima, si bloccò ancora di più.
  5. .
    Ashara si voltò verso i bambini con un'espressione gelida dipinta in volto e le mani tanto strette intorno all'elsa della sua spada da far scricchiolare le scaglie d'osso che le proteggevano le dita. Posò i suoi occhi gialli sul più coraggioso del gruppo, che le si stava avvicinando con aria minacciosa «Colpisci, piccolo animale stupido. Colpisci... e muori» sibilò, con voce profonda e un tono vagamente invitante viziato da un accento pesantissimo - qualunque concezione di onore le fosse stata inculcata a Dostun, non aveva sicuramente nulla a che fare con lo scegliere soltanto avversari degni e con il rispetto della vita degli innocenti.

    L'ordine di Thanen, per qualche ragione, sembrò rilassarla. Si voltò verso il chiss sotto mentite spoglie [sith] «A Dostun, apprendisti massassi della loro patetica statura sarebbero stati appesi per i piedi e bastonati, per un comportamento del genere» fece notare, con aria di superiorità [sith] «I barbari non addestrano affatto i loro piccoli... i quali non hanno cicatrici e si comportano come bestie da macello» sbuffò. Sembrava piuttosto orgogliosa dell'educazione - se così si poteva chiamare - che aveva ricevuto. Lasciò perdere i bambini per concentrarsi finalmente sulla richiesta che Duine le aveva fatto poco prima e che non aveva la minima intenzione di ignorare [sith] «Dostun è la legittima capitale di Qoritjor Qo, ma da molto tempo ormai il suo consiglio ha perso la fedeltà dei kissai degli altri insediamenti. La guerra iniziò quando i primi traditori rapirono alcuni dei pochi zuguruk che si trovavano sul pianeta e... non finì più, per millenni, anche dopo che l'ultimo zuguruk morì avvelenato. Con il... il declino...» pronunciò quel termine con molta esitazione, come se fosse una parola proibita, poi si guardò intorno spaventata, quasi temesse che i kissai che vietavano di pronunciarla a Dostun potessero apparire dal nulla per punirla, prima di riprendere [sith] «Con il declino, i kissai hanno avuto sempre più difficoltà a mantenersi uniti... e le città più lontane sono diventate impossibili da raggiungere. Una ad una, tutte le città, fino alle più vicine, hanno finito per tradire Dostun... continuiamo a combattere contro i traditori, ma non otterremo mai vittoria su tutti loro» emise un debole ringhio di frustrazione [sith] «Non sono una traditrice, non ho paura... ma devo riuscire a riportare le conoscenze perdute a Dostun... o trovare un altro modo per... arrestare il declino» mostrare a un kissai di mettere in dubbio le parole di altri kissai non era quasi mai una mossa giusta, di norma, ma anche ostentare una cieca obbedienza verso sith che il suo interlocutore non conosceva affatto avrebbe potuto crearle grossi problemi.

    Assunse la posizione di combattimento, cercando di reprimere le preoccupazioni che le affollavano la mente. Alzò l'elsa di fianco al capo di nuovo e portò un poco più avanti di prima il piede destro, tenendo le ginocchia piegate. Spostò il peso da un piede all'altro qualche volta mentre fissava il proprio bersaglio. Ridusse il ritmo del suo respiro, tentando di convertire la propria paura in rabbia e di raffreddare poi anche quest'ultima. Immaginò che il pezzo di nerf bucherellato fosse un jidai, in grado di tagliarle la spada di netto con la propria lama di luce. Non avrebbe potuto sbagliare, con un jidai, né permettergli il lusso di un estremo, letale, gesto. Espirò profondamente e immaginò di infilzare il collo del suo nemico, mentre si lanciava verso il suo "nemico" e lo trafiggeva esattamente nel punto che aveva immaginato. Schiuse le labbra, ma si accorse di un errore: aveva tenuto la lama perpendicolare al suolo, mentre avrebbe dovuto tenerla parallela, dal momento che gli umanoidi tendevano ad avere teste ossute. Estrasse la lama e arricciò le labbra. Sbatté le ciglia qualche volta, prima di rimettersi in posizione.
  6. .

    La luce è diversa.
    Non è finta, morta, come quella dell'IronStar...
    Non è sporca, come quella di Coruscant!
    E' viva, accogliente...
    Dove sono?



    Gli occhi blu di Talia si mossero piano sotto le palpebre chiuse.
    Non era più avvolta dal buio, ma il mondo esterno era filtrato da una sottile patina di rosa...
    Il respiro era cambiato, le macchine e gli astanti, tutti se ne erano accorti.
    Tutti trattenevano il respiro.
    La zeltron deglutì: le fauci erano secce e la gola bruciava; avrebbe voluto dell'acqua, ma non volle ancora aprire gli occhi.
    Mosse le mano destra.
    Un gemito.
    Era suo?
    Un'ondata di gioia le riempì i polmoni.
    Voci sommesse, qualche squittio e...
    Che cosa aleggiava nell'aria?
    Paura? Ansia?
    Inspirò a fondo, a pieni polmoni, ed iniziò a tossire.
    I punti sul fianco tiravano la pelle e la ferita bruciava ancora un po'; la testa girava e gli occhi lacrimavano per l'improvvisa botta di luce che li aveva investiti.
    Piano piano! Ecco, prendi un po' d'acqua!
    Eros era stato veloce a poggiarle una mano sulla schiena dritta e ad avvicinarle un bicchiere alle labbra.
    Talia bevve il liquido dal sapore agrumato: non era solo acqua... qualche integratore, probabilmente.
    Mise a fuovo le figure che la circondavano solo quando ebbe bevuto e si fu stropicciata gli occhi.
    Eros le era accanto, squadrandola dall'alto al basso come se cercasse i sintomi di una disolvenza che avrebbe rivelato essere tutto un sogno quel ricongiungimento.
    Gerry era dall'altro lato del lettino ospedaliero, accanto a lui uno zeltron dal camice bianco che aggiustava la velocità della soluzione in flebo.
    In fondo alla stanza Alec, sorridente e appoggiato al bastone dal passeggio, i soliti occhiali da sole sul naso. Due bambini di circa dodici, tredici anni sembravano usarlo come scudo...
    Miss Crane? Fu il suo assistente a rompere il silenzio.
    Gerry... che è successo? Gracchiò e si schiarì di nuovo la gola...
    E' entrata in shock, ma'am; quando l'effetto di up dell'adrenalina si è esaurito circa 2 ore dopo la sua assunzione. Glielo avevo detto che non era sicuro! E' stata stabilizzata sul posto e portata con massima urgenza all'ospedale di Zeltros, il pianeta pro-repubblicano più vicino, per salvarle la vita.
    Ora è tutto sistemato, Signora Crane. I parametri sono nella norma e prevediamo la dimissione tra qualche giorno... meno di una settimana. Stia attenta alla ferita al fianco, comunque: niente movimenti bruschi oppure salteranno i punti! Il medico era intervenuto, profumando l'aria con parole rassicuranti.
    Ora, se voleve scusarmi, io devo vedere altri pazienti... Non trattenetevi troppo tutti assieme. Si congedò con un cenno del capo e guadagnò l'uscita.
    Gli occhi blu e arrossati di Talia si spostarono lentamente sui presenti.
    Li conosceva tutti, tranne la ragazzina e il ragazzino con gli occhiali da sole alla Alec-style.
    Infine, si fermò su Eros Velia.
    Silenzio.
    Si guardavano.
    Silenzio.
    Ciao papà... mi hai trovata! Tentò un sorriso.
    Talia Crane... Lo so! Ci sono stati dei problemi in una missione e la repubblica ha dovuto...
    Fece un cesto con la mano come per pulire una lavagna.
    ...mi piace. "Talia"... suona bene!
    Pure Gerry piegò la testa metallica di lato, sorpreso.
    Oh, ahm...
    Eros abbracciò la figlia, nascondendo il viso tra i capelli smeraldi.
    La zeltron venne investita da tutto il suo sollievo, come se avessero permesso a lei di respirare dopo un'apnea durata anni e anni.
    Guardò Alec, il fratellastro allargò il sorriso ancora di più e annuì: avrebbero avuto tempo, più tardi.
    Quando la diplomatica e il padre si staccarono dall'abbraccio, erano soli.
    Gerry era uscito, così come non c'era traccia né di Alec né del ragazzino blu o e della sorella dalla pelle rosa.
    Distrattamente, mentre cominciava a raccontare al padre quanto accaduto nella sua vita, si chiese come potesse sapere che i due bambini fossero fratelli.
  7. .
    Era arrivato il momento per Talia di ascoltare.
    Facendolo, non si ritrasse al tocco leggero della mano di Dima; anche se, quando lui si mosse per toccarle il viso, i suoi occhi blu si fissarono senza calore sulla mano del soldato e forse per questo lui non terminò il gesto.
    Gli anni erano passati, ma Dimitrii non aveva perso la vena poetica e l'inclinazione alle lusinghe.
    La zeltron sorrise ricordando le loro disavventure a Saint Babylon per riuscire a recuperare il pacchetto di Heiken: il moto d'avvio di una devastante valanga di eventi, per rimanere in tema di picchi innevati!
    CITAZIONE
    Ma tu dovresti saperlo meglio di tutti: dove vado, i guai mi seguono.

    Talia, con il viso già rivolto verso di lui, piegò il capo di lato con l'espressione incuriosita di una professoressa che, interrogando un alunno, si sente rispondere una fesseria e aspetta di assistere a una serie di mirabolanti voli pindarici per avallarla.
    CITAZIONE
    No... No! Per essere onesti: ovunque vado creo casini.

    Ah ecco, mi pareva... Alzò brevemente gli occhi al cielo, non voleva risultare maleducata mentre quell'uomo spoglio si metteva a nudo. Ancora di più. Se possibile.
    E quando lui incrociò il suo sguardo, Talia era pronta. Lo stava ascoltando come lo aveva ascoltato in precedenza.
    ...una parte di lei, la maggior parte di lei, ammetteva di dover sdrammatizzare in qualche modo per riuscire a gestire il pesante carico emotivo di quell'incontro.
    Per lo stesso motivo, non se la sentiva di parlare.
    Cosa avrebbe potuto dirgli?
    "Ricominciamo?"
    Il pensiero le fece rizzare i capelli sulla nuca come spilli.
    "Ti perdono?"
    Cosa c'era da perdonare? Il suo lavoro? Il suo passato?
    E poi, era lei a doverlo perdonare? No. Talia, o meglio... quell'identità che aveva danzato tra il nome Astrea Velia e Talia Crane avevano già lasciato andare da tempo l'idea di dover esigere scuse o spiegazioni.
    Quella era la natura di Dima. E la natura di qualcuno non si cambia o plasma, al massimo si accetta per quello che è; fino a che la persona non cambia, sull'onda di un bisogno che viene da dentro... e allora si può imparare ad accettare di nuovo.
    Lei era molto cambiata.
    Lei si era perdonata molte cose.
    Ora toccava all'umano perdonarsi.
    Lei poteva solo cercare di sostenerlo nel modo e nei tempi che lui avrebbe ritenuto opportuni.
    CITAZIONE
    Quello che mi è successo... L'ho meritato.

    Lei non era brava in medicina, pertanto lo lasciò fasciarsi da solo.
    Credo di sì. Sentenziò, sottolineando il tutto con un cenno di assenso.
    Ma credo tu stia guardando il tutto dal punto di vista sbagliato.
    Si era resa conto che la prima parte poteva risultare fraintendibile?
    Sì.
    EHI! Anni e anni di cazziatone pronto e non aveva potuto usarli! Una piccola soddisfazione, almeno...
    Credo che quello che è successo ti possa essere utile per crescere e diventare l'uomo che vuoi.
    Credo tu ti sia meritato un po' di pace e che ti servisse questo... periodo... oscuro, sì, questo periodo per iniziare la metamorfosi. Non si cambia dall'oggi al domani. E ci sono persone come noi, zuccone e arroganti, che hanno bisogno di una sveglia più forte di altri. Se questa era la tua, allora era proprio il momento che il Destino si rimettesse nelle tue mani.

    Chissà.
    Lei, che i giorni da bandieruola impazzita di Dima potessero finire, ci credeva.
    Era anche consapevole del fatto che la sua fiducia non sarebbe servita a nulla se non ci avesse creduto lui.
    Uscire dall'autocommiserazione e dall'abbruttimento è... Un flash di lei che usciva furente dalla cabina di comando di una nave repubblicana le fece arricciare le labbra.
    ...molto complicato.
    Si chiese che cosa ne sarebbe stato di lei se non si fosse imbarcata con Norrington.
    CITAZIONE
    Tu... Credi...

    Talia aveva sentito degli strani rumori sopra le loro teste già a metà della canzoncina di Dima.
    Io credo che qualcuno dovrebbe finalmente dirti che non sai cantare. Mormorò lei incurante dei gesti di lui che intimavano il silenzio.
    Istintivamente, portò la mano alla cintura e trasse entrambe le sue blaster. Quella seria la diede a Dima, dopo aver sbloccato il dispositivo di riconoscimento. Sibilò velenosa, mentre fissava il soffitto e aspettava che i nuovi ospiti si presentassero.
    Dima le intimò di andarsene e lei si alzò, ma non arretrò verso la porta.
    Attivò invece i suoi scudi energetici.
    Magari sono i rinforzi chiamati da Tuc!
    Lo sperò così tanto...

    Lancio: Repubblicani?


    ...che ci rimase davvero male quando dal soffitto fece capolino un ceffo brutto e nemico.
    E Dima nudo.
    CAZZO MA PERCHE' DIMA E' SEMPRE NUDO!?
    Repubblicani [1=sì 2=no]: 2
    • 1d2
      2
    • Inviato il
      12/4/2024, 13:09
      Silver Sterling
  8. .
    Rimasta sola nella sua stanza, Talia si lasciò cadere pesantemente sul cuscino.
    Thanen era lì. Era venuto a trovarla!
    Ovviamente il personale diplomatico e medico aveva dovuto informare suo marito che lei aveva subito un intervento.
    Zela, non mi sono ancora abituata a questa cosa del "marito"... Sospirò, passandosi la mano buona sulla fronte e stropiccinadosi gli occhi con pollice e indice cercando così di scongiurare un nuovo mal di testa: Talia Crane aveva passato gli ultimi anni a considerare Gerry come l'unico membro della sua famiglia. Ora le cose erano diverse...
    Finte. Le cose sono finte, non diverse! Si corresse bruscamente.
    Eppure... Thanen era lì, assieme alla sensazione di familiarità e sicurezza che dà il focolare domestico. La zeltron vi si appoggiò, rilassandosi, lasciando che i pensieri pulsanti, ancora annebbiati dall'anestesia, vagassero liberi lungo il viale dei ricordi...
    Thanen che cercava il suo aiuto prendendole la mano di fronte alla madre; lui che tornava sui suoi passi una volta capito che lei non cercava di manipolarlo, ma di aiutarlo; la piacevole sorpresa e gratitudine per i biscotti... il pugno in viso... le manette... la sua lunga cicatrice sul dorso... l'eco di una risatina lontana, persa nel dormiveglia in cui ballava la mente della donna...
    CITAZIONE
    Io ho visto qualcun altro

    [INTUIZIONE 1]
    La mente di Talia esplose come un'atomica. Ma lei non si mosse, rimanendo stesa sul cuscino, con gli occhi chiusi e la mandibola serrata.
    Immediatamente sentì la calda sensazione di sollievo mescolarsi al terrore gelido che le era rimasto nelle ossa dopo il suo incubo iniziando una lotta senza esclusione di colpi che le faceva girare la testa anche da ferma.
    Thanen era lì. E sapeva di Astrea Velia.
    E non gliel'aveva detto... aveva provato a dirglielo?
    Una smorfia di dolore si dipinse sul viso della zeltron; ma se la causa fossero i "se" e i "ma" che aprivano infinite possibilità in quella storia o perché un suo amico le avesse nascosto una sua doppelganger assassina...

    Perché non è un amico. Non c'è sentimento in lui! Oh, emozioni sì, e tante! Ma sentimenti no! Tiene a te quanto a un oggetto, uno strumento che è utile! Ti usa e strausa, ti consuma! E quando avrai bisogno di un amico lui non ci sarà, come ora che...


    Aspe-
    Quella melodrammatica linea di pensiero, che suonava come una nenia incantata nella testa di Talia, si interruppe bruscamente quando la zeltron si soffermò su un fatto curioso.
    ...Thanen era lì... ma perché non era ?
    Cioè... perché era in ospedale, ma non al capezzale della moglie? Ammetteva di non aspettarsi nessun tipo di affetto da parte del chiss, ma un certo grado di curiosità sì. Quindi, se il Capitano era in ospedale, ma non nella sua stanza...
    Cavalcando l'onda di quel ragionamento, Paura riuscì in un poderoso montante sul mento di Sollievo, fecendo sì che lo stomaco della diplomatica accusasse il colpo.
    CITAZIONE
    Non saranno di certo Frullatore Laser e Grande Puffo ad impedirmi di prendere te, come tutte le altre.

    Le parole di Astrea ritornarono alla mente di Talia con la stessa luce di un fungo atomico, esplodendo con un significato così chiaro da mandarle una fitta dolorosa dagli occhi, al polso, al cuore.
    La Strega di Norrington voleva far del male a chiunque tentasse di proteggerla: aveva cercato di eliminare Orion, che solo grazie alla padronanza della forza era riuscito a spuntarla; ma il chiss non aveva nessun potere dalla sua! Il pensiero che fosse caduto vittima della Strega le annodò le viscere.
    Mi viene da vomitare. Deglutì!
    Siamo in due sorella!

    Lancio Run for dear Life


    Accadde tutto in un attimo: l'adrenalina bruciò il rimasuglio di droga che ancora surfava nelle vene di Talia, la quale si alzò di scatto e contemporaneamente aprì gli occhi.
    Il resto è storia.
    Una storia che trova le sua fondamenta nel fatto che Talia avesse ancora da melliflua voce di Astrea a sussurrarle dubbi e paure nella mente, che in quel particolare frangente le inclinazioni combattive della donna si fossero votate più alla fuga, che l'agilità non conta grnaché se sei pieno di aghetti sottocutanei, cavetti di sensori e hai pure un gesso con su scritto "scogli" invece di "sciogli"... ma, soprattutto, sul fatto che Talia si fosse dimenticata del compagno di stanza rodiano.
    Tutto sommato non era stato neanche un salto rovinoso!
    Aveva superato la paratia del letto come una gazzella e non appena i piedi avevano toccato il pavimento freddo della stanza d'ospedale aveva preso il volo verso l'uscita, incurante sia del rodiano che urlava spaventato sua dell'allarme del suo letto che richiamava il personale in servizio.
    Un piano che trovò la sua conclusione nel momento stesso in cui la diplomatica si sentì tirare indietro dai tubicini, a loro volta collegati agli aghetti che le guizzarono indignati nelle vene.
    Un giramento di testa e... buonanotte, fiorellino.

    Mi ero dimenticata del rodiano e mi sono spaventata! Sussurrò a... se stessa?
    Accennò un altro mezzo sorriso a Thanen e Orion, stringendosi nelle spalle e poi inspirò a fondo, abbandonandosi sul cuscino.
    Gli occhioni stropicciati della donna misero a fuoco la nuova sacca di magiche pozioni appesa sopra di lei.
    Le goccioline erano carine! Scendevano *pic-pic-pic* nei tubicini fino a dentro il suo avambraccio!
    Oh Zela! E se tornano su!? E se torna su il sangue!? La zeltron si agitò piano. Strinse la mandibola, piegò le ginocchia e sollevò un po' il busto...
    Mi scistemi il... coso? Non si era rivolta a qualcuno di preciso, ma considerato l'unico abile in quella stanza... sperava che Orion le sistemasse il cusino per farla stare più dritta, senza prendersela per l'assenza di "per favore" e "grazie": parlare non era mai stato così faticoso! La lingua inciampava nell'articolare i suoni: se non si fosse concentrata avrebbe rischiato di blaterare a vanvera... o rimanere in silenzio convinta di aver risposto.
    Il rodiano era stato trasferito, con suo sommo solievo (ndr: del rodiano), per fare posto a Thanen.
    Che la guardava come se cercasse qualche crepa più profonda di quelle in superficie.
    E lei guardava lui, guardava il braccio maciullato, la testa ammaccata, la vestina di carta... ma non lo vedeva.
    Una parte di lei si chiedeva che cosa stesse pensando... lei. Non lui. Perché sapeva di pensare qualcosa, ma non riusciva ad ascoltarsi...
    Anche io ho il culo di fuori?
    CITAZIONE
    A quanto ho capito però, voi due invece... sbaglio? Quant'è piccola la galassia.
    Bhè dai, allora dovete per forza raccontarmi qualcosa!

    Talia smise di ridacchiare e fece un grandissimo sorriso a Orion.

    Lancio: In morfina Veritas


    Ci conosciamo da tanti anni! Siamo stati colleghi in missione e abbiamo anche fatto sesso! Adesso simao marito e moglie: abbiamo firmato un contratto matrimoniale da poco, dovresti venire alla cerimonia! Ehi! Non faccio più fatica a parlare!
    Ancora una volta, la coscienza di Talia sudava sette camicie per farsi sentire in quel marasma di informazioni che popolavano la mente drogata della donna e sgomitavano per farsi sentire dal Maggiore!
    Ha incontrato Astrea Velia anche lui! Guarda Thanen! Ho una cicatrice nuova da riempire d'oro! Sollevò il braccio, entusiasta del fatto di aver ritrovato la parlantina.
    E' stato Norrington! Ma io poi l'ho ucciso con uno scoglio mentre Orion combatteva gli ananas e la Strega! Era raggiante.
    Si è fatto male alla schiena, ma non ha una brutta cicatrice come la tua! O come le mie! E' stato molto fortunato! Cinguettò, guardando Orion con affetto.
    Ti voglio tanto bene Orion, mi abbracci?
    Il buon senso della zeltron aveva riportato una vittoria considerevole: non si era soffermato né sulle mirabolanti avventure sessuali dei novelli sposi, né sui sospetti che Talia aveva circa la lealtà di Thanen alla Repubblica.
    Run for dear life [CD 15 su AGI]: 7
    • 1d20
      7
    • Inviato il
      9/4/2024, 09:07
      Silver Sterling
    In morfina veritas [CD 10 su INT]: 7
    • 1d20
      7
    • Inviato il
      9/4/2024, 09:57
      Silver Sterling


    Edited by Silver Sterling - 9/4/2024, 11:00
  9. .
    Tutte quelle promesse di sofficità, di una vita chic, di sensazioni felici da vestire li circondavano. Le pile ordinate, un mondo senza pieghe appena predisposto da una madre immaginaria.
    Poche piste, ma meglio di niente. Doveva lavorare su quello che aveva e quello che aveva era molta confusione intorno all'atteggiamento di lui.
    Altalenante.
    Quindi preoccupante?
    La maggior parte avrebbe detto di sì e lei lo sapeva non perché si unisse a quel giudizio, ma perché aveva studiato.

    Il lutto è una questione delicata, anche se non ti tocca in prima persona. Disimpegnarsi dal lutto di un amico non è mai un'azione casuale né per chi la compie né per chi la osserva. Il lutto richiede una risposta, nessuna scappatoia.

    Il disinteresse del chiss alla sua triste affermazione poteva essere paura della morte o atteggiamento antisociale o altro. Ma non era normale. Quella pista poteva essere rimarcata. Il rischio era dipingere quell'uomo sempre più "di pancia" man mano che i motivi di inquietudine aumentavano. Comunque la mossa di Molly era stata oculata, lui sarebbe stato semplicemente redarguito e lei non avrebbe fatto tardi al lavoro. Gravità non era una parola che avrebbe incluso in alcuno dei suoi pensieri del momento...
    ...finché non le fu schiacciata in faccia gelida la traccia appena visibile di un coltello nell'aria vicino a lei.
    Un irrigidimento che si ritrasse, fisiologico, ma le emozioni non arrivavano mai piene, erano come un carico sempre per metà disperso. Inoltre molto altro, altro infinitamente accadeva a due passi, a 100 passi, a chilometri e migliaia di chilometri da lei, questa era la vita, movimento e probabilità, finché lei avesse costituito parte di queste equazione e finché fosse riuscita a leggerla, la sua serenità si sarebbe mantenuta pressoché stabile. Se una spia non avesse fatto pace con gli incidenti, non sarebbe stata una buona spia.
    Certo, il sentore di violenza che aveva respirato dietro la porta del bagno si riaffacciò per un attimo insieme alla sua oscurità. Ma il fallimento di una conversazione l'angustiava più di un coltello nello stomaco, a conti fatti. Le conversazioni la distruggevano, anche l'evento del bagno l'aveva distrutta ma non c'erano stati coltelli che potesse vedere. La legge del trauma: le conversazioni non ti lasciano stare, mentre i coltelli, in genere, si.
    Il chiss avrebbe potuto percepire un riequilibrarsi del respiro e della postura abbastanza veloce anche se non completo. La giacca e la stretta... non riusciva a non pensarci.
    E così una notevole scoperta non sollecitata... Come molte volte nella storia della scienza e di qui l'immortale adagio sull'importanza degli esperimenti al di là del loro esito. Insomma quell'uomo le aveva appena fatto un regalo ed era diventato un soggetto degno di essere tracciato.

    Mi ha regalato la sua paura.

    Inodore per lei, ma solo perché umana, sebbene gli umani romanzassero di poterla annusare.

    Una reazione conforme allo stress post traumatico. E se anche fosse "solo" questo, i sopravvissuti sono una delle principali fonti di sostentamento degli studi sociologici. Un cacciatore, un fuggitivo, una vittima?

    ...Sta bene?

    L'uso della terza persona per ufficializzare il venir meno della farsa. Le sembrò nel complesso una buona domanda.
    A quel punto, gli occhi verdi e cristallini puntati davanti verso il basso, notò dove si trovavano. Accanto al reparto dedicato alla nuova passione chiss, nello specifico il reparto adolescenti (ovviamente simile cosa concepibile esclusivamente per quel target). Una striminzita sezione... eppure esistente e...
    Le mani si mossero da sole a sollevare una t-shirt tinta unita azzurra, salvo due ovali affusolati e distanziati di rosso traslucido all'altezza del petto che, una volta aderita la maglietta per il verso giusto al busto, per prova, sarebbero stati nientemeno che due occhi sulle tette...

    Ah... Molly stirò le labbra e ripiegò la t-shirt. Devo andare. Fece attivamente per andarsene voltandosi sbrigativa.
  10. .
    CITAZIONE
    La cabina di Thanen era da qualche parte proprio lì, tra un venditori di liquori di Iziz-city e una coppietta di novelli sposini che non faceva altro che cigolare sulle brandine tutto il giorno. Ad un certo punto aveva bussato per chiedere se avessero bisogno di lubrificante, ma non lo avevano sentito, o forse lo avevano ignorato.

    Thanen sempre puntuale
    Thanen che se le cerca
  11. .
    Sisi lo so, le ho già scritte per comodità
  12. .
    La calma esterna non era cambiata ma quello che Molly sentiva, era una miriade di rumori. Informazioni in entrata.

    Non possiamo evitare di fornire informazioni su noi stessi per quanto ci sforziamo. Una delle tante prime lezioni.

    E lei non poteva evitare di contare i minuti che passavano, in un modo non proprio cosciente ma comunque preciso. Da qualche parte nella sua testa era già stata preparata una proiezione completa di tempi per pranzare, liberarsi dello sconosciuto e coprire fisicamente la distanza dagli Archivi. Ovviamente l'incognita stava nella seconda voce dell'elenco. Non aveva dubbi sulla propria capacità di concisione, aveva legittimi dubbi sul fatto che l'uomo l'avrebbe lasciata andare, gli interessi di lui che ancora nascondevano praticamente tutta la loro massa.

    Ciò che si nasconde ha molto peso. Anche quel peso è nascosto.

    Veramente, profondamente lieta di non dover fare da appoggio per il braccio di nessuno, ascoltò la barzelletta e guardò il chiosco e il listino dei suoi piatti mentre la mente si divideva in più pensieri.

    Ha temuto il contatto? Un contatto piccolo... Mi è simile in questo? Cosa mi sta vendendo? E' possibile che che una ritrosia marcata si sposi con un'estroversione marcata... E' tutto marcato, volendo o non volendo. L'estroversione a volte è un diversivo. Fa sfoggio delle sue abilità. Questa capacità di imitare le voci non è comune, molto utile a fini criminali. Anche a fini ricreativi. Se fosse attratto da Lucrezia, la bella costruzione di questa barzelletta sarebbe banalmente spiegata. L'ironia gli è propria. L'ironia è contagiosa. L'ironia funziona immancabilmente quando nasce come arma da difesa. Il tipo di barzelletta può di nuovo indicare il tipo di rapporto con Lucrezia o un desiderio di stressarmi, visto il contrasto tra il mio chiaro ambiente di provenienza e l'ambiente di provenienza della storiella. Non ne sentivo di così sconce dalle elementari, ma lì erano più brevi almeno... Principale effetto collaterale di questa conversazione finora: l'associazione tra Mullan e i pompini ormai è fatta.

    Ma la barzelletta in sé non le diede meno da pensare. Come tutto, la prese con estrema serietà e si lambiccò. Giochi di parole, frasi il cui senso fosse rovesciabile, caratteristiche che escludevano o univano le razze dei protagonisti in gruppi. Beh, si poteva dire una cosa delle barzellette, nascondevano così bene le loro intenzioni che erano praticamente delle spie fatte parole e ironia!
    Questo le fece pensare che se avesse davvero avuto una spia davanti in quel momento o in un altro, non ci avrebbe capito niente... E questo a sua volta la abbatté un pochino, ma comunque rispose con la solita placida e distaccata voce, con un pizzico di bit da calcolatore.

    I tre si conoscevano. Dunque era una trappola. E' sempre una trappola! La donna di Pantora era in realtà la figlia della proprietaria del Posto e a sentirla così insultata, la madre ha commissionato l'omicidio dello zabrak, facendo così il gioco degli altri due. Logico... Sì.

    Poi, con interesse, guardandolo ogni tanto con aria svagata, insomma la sua aria naturale. Gli uomini provano davvero piacere a intrattenersi sessualmente con una donna multitasking anche se queste suoi vari task non migliorano di fatto l'esperienza in sé? Ad esempio, preferirebbero una donna che mentre è impegnata con loro prepara una frittata, o una che non lo fa?

    Poi fece un tentativo, intanto che i profumi dei rispettivi spaghetti ordinati cominciavano ad arrivare in volute di calore velate in quella metà giornata cristallina. Un tentativo didattico, che poteva celare un po' di quello stress che forse il chiss voleva infonderle (e che lei aveva percepito bene, per qualche ragione, dalle imitazioni vocali), come a una controffensiva con la stessa moneta, ma perlopiù era un test, era studio. Ricordo quando facevi scherzi al comlink di tuo padre riuscendo a replicare la sua voce... Invece il problema del contatto fisico mi sembra peggiorato da Mullan...

    Una creazione condivisa, con regole non condivise, non tutte, alcune le percepisco, ma si potrebbe romperle in qualsiasi momento. Se esitano capirai qualcosa di loro. Se esitano mescoleranno la verità alla finzione per fare più in fretta.

    Quindi sorrise comprensiva. Più o meno. Un ghigno... super artificioso.
    La sua vera offensiva, il suo affondo estremo per inquietarlo, trovare un'incrinatura, perché se lui poteva gettare i propri panni e vestirne altri nel giro di secondi, lei non poteva farlo, non aveva potuto farlo per una vita. E i suoi sorrisi erano sempre rimasti inquietanti.
  13. .
    Gli occhi rassegnati di Dima, dopo il suo sputo, le fecero capire che anni a covare vendetta e rancore erano passati inutilmente nella clessidra del tempo. Quando si erano conosciuti erano più giovani, più sognatori forse, tutti con le proprie disillusioni ma con obbiettivi diversi. Erano anni diversi, anni di sogni e belle speranze anche se la concretezza del presente e del passato li aveva colpiti chi più chi meno. Dopo Corellia, il rancore verso Dima aveva accresciuto l'opinione che aveva di lui: canaglia bicefala che poteva essere alleato e traditore, ma la sua elusione del Leviathan negli anni del suo apice era stata rimarchevole, così come le notizie portate in dote alla Repubblica. Quello che vedeva adesso, chino in una cella di Lorta, era l'ombra dell'idea che lei aveva covato nella sua mente e che era troppo grande perché la realtà potesse competervi. Dima era un uomo senza terra e senza uno scopo, uno sfollato, un ardito che aveva legato la sua vita all'alcool, alla violenza e al fremito del pericolo. Aveva accettato un lavoro per una "nave e dei crediti" come chi legga le briciole sotto un tavolo. Che delusione, che spreco. La sua vendetta ed il suo rancore non potevano aver senso su una persona del genere che, al massimo, la porte poteva recare soltanto sollievo.
    Si allontanò per concentrarsi sulle sbarre e cercare di notare punti in cui la struttura metallica poteva essere più fragile e quindi torcersi per la pressione esercitata da due ragazzoni come quelli che si ritrovava suo malgrado come coinquilini. Ma nella concitazione della discussione fra Dima e Keldor nacque un tafferuglio e arrivarono alle mani. Eclipse si appiattì alle sbarre nella speranza di non essere coinvolta, giacché la spalla ancora le doleva nonostante le cure ricevute.
    Le urla si fecero ancora più forti tanto che la rattataki, anziché intimare i due di smettarla, si mise in allerta nella speranza he quel casino funzionasse da esca nei confronti di chi poteva avere delle chiavi. Sentì allora dei rumori oltre il corridoio: qualcuno si stava muovendo anche se non era ancora visibile.
    Fu più o meno a quel punto che Dima si mise nuovamente seduto per il dolore. Eclipse lo osservò come si guarda un relitto ma furono le sue parole a catturarne l'attenzione. Lanciò un'occhiata a Keldor per saggiarne la reazione e poi parlò.

    - Quel Trydor? Perché mai vorrebbe mettere i bastoni nelle ruote al Leviathan? Ne sai qualcosa tu?
    -


    Se Trydor era coinvolto, allora Keldor poteva aver mentito sui suoi reali intenti. Eppure tutta quella storia le sembrava assai strana perché potesse esseri dietro il chiss. Nonostante avesse rivelato che sapesse dell'orientamento di Lorta nello scacchiere galattico, le riusciva difficile pensare che Keldot avesse orchestrato un attacco per poi trovare quel Derin Carid e, in fine, Dima senza saperlo. Era pur sempre vero che entrambi erano bugiardi ed ingannatori.
    Il suo ragionamento mentale venne interrotto da alcuni passi ormai vicini. Si voltò nuovamente verso le sbarre e vide sbucare due uomini in armatura pesante da battaglia e senza casco. Portavano colori ed armamentari che lei aveva già visto addosso ai soldati del sindacato e questo la stupì. Uno portava un datapad ed entrambi erano armati di fucile, pistole ai fianchi e granate alla cintura.

    - Cosa avete da abbaiare voi feccia ribelle? Fate silenzio! -

    Parlò il primo con rabbia mentre il secondo la guardò a lungo e poi portò lo sguardo sul datapad. Ci fu un attimo di esitazione, poi i due confabularono cautamente fra di loro e tirarono fuori delle chiavi. Quello che aveva consultato il pad si fece avanti, chiavi in mano mentre il secondo puntò il fucile blaster verso la gabbia ed i suoi abitanti.

    - Abbiamo catturato uno dei nostri nella rete. Ti liberiamo, donna, e ci scusiamo per l'errore. Dai piani alti ci hanno detto che ti sei infiltrata per spiare le cellule ribelli. Chi sono questi due straccioni? -

    Girò due volte la chiave e aprì la porta della prigione. Eclipse li osservò. Evidentemente il Leviathan aveva colpito l'edificio delle comunicazioni col pungo di ferro dopo gli ordini che aveva impartito ad Acca, o forse c'erano altre spie dentro. Comunque fosse, al contrario di come aveva riferito, Dima non sembrava a capo delle operazioni. Sicurmanete comandava una cellula, ma adesso aveva un nome. Fece quei pochi passi che la separavano dall'uscita ed attraverso il confine fra la gabbia e la libertà.

    - Riferite che a capo delle operazioni c'è un uomo di nome Trydor, vecchia socio del pirata Fisher. Dovremmo avere qualcosa nei nostri archivi. Quello blu è il famoso Keldor e dovremmo trattenerlo, sa molte cose e ci fornirà delle risposte. L'altro...non è nessuno. Lasciatelo andare, potrebbe non superare la giornata. -

    Il tono era asciutto e caustico. Portò i suoi occhi di ghiaccio su Keldor, che avrebbe trattenuto contro la sua volontà, se non altro per esercitare su di lui quel dominio che lui cercava di esercitare su tutti. Per quanto riguardava Dima, ormai era un uomo sconfitto. Data la ferita e lo scenario bellico che avrebbe trovato fuori da quelle mura, non era sicura che avrebbe visto l'alba di domani. La libertà, in questa circostanza, poteva non essere un dono quanto una condanna, e lei ci sperava.
    I due soldati si spostarono lateralmente e lei li seguì. L'uomo col datapad e le chiavi li posò per imbracciare il fucile.

    - Fuori, topi! Mani in vista o vi foriamo di colpi. -
  14. .

    Accensioni di moto e meduse



    L'antagonista era abbastanza stupido da estrarre una pistola: buono.
    L'antagonista teneva tanto a ciò che stava trafugando da estrarre una pistola: non buono.
    Come qualunque brava vittima Doris focalizzò inizialmente lo sguardo sull'arma, la canna e il suo buio interno. In quegli istanti una reazione prevaricava tutte le altre in quanto a vantaggio, quindi non esitò, sollevò piano entrambe le mani in segno di resa.
    - Adesso nessuno farà nulla di stupido e terremo tutti le mani al loro postuccio, ossia inoffensive in alto - sentiva stringente la necessità di dare quelle istruzioni nel modo più chiaro possibile, perché con quei due, con cui sentiva di condividere qualcosa di molto poco arguto, credeva fosse indispensabile. Il celestino forse aveva bisogno di un'oliatura dopo la frittata di poco prima, ma la sua altezza e flessuosità erano dei tratti pronti a scombinare l'aria, a tagliare il mazzo di carte in un punto imprevedibile. Per quanto riguardava il collega... era un ringhio quello che stava emettendo?!
    - Ma uno starnuto forzuto sarebbe concesso e anche benvenuto... - ancora cercava di suscitare nel ragazzo i moti della Forza, una lunga occhiata che aveva l'effetto di una ruspa venuta per strappargli tutti i segreti.
    Poi, il trianii. Aveva un tono sorprendentemente sicuro di sé, radicato. 'Non è un novellino'.
    - Vada pure. Ha la nostra benedizione... - neutra, con un sorriso omicida attentamente dissimulato.
    Aveva guardato Doris e il ragazzo come se fossero fenomeni da baraccone, mentre non sottovalutava il soldato. Virilità a confronto. 'Ottimo.'
    - Tsk - un sogghigno affilato. Il ladro li aveva in pugno, li aggirò e saltò sul suo speeder bike - per forza di cose limitato e rallentato dal viavai.
    Il Soldato Tuffatore su Ragazzi Celestini gli fu subito dietro, a piedi però, correndo in modo notevole. Reso ancora più notevole dal fatto che niente lo fermò, nemmeno inciampare e quasi uccidersi su un altro astromecca lanciato verso lo schermo clandestino di XB-09, e nemmeno quando una medusa fluttuante, la creatura da compagnia di una signora dalle labbra troppo grandi e il rossetto troppo rosso, gli si attaccò a una chiappa con l'intenzione di succhiarla fino a consumarla attivando la propria bioluminescenza entusiasta.
    Il suo percorso tra la folla, i velivoli, i robot, i container e i nastri trasportatori fu segnalato da un continuo ma sempre più ovattato *TLIN* *TLIN* *TLITLTLTLIN* delle notifiche dei punti del Fanta-Accademia che stava guadagnando in un chiaro colpo di culo.
    Doris mise mano al comlink e contemporaneamente, se il ragazzo avesse provato ad allontanarsi, lo avrebbe trattenuto. - Aiutami - disse ricordandosi perfettamente che, a parti inverse, lo aveva ignorato, e con tutto ciò, senza percepire la benché minima incoerenza. Aveva scorto nella penombra del container la sagoma di qualcosa di interessante...
    ... Una moto.
    Con il comlink aveva contattato il centro delle forze di vigilanza dello spazioporto.
    - Sì? - una voce... ingrossata.
    - Devo segnalare un furto nel settore B1, moli dall'0001B al 0011B. Un trianii...
    - Una triremi?!
    Doris capì. La voce stava mangiando. No... si stava ingozzando di qualcosa di unto.
    Era entrata nel container e a quel punto la comunicazione sfarfallò, per qualche ragione.
    Era entrata decisa perché tutti quelli che le avevano sempre detto di non prenderla sul personale, li aveva bollati come dei fanfaroni farneticatori.
    Quel criminale stava ostacolando, e non solo, stava minacciando la sua carriera, virandola verso una lunga sequenza di giorni dedicata alla pulizia di una sequenza altrettanto lunga di console dell'Accademia militare su cui finiva ogni genere di briciola e salsa. Se non era personale questo!
    La quarren non si preoccupò subito di ristabilire il contatto audio e osservando la moto - lei non aveva problemi con la sua vista abituata alle oscurità - si fermò lì accanto.
    - Accenditi.
    Nulla.
    Batté le mani una volta.
    Niente.
    Due volte.
    Niente...
    - Acce... - *CLAP* - ndi... - *CLAP* - ti... - *CLAP*
    Silenzio immenso spalancato sulla voragine della sua ignoranza.

    Edited by Proper - 1/5/2024, 10:17
  15. .
    Un secondo prima la vita era pressoché normale, uguale a se stessa, un secondo dopo aveva una mano tra i capelli, un evento, per lei, di portata straordinaria. A volte evitava di uscire per evenienze molto più ordinarie come, per lo più, scansare questa o quella persona o la totalità degli individui. Adesso poteva aggiungere anche questa voce, ma aprendo per essa una sottocategoria nuova. Sottocategoria ma non trascurabile, con mille appendici.
    Quel dettaglio inspiegabile delle mano del chiss sulla sua testa creò una piccola singolarità che gettò tutti i suoi riferimenti e le sue regole in quello che, nel corrispettivo di una massa umana, sarebbe stato un vero e proprio parapiglia.
    Una mano tra i capelli per ghermire le regole delle convenzioni sociali e nel buio incatenarle...
    Un secondo dopo ancora, quando fare mente locale apparve fattibile, stava camminando con quello sconosciuto e aveva un suo braccio sulle spalle, il possibile incipit di un altro simil botto per far svenire tutti i pensieri. Soprattutto perché il primo fu

    E' ancora fresco (l'incidente). E' giusto che stia ancora negli Archivi.

    Il richiamo dell'accaduto avrebbe potuto mettere il dito nella piaga e peggiorare confusione e prestazioni. Inoltre non le era immediatamente chiara la verità che poteva sbrigliarsi con un semplice e secco (secco con lei era più simile a un neutro o un riarso morente) "Guardi che si sta sbagliando", come che fosse sempre nelle sue possibilità prendere e andarsene. Quindi per Molly quello non fu un semplice inconveniente bensì una carrettata di problemi appena nati di cui lei era la mamma. Era il suo modo solito di affrontare la socialità quando non aveva potuto alleviarla, ammansirla e... per meglio dire... esorcizzarla con mesi di studio appassionato sui soggetti da avvicinare.
    La socialità era studio e quel chiss era un esame per cui non aveva letto neanche una riga.
    Ma quando sulle sue labbra corse un tremolio come se stesse per sputare un rospetto le venne un'idea, le venne il coraggio.
    Quell'uomo poteva essere chiunque. Detto questo o si era sbagliato nell'identificarla - aveva riportato un trauma durante Mullan? - o stava fingendo. Un modo sgraziato di fare "abbordaggio" per fini sessuali o per profonda solitudine? Voleva solo scherzare per motivi oscuri? Era un agente che non ricordava e che voleva farla allenare nelle relazioni? Per un attimo questa soluzione, non si sa come, le parve quasi perfetta e rivelatrice...

    E' rassicurante. Attenta.

    C'era un'opportunità lì. E non era forse il suo lavoro scovarne?
    Poteva mettersi alla prova, impratichendosi nella conversazione ed esponendosi a un rischio limitato, dopotutto erano alla luce del sole in mezzo a testimoni.
    Un sapore delle speranze che nutriva per se stessa durante l'addestramento...
    Tanto sarebbe stata questione di minuti e poi avrebbe detto la verità (più o meno) all'uomo, senza alcun danno. Nel caso peggiore avrebbe urlato, anche se non era sicura di esserne capace.
    E che studio fosse. Caschetto di capelli esploso, forchetta insensata in mano e braccio ancora più insensato sulle spalle, Molly lanciò un'occhiata sottile al chiss, molto, troppo assottigliata... Il contrario della discrezione, insomma. Chi era?

    Lucrezia. Che nome ricco. Ha conservato la sua forma antica...

    E dopo questo breve vezzo di gradimento si trovò di fronte a due problemi prominenti: gli spaghetti ancora là, da evitare, e il braccio di cui liberarsi, perché quello no, proprio non andava bene, parti di altre persone sulle proprie parti potevano quasi farla sentire male, chiudere, autodistruggere..
    Schivò gli spaghetti e tentò uno slittamento fuor dalla presa, ma niente da fare, quella persona era determinata e, da quanto diceva, un militare.

    Mmmh, sì. Le amicizie possono essere complicate. Sì? Ma hanno terreni tanto vasti che crudeltà e abbandono si superano con un salto, e noi siamo già a quel punto vedo... Era la prima persona che sentiva parlare di Mullan in quel modo... scanzonato. Immagino di essere stata debole e allontanandoti, ho allontanato anche i tuoi racconti di guerra. Le persone lo fanno, la prossimità illusoria... ma, ehm, comunque ti trovo bene! il tono s'impennò un po' verso l'alto. E... li rinfrancavi? Come?

    Quello era interesse personale. Sono una pettegola?

    Oh. L'elenco telefonico sembra una cosa facile...

    Mosse la mano libera per afferrare quella del chiss, prima di rendersi conto che, per riuscirci... doveva afferrare quella del chiss. Le mani così attive. Le mani e l'intimità. Le mani così potenzialmente sporche.
    Sembrò pietrificarsi mentre la bolla di coraggio si indeboliva e lasciava penetrare la paranoia, o forse il buonsenso, riguardo certe questioni aperte: il rapporto tra lui e Lucrezia (che poteva far fluttuare quella mano verso mete ancora più interdette...), la possibilità di essere registrata, quella di venire derubata.
    Si strinse la cara forchetta al petto come una sacerdotessa con la sua immagine sacra evitando per bontà divina le fettone di tempio che crollavano mentre l'edificio salutava per sempre il mondo...
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